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Gli operatori olandesi della gastronomia e della ristorazione scoprono e apprezzano i prodotti della Basilicata, tanto da avviare rapporti commerciali con alcune aziende lucane che hanno da poco partecipato a una missione promozionale fra Amsterdam e Vianen. Il viaggio in Olanda, organizzato per stringere altri contatti commerciali all’estero dopo la precedente e positiva esperienza di novembre in Belgio, rientra nel progetto Lucanica 2.0, iniziativa promossa da TotalEnergies EP Italia con i partners della JV Tempa Rossa, Shell ItaliaE&P e Mitsui E&P Italia B, in collaborazione con la società di consulenza Octagona.

Nel corso della tre giorni nei Paesi Bassi, i rappresentanti delle imprese lucane hanno incontrato importatori, distributori e grossisti del Food & Beverage dei segmenti Retail e Horeca.

Alla trasferta in Olanda hanno partecipato i rappresentanti delle aziende aderenti a Lucanica 2.0, accompagnati dai responsabili di TotalEnergies EP Italia e dai manager di Octagona.

Appuntamento clou della missione in Olanda è stato “Autenticità lucane a tavola”, l’evento di degustazione che si è tenuto al Miele Experience Center di Vianen, caratteristico centro non molto distante da Amsterdam. Numerosi i visitatori che, nel corso della giornata, si sono intrattenuti allo stand di Lucanica 2.0, gustando gli invitanti prodotti dell’enogastronomia locale, fra cui vini, formaggi, olio, salumi, pasta e biscotti. Dopo la presentazione del progetto ai buyer e la proiezione di un video prodotto da TotalEnergies per promuovere le aziende partecipanti, ci sono stati i saluti del presidente dell’Associazione Italiana Cuochi in Olanda, Mario Loina.

Il menù presentato nel corso dell’evento, appositamente creato per esaltare i sapori e i prodotti delle pmi lucane, ha riscosso un notevole successo fra i partecipanti all’evento di degustazione, fra cui importatori, ristoratori, chef, distributori, grossisti, giornalisti. Oltre allo chef Francesco Lorusso del ristorante Bramea, che aveva già partecipato alla missione in Belgio di novembre insieme al sommelier Antonio Menchise, hanno fatto parte della delegazione di Lucanica 2.0 altri due promettenti cuochi lucani: Antonello Guerrieri e Luciano De Palma, entrambi di Corleto Perticara. Il giorno successivo è stato dedicato alla visita di alcuni punti vendita di Amsterdam per studiare il mercato olandese, il posizionamento dei prodotti sugli scaffali e il packaging. Nello specifico, gli imprenditori lucani hanno fatto tappa a “Sligro Food Amsterdam”, “La Bottega di Chiara” e “Nederland Appetito/Novitalia”. Numerosi i contatti stabiliti con gli operatori olandesi, che hanno fornito riscontri positivi ai prodotti delle aziende lucane.

RadioCom TV, la web radio TV per gli italiani nel mondo sostenuta dal Ministero degli Esteri - dichiara il direttore Filippo Giuffrida Répaci - ha partecipato con interesse a questa seconda occasione, dopo la missione in Belgio, di promozione delle eccellenze enogastronomiche lucane. Eventi come questi permettono di far conoscere meglio le tipicità della regione non solo alla comunità italiana all’estero, ma anche ai distributori e ristoratori olandesi, garantendo una reale internazionalizzazione. Siamo lieti che l’esperienza belga e olandese possa replicarsi in altri Paesi grazie alla JV Tempa Rossa che investe anche al di là del settore specifico dell’oil & gas”.

Conoscevo in particolare i vini di Vigne del Vulture per la loro unicità nel processo di invecchiamento in terracotta, che dà un profumo e un gusto al prodotto irripetibile”, evidenzia Italo Tersi, importatore da quasi 50 anni di prodotti italiani in Belgio. “Il mio impegno è continuo nel far conoscere questa unicità a ristoratori e distributori come ad esempio Intermarché, con 160 punti vendita solo in Belgio e circa duecento ristoranti”. “Di recente, grazie al progetto Lucanica 2.0 - prosegue - ho fatto ordini di salumi dell’azienda Sapori mediterranei e della pasta del pastificio Cirigliano. L’ottimo menù preparato dagli chef lucani con i prodotti di tutte le aziende partecipanti durante lo show cooking ha aggiunto un valore in più. L’esplosione di gusto che ho assaporato assaggiando per esempio la crema di castagna con peperoni cruschi e olive è indimenticabile”.

Jesse Keus, titolare della Van Raalten Import di Amsterdam importa prodotti italiani per il segmento HORECA di alto livello (Hilton hotel per esempio). “È importante conoscere la storia all’origine dei prodotti e il modo in cui gli stessi sono stati preparati, al fine di poterli presentare agli chef. Abbiamo visto prodotti molto interessanti per il settore, in particolare il peperone crusco e i salumi. Ritengo sia molto utile organizzare eventi come lo show cooking, per capire il tipo di ricette che si possono realizzare e come supportare il posizionamento di un prodotto che in Olanda avrà ottimo riscontro”.

 

 

 

 

 

 

di Walter De Stradis

 

 

 

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Altissimo, ma tutt’altro che altezzoso, il pilota potentino Antonino La Vecchia, oggi sessantaduenne, è stato tre volte campione italiano di cronoscalata, nel gruppo super-salita (dal 1996 al ‘98). Si è ritirato “imbattuto” a fine 1998, con ben trentatré vittorie consecutive, e col primato di aver vinto il Trofeo Valcamonica (la Malegno-Borno), unico Alfista, dall’istituzione del campionato europeo (1957) a oggi.

Per vent’anni, di corse automobilistiche non ne ha più voluto sapere («Smettere di correre è come smettere di fumare»), per poi tornare, solo di recente, a gareggiare con le auto d’epoca.

Da anni scrive per riviste specializzate, fa il testimonial e il commentatore Tv (anche per Sky), ed è anche molto impegnato, come vedremo, nel sociale.

d: Come giustifica la sua esistenza?

r: Forse è brutto dirlo, ma sono uno a cui piace la velocità, per cui affronto tutto in maniera veloce. E’ anche il motivo per cui mi innamorai delle auto, anche se, detto tra noi, non avrei mai pensato di correre.

d: Eppure è figlio d’arte (suo padre è il noto pilota Leandro la Vecchia).

r: Lo sono. Da piccolo ero un grande appassionato e seguivo mio padre, ma le corse mi sembravano una cosa troppo seria, troppo “da grandi”, non alla mia portata, insomma. Come accennato, però, amavo la velocità, e –ahimè- con l’auto correvo parecchio per strada, ma inizialmente non pensavo alle gare, perché non mi piace la competizione. E pensare che più tardi, invece, mi sono trovato a competere contro alcuni miei vecchi idoli! Cominciò tutto nel 1987…mi convinsero gli amici.

d: Qual è stato il momento in cui ha capito che le corse sarebbero state la sua vita?

r: E’ sempre stato così, fin dalla prima gara a Monza, a cui mi iscrissi di nascosto da papà: lo chiamai col telefono a gettoni solo dopo le prove, perché non capivo bene come fare la “parabolica”. Lui mi diede il consiglio giusto e vinsi quella prima corsa. Da lì partì tutto. E quella volta ero completamente solo, senza amici, senza nessuno.

d: Come ben sa, solitamente a un Lucano che ha avuto successo si chiede sempre “E’ stato più difficile per lei, che è partito dalla Basilicata?”. Nel suo caso, forse, è accaduto il contrario: ai suoi tempi qui c’erano molte più cose, c’era l’Abriola-Sellata…insomma, il suo settore, rispetto a oggi, era molto più vivo.

r: Esatto. Noi siamo un po’ tutti figli dell’Abriola-Sellata, nonché del presidente Aci, Solimena, e di mio padre, che vollero fortemente questa gara nel 1971. Divenne un classico, ancora oggi famosissimo, e ne conseguì tutto un filone di personaggi, piloti, meccanici, preparatori, ingeneri (alcuni di loro hanno lavorato in Ferrari). E quindi, sì, oggi è più difficile perché l’Abriola-Sellata non c’è più, ma il tema da lei accennato è molto più complesso. Un mio amico lo chiama “il paradigma culturale lucano”: abbiamo questa cosa di lamentarci, di far sembrare le cose più difficili (che poi lo sono), laddove invece ci vorrebbe un minimo di positività. Anche se è facile a dirsi. Per me iniziare fu più facile, perché a ventun anni presi la valigia e me ne andai. Mi trovavo a Milano e Monza era vicina…

d: Mi spieghi perché l’Abriola-Sellata non si fa più.

r: Beh, perché per organizzare una gara del genere (assente dal 2002) ci vogliono tanti soldi. E’ tutto un apparato costoso, e in genere quei soldi arrivano dalle sponsorizzazioni. E mentre al Nord è più facile trovare il privato che ti finanzia, qui da noi lo sponsor principale sono sempre state le istituzioni, Comune, Provincia e Regione. Dopo la scomparsa del Presidente Solimena, a un certo punto non c’erano più le persone capaci di coinvolgere le istituzioni.

d: Eppure quella gara era assurta a livelli europei, e questo implica tutto un indotto, anche turistico…

r: Certo. Da conteggi che ho fatto, se calcoliamo un paio di persone a pilota (ma sono anche di più), e tutto l’entourage e il personale necessario alla competizione, parliamo dell’arrivo di circa duemila persone in un solo weekend. E tutto ciò avveniva quando alla Sellata non c’erano né alberghi né altro. Oggi, per assurdo, quelle strutture ci sono, e non si fa più nulla. Tutto il percorso, poi, è estremamente rovinato: c’è un preventivo di 600mila euro per rimettere a posto l’asfalto. Nonostante tutto, anche considerando questi finanziamenti che stanno arrivando da ogni dove, io rimango convinto che qualcosa si possa fare. Poi magari toccherà a noi, campioni lucani (ce ne sono diversi), cercare di promuovere una nuova Abriola-Sellata, attirando piloti, team etc.

d: La politica vi ha mai cercato? Sicuramente vi ha chiesto di candidarvi…

r: Nel mio caso sì, ma non è una cosa che mi interessa, non mi piace, non ne sono capace…

d: Ma vi hanno chiesto, non so, dei consigli?

r: Sì. Devo dire che mi ha molto impressionato l’assessore comunale allo sport Blasi, che organizzò un tavolo di discussione al quale erano presenti tutti gli esponenti di spicco delle varie categorie. Per questo confido molto in questi giovani aperti di mentalità, anche perché magari hanno avuto modo di vivere fuori, ed è una cosa che ti apre la mente.

d: Cosa si potrebbe “importare” da fuori, secondo lei?

r: Non saprei dirlo, ma certo noi abbiamo un territorio meraviglioso, che –ahimè- ancora oggi non è conosciuto (se si fa eccezione di Matera e di Maratea). Perlomeno dal punto di vista turistico si può fare moltissimo.

d: E come la mettiamo con la situazione delle strade lucane (quelle non da corsa)?

r: Parliamoci chiaro, è un po’ così dappertutto: i Comuni sono disastrati e non ci sono le risorse per mettere a posto, anche se io rimango convinto che a molte cose si può ovviare con un camioncino, due operai, pala, asfalto e tanta buona volontà. E’ una questione di cultura. A Lago Verde, in provincia di Trento, mi impressionò questa stradina piena di “venuzze”. Mi chiedevo cosa diavolo fosse e così appresi che la gente del posto riversava del bitume dentro le incrinature del manto stradale, affinché d’inverno non ci entrasse l’acqua e non gelasse. Ecco, a noi manca anche un po’ la cultura della prevenzione. Inoltre, noi siamo una regione di montagna e tutto diventa più difficile.

d: Lei è animatore di un’associazione che si chiama “Progetto Basilicata” …

r: Sì, che a sua volta ha un gruppo su Facebook con oltre settemila iscritti, anche di fuori regione. I membri fondatori dell’associazione (siamo in trentasette) sono tutte persone con un elevato livello di competenze (ciascuno nel proprio settore), e ognuno dà il proprio contributo per valorizzare il nostro territorio e tutte le persone che ci vivono.

d: Ma cos’è, l’ “anticamera” di un partito?

r: Assolutamente no. Anzi, approfitto per chiarire che un partito, non so come, ha preso il nostro stesso nome (che era già registrato); la cosa si risolverà presto, ma posso garantire che noi con la politica non c’entriamo nulla. Soprattutto io, come dicevo. Anche se, per essere onesti, ho comunque capito che ciò che noi stiamo facendo per il territorio, disinteressatamente, alla fine comunque si chiama “politica”. Ma non è una scusa per candidarsi.

d: Ma non lo escludete.

r: Per la mia persona, lo escludo. Siccome, però, stiamo tirando fuori buoni progetti e non abbiamo l’intenzione di “tirare la giacchetta” a nessuno… se ci saranno persone davvero competenti e capaci, perché no, si potrebbe pensare anche a un movimento civico. Questa cosa non la escludo.

d: Se potesse prendere Bardi sottobraccio cosa gli direbbe?

r: Le problematiche sono tante, a cominciare dalla sanità (anche se qui abbiamo un ospedale meraviglioso), alle strade, al turismo. Proprio ieri ho letto dello spostamento ad altro incarico di un giovane assessore regionale…

d: Si riferisce a Galella? (“Spostato” da Attività Produttive e Sport, all’Agricoltura, a seguito dell’entrata in giunta di Casino - ndr)

r: Sì, un giovane che conosco personalmente e che si è impegnato col cuore e ha messo in campo progetti bellissimi…però ora tutto questo lavoro rimarrà a tre quarti …e che fine farà? Queste sono le nostre problematiche: le persone capaci e volenterose dobbiamo tenercele strette. Io poi a Potenza ho a cuore la problematica, annosa, delle contrade, collegate male, con pochi servizi… Io so solo una cosa: ho girato tanto e posso garantirle che il nostro territorio è fantastico. Abbiamo acqua, petrolio, verde, Storia, abbiamo Matera… E siamo in pochi. Dovremmo essere una piccola Svizzera, dovremmo essere tutti ricchi e invece siamo poveri. E questo fa rabbia. Siamo un popolo con grande dignità, ma dovremmo avere maggiore consapevolezza delle nostre risorse.

d: Quale “desiderio” vorrebbe che San Gerardo le esaudisse?

r: Che a Potenza si mettessero a posto tutte le strade, tutte le buche. Ci sono tante piccole problematiche che si potrebbero mettere a posto davvero con poco. Comunque, il Santo Patrono dovrebbe anche farci cambiare un po’ mentalità. Come dicevo, siamo un po’ troppo abituati a piangerci addosso.

d: La canzone che la rappresenta?

r: “Sono ancora qua” di Vasco Rossi. Dopo vent’anni di fermo totale, rieccomi qui.

d: Il film?

r: Quello che mi ha fatto capire l’adrenalina del motor-sport: “Le 24 Ore di Le Mans” con Steve McQueen. Era il 1971: entrai al cinema “Fiamma” che erano le tre, e mio padre mi vene a prendere alle dieci mezza di sera, dopo che me l’ero visto tre volte!

d: Il Libro?

r: Mi piace leggere di viaggi.

d: Fra cent’anni cosa vorrebbe fosse scritto sulla sua lapide?

r: “Veloce”.

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di Walter De Stradis

 

 

 

 

Vincenzo Lauria, cinquantasei anni, dipendente del 118, aveva da tempo un sogno. Lui, appassionato di teatro vernacolare, regista, autore e attore della compagnia “Lu Uarniedd”, da tempo immaginava di ricreare, nei vicoli del centro storico, una tipica abitazione, contadina e popolare, della Potenza che fu. E alla fine ci è riuscito: in vico Santa Sofia, infatti, da qualche giorno è aperta al pubblico la “Casa di Nonn’ G’rard”, un tipico “sottano” allestito con tanto di mobilio e oggetti d’epoca; non ultimo “il pisciaturos”, come ha avuto modo di definirlo un membro della compagnia ("Nonna F’lumena”) a un turista spagnolo che chiedeva cosa fosse.

Noi di Controsenso, con le immancabili telecamere di Lucania Tv, siamo andati a trovare in loco i protagonisti di questa bella storia, che si spera possa andare ben oltre il Maggio potentino e i festeggiamenti di San Gerardo.

-         d. La prima cosa che uno si chiede è dove avete trovato tutto questo materiale. Vi siete basati su foto e documenti d’epoca?

VINCENZO LAURIA (“NONN’ G’RARD”) - Ci siamo basati essenzialmente su ricordi. Io stesso, che pure sono del 1967, comunque mi ricordo quando visitavo le case vecchie. Poi mi sono documentato con libri e foto, e così mi è venuta l’idea di creare questa “casa contadina”, poiché i giovani non immaginano nemmeno come si viveva una volta. Trovare tutta questa roba in effetti è stato un problema. Un po’ ne avevo io, un po’ ce l’hanno prestata…

PINA LAGUARDIA (“NONNA F’LUMENA”, la moglie di Nonn’ G’rard) – Io invece so’ proprio nata in un “sottano”, e fino al 1956 ho vissuto lì. In via San Giacomo, oggi via Carlo Pisacane.

MARIO ASCENZO (della compagnia "La Risata" è “ROCCHINO”, il figlio dei due) - … e proprio grazie alla sua esperienza siamo riusciti a ricreare questo ambiente.

PINA LAGUARDIA (“NONNA F’LUMENA”) – Io sono pensionata, e una volta lavoravo all’UPIM. Erano i tempi in cui la gente diceva sempre: “Dove ci vediamo? Sotto l’UPIM!”. Mentre oggi invece…

VINCENZO LAURIA (“NONN’ G’RARD”) - …e così abbiamo dato vita a questa iniziativa: “Viva via Pretoria!”. Passeggiando per il Centro, infatti, i commercianti mi dicevano “Vincè, qui non viene più nessuno!”. Ecco perché abbiamo iniziato da questa casa. E l’idea finale è di dar vita a un vero e proprio “percorso”.

-         d. Il locale di chi è?

VINCENZO LAURIA (“NONN’ G’RARD”) – Del signor Passarelli che gentilmente ce l’ha prestato per questo periodo. Vorrei aggiungere che, nonostante il tempaccio, è già venuta tanta gente a trovarci: turisti, americani, spagnoli.

PINA LAGUARDIA (“NONNA F’LUMENA”) – Proprio stamattina è venuta gente da Verona, quattro dall’Umbria…pure due scolaresche di Potenza.

-         d. Qual è la prima cosa che dicono dopo aver visto la casa?

VINCENZO LAURIA (“NONN’ G’RARD”) – Rimangono di stucco e giustamente noi diamo le spiegazioni su come si viveva una volta. I tanti oggetti che abbiamo vanno spiegati, perché nessuno li conosce.

-         d. Vedo anche molte foto antiche.

PINA LAGUARDIA (“NONNA F’LUMENA”) – Sì, sono della mia famiglia. Io sono del 1952.

-         d. Probabilmente la prima cosa che la gente nota è che manca la televisione. E magari si domanda pure come si passasse il tempo.

(Risate) MARIO ASCENZO (“ROCCHINO”) – Si tirava la tendina e…privacy! Per questo le famiglie erano così numerose!

-         d. Oggi c’è dunque il calo delle nascite, ma anche il calo delle persone che vengono in via Pretoria. Cos’è successo?

VINCENZO LAURIA (“NONN’ G’RARD”) – Potenza tutta si sta spopolando, perché lavoro, anzi soprattutto idee, non ce ne sono. Via Pretoria si è spopolata perché tutti i servizi che c’erano sono stati spostati altrove. Molti negozi hanno chiuso, perché di gente che va in giro non ce n’è.

PINA LAGUARDIA (“NONNA F’LUMENA”) – Ma soprattutto manca il mezzo pubblico. Una volta il pullman, la famosa “Sita”, arrivava anche a Piazza Sedile, e quindi anche le persone anziane potevano “salire” in Centro. Oggi non c’è niente più.

-         d. Signora, com’è cambiata, la gente, rispetto a quando voi lavoravate qui?

PINA LAGUARDIA (“NONNA F’LUMENA”) – Eh, tantissimo. Quando lavoravo io, per “fare” via Pretoria, me ne andavo da dietro, da via Cairoli. Non si poteva camminare.

MARIO ASCENZO (“ROCCHINO”) – La fermavano tutti quanti per chiacchierare!

-         d. Ma quelli che qui in Centro sono rimasti, sono cambiati?

PINA LAGUARDIA (“ NONNA F’LUMENA”) – Sì, in peggio. Perché ognuno sta in casa sua. In tutti questi condomini la gente non si conosce nemmeno, mentre prima si stava con le porte aperte: “Teresì, tieni ‘nu poc’ di prezzemolo? Tieni ‘na cipolla?”. Ci “assettavamo” fuori dalle porte e si “chiacchieriava”.

-         d. Che è quello che cantava Michele di Potenza

PINA LAGUARDIA (“NONNA F’LUMENA”) – Eh sì, la mamma di Michele, la famosa “Luigina Trentacarrin’”, a Potenza era famosa per le “stoppate” (ingessature fatte col bianco d’uovo - ndr).

-         d. Una volta a Potenza la gente si conosceva soprattutto tramite i soprannomi.

PINA LAGUARDIA (“NONNA FLUMENA”) – Il mio bisnonno era “Massariedd’”, la mia famiglia vera e propria (un ramo dei tanti “Laguardia”) era “La Bersagliera”. Mia nonna materna era invece di “razza” “Puparul’”.

VINCENZO LAURIA (“NONN’ G’RARD”) – Un anziano postino mi ha raccontato che loro consegnavano la posta in base ai soprannomi. Li chiamavano dabbasso. Era anche una cosa più allegra.

-         d. Quando la gente viene qui, improvvisate anche qualche scenetta?

VINCENZO LAURIA (“NONN’ G’RARD”) – Eh sì, essendo i nostri personaggi una famiglia, insceniamo piccole baruffe, perché Rocco magari non si è ancora ritirato, o perché Filomena non ha ancora cucinato… Noi siamo aperti dalle 10 alle 13, e dalle 17 alle 21.

-         d. Lei però diceva che questa casa è solo un punto di partenza.

VINCENZO LAURIA (“NONN’ G’RARD”) – Sì, sto già pensando a un altro vecchio sottano ove ospitare i vecchi mestieri, a un altro con una stalla…un vero e proprio percorso contadino, dunque. Magari facendo anche vedere come si faceva il vino…

PINA LAGUARDIA (“NONNA F’LUMENA”) – Si potrebbe far vedere come si faceva la pasta di casa (perché una volta la gente quello si “magnava”), oppure fare la “cav’zetta”…

-         d. Ma perché a un giovane di oggi dovrebbero importare queste cose?

VINCENZO LAURIA (“NONN’ G’RARD”) – E’ una domanda che mi sono posto anch’io. Tuttavia i giovani sono venuti, e sono rimasti contenti. Noi vogliamo far capire la realtà di una volta, farli rendere conto delle differenze con ciò che loro hanno oggi.

MARIO ASCENZO (“ROCCHINO”) – Quando vengono i bambini e noi gli spieghiamo che proprio in questa casa di venti metri ci vivevano i genitori con cinque figli, rimangono a bocca aperta!

-         d. E’ venuto a trovarvi il sindaco?

VINCENZO LAURIA (“NONN’ G’RARD”) – Ci ha mandato un messaggio, perché era impegnato. E’ venuto l’assessore Picerno, l’assessore D’Ottavio (abbiamo fatto insieme una conferenza stampa), e anche qualcuno della Regione, senza fare nomi…

-         d. Quindi, da questo punto di vista, siete contenti.

VINCENZO LAURIA (“NONN’ G’RARD”) – Mmm sì, però…non lo so… ci manca un po’ più di collaborazione…di visibilità. A questa cosa ci teniamo moltissimo.

-         d. Finora è avvenuto tutto a spese vostre, ma chiunque, se vuole, può dare un contributo…

VINCENZO LAURIA (“NONN’ G’RARD”) – Beh, sì, un’offerta volontaria.

-         d. Ma se venisse il Sindaco e si sedesse a questo stesso tavolo, cosa gli direbbe?

VINCENZO LAURIA (“NONN’ G’RARD”) – Di collaborare con noi per farci continuare. La gente già si lamenta perché questa iniziativa durerà al massimo fino alla prima decina di giugno. Da soli, questa idea bellissima non possiamo portarla avanti a lungo.

-         d. Quindi necessitereste innanzitutto di un sostegno economico?

VINCENZO LAURIA (“NONN’ G’RARD”) – Sì, se possibile. Anche perché qui serve della gente che tenga aperto.

PINA LAGUARDIA (“NONNA F’LUMENA”) – Per il momento qui ci sono sempre io, e mio marito che viene ad aprire la mattina, ma ci vuole gente…

(Nel frattempo Fabrizio Fiorini porta la pentola con la pasta, preparata da lui: “strascinat cu ‘u ‘n’druoppc”)

-         d. Una volta, mi pare, il pezzo di salsiccia lo si metteva sotto la pasta, e solo il più fortunato…

MARIO ASCENZO (“ROCCHINO”) – Sì, lo si nascondeva proprio, e solo il più attento lo acchiappava. Gli altri si fregavano.

-         d. Cosa chiede, ciascuno di voi, a San Gerardo?

VINCENZO LAURIA (“NONN’ G’RARD”) – Che faccia il miracolo, in modo tale che questo mio sogno possa durare tutto l’anno.

PINA LAGUARDIA (“NONNA F’LUMENA”) – Io chiedo che la Città torni a vivere come una volta: “’u strusc’” di Via Pretoria, i negozi aperti… Qui non “sale” più nessuno, anche perché non ci sono parcheggi…

VINCENZO LAURIA (“NONN’ G’RARD”) – Proprio stamattina ho parlato con un rappresentante dei negozianti del Centro, e stiamo organizzando “La Notte di Nonn’ G’rard”, con i negozi aperti tutta la notte. Dovremmo farla già a maggio.

MARIO ASCENZO (“ROCCHINO”) – Dal canto mio, a San Gerardo chiedo un po’ di salute per tutti i Potentini e per le nostre famiglie. Alle istituzioni chiediamo invece di starci un po’ più vicino: noi ci mettiamo il cuore, ma come diceva Padre Pio, bisogna aprire anche un po’ il portafoglio. Quindi, partiamo dal cuore, e poi piano piano arriviamo alla tasca (risate)

-         d. Qui siamo nel cuore del centro storico, proprio nei vicoli ove –purtoppo- spesso si sono registrati atti giovanili di vandalismo e di altre intemperanze. Cosa direbbe Nonn’ G’rard a questi ragazzi?

VINCENZO LAURIA (“NONN’ G’RARD”) – Che ‘anna cresc’, ma come siamo cresciuti noi, però. Con sani principi. E meno male che non so’ tutt’ tal’ e qual’.

-         d. Ma si può dire che il Centro è ancora un posto tranquillo?

VINCENZO LAURIA (“NONN’ G’RARD”) – Nei vicoli no. Perché qui si vengono a nascondere. Attenzione!!!

-         d. Concludendo?

TUTTI - Viva Via Pretoria! Vi aspettiamo tutti numerosi a casa nostra. Venite a trovarci!

 

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“Il mio augurio di buon lavoro va a tutti i neo sindaci, ma voglio rivolgere un augurio speciale alle neo sindache Teresa Colucci, Viviana Cervellino e alle consigliere comunali elette in numero sempre più crescente, auspicando che tutti e tutte mettano in atto, in primo luogo, la necessaria sensibilità paritaria”. Lo dichiara la consigliera regionale di Parità Ivana Pipponzi.

“La mancata rappresentanza di genere – aggiunge - vulnera grandemente il principio della democrazia paritaria che postula l’imprescindibile necessità dell’apporto congiunto, di intelligenza come di sensibilità, di competenza e di visione del mondo, che solo l’armonica compresenza di uomini e donne può conferire al corretto esercizio dell’attività amministrativa”.

A questo proposito, in qualità di Autorità garante della parità e delle pari opportunità e nell’ambito della sua attività di vigilanza e controllo, la consigliera regionale di Parità Pipponzi ha inoltrato, come di consueto, una nota a tutti i sindaci eletti in questa tornata evidenziando le regole da seguire per una corretta composizione delle giunte.

Per i Comuni con popolazione inferiore a 3.000 abitanti, spiega la nota, valgono le norme che prevedono che sia garantita la rappresentanza di genere nelle giunte, negli organi collegiali del Comune e negli Enti e organismi da esso dipendente e che il sindaco debba garantire la presenza di ambo i sessi all’interno della Giunta comunale.

“Non specificando la quota di genere che deve essere assicurata, ne consegue che le regole che prevedono deve essere garantita la presenza del sesso meno rappresentato in misura non inferiore al 40 per cento dei componenti dell’organo collegiali - prosegue Pipponzi - non è vincolante per gli Enti territoriali con popolazione inferiore ai 3.000 abitanti. Nonostante ciò, il sindaco che ritenga di derogare al principio della pari rappresentatività è tenuto a motivare congruamente sull’impossibilità di rispettarlo, relazionando e documentando sull’attività istruttoria svolta. Peraltro, in alcuni casi lo Statuto comunale prevede anche la possibilità di attingere a un assessore esterno. In questo caso è obbligatorio effettuare un pubblico interpello rivolto al genere meno rappresentato, per richiedere in forma pubblica la disponibilità a comporre la giunta stessa, come stabilito dalla sentenza n. 237/2018 del Tar Basilicata che ha annullato la delibera sindacale di un Comune lucano con meno di 3.000 abitanti”.

Quanto ai Comuni con oltre 3.000 abitanti è previsto che nessuno dei due sessi possa essere rappresentato in misura inferiore al 40 per cento con arrotondamento aritmetico. “Ovviamente anche per queste amministrazioni comunali – conclude Pipponzi - vale la regola della necessità di documentare l’istruttoria messa in campo per garantire la rappresentanza di genere”.

 

 

 

 

di Antonella Sabia

 

 

 

 

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Si è svolto martedì scorso, presso il Centro Pastorale Caritas a Tito, il convegno "Ci vuole un fiore...SoS-Tenere oltre la prestazione", alla presenza di Don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana, S.E. Mons Salvatore Ligorio, arcivescovo metropolita di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo e Ignazio Punzi, formatore psicologo. Utilizzando il gioco di parole SOS-TENERE, si è voluto focalizzare l’attenzione su quello che è “il sostegno vero che va oltre il servizio che ognuno presta presso la propria comunità”, rifacendoci alle parole di apertura di Marina Buoncristiano, direttore Caritas Diocesana Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo. “Sostenere, significa tenere da sotto, così come in un fiore, la corolla è sostenuta dallo stelo, senza il quale morirebbe in poco tempo. Vogliamo tracciare un bilancio dei nostri percorsi e farcisempre nuove domande, per offrire un servizio che non sia sempre lo stesso. Il nostro obiettivo è abitare questa storia, facendoci donatori di speranza”, ha continuato la direttrice.

Prima del convegno, approfittando della presenza dei vertici nazionali di Caritas Italiana, abbiamo rivolto qualche domanda a Don Marco Pagniello.

d: Come si inserisce la situazione della nostra regione all’interno del contesto nazionale?

r: Potenza, così come altre zone dell’Italia, soprattutto al Sud, risente un po’ di quelle fatiche che ormai segnano il cammino di queste diocesi. Penso per esempio ai giovani che abbandonano il proprio territorio in cerca di un futuro migliore, il lavoro che manca, il lavoro precario, ma anche il “lavoro povero”, cioè quella situazione che si registra anche a livello nazionale, che anche se una persona è occupata, non riesce ad avere la vita dignitosa a cui aspira. La più grande miseria penso poi sia quella legata alla denatalità, si nasce poco nel nostro Paese e questo è anche il segno della precarietà che si vive. Mi verrebbe da sottolineare anche la situazione di molte famiglie che rinunciano alla cura della propria salute perché i tempi di attesa delle ASL sono lunghi e non tutti possono permettersi di rivolgersi al privato. Insieme a quella educativa sono queste le tre grandi povertà che oggi affliggono il nostro Paese.

d: Come diceva, dalla nostra terra già tanto martoriata, i giovani vanno via, tendono a scappare. Ci sono delle responsabilità? Cosa si può fare per provare a trattenerli?

r: Sicuramente ci sono delle responsabilità, innanzitutto del mondo adulto che non ha saputo ricreare le condizioni necessarie affinché i giovani potessero essere ancora i protagonisti del proprio territorio. Comprendo i giovani che nel presente, guardandosi attorno, fanno la scelta di andare via ma allo stesso tempo credo che proprio attraverso la scelta di rimanere, passa il riscatto di quel territorio. Cosa fare per i giovani credo sia la vera sfida, così come vado ripetendo da un po’ di tempo a questa parte, è una di quelle sfide che solo se affrontate in un clima di corresponsabilità in cui ognuno fa la sua parte,si possa vincere, continuando a fare ognuno un pezzetto senza collegarsi agli altri, invece, non si va da nessuna parte.

d: Con Marina Buoncristiano, più volte negli scorsi mesi abbiamo parlato di nuovi poveri, in particolare durante e dopo la pandemia. Quali sono oggi i volti della povertà?

r: Durante la pandemia abbiamo visto tanti nuovi volti della povertà, perché ci siamo ritrovati all’improvviso in uno stato di bisogno. Oggi, passata la pandemia, per tanti di loro continua questa emergenza, a causa del lavoro povero di cui parlavamo prima, ma mi viene da pensare anche ai giovani e agli adolescenti che non sono ancora venuti fuori dalle dinamiche della pandemia. I dati delle neuropsichiatrie infantili in Italia, infatti,ci dicono che sono aumentate le prese in carico e sono aumentati anche i tentativi di suicidio. La pandemia ha lasciato degli strascichi importanti, di fondo c’è un problema relazionale, e questo non solo nei giovani, si fa fatica oramai a costruire relazioni nella realtà e quindi tante volte ci si nasconde dietro bugie che producono false identità e quando si viene scoperti, si sceglie la strada più “facile”, si sceglie di “scappare”.

d: Quali sono le sfide di Caritas per il futuro?

r: Crediamo che in questo momento la vera sfida sia quella di rilanciare con forza un piano di corresponsabilità. Caritas, e più in generale la Chiesa, credo possa ricoprire il ruolo di facilitatrice in questo percorso, al fine di sedersi tutti insieme allo stesso tavolo, intanto per leggere la realtà con gli stessi occhi e già questo sarebbe un grande passo, poi per pianificare insieme una strategia facendo un discernimento rispetto alle priorità. Le sfide sono talmente tante che affrontarle tutte quante insieme è inutile, ma soprattutto impossibile e credo che ogni territorio, ogni singola realtà debba cominciare a stabilire quali sono le priorità della sua comunità, e da lì cominciare insieme a fare dei passi concreti. Abbiamo bisogno di una nuova stagione per il nostro Paese in cui si va oltre le ideologie, superando alcuni modi di fare, dove ci si mette a disposizione l’uno degli altri. Questo si, sarebbe un grande cambiamento culturale. Non possiamo abbassare la guardia, altrimenti ci accontenteremo sempre, invece bisogna alzare un po’ lo sguardo e guardare lontano. Penso quindi ad una nuova politica, a tanti giovani che qualche volta possono rinunciare alle proprie soddisfazioni personali e si diano da fare per costruire il bene comune, ad adulti che sappiano lasciare andare i giovani nel realizzare i propri sogni. Credo in qualcosa di nuovo che già c’è e sta venendo fuori, bisogna solamente cogliere questi germogli di novità e su questi costruire.

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di Walter De Stradis

 

 

 

Cinquantaquattro anni, alto ed elegante, Pietro “Piero” Calò a Potenza è noto anche per aver gestito il “Club House” (oggi è animatore di “Disco Stories”) e per essere impegnato nel sociale e nello sport (è dirigente della Virtus Volley). Da poco più di un anno è subentrato in Consiglio Comunale (“Noi con l’Italia”), ed è alla sua seconda esperienza.

d: Come giustifica la sua esistenza?

r: Per la verità, negli ultimi anni, in cui la mia vita familiare non è stata delle migliori, la mia esistenza la sto dedicando soprattutto alle mie figlie. Il mio obiettivo principale è la loro sistemazione.

d: Qualcuno potrebbe obiettare che, detta così, da un politico, non suona proprio benissimo.

r: Ma è la verità. Sono preoccupato.

d: Lei è un genitore preoccupato perché Potenza e la regione non offrono molte garanzie in materia di lavoro?

r: No, al contrario, io credo che Potenza abbia molte potenzialità per i giovani e per le famiglie. Spesso siamo noi a buttare fango su questa città. Come genitore, e come consigliere, sono preoccupato perché vedo rassegnazione.

d: I giovani sono rassegnati, ma si è chiesto perché?

r: Forse anche gli stessi genitori non trasmettono loro serenità e ottimismo. Li spingono, quasi, ad andare fuori. Sicuramente ci sono stati degli errori della politica, tuttavia insisto, c’è una rassegnazione ingiustificata. Ci vuole un po’ di iniziativa, questi giovani sono troppo concentrati sul posto fisso.

d: Lei lavora come rappresentante in ambito impiantistica sportiva, ma in passato ha gestito anche dei locali. Che idea si è fatto della polemica sulla “morte” del centro storico?

r: Mi rendo conto che anni fa si commise l’errore di decentrare molti uffici pubblici, il che ha condizionato molte attività e ha portato al degrado della zona. Questa Amministrazione, grazie alla ricostruzione della Torraca, riporterà in Centro alcuni uffici attualmente presenti nel plesso di Sant’Antonio La Macchia. La Provincia è anch’essa al lavoro su tutto questo: riqualificando la villa del Prefetto e la Torre Guevara, insomma, stiamo provando a riportare la gente in Centro. Tuttavia, ciò che mi spaventa un po’, è “l’assenza” di alcuni commercianti.

d: C’è chi ha detto che non tutti sono competitivi, per quanto riguarda l’offerta, i prezzi o la formazione del personale.

 r: Innanzitutto, proprio alcuni di loro hanno decentrato le attività, offrendo ai cittadini un’alternativa al Centro. L’offerta, a mio avviso, non sempre è rapportata ai prezzi (e la gente, oggi più smaliziata, si regola di conseguenza). Insomma, bisogna creare attrattiva, magari puntando su marchi prestigiosi che la gente sa essere disponibili solo in Centro. Alcuni commercianti li vedo molto rassegnati e piatti, privi di iniziative (se si fa eccezione di qualcuno, che ha anche provato a fare squadra con l’Amministrazione). I fattori comunque sono tanti, anche perché la città stessa si è allargata.

d: Lei continua a dire che in giro c’è “rassegnazione”, ma non dipende anche un po’ da ciò che ha fatto o non ha fatto la politica? Se pensiamo, ad esempio, che a Capodanno in Centro non si è fatto nulla…

r: La politica è anche questione di costi, e noi attualmente non si ha la forza economica per organizzare…

d: …sì, ma si potevano coinvolgere le associazioni a titolo gratuito.

r: Su questo concordo. Potevano essere coinvolte. Io ho un affetto particolare per le associazioni, che ritengo siano il nostro cuore pulsante. Poi, sa, la scelta è stata dell’assessore, ma è un assessore che comunque ha fatto tantissime cose positive.

d: Per non parlare sempre e solo del Centro, lei è originario del rione Santa Croce. Ecco, spostiamo un po’ il discorso sul suo quartiere: com’è cambiato negli anni?

r: Oggi è un quartiere abbastanza “anziano”, e io stesso ho cercato di riportarvi delle attività, non ultimo il supermercato che siamo riusciti a far aprire di recente. C’è un’associazione di quartiere che sta facendo molto bene; e in sintonia con la Chiesa si sta cercando di ricreare quel “mondo” di una volta. Santa Croce aveva una sua vivibilità e funzionalità per i giovani. Per qualche anno, purtroppo, è venuta meno la sinergia con la Chiesa, mentre oggi invece...

d: Nei quartieri non è un po’ in ribasso. come luogo di aggregazione, la Chiesa?

r: No, è il perno per costruire un rione fatto di persone di qualità e per dar loro vitalità.

d: Però la solidarietà di vicinato un po’ si è persa nei vecchi quartieri, o no?

r: In alcune zone di Potenza resiste. Vedo Rione Lucania molto bene, ma anche Poggio Tre Galli, la Chiesa di Don Bosco, quella di Santa Maria.

d: Quando gira per la città, per cosa s’incazza principalmente?

r: Per una certo mancanza di rispetto. Per dire, io ho un cagnolino da tre anni, e lo gestisco come fosse un figlio, raccogliendo con cura escrementi etc, ma vedo che altri se ne fregano. Lo stesso vale per le cicche di sigarette buttate in giro. In altre città certe cose non esistono proprio.

d: Però, vedere in Centro le buche rattoppate (solo in occasione dell’importante evento sindacale del Primo Maggio), e tra l’altro con bitume al posto dei sanpietrini, beh, anche questo fa un po’ incazzare. O no?

r: Un pochino sì, anche se il Comune sta programmando degli interventi per il centro storico e a breve partiranno i lavori. Comunque, sì, anche a me stranisce questo tipo di intervento, ma a volte tutto dipende dalla fretta e dai tempi risicati a disposizione, senza contare i lavori fatti male all’origine. Non è per scaricare sempre sul passato, ma in giro si vedono lavori che a suo tempo furono fatti a regola d’arte e che oggi non danno problemi. In particolare, bisogna stare molto attenti a come vengono fatti, da alcuni, i lavori di ripristino (condutture, linee telefoniche etc.) che non sempre lasciano le cose così come le hanno trovate.

d: Lei è impegnato anche nello Sport. Ci sono polemiche anche sullo stato delle strutture in città.

r: Ce ne sono tante, e anche buone. Quando andiamo in trasferta ce ne rendiamo conto. Non siamo così malmessi, anche rispetto ad altre città di maggiore caratura. Certo, tutto è migliorabile, e lo sport oggi più che mai è fondamentale per i giovani (troppo imbrigliati dai social).

d: C’è stata di mezzo la Pandemia, però questa “Potenza Capitale europea dello Sport” si è respirata poco, mi sembra.

r: Beh, no, ci sono state diverse iniziative, anche se non come si immaginava, proprio a causa del Covid.

d: A proposito della mancata nomina del Presidente del Consiglio comunale, alcuni suoi colleghi di maggioranza mi hanno detto che “non sono queste le cose che interessano davvero al cittadino”. Invece a mio avviso al Potentino non si dà un bel segnale.

r: Condivido, non si dà un bel segnale. Io sono entrato che era già decaduta la Presidenza di Cannizzaro, e da allora si è provato a trovare una quadra che non dipende solo dalla maggioranza, bensì anche dalla minoranza, perché ci vogliono anche i loro numeri di appoggio.

d: Ormai si può dire che questa consiliatura terminerà senza un Presidente.

r: Sì sta provando in tutti i modi, ma più i giorni passano, più diventa difficile.

d: Qual è il rapporto di voi consiglieri “brizzolati” con quelli più giovani?

r: Mmm, sinceramente mi aspettavo di più. Quando entrai io la prima volta in Consiglio cercai appoggio nei veterani della politica locale, ma oggi questo rapporto non è stato cercato. Spero che questi giovani cambino modo di ragionare, e che abbia influito il Covid in questa mancanza di socializzazione. Ma è la politica a dover cambiare, manca la “scuola”, e tanti di noi –io per primo- si ritrovano lì senza aver fatto una graduale esperienza. Alcuni poi non si rendono proprio conto del ruolo che ricoprono!

d: Lei non ha avuto un qualche “maestro”?

r: No e per la verità dalla politica sono sempre stato distante. Da qualche tempo mi ci dedico perché sto molto nel sociale e sono attento a queste dinamiche. Non direi che sono un “autonomo”, ma agisco per quello che sento.

d: Lei è comunque un consigliere di maggioranza. Mi dica un errore di Guarente.

r: L’errore di Mario Guarente, purtroppo, anche per inesperienza (è giovane), è quello di non affidarsi a una squadra che possa aiutarlo davvero. Lui ha avuto la possibilità di aiutare una città difficile, ma non ha avuto la fortuna di avere una squadra che lo supportasse interamente.

d: Parla degli assessori?

r: Parlo in generale. Però…se avesse avuto al suo fianco persone che lo aiutavano maggiormente, probabilmente avrebbe fatto meglio.

d: Doveva fare assessore Piero Calò?

r: No, io sono entrato da poco e non ne avrei diritto. Mario è una persona di grossissime qualità e potenzialità e certo la sfortuna della Pandemia non ha giovato, ma, ripeto, qualche elemento maggiormente in grado di aiutarlo…

d: Insomma, non ha scelto bene la squadra di governo.

r: Non è che non l’ha scelta bene… probabilmente ha puntato su persone che non hanno dato quello che immaginava.

d: La sua è comunque una tiratina d’orecchie alla giunta.

r: Beh, sì, alla giunta una tiratina d’orecchie gliela darei.

d: E su cosa in particolare?

r: Un po’ di errori sono stati commessi…ma, come dicevo, non è solo la giunta… anche il consigliere comunale è fondamentale.

d: E non tutti lo interpretano correttamente.

r: A volte viene visto soltanto come uno che alza la mano, laddove invece è una figura di supporto, che fa squadra. Quando viene meno questo tipo di rapporto… il risultato non è ottimale.

d: Mi dica la cosa migliore che hanno fatto Guarente e la sua giunta.

r: Beh, sono stati presi tantissimi finanziamenti.

d: Dall’Autovelox! Eheheh…

r: L’Autovelox non è una cosa di questa giunta.

d: Ah no?

r: Cioè, è partita ufficialmente con questa Amministrazione, ma tra origine da quella precedente, se vogliamo essere onesti. Però, anche lì, tutti criticano, ma le regole vanno rispettate, e l’Autovelox va rispettato. Quando andiamo in altre città lo facciamo, non capisco perché a Potenza proprio no.

d: Cosa chiede a San Gerardo?

r: Una festività di gioia, ma anche di rispetto per le regole. Da genitore, oltre che da amministratore, mi preoccupo di quei ragazzi che non hanno un limite.

d: E’ tranquillo quando le sue figlie escono di sera?

r: Ci sono alcune zone, tipo il Centro, che devono essere più attenzionate. Con le forze dell’Ordine c’è stato un tavolo su certi argomenti, e qualche intervento maggiore c’è stato.

d: Se potesse prendere Bardi sottobraccio?

r: Gli direi di essere un po’ più presente sul territorio, ma ultimamente non mi sento di rimproverargli nulla, perchè ha fatto delle ottime cose, come il bonus gas. Anche lui, però, dovrebbe avere una squadra un po’ più…completa.

 

 

 

 

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Ai nastri di partenza “Women on board 2023”, un progetto che coinvolge 13 regioni italiane per formare principalmente le donne, ma è aperta a tutti gli interessati, a occupare posizioni di responsabilità nelle aziende pubbliche e private. Obiettivo del percorso è quello di creare una short list da mettere a disposizione delle società alla ricerca di talenti per i propri Consigli di amministrazione, dove è ancora minoritaria la presenza di donne nelle posizioni apicali.
“I Cda sono per la maggior parte appannaggio degli uomini. Sono poche le donne ai vertici aziendali” – spiega la consigliera di parità della Regione Basilicata, Ivana Pipponzi, che ha aderito al progetto insieme all’omologa dell’Emilia Romagna, capofila dell’iniziativa. “Quando ne abbiamo chiesto le ragioni, ci hanno risposto che non ci sono donne preparate all’incarico. “Women on board” intercetta il desiderio delle donne di crescere in competenza per esprimere, così, un ruolo più consapevole. Solo un maggiore protagonismo delle donne, infatti, fa crescere la democrazia, la società e l’economia.
Non a caso l’Europa - aggiunge Pipponzi - ha raggiunto l’accordo sulla direttiva “Women on Boards” che stabilisce la presenza delle donne nei Consigli di Amministrazione di tutte le Aziende. La novità è stata recepita in Italia con la legge n. 162/2021. Una scelta importante, volta a promuovere la partecipazione delle donne alla vita pubblica, economica, istituzionale e politica del Paese, anche attraverso correttivi antidiscriminatori che colmino le storture mediante rappresentatività, merito e competenza”.
L’iniziativa è promossa da Federmanager Minerva, Federmanager e Manageritalia e gode del patrocinio di Confindustria, Aidp e Hub del territorio, che anche sul territorio lucano hanno dato la massima disponibilità a sostenere l’iniziativa. La differenza tra uomini e donne in termini di opportunità, accesso, diritti, status è evidente anche nelle aziende. Eppure, evidenziano i promotori, è dimostrato che le imprese che investono sulle donne crescono di più e sono più competitive.
Le donne possono portare prospettive e competenze diverse da quelle degli uomini, portando così a decisioni più informate e migliori. “Woman on board” è propedeutico alla creazione di figure dirigenziali di primo livello in quanto al giorno d'oggi non sono più sufficienti la formazione universitaria o il conseguimento di master post universitari, ma è importante la formazione continua. Il corso di formazione fornirà ulteriori strumenti a chi vorrà di mettersi in gioco e acquisire le competenze e la consapevolezza del proprio valore, per accedere a ruoli di responsabilità nelle aziende e nei cda di società pubbliche e private. Ed è rivolto soprattutto alle donne nella convinzione che l'aumento della rappresentanza femminile nei consigli di amministrazione è un passo importante verso una maggiore uguaglianza di genere e un'importante fonte di progresso per le aziende stesse.
Requisiti per iscriversi sono il possesso di una laurea magistrale o l’iscrizione da dieci anni a un ordine professionale tra dottori commercialisti, avvocati o consulenti del lavoro. Il corso si articolerà in sette moduli itineranti, ciascuno in una regione diversa, e sette in Emilia Romagna, capofila del progetto. Si svolgerà in modalità ibrida, in presenza e on line. Al termine un esame finale valuterà le competenze acquisite.
Il Corso è accreditato dal Cnf, dall’Ordine nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili e dal Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro e darà diritto a crediti formativi.
Gli Ordini professionali degli avvocati, dei commercialisti e dei consulenti del lavoro di Potenza stanno sostenendo fattivamente l’iniziativa. Le informazioni necessarie sono veicolate agli Ordini degli avvocati di Matera e Lagonegro, all’ordine dei consulenti del lavoro di Matera e all’Ordine commercialisti di Matera.

 

https://www.regione.basilicata.it/giunta/site/giunta/detail.jsp?otype=1012&id=3090008&value=regione&fbclid=IwAR1lFxjIheynuW4gAAgHonyxXZ-NCWBQY9jPXMpizaMKa7Bt6mrnW4Rl-h8

 

 

 

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di Walter De Stradis

 

 

 

 

Il SILP CGIL (Sindacato Italiano Lavoratori di Polizia), in collaborazione con l’ONIF (Osservatorio Nazionale Informatica Forense), ha promosso un seminario di grande interesse tecnico-scientifico sul tema delle “Indagini Digitali e Forensi”, in programma per il 16 maggio 2023 nel Palazzo della Cultura qui a Potenza. Tale iniziativa, spiegano gli organizzatori, potrebbe rappresentare per la città e per la regione un’occasione singolare, in quanto sul tema si esprimeranno relatori riconosciuti in ambito nazionale, tra cui lo stesso Presidente dell’ONIF, Paolo Reale (tra l’altro anche consulente del noto programma televisivo “Quarto Grado” su Rete 4).

Ne abbiamo parlato col segretario generale SILP CGIL Basilicata Francesco Mobilio (Sovrintendente Capo della Polizia di Stato) e col segretario Pasquale Di Tolla (Sostituto Commissario della Polizia di Stato).

d: Perché si è reso necessario un seminario del genere?

r: MOBILIO – Insieme a ONIF abbiamo pensato di organizzare questo evento a Potenza che, se non proprio il primo, sicuramente è uno dei pochi. E’ un’iniziativa rivolta soprattutto agli appartenenti alle forze dell’ordine, affinché abbiano una visione –moderna ed emancipata- delle nuove tecniche investigative. Rispetto a quanto accade in altri Paesi (se pensiamo alla FBI e alla CIA in America), si tratta in realtà di strumenti che da noi ancora non sono arrivati. Magari ci sono già, ma non vengono utilizzati, forse perché sconosciuti e/o costosi. Il fatto è che la criminalità si è evoluta e certe tecniche le ha già fatte sue, mentre le forze di polizia no. La criminalità non ha problemi a investire risorse su nuove tecnologie atte a ingannare l’azione investigativa.

d: Insomma, i criminali non hanno limiti di budget…

r: ….Immaginiamo di no. Credo sia una visione realistica.

d: … mentre la Polizia sì.

r: La pubblica amministrazione in generale ha dei limiti, com’è anche comprensibile. Tuttavia questo rende impari la “competizione”.

d: Quindi, ammesso che certe tecnologie ci siano già, mancherebbe anche il personale formato.

r: Già, se pensa che anche le Procure hanno difficoltà a reperire periti con determinate competenze e tecnologie, utili a mettere in campo sistemi investigativi che possano stare al passo con la criminalità. Se oggi (avvalendosi della strumentazione che la pubblica amministrazione mette a disposizione), un investigatore ha bisogno di un mese e di quattro collaboratori per analizzare un cellulare e scovare elementi utili a un’indagine, magari già esistono tecniche e strumenti che consentono di fare tutto in un’ora.

d: Quindi questo seminario sarà formativo o illustrativo?

r: Entrambe le cose. E’ stato molto faticoso organizzarlo, e bisogna ringraziare soprattutto Pasquale che ci ha anche un po’ dovuto convincere, perché, inutile nasconderlo, ci sono di mezzo anche dei costi per l’ospitalità.

d: Quanti partecipanti sono previsti?

r: DI TOLLA – Sulla piattaforma si sono iscritte 130 persone da tutta Italia. Parteciperanno al seminario in maniera gratuita, ma verranno anche ospitate e ci sarà un pranzo a spese dell’organizzazione (abbiamo anche coinvolto gli studenti dell’Alberghiero, che ci faranno degustare piatti tipici lucani). L’evento è tuttavia aperto anche a magistrati, avvocati, consulenti tecnici…

MOBILIO – C’è stata grande disponibilità e apprezzamento anche da parte del sindaco Guarente, che ci ha dato una grande mano, mettendoci a disposizione non solo il Palazzo della Cultura, ma anche la Galleria Civica e la Cappella dei Celestini (il giorno prima dell’evento i relatori saranno accompagnati dal Sindaco in un “tour” della Città). Allo stesso modo dobbiamo ringraziare alcuni sponsor, che ci hanno consentito di reperire risorse.

d: Il tema delle indagini digitali, non nascondiamocelo, spaventa un po’ anche il cittadino “comune”: basta andare su Tik Tok o su altri social e incappare in diversi video “tutorial” che suggeriscono metodi per scoprire se il proprio cellulare sia intercettato o meno.

r: MOBILIO – Ecco, come vede, alcune tecnologie sono magari a portata di chi usa Tik Tok, mentre l’agente di polizia, o se le compra da sé, oppure… guardi, la nostra non vuole essere una critica all’Amministrazione della Giustizia (come dicevo, anche le Procure hanno dei limiti di budget), e non è quindi una questione di volontà. Tuttavia occorre dare dei messaggi a una platea ampia: abbiamo avuto consensi da ogni parte d’Italia, da parte di tanta gente che verrà qui, a spese proprie. Questo vuol dire che l’interesse su certi argomenti c’è.

d: Uno dei temi che saranno affrontati è “Sinergie, criticità e futuro, tra polizia giudiziaria, ausiliari di P.G., C.T.U. e C.T.P.; nelle indagini digitali”. C’è magari il rischio di confondere i ruoli?

r: DI TOLLA – No. Può succedere che quando l’Autorità Giudiziaria delega alla Polizia Giudiziaria operazioni di copiatura di apparecchi elettronici, ci sia la necessità di nominare dei consulenti o degli ausiliari di PG, e quindi si deve lavorare in modo sinergico, tramite competenze che si vanno a incrociare. In effetti, a volte ci sono difficoltà nell’effettuare queste copiature in tempi ragionevolmente brevi. Di qui la necessità di parlarne in questo seminario: con l’ONIF abbiamo chiamato come relatori i maggiori esperti sul campo e ciò ha suscitato l’interesse di colleghi che verranno qui a Potenza da Cuneo, Trieste, Pavia, dalla Sardegna… Le indagini digitali possono aiutare a trovare una persona scomparsa, a risolvere un omicidio…

d: Per capirci: con queste tecnologie a disposizione, un caso come quello di Elisa Claps si sarebbe risolto subito?

r: Forse. Pensi che persino i frigoriferi oggi sono digitali. Che significa? Che possono raccogliere dati utili alle investigazioni. Così come Alexa, Google…molti di noi non li sanno usare ancora, ma sono tutti strumenti con una potenzialità enorme per chi indaga.

d: Dopo questa intervista, molti Alexa la spegneranno.

r: Può darsi! (Sorridono). Comunque, dalle truffe online ai reati più gravi…quelli sono tutti strumenti utili. Pensi che il Procuratore di Catanzaro ha detto che mentre si continua a parlare, la criminalità organizzata si serve di piattaforme online, create dai propri hacker, in cui interagiscono e interloquiscono indisturbati.

d: Una specie di “Facebook” della ‘ndrangheta.

r: Eh sì, l’intervista in questione è leggibile su Internet. Insomma, parliamo di un mondo sempre più in espansione, di qui la necessità di formare gli operatori del settore.

d: Il vostro messaggio sotteso è rivolto anche alla Politica, che deve dare gli indirizzi e destinare i budget.

r: MOBILIO – Guardi, sono anni e anni che noi subiamo tagli al personale: c’è un piano di riordino e di riforma, partito anni fa e che si concluderà nel 2026, che interessa tutte le forze dell’ordine, e che comporta un taglio nelle piante organiche. Quella della Polizia di Stato è stata pensata nel 1989: prevedeva 113mila unità, e il piano citato dovrebbe portarle, nel 2026, a sole 96mila.

d: A questo punto non resta che chiedersi quali siano le motivazioni di una Politica nazionale che, da anni, punta al taglio del personale di Polizia. Lei cosa ne pensa?

r: E’ una cosa riferibile a tutti i Governi che si sono succeduti. La mia idea personale è che –da sempre- chi governa realmente certe situazioni è la Ragioneria di Stato: il Sistema deve reggere, e per reggere –ahimè- si deve tagliare dappertutto, sanità, scuola etc. Ma non è nostra intenzione criticare la politica (e non è il nostro ruolo), ma è solo per dire –visto che lei me lo ha chiesto- che si tratta di cause di forza maggiore.

d: Un altro dei temi del seminario è “Sequestro, perquisizione, restituzione dei dati e impugnazioni”. Prima si sequestravano soprattutto faldoni e documenti cartacei, oggi è cambiato tutto…

r: DI TOLLA - Sì, si sequestrano i file, i dati. Di queste cose abbiamo chiamato a parlarne il maggiore esperto nazionale. Lo scopo è preparare bene gli operatori e metterli in condizione di poter affrontare le problematiche che possono presentarsi nell’effettuare una perquisizione informatica, un’acquisizione di file…

d: In effetti a volte si è anche letto, o visto in tv, di file accidentalmente cancellati.

r: MOBILIO - Il nostro seminario ha il fine di trasmettere un messaggio, sintetico ovviamente, per rendere i partecipanti edotti circa l’esistenza di metodi investigativi futuristici -per noi- ma che in alcuni Paesi sono già in atto. I relatori avranno il compito di farci capire quale sarà il futuro dell’investigazione. Per capirci, l’appostamento, in macchina, sotto casa, è roba dell’Ottocento, ma qui ancora si fa.

DI TOLLA – Per pianificare un reato, prima ci si incontrava di persona, mentre adesso si usano ben altri canali.

d: C’è una differenza di trattamento, in merito alla destinazione di risorse e di personale, tra il Nord e il Sud?

r: No. Questo no. La Polizia è uguale dappertutto.

d: Tuttavia su Potenza ci sono state delle polemiche, in merito al fatto che la Questura si passata in “Fascia A”. Innanzitutto, cosa cambia –concretamente- con questo passaggio?

r: MOBILIO – Guardi… la Questura di Potenza, sei-sette anni fa, era GIA’ in Fascia A. Cosa significa? Un livello pari alle questure di Napoli, Roma etc. (il criterio di base era che tutte le questure dei Capoluoghi di regione lo fossero). Poi, non ricordo quale Ministro, ha declassato la questura di Potenza in Fascia B, il che comporta minori risorse, ovvero una ventina di uomini in meno. Che per la Città non è poco. Adesso, essendo ritornata in Fascia A, ci dovrebbe essere un aumento di personale…

d: …che non c’è stato, a leggere le polemiche.

r: In base alla nostra –pluridecennale- esperienza, possiamo dirle che non sempre, anzi quasi mai, corrisponde un adeguamento delle risorse. Motivo? Come accennavo, con i tagli, non ci sono proprio i poliziotti! Che dire, noi speriamo di essere smentiti.

d: Ma, al contrario, i compiti di una questura di fascia A sono maggiori?

r: No. Sono gli stessi. Il lavoro di una Questura quello è. Sulla carta.

DI TOLLA – Infatti è altrettanto vero che, nel corso degli anni, l’impegno per affrontare le esigenze delle Città e della provincia è aumentato. Il personale invece è via via diminuito, per i motivi descritti.

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Per iniziativa dell’Area di Centro moderata e popolare ha avuto luogo una riunione presso il circolo Angilla   Vecchia di Potenza , presente il Sindaco Mario Guarente,per l’esame dello stato dell’arte del centro storico della Città’ . L’Architetto Michele Bilancia ha illustrato un documento (CHE QUI SI RIPORTA) sulla rigenerazione del centro storico che ha focalizzato la destinazione d’uso della Scuola Media Torraca e del Cinema Ariston: due strutture funzionali alla risoluzione dei parcheggi e al ritorno di alcuni uffici nella parte antica di Potenza. Il dibattito è stato partecipato e ha visto la presenza di politici e tecnici di diverse aree politiche.       Tanino Fierro

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La definizione dei progetti compresi nel PNRR dovrebbe concorrere allo sviluppo di un disegno complessivo della città, mediante operazioni puntuali di rigenerazione urbana.

In tal senso assume particolare rilevanza il ruolo che dovrà assumere il centro storico del comune capoluogo, partendo dal recupero funzionale e fisico dei “contenitori” ivi presenti.

Un’occasione “unica” per invertire il progressivo decadimento e la conseguente desertificazione della parte più significativa della nostra città.

Le trasformazioni demografiche in atto: invecchiamento della popolazione, contrazione della popolazione residente, ridimensionamento dei nuclei familiari unitamente ai divari socio-economici e territoriali: aumento incidenza della povertà, precarietà lavorativa, impongono di adottare misure “eccezionali” e non più rinviabili.

Dimentichiamo spesso che la materia più importante di cui sono fatte le nostre città è costituita dagli esseri umani che vivono in questi spazi, e che ogni nostro sforzo deve essere orientato al mantenimento di questo prezioso capitale umano.

Riteniamo pertanto, che bisogna mettere in campo le seguenti azioni:

Ripristinare nel centro cittadino sufficienti livelli di residenzialità, tenuto peraltro conto che numerosi immobili risultano sfitti.

Da precisare che si tratta prevalentemente di edifici o comparti edilizi ristrutturati a seguito degli eventi simici del nov. 1980 e pertanto dotati di un sufficiente livello di sicurezza sismica.

A tal riguardo la Regione Basilicata, nell’ambito dei programmi di edilizia sociale, dovrebbe prevedere congrui contributi in conto capitale (fondo perduto) finalizzati all’acquisto degli alloggi esistenti da parte di soggetti pubblici e privati.

L’entità del contributo a fondo perduto per l’acquisto, dovrebbe essere pari al doppio di quello riconosciuto per la costruzione del nuovo.

È chiaro, a questo punto, che la nuova costruzione dovrà rappresentare una quota residuale dell’ammontare delle risorse disponibili, non essendo più sostenibile la cementificazione ulteriore dei nostri territori.

Negli ultimi 25 anni il consumo di suolo in Italia ha portato alla riduzione del 28% dei terreni coltivati.

Una città che continua a perdere abitanti, che vede il patrimonio edilizio esistente svuotarsi di residenti, quale bisogno ha di continuare a consumare ulteriore territorio per far posto a nuovi quartieri e sostenere rilevanti spese per i relativi servizi? E’ vero che il settore delle costruzioni ha costituito il volano dell’economia cittadina, riteniamo comunque che possa continuare ad esserlo, nell’ambito di politiche indirizzate al recupero e alla ristrutturazione degli alloggi oggetto di acquisto.

Impegnare le risorse economiche disponibili per migliorare la mobilità nel centro Cittadino con il riassetto della viabilità interna, la creazione di parcheggi multipiano in aree cosiddette strategiche (ex cinema Ariston, ex scuola media Torraca) e connessi collegamenti verticali (ascensori e scale mobili). Impegnare (come ha già fatto l’A. C. nell’ambito del PNRR) l’area tra via Bonaventura e via Crispi per costruire una nuova scuola non concorre, in alcun modo, a risolvere le problematiche connesse al progressivo abbandono del centro cittadino. Determinante, invece, è la creazione di un numero sufficiente di parcheggi al di sotto del piano strada di via Bonaventura (circa 300) e il collegamento della Via Manhes (attualmente senza uscita) al sistema viabile del centro storico.

Ricostituire il tessuto e la vitalità del capitale umano attivo, integrandovi: alcune strutture universitarie, sedi di associazioni, residenze per studenti, ufficio anagrafe, postazione fissa vv.uu., esercenti di arti e professioni.

Il centro ritorni ad essere il luogo dell’integrazione tra tutte le componenti sociali della comunità locale.

Recuperare le qualità ambientali e paesaggistiche della città.

Il “cuore” della città di Potenza si caratterizza per la sua collocazione panoramica sul crinale fusiforme di una collina naturale. È necessario “ricucire” il sistema degli spazi di “confine” esistenti che si affacciano sul territorio circostante: Montereale, piazza Prefettura e villa del Prefetto, largo Bonaventura con la Torre Guevara. Altri fronti panoramici aperti, dovranno essere progettati nell’ambito degli interventi di riqualificazione da programmare: area ex scuola Torraca, ex cinema Ariston, limitando significativamente le volumetrie da realizzare ed il conseguente impatto della parte emergente.

Riuso degli edifici non più utilizzati: Palazzo degli uffici governativi, ex sede dei telefoni di stato (rione Addone), ex Tribunale, ex sede della Giunta Regionale, palazzo D’Errico.

Salvaguardare la parte più pregiata della città attraverso un adeguato sistema di videosorveglianza in grado di rendere più sicura la vita associata e normalizzare la qualità dell’abitare dei residenti. E’ noto a tutti il ripetuto verificarsi di atti vandalici nel centro cittadino.

Un sintomo di profondo malessere giovanile che non può lasciare indifferenti chi ha responsabilità nella gestione della cosa pubblica.

Nel centro storico si condensano gli interessi pubblici alla tutela della salute, dell’ambiente, del paesaggio, della sicurezza e del decoro urbano e gli interessi privati dei residenti e dei soggetti titolari di attività produttive-commerciali.

Sviluppare un ragionamento critico e di confronto rispetto a questi temi con gli abitanti della città, poiché il centro storico è patrimonio dell’intera comunità potentina. Si tratta di un processo che conferirà il massimo protagonismo ai cittadini che vi partecipano e che possono concorrere, unitamente al comune, a mettere in campo attività economiche e di impresa.

Considerare i beni materiali (monumenti, emergenze architettoniche, etc …) e immateriali (cultura, storia, tradizioni, etc...) presenti nella zona centrale della città risorse da preservare e da tramandare alle future generazioni. Abbiamo una responsabilità verso le generazioni future e quelle presenti, comprendendo tutte le generazioni già nate e quelle che verranno nell’immediato futuro.

Progettare la riorganizzazione funzionale e l’efficientamento energetico dell’illuminazione pubblica del centro storico, valorizzando gli aspetti estetici, culturali, ambientali e storici propri della città di Potenza: percorsi, piazze, emergenze architettoniche, etc…incontro_centro_storico.jpg

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di Walter De Stradis

 

 

 

 

Molto composto e dalla voce pacata, Vito Sabia, tra i fondatori storici della Pro Loco di Filiano (Pz), da dicembre scorso è il Presidente del Comitato regionale Unpli (Unione Nazionale Pro Loco d’Italia) Basilicata.

d: Come giustifica la sua esistenza?

r: Credo che ognuno di noi sia chiamato a dare un segno, nell’ambito delle proprie occupazioni, cercando di lasciare le cose meglio di come le si è trovate.

d: Lei è stato uno dei fondatori della Pro Loco del suo paese, Filiano. Come e perché una Pro Loco nasce?

r: Nel 1984, insieme ad alcuni amici, avevamo fondato il circolo Anspi, nell’ambito dell’oratorio parrocchiale. Nacquero allora la prima Via Crucis e altre iniziative, ma a un certo punto ci si rese conto che c’era la voglia di andare oltre le attività dell’oratorio; dopo un confronto con alcuni altri cittadini che erano al di fuori del circolo, forgiammo un’unione di intenti e demmo vita alla Pro Loco, allo scopo di valorizzare il territorio per mezzo di varie iniziative.

d: Quante sono le Pro Loco in Basilicata?

r: Siamo sulle 115/120, almeno nominalmente. Purtroppo non tutte sono attive, per diverse ragioni: cambi di presidenza, stanchezza, e non ultime difficoltà con le amministrazioni.

d: Ci torniamo. Le Pro Loco si auto-sostengono, ma vivono anche di contributi.

r: Le risorse economiche sono di varia provenienza: innanzitutto la quota associativa (da un’indagine fatta da Unpli nazionale e Cga di Mestre, risulta ammontare al 14% del totale); poi ci sono i contributi pubblici (essenziali) e quelli privati (aziende); e infine gli introiti che provengono dalle nostre iniziative, in primis le –tra vigolette- “sagre”, che consentono di finanziare le attività istituzionali: si calcola che nelle Pro Loco del Centro-Nord Italia ci siano anche centomila euro di incassi: qui in Basilicata è molto, anzi moltissimo, meno (sorride).

d: Da dove provengono i contributi pubblici? Regione, Comuni…

r: Da diversi anni c’è uno stanziamento della Regione, erogato tramite l’Apt. L’anno scorso era di centomila euro, ma in anni più floridi è stato anche di trecento/cinquecentomila. Se mi posso permettere, proprio l’altro giorno –dietro nostra richiesta di incontro con Bardi- abbiamo avuto un colloquio col suo segretario particolare, il dottor Perri, al quale abbiamo rappresentato questa esigenza di implemento. A corredo di questa richiesta porteremo un dossier Unpli, in vista del prossimo incontro col Governatore.

d: Quindi finora si è trattato di centomila euro, ma divisi per…?

r: Funziona così: entro il 15 ottobre, le Pro Loco che sono iscritte allo specifico Albo Regionale (e non tutte sono iscritte) fanno domanda,, presentando un programma di iniziative, sottoponendolo all’attenzione dell’Apt, allo scopo di ottenere il contributo. All’Apt si riuniscono, e si dà un punteggio alle varie schede presentate: in base a quello, c’è la ripartizione dei soldi stanziati.

d: Per capirci, a voi di Filiano quanto hanno dato?

r: La Pro Loco di Filiano ha ottenuto il punteggio massimo, e le sono stati attribuiti milletrecento euro circa.

d: E con quei mille euro e rotti dovreste fare le iniziative?

r: Parte, delle iniziative. Inoltre, una frazione di quei soldi per legge è destinata alle spese di gestione (luce, etc.). Ovviamente, non sono sufficienti per organizzare le manifestazioni; ecco perché nel dossier illustrerò tutte le attività che le Pro Loco fanno, allo scopo di dimostrare che quei soldi non sono minimamente sufficienti. Pensi che ci sono comuni con trecento abitanti: quanti associati, paganti la quota, possono produrre?

d: Fino a quando il contributo è stato di 300/500mila euro? Da quando è così esiguo?

r: All’inizio, quando c’era lo stesso dottor Perri all’Apt, le cifre erano quelle, poi sono andate man mano scemando.

d: Adesso siamo ai minimi storici?

r: Mmm… sì. Un trecentomila euro sarebbe una quota giusta. Ma al di là dell’aspetto meramente economico, un contributo maggiore rappresenterebbe anche un riconoscimento del ruolo delle Pro Loco: oltre alle iniziative istituzionali, noi infatti svolgiamo anche una funzione SOCIALE. Tenere aperta una sede 365 giorni all’anno (anche grazie ai volontari del servizio civile) ha una funzione a mio modo di vedere inestimabile nelle nostre comunità. In un paese di 300/400 anime, avere una porta in cui entrare per farvi riferimento è essenziale.

d: A Filiano dunque la vostra porta è sempre aperta.

r: Sì, anche in virtù del fatto che gestiamo la Biblioteca comunale. Abbiamo la fortuna di essere sempre stati sostenuti, anche economicamente, dalle varie amministrazioni che si sono succedute. Facciamo dunque attività culturali, ma anche i più tradizionali Presepe Vivente, Via Crucis, Percorso Eno-Gastronomico, “Lu Muzz’c” e tante altre cose…

d: Quindi anche dai Comuni le Pro Loco prendono contributi.

r: Sì, Comuni, Provincia, Regione.

d: Si tratta di contributi “una tantum”?

r: Da parte del Comune sì, ma poi ce ne sono altri “a richiesta” in occasione di alcune iniziative, che -nel nostro caso- solitamente vengono concordate prima. Ripeto, a Filiano abbiamo la fortuna di avere un ottimo rapporto con l’Amministrazione, che è essenziale.

d: Tra l’altro proprio Bardi è di Filiano, e risiede lì. L’ha mai incontrato?

r: In strada, sì. Fa la spesa proprio sotto casa mia. Ma è successo prima che divenissi Presidente Unpli. Attendo di incontrarlo in sede istituzionale.

d: Quando lo incontrerà la prossima volta al bar…

r: …speriamo a breve (sorride).

d: …se potrà prenderlo sottobraccio, da Filianese a Filianese, cosa gli dirà?

r: Beh, in virtù del ruolo che ricopro adesso, gli parlerei di due cose in particolare. In primis, dell’importanza che qui in Basilicata rivestono le Pro Loco, per l’impegno volontario…

d: …non ci sono stipendi per lo mezzo…

r: …assolutamente no, anzi, chi poco, chi molto, ci rimettiamo tutti (ma sempre con piacere). Sicuramente Bardi ha una sua idea delle Pro Loco, ma io con lui vorrei maggiormente addentrarmi nell’impegno “sotterraneo” che le caratterizza. Seconda cosa: non potrei esimermi da chiedergli un maggiore sostegno per i progetti presentati, nonché –come dicevo- un incremento dei fondi che l’Apt destina alle Pro Loco: trecentomila euro annui secondo me sarebbero una cifra equa.

d: Abbiamo fatto cenno alle cosiddette “sagre”, che sono un po’ croce e delizia per voi. Sovente vengono infatti viste come iniziative che –specie d’estate, quando letteralmente pullulano- “succhiano” soldi pubblici, ma che si concretizzano in eventi mangerecci, più che altro estemporanei. Cosa ne pensa?

r: Innanzitutto, a mio avviso, il termine “sagra” è abusato, perché dovrebbe essere utilizzato solo per quelle iniziative che valorizzano il prodotto locale, onde ampliarne la diffusione e la conoscenza all’esterno, e per dare riscontro economico ai produttori locali. Non per niente, da qualche anno, l’Unpli ha dato il via all’iniziativa “Sagra di Qualità”, che fornisce (tramite ispettori sul campo) un marchio identificativo basato su alcuni parametri di premialità. La “sagra” non è l’attività istituzionale delle Pro Loco, ma bisogna anche avere la bontà di riconoscere che per noi è una modalità per racimolare risorse economiche, utili a fare le altre iniziative, che non prevedono introiti (ad esempio le attività pasquali o carnevalesche, i libri da stampare etc.). Anche per questo, i produttori e gli esercenti locali (che DEVONO essere coinvolti: è fondamentale!) non devono vederci come una “concorrenza” che toglie risorse a loro. Parlo a livello generale, non della Basilicata (nel mio paese, ad esempio, non è mai successo), ma certo qualche “malinteso” del genere può registrarsi.

d: Certo è che negli anni si sono viste spuntare qua e là sagre un po’ “strane”, che sembravano avere poco a che fare coi prodotti del territorio…

r: Sì, ma è tutto da vedere se sono state realizzate da Pro Loco. Per quanto ne so, le iniziative organizzate dalle Pro Loco hanno sempre attinenza coi prodotti e i produttori locali. Gli esempi negativi (presenti in tutte le cose), saranno in tutto uno, due…

d: Lei diceva che alcune Pro Loco sono ferme per “difficoltà” con le amministrazioni.

r: Eh sì, pur non volendo entrare nello specifico, ci sono dei casi in cui Comuni e Pro loco non vanno d’accordo. Però posso dirle che le nostre Pro Loco di base sono a-partitiche: chi vi entra, deve abbandonare la “casacca”.

d: Ma la politica ci “prova” lo stesso.

r: Dal canto loro, sì. Più di qualche volta, si registra qualche Amministrazione che, diciamo così, vuole mettere le mani sulle Pro Loco, onde adoperarle per le proprie iniziative. Le Pro Loco sono disposte e devono collaborare con le amministrazioni, ma ci vuole il RISPETTO dei ruoli e della vita associativa. Faccio un esempio: un’amministrazione comunale non può decidere chi debba essere il Presidente di una Pro Loco; ha tuttavia il dovere di verificare se quella Pro Loco faccia realmente iniziative a beneficio della comunità. Se c’è qualche problema, ci si riunisce e se ne discute. Se poi c’è qualche problema INTERNO alla Pro Loco, non spetta al Comune, bensì ai Probi-Viri regionali, che se necessario intervengono, persino decidendo di commissariare.

d: Lei è un grande –e riconosciuto- appassionato di fumetti. Grazie alla Pro Loco di Filiano ha pubblicato dei saggi che rendono lo spessore, anche sociale, che questa forma d’arte sa spesso interpretare.

r: Sì, la passione è nata quando avevo circa dieci anni; quando poi prendemmo in gestione la Biblioteca Comunale, vi si è aggiunto un risvolto più “culturale”. E sono dunque nati i laboratori per le scuole e i volumi da me curati, “Fumetto e Handicap”, “La Shoah raccontata dai Fumetti”, e “Il Brigantaggio lucano nella letteratura disegnata”. Per conto mio. sono un grande appassionato di Tex.

d: Quale personaggio dei fumetti potrebbe essere il nostro Governatore, Filianese come lei?

r: (sorride) Per il suo “decisionismo”, direi proprio Tex! Ma Tex non deve però dimenticarsi che con lui ci sono anche Kit Carson, Tiger Jack e Kit Willer…

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