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- Mercoledì, 30 Agosto 2023 08:46
“Da pochi giorni ha assunto il comando della Stazione dei Carabinieri di Vietri di Potenza Daiana Conte che, con i suoi 23 anni, oltre ad essere tra i carabinieri più giovani d'Italia, rappresenta sicuramente una bella immagine di parità sia per il piccolo borgo lucano che per l'intera regione.
Difatti, Conte è l'unica donna al comando di una stazione dei Carabinieri in Basilicata e a lei va il nostro plauso e l'augurio di proficuo lavoro”. E’ quanto affermano, in una nota, le consigliere regionali di parità Ivana Pipponzi e Rossana Mignoli.
“L'ingresso del personale femminile nelle Forze Armate e nei ruoli dell'arma dei Carabinieri ha rappresentato un passaggio epocale per la nostra società che oggi, a ben vedere, si affida sempre di più alle donne anche per le posizioni apicali.
Sul punto - aggiungono le consigliere - stiamo programmando per il prossimo autunno delle attività, alle quali senz'altro avremo il piacere di invitare il maresciallo Conte, volte ad approfondire l'annoso problema della violenza di genere e degli abusi familiari nei piccoli centri lucani. Lotta che vede in prima linea proprio l'Arma dei Carabinieri, alla quale va tutto il nostro più sentito apprezzamento”.
https://www.regione.basilicata.it/giunta/site/giunta/detail.jsp?otype=1012&id=3093351&value=regione
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- Sabato, 08 Luglio 2023 08:26
La questione della “violenza di genere”, ahinoi, è un tema sempre più “in rialzo” in un mondo, una nazione, una regione e una città, che sembrano sempre più camminare all’indietro, e a grandi passi, di gambero.
A Potenza, da qualche tempo, è attivo però un interessante progetto, “Più Sicura – Laboratorio femminile di arti marziali e psicologia della difesa personale”. A quanto pare, infatti, l’aspetto fondamentale di tutta la questione attiene solo parzialmente al “saper menare le mani”, quanto, in maniera più dirimente, al “saper usare la testa”.
Ne abbiamo parlato con Serena Lamastra, Direttrice dell’Accademia delle Arti Marziali e Sport da Combattimento di Potenza, ideatrice del progetto, e della co-responsabile in tale “mission”, Alessandra Sprovera.
d - Tanto per cominciare, Serena, lei è da poco diventata la prima donna lucana a indossare la cintura nera di Ju jitsu brasiliano…
r - LAMASTRA- …in effetti quello delle arti marziali è visto come un mondo prettamente maschile; io invece le pratico da sempre (kung fu, kick boxing), e questa ultima cintura nera è giunta a completamento di un lungo percorso, anche di studio (componente fondamentale, ma di cui non sempre si parla), durato quasi dieci anni.
d - Immagino si tratti anche di un percorso condiviso con suo Marito, Massimiliano Monaco, già campione mondiale di kick boxing cinese (che abbiamo intervistato alcuni numeri fa – ndr)
r - Sì, gestiamo insieme l’Accademia, lui è il direttore tecnico, io sono quella che gestisce la parte amministrativa. Tornando al ju jtsu brasiliano, si tratta di un’arte marziale relativamente “giovane”, che è proprio alla base di molte tecniche di autodifesa personale.
d - Parliamo dunque di questo progetto “Più Sicura”: immagino abbia anche dei patrocini istituzionali.
r - Sì, è stato ideato da noi dell’Accademia, ed è stato patrocinato dal Comune di Potenza (Ufficio Sport), dalla FederKombat (la Federazione di riconoscimento della kick boxing), dalla Commissione regionale per le Pari Opportunità e dall’Asp (Ufficio del Consultorio).
r - SPROVERA - “Più Sicura” è un laboratorio femminile di arti marziali e della psicologia della difesa personale. Un “laboratorio”, perché la nostra idea era proprio quella di sperimentare un connubio tra le arti marziali, insegnate a scopo “auto difensivo” e il percorso psicologico, volto a far acquisire maggiore consapevolezza e autostima alle donne. Perché? Perché molto spesso le donne non “conoscono” la violenza, anche se sembra un paradosso. Molto spesso non si riconosce la violenza, soprattutto quella psicologica. Il nostro scopo è dunque quello di diffondere la cultura e la conoscenza di fenomeni quali la violenza di genere, la violenza domestica, insegnando a donne -giovani e più mature- a essere maggiormente “reattive”. Non pretendiamo, però, di creare “super eroine”, perché è abbastanza ovvio che –nonostante l’esperienza che una può avere nelle arti marziali- se un uomo di cento chili aggredisce una donna, molto probabilmente quella donna soccomberà. Quello che conta, dunque, è imparare ad avere una “reazione”, invece di un “freezing”, ovvero un blocco psicologico e fisico.
d - Serena, in una relazione cosiddetta “tossica”, quali possono essere i campanelli d’allarme circa una violenza psicologica che sta per diventare anche fisica?
r - LAMASTRA - Si va dalla semplice “negazione” della persona (il partner fa in modo che l’altra “non esista”, vietandole di vestirsi in un certo modo o di fare determinate cose), e poi –naturalmente- all’aggressività, in tutte le sue forme, verbale e fisica. Lo schiaffo è facile da riconoscere come violenza, ma uno strattone o anche un semplice tocco della mano (laddove la donna non voglia che il proprio spazio fisico venga violato) possono portare “a valanga” a cose molto più negative. La nostra psicologa, Mariarosaria La Becca, fondatrice anch’ella del progetto, in tutto questo ricopre un ruolo importantissimo. Le nostre lezioni si svolgono sempre in modo “dinamico”, con una prima parte di riflessione e una seconda dedicata all’apprendimento di tecniche atte a evitare questo tipo di situazioni.
d - Dal punto di vista “fisico” cosa viene trasmesso alle allieve?
r - Una sorta di “pronto soccorso di difesa personale”. Come diceva Alessandra, nessuno può imparare a difendersi da chiunque, pertanto noi forniamo degli strumenti per cercare di creare una via d’uscita in una situazione di pericolo, onde poter scappare e cercare aiuto. Guardi, come le dicevo, io stessa ho diverse cinture nere e pratico arti marziali da una vita, ma so bene che in palestra –in una situazione di reale difficoltà per me- il mio avversario si fermerebbe. Nel mondo “reale”, invece, la vera violenza è caos, e nessuno si ferma. Pertanto, la prima cosa è capire di non essere “invincibili”; la seconda è riconoscere di avere delle “armi” che non sospetteresti di avere nel tuo corpo.
d - Ad esempio?
r - Bisogna colpire parti del corpo che sono sempre vulnerabili: occhi, genitali. E’ brutto dire che “un dito nell’occhio” può essere utile, ma in realtà proprio così. E poi, certo, ci sono delle tecniche specifiche di difesa, come quelle relative alla situazione di “schiena a terra” (tutte le violenze portano a quello), in cui solitamente si perdono le speranze. E in questi casi ci viene incontro proprio il ju jitsu brasiliano: pensiamo alla tecnica di strangolamento effettuata con le gambe, il cosiddetto “triangolo”, che può portare persino allo svenimento dell’aggressore. Ciò comporta avere la possibilità di scappare e chiedere aiuto.
d - Mi par di capire che, in caso di “attacco”, il punto non è necessariamente “menare” l’aggressore, bensì mettersi in condizione di fuggire e di cercare soccorso.
r - Esattamente. Affermare che, con poche lezioni, si impara a difendersi sempre e comunque, sarebbe vendere fumo negli occhi.
d - Alessandra, imparare le tecniche difensive può quindi non essere sufficiente, se non si ha il giusto allenamento psicologico, in quanto la paura può comunque annullare tutto quanto si è appreso dal punto di vista fisico.
r - SPROVERA – In tutto ciò è fondamentale l’intervento della nostra psicologa, che guida le donne in un percorso di valorizzazione del proprio io, allenandole a osservare le diverse sfumature delle situazioni in cui si possono ritrovare. “Più sicura” si volge sia nelle scuole pubbliche sia nella nostra palestra, e capita che molte ragazze affermino di non avere la capacità di essere “aggressive” e dunque di difendersi; la psicologa pertanto le guida a comprendere la valenza di certi gesti, sia propri, sia dell’aggressore. Parlavamo prima del “freezing”: bene, riflettere su questi argomenti aiuta ad avere una reazione, che può anche essere semplicemente –come si diceva- lo scappare (viepiù da luoghi isolati, quali parcheggi o strade appartate), o trovare il tempo di chiamare la polizia col cellulare, dopo aver messo, diciamo “KO”, l’aggressore. Bisogna SEMPRE chiamare aiuto e rivolgersi alle autorità preposte (polizia, carabinieri, il consultorio, Telefono Donna etc.).
d - Serena, se potessimo trarre dei “dati” dalle vostre attività sul territorio, che “fotografia” otteniamo della situazione presente qui a Potenza?
r - LAMASTRA - Purtroppo, in linea con i dati nazionali, ci sono anche qui tante situazioni di violenza, e tante ragazze sono venute da noi. Ma si tratta quasi sempre di violenza domestica (familiari, partner, amici). Ecco perché la difesa personale dall’aggressore occasionale che si può incontrare per strada ha un’importanza relativa rispetto alla prevenzione, all’informazione sulla violenza di genere. Diciamo che, perlomeno da noi, non sono venute persone aggredite da sconosciuti.
d - Tuttavia, se pensiamo alle polemiche sulla “mala movida” in centro storico, alcune delle persone che abbiamo intervistato non si sono dette del tutto tranquille, quando le loro figlie escono di sera.
r - Perché problemi ci sono, non sono da sottovalutare, e sono legati ad alcune dinamiche proprie della città. Però bisogna bene inquadrare le cause, perché possono esserci –a volte- situazioni in cui ci si “espone” al pericolo. Alcuni ragazzini, infatti, non hanno un’adeguata conoscenza dei rischi, e pertanto è stato molto bello incontrali nelle scuole e informarli. E mi tocca dire che per quanto riguarda le aggressioni per strada, beh, la situazione mi sembra stia diventando brutta anche a Potenza. Da noi, ripeto, finora non è mai venuta nessuna a raccontarci di questa esperienza, ma le cronache ci narrano comunque di alcuni episodi. Pertanto è fondamentale fare informazione e prevenzione.
d - Cosa chiedereste alle istituzioni?
r - SPROVERA – Soldi? (sorride) Scherzo, ma sicuramente maggiore sostegno, a tutte le associazioni.
r - LAMASTRA – Anche degli spazi di condivisione tra tutte le associazioni che si occupano di questa tematica; la possibilità di costruire una “rete”, che potrebbe rivelarsi anche un fiore all’occhiello per la regione.
d - Un messaggio alle donne?
r - Credete in voi, perché potete fare tutto e potete difendervi.
d - Ma è vero che spesso chi subisce violenza si auto-colpevolizza?
r - SPROVERA - Sì. Per questo è fondamentale il percorso di autostima e di valorizzazione del proprio io. Spesso le nemiche delle donne sono le donne stesse, quando non credono nella loro forza e nelle loro capacità.
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- Venerdì, 30 Giugno 2023 12:36
E’ il Dirigente Generale Dr. Giuseppe Ferrari il neo Questore della Provincia di Potenza. Nominato dal Capo della Polizia – Direttore Generale della P.S., il dott. Ferrari subentra al dott. Antonino Pietro Romeo collocato in quiescenza il 1° giugno u.s., provenendo da analogo prestigioso incarico, quale Questore di Reggio Emilia. L’insediamento è previsto nei prossimi giorni.
Cinquantanove anni, coniugato, originario di Busseto (PR), ha frequentato il 1° Corso quadriennale presso l’Istituto Superiore di Polizia in Roma, dal dicembre 1984 al gennaio 1989, conclusosi con la nomina a Vice Commissario della Polizia di Stato.
Si è laureato in giurisprudenza con lode presso l’Università di Parma.
Ha prestato servizio, fino al novembre 1994, presso la Scuola Allievi Agenti di Piacenza, ricoprendo gli incarichi di Dirigente dell’Ufficio del Personale e di Dirigente dell’Ufficio Corsi, oltre che di docente di materie giuridiche.
È stato trasferito nel dicembre 1994 alla Questura di Milano, ove ha svolto le funzioni di Vice Dirigente della Divisione Anticrimine fino all’aprile 1996.
Successivamente è stato assegnato alla Direzione Centrale della Polizia Criminale, Servizio Centrale di Protezione, assumendo la direzione del Nucleo Operativo di Protezione Lombardia di Milano, dal maggio 1996 all’agosto 1998.
Dal settembre 1998 ha prestato servizio presso la Questura di Parma, ricoprendo prima l’incarico di Dirigente dell’Ufficio Immigrazione, e quindi, fino ad aprile 2005, quello di Dirigente dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico.
È poi stato assegnato alla Questura di Brescia, ove ha diretto l’Ufficio di Gabinetto fino al giugno 2009.
Nel luglio 2009, poco dopo il terremoto che ha colpito la città di L’Aquila è stato trasferito nel capoluogo abruzzese, per assumere le funzioni di Vice Questore Vicario, coordinando i servizi svolti dalle Forze di Polizia durante le operazioni di soccorso alla popolazione e di supporto alla ricostruzione nei Comuni della provincia interessati dal sisma.
Dal luglio 2012 al settembre 2015 ha ricoperto l’incarico di Vice Questore Vicario di Torino ed ha coordinato i più importanti servizi di ordine pubblico attuati in occasione delle numerose manifestazioni svoltesi in quel periodo, nel capoluogo piemontese e nella sua provincia.
Fino a giugno 2016 ha frequentato, alla Scuola di Perfezionamento per le Forze di Polizia, il 31° Corso di Alta Formazione, conseguendo presso l’Università “La Sapienza” di Roma, il master di II° livello: “Sicurezza, Coordinamento interforze e Cooperazione internazionale”.
Successivamente è stato assegnato all’Ufficio Centrale Ispettivo del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, ove ha assunto le funzioni di Ispettore Generale.
Dal 2 gennaio 2017 ha diretto la Questura di Massa Carrara.
Durante la sua carriera ha ricevuto tra l’altro: la medaglia di benemerenza connessa ai servizi prestati in occasione dell’alluvione in varie regioni dell’Italia settentrionale, nel settembre - ottobre 2000 e la medaglia di benemerenza per le operazioni di soccorso svolte in Abruzzo, a seguito del terremoto del 2009.
Il 20 dicembre 2022 ha ricevuto da S.E. il Prefetto di Reggio Emilia, Dottoressa Iolanda Rolli, l’onorificenza di Ufficiale della Repubblica Italiana.
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- Sabato, 20 Maggio 2023 08:50
di Antonella Sabia
Si è svolto martedì scorso presso il Palazzo della Cultura a Potenza l’importante “Seminario sulle indagini digitali” organizzato da SILP CGIL (Sindacato Italiano Lavoratori di Polizia) e ONIF (Osservatorio Nazionale Informatica Forense), che ha offerto una panoramica sulle principali sfide e opportunità nel campo delle indagini digitali, andando a porre particolare attenzione sulle ultime tendenze e sulle innovazioni tecnologiche, grazie alla presenza di esperti del settore che hanno condiviso esperienze e discusso di soluzioni e strategie possibili. Solo qualche settimana fa, su queste stesse pagine, si era discusso di questi temi con il segretario generale SILP CGIL Basilicata Francesco Mobilio (Sovrintendente Capo della Polizia di Stato) e con il segretario Pasquale Di Tolla (Sostituto Commissario della Polizia di Stato).
All’evento dello scorso 16 maggio era,presente, tra gli altri, lo stesso Presidente dell’ONIF, Paolo Reale (tra l’altro anche consulente del noto programma televisivo “Quarto Grado” su Rete 4).
A nostra domanda diretta sulle “due velocità” -nell’ambito delle nuove tecnologie- che corrono tra forze di polizia (nonché autorità giudiziaria) e criminalità organizzata, ha affermato: “Ci sono tante sfaccettature diverse e l’Italia è proprio tappezzata con competenze e risorse che cambiano a seconda della regione, del luogo e della città di riferimento. È vero, ci sono alcuni ambiti in cui l’autorità giudiziaria non è al passo con i tempi, mancano risorse e competenze, ma talvolta anche fondi, perché stiamo parlando di una materia in cui necessitano degli investimenti. Dall’altra parte, la criminalità, ci sono delle strutture che sono davvero attrezzatissime, all’avanguardia. La situazione, quindi, è abbastanza frastagliata, non univoca, ma quello che manca molto è la sensibilità, in particolare a livello politico, su come sta evolvendo questo tema, non solo sulle frodi informatiche, ma anche sulla sicurezza e sulle indagini digitali”. Reale ha accennato poi anche alla questione degli emolumenti -non sempre adeguati- per i professionisti, laddove invece la criminalità organizzata non bada a spese. “Mancano investimenti sulle competenze, ma anche sui professionisti. Per esempio, un consulente che lavora per una Procura. o che fa il perito per un giudice, è pagato “a vacazioni”, cioè periodi di due ore in cui si guadagna quattro euro l’ora lordi. Questo cosa significa: che i migliori consulenti tendono a lavorare per i privati, cioè presso chi è disposto a pagare la competenza che sta acquisendo, mentre quelli che lavorano per le procure molto spesso tendono a fare più lavori, proprio per riuscire a ottenere un corrispettivo dignitoso, semplicemente per vivere. Questi prezzi sono stati valutati 40 anni fa, non sono mai stati aggiornati in nessuna occasione legislativa. Spesso si dice che il professionista che mette a disposizione le sue competenze nell’ambito del processo non deve essere strapagato perché comunque lo fa per una questione di giustizia: è vero, ma quattro euro l’ora sono oggettivamente indecorosi”, ha affermato Reale.
Con Reale noi di Controsenso abbiamo poi anche discusso sulla necessità di coniugare le esigenze di giustizia con il diritto alla privacy del cittadino. “Sono stato invitato alla Seconda Commissione Giustizia del Senato non più tardi di un paio di mesi fa, poiché era in corso l’acquisizione di una serie di informazioni e hanno richiamato una serie di stakeholder per raccontare la situazione dell’Italia. Mi sono reso conto che c’è una scarsa sensibilità del legislatore sul tema, mi auguro che all’esito di questo ascolto possano cominciare realmente a mettere in fila tutte le problematiche. Oggi come oggi, anche per reati minori, è prevista la possibilità di mettere un Trojan sul telefono, ma il Trojan è come un far west, perché alcuni sono in grado di modificare il contenuto del telefono. Oggi non succede, ma potenzialmente funziona in questo modo. Pertanto è necessaria una legislazione che tenga conto da un lato dell’esigenza del cittadino sulla privacy, e dall’altro bisogna capire quali sono le effettive funzionalità che devono essere messe a disposizione, anche a seconda della gravità dei reati, e capire laddove intervenire con strumenti così invasivi della privacy (perché stiamo parlando di uno strumento che se inserito sul cellulare, si accorge di qualunque cosa, da quando sono in bagno o a letto con mia moglie, o in una qualunque occasione sociale). Il punto è: a quale titolo questa spia mi segue dappertutto, se non ho commesso reati gravissimi? E’ un equilibrio che deve essere trovato, insomma, ma ancora non ci siamo. Spero che si possa arrivare a formulare qualche ipotesi un po’ più circostanziata. Come tecnici siamo sempre stati a disposizione per dare il nostro contributo, ma anche su questo c’è poca capacità di cogliere: il mondo digitale e le regole di funzionamento d certe cose, infatti, sono diverse dal mondo reale”.
In materia di sinergia, criticità e futuro, tra polizia giudiziaria, ausiliari, CTU e CTP nelle indagini digitali, ha relazionato il Dott. Pier Luca Toselli, Luogotenente Guardia di Finanza CFDA: “C’è indubbiamente un gap tra le tecnologie a disposizione dei criminali e quelle degli inquirenti, colmabile solo attraverso l’interazione ad alto livello tra tutti gli attori che sono chiamati in gioco (polizia giudiziaria, CTU, CTP, ausiliari, avvocati, ma anche la magistratura stessa), sempre se in maniera trasversale hanno uno scambio di esperienze, di informazione e di nozioni. Questo è l’elemento che può aiutarci a contrastare i fenomeni criminali che sono sicuramente un passo avanti a noi. Da cosa bisogna cominciare? L’informazione è fondamentale, ma tutto deve essere incrementato: dai fondi, alla formazione, alla presa di consapevolezza della realtà””. E circa la consapevolezza da parte della politica su come la criminalità si sia digitalizzata nel tempo, il dottor Salvatore Filograno, super-perito, ci ha riferito: “Penso ci sia ancora molto ignoranza, poca divulgazione di questo settore e questi segnali servono per dare un’impronta diversa a chi ci segue, per capire quali sono le difficoltà che si incontrano oggi per bypassare, ad esempio, un blocco sul telefono quando i criminali ci mettono una password”.
- Scritto da Redazione
- Mercoledì, 26 Aprile 2023 16:29
Anche i medici e gli operatori dei Dipartimenti di salute mentale degli Ospedali di Potenza e di Matera e delle strutture Asp e Asm lunedì hanno osservato due minuti di silenzio sospendendo ogni attività in ricordo di Barbara Capovani, la psichiatra aggredita ed uccisa da un ex paziente a Pisa. L’iniziativa è stata promossa dalla Società italiana di psichiatria, di cui è presidente la lucana prof. Liliana Dell’Osso, direttore dell’Unità operativa di Psichiatria dell’Aou pisana e della Scuola di specializzazione in Psichiatria.
“Un modo per rendere omaggio alla collega uccisa ma anche – ha detto Dell’Osso - per chiedere tutela e invertire la rotta di una continua delegittimazione del ruolo e del servizio svolto dal personale sanitario». “Ho conosciuto la dottoressa Capovani da quando era specializzanda presso la nostra clinica, e ho ben presente la passione e l’impegno che ha dedicato alla professione medica e che l’hanno accompagnata nel suo lavoro e nella sua crescita come dirigente al Servizio Psichiatrico territoriale"
«Vittime di aggressioni quotidiane, non siamo in grado di difenderci da tali violenze». Così in una lettera la Società Italiana di Psichiatria lancia l’allarme sulla sicurezza precaria dei medici ogni giorno alle prese con episodi simili a quello accaduto alla psichiatra Capovani.
- Scritto da Redazione
- Lunedì, 17 Aprile 2023 10:36
L’INTERVENTO - «Desta perplessità e sconcerto che un collegio giudicante, contravvenendo a qualsiasi principio di buonsenso, abbia operato in spregio alla dignità, al decoro e al prestigio della classe forense, evidentemente eccedendo nelle proprie prerogative, abbia negato il legittimo impedimento a un'avvocatessa, nonostante questa avesse documentato la necessità di assistere il figlio di due anni, ricoverato al Bambino Gesù per un intervento.
Gli avvocati tutti, anche per previsione deontologica, debbono avere massimo rispetto per la Magistratura, sia inquirente che requirente. La Magistratura, del pari.
Una scelta presa contro il parere del pubblico ministero, motivata col fatto che il bambino avrebbe potuto essere accompagnato in ospedale dal padre, senza nulla conoscere delle dinamiche familiari della collega e con una inopportuna ingerenza in vicende personali e spesso dolorose, per le quali necessiterebbe rispetto.
Di qui la decisione del magistrato di procedere con l'udienza ascoltando un testimone.
Non è la prima volta che capita un episodio del genere nei Fori italiani, come il caso di una collega cui venne negato il legittimo impedimento nel giorno della data presunta del parto. Ora questo nuovo caso, che lede non solo la dignità e il decoro della professione forense, ma la dignità stessa della donna, e di una lavoratrice madre, in un’epoca in cui si parla di parità di genere e di cosa fare per eliminare le disparità».
La Consigliera Regionale di Parità di Basilicata
Avv.ta Ivana Pipponzi
Il Coordinatore Regionale di Meritocrazia di Basilicata
Avv. Luca Lorenzo
- Scritto da Redazione
- Mercoledì, 05 Aprile 2023 12:03
L'INTERVENTO - Chiediamoci che cos’è una famiglia. L’attuale senso comune compreso quello religioso e della maggior parte della gente comune è di norma per la famiglia tradizionale cioè padre di sesso maschile-madre di sesso femminile e figli.
Trattasi comunque di famiglia biologica. Come se la biologia di procreazione sia
l’unica possibile in natura o secondo natura: natura docet.
Nei vent’anni in cui ho svolto la funzione di giudice onorario per i minori, ne ho visto di tutti i colori, nelle così dette famiglie tradizionali: abbandoni, maltrattamenti fisici e psicologici, incurie per non dire altro. Alla luce di quanto suddetto a parer mio quello che conta è che la coppia quale che sia debba essere prima di tutto amorevole e consapevole. Quindi secondo me tutte queste funzioni si possono riscontrare sia in coppie omosessuali che in coppie eterosessuali.
Io sto parlando di coppie e non di un maschio e di una donna perché il sentimento fondamentale per avere una prole deve essere l’amore a governare la coppia.
Nella mia lunga ventennale pratica forense ne ho visti di disastri di famiglie così dette eterosessuali (maschi che abbandonano la famiglia dopo la procreazione, oppure donne che non si assumono le loro competenze genitoriali).Quindi non sempre la presenza di una figura maschile e una figura femminile funziona bene nella coppia e non è garanzia di stabilità. Chiediamoci che cos’è la funzione genitoriale. Io credo che la genitorialità in senso lato debba considerarsi funzione adottiva e non biologica, sicché il prodotto di concepimento deve derivare da una questione d’incontro d’amore non da situazioni casuali, pertanto razionali e propositive.
Chiediamoci ora cos’è un legame familiare? E’ solo presenza biologica di sangue? Di stirpe? Di colore di pelle? O piuttosto deve essere un legame di amore, di cura e di attenzioni? Oggi c’è una crisi diffusa di assunzione educativa, che spesso si demanda alla scuola. Si pensi ai figli che mandano a quel paese i genitori continuamente trattandoli alla pari.
Orbene in questo caso i genitori che si sono limitati solo alla procreazione biologica, successivamente hanno dimenticato la loro funzione educativa e di esempio alla vita.
Nella famiglia di oggi si verificano spesso fenomeni di violenza, abbandoni, incurie, litigi e perfino abusi sessuali, quindi ancora una volta la coppia eterosessuale non è sinonimo di stabilità affettiva e di crescita tranquilla per la prole. Si continua a dire che la coppia eterosessuale rispetta la natura: ma l’abuso di qualsiasi tipo è natura?
Ogni anno da quarantadue anni a questa parte costruisco a dicembre il presepe classico. In questo Giuseppe è raffigurato con una lanterna in mano a guardare Gesù Bambino. Lui sa che non è figlio a lui, non è biologicamente suo ma si assume la capacità di essere adottante di un figlio geneticamente non suo, quindi non c’è legame biologico fra Giuseppe e Gesù, ma un legame adottivo e in questo consiste la sua bontà e santità e anche il suo essere genitore amoroso con la presa in carico totale del figlio.
In natura esistono famiglie con un solo genitore a causa di morte o a causa di separazione o divorzi.
Il genitore superstite quindi si assume sia la funzione maschile sia quella femminile, per cui deve alternare sia il codice materno sia il codice paterno e viceversa, e tutto questo senza distinzioni di sesso.
Ritengo comunque che ogni figlio debba essere un frutto d’amore di una coppia, perché così l’amore di due crea e deve creare un posto ad un figlio che come dico spesso è del mondo. Quindi i genitori non devono essere semplicemente procreatori, ma devono essere consapevoli che alle fondamenta biologiche deve seguire atto d’adozione consapevole.
Tutti i genitori che si pregiano di tale nome e che si comportano bene devono essere adottivi valutando che non conta esclusivamente la via biologica. In conclusione mi
sento di essere favorevole alle coppie omosessuali purchè siano animate dal criterio di adottività, non altrettanto sono favorevole alle adozioni di un singolo perché si rischia di avere un rapporto molto possessivo, non capendo egoisticamente che i figli non sono di proprietà, ma sono del mondo e nel mondo con cura li si deve preparare a vivere a crescerli e lasciarli andare.
I figli come disse qualcuno una volta sono solo un prestito, il più grande e meraviglioso prestito al mondo e sono dei genitori solo quando non possono prendersi cura di se stessi. Dopo appartengono alla vita. Nella nostra società attuale tutti i genitori che assumono i criteri di adottività sia eterosessuali che omosessuali a parer mio sono i modelli più puri, sono eroi e dovremmo imparare tutti da loro.
Giambattista D'Andrea
- Scritto da Redazione
- Sabato, 04 Febbraio 2023 08:34
di Antonella Sabia
Solo qualche settimana fa, destinata ad ANAS, Regione Basilicata, Provincia di Potenza, Comune di Potenza e stampa, la sig.ra Rosalba Romano, presidente dell’Associazione Italiana Familiari Vittime della Strada di Potenza, inoltrava una lettera per segnalare una condizione di pericolosità e richiederne formalmente la chiusura. Si tratta della confluenza in località Varco d’Izzo sulla Basentana, proprio a ridosso del tratto di strada interessato dall’autovelox che tanto fa parlare di sè per l’enorme quantitativo di sanzioni elevate in pochi mesi. “Si segnala la pericolosità della confluenza in località Varco D’Izzo s.s. 407 Basentana direzione Potenza km 466 + 745 – si legge nella missiva - in quanto realizzato senza la previsione di una corsia di accelerazione che possa consentire agli automobilisti di mettersi sulla Basentana, senza grave pericolo per la regolare circolazione”. Abbiamo sentito la signora Romano, che ci ha ribadito quanto scritto, ma di non essere affatto “contro” l'Autovelox in sé, preoccupata più in generale dalla situazione delle strade lucane, che riportano trend sempre più negativi per quanto concerne l’aspetto degli incidenti stradali.
d: Che ruolo ha l’Associazione e quali attività svolge sul territorio?
r: Prima di tutto offriamo consulenze gratuite, legali, peritali e psicologiche ai familiari delle vittime e alle vittime che hanno subito un danno a seguito di un incidente, che sia fisico o psicologico. Il nostro compito è quello di indirizzarli e offrire tutte le informazioni di cui necessitano. L’A.I.F.V.S ha sedi su tutto il territorio nazionale, ma purtroppo sembra che in Basilicata si voglia boicottare l’associazione, talvolta sono altri professionisti a consigliare di non rivolgersi a noi, molto probabilmente frenati dal timore di quello che potrebbe accadere. Personalmente da oltre vent’anni mi occupo di sicurezza stradale, poiché ho perso mio marito in un incidente proprio sulla Basentana nel 2001, vado nelle scuole a fare corsi di formazione sulla sicurezza stradale che durano anche 36 ore nell’arco dell’anno.
d: Nell’associazione quindi gravitano anche esperti nelle varie materie?
r: Sono a disposizione di chiunque abbia bisogno, chiaramente la consulenza è gratuita, per poi chiedere eventualmente di essere seguiti, senza alcun obbligo. Purtroppo i processi e le cause per gli incidenti stradali sono molto difficili da combattere, perché la persona che non c’è più, ovviamente non ha più voce in capitolo e bisogna cercare le prove di innocenza, non sempre questa cosa risulta facile, ed è necessario che questi avvocati abbiano gli “attributi”. Purtroppo va detto che spesso si assiste a casi di omertà, perché la gente vuoi per paura e timore, preferisce non mettersi contro nessuno. Personalmente quando mio marito morì, ho intentato una causa contro l’ANAS, nonostante mio fratello lavorasse lì, l’abbiamo anche vinta, ma ci abbiamo messo 15 anni.
d: Con l’amministrazione comunale, ma anche con quella regionale che rapporti avete? Avete mai organizzato qualche evento insieme?
r: Nella maggior parte delle cose che ho fatto, ho sempre camminato da sola, anche la sede dell’associazione, ho dovuto acquistarla a mie spese. Credo che il problema sta nel non capire che il problema non è solo il mio, non è di 10-20 persone, ma potrebbe essere di tutti i cittadini, perché una cosa del genere potrebbe capitare a tutti, la morte non fa distinzione e io non auguro a nessuno quello che ho passato io, è un trauma da cui non guarisci più. Purtroppo la giustizia è lenta e talvolta approssimativa, gli enti locali nonostante io abbia scritto per anni, mi hanno supportato poco, negli anni però ho trovato l’appoggio di ex sindaci, ma non di Potenza. Solo con Santarsiero riuscii a prendere dei contributi per due campagne di sensibilizzazione, poi posso fare il nome di Michele Miglionico, ex sindaco di Satriano che è sempre stato vicino alla causa e abbiamo fatto tante iniziative insieme. Ci vuole molta sensibilità e bisogna crederci, non bisogna avere paura di supportare una giusta causa. Posso dire però che con i miei soli sforzi, alla fine provo a sensibilizzare la cittadinanza sulla sicurezza stradale, girando nelle piazze dei paesi e nelle scuole. Se ci fosse anche collaborazione da parte degli enti locali, allora forse anche in Basilicata potremmo dire che gli incidenti vanno via via diminuendo, invece il trend rimane sempre negativo: siamo stati infatti paragonati a Milano, e ovviamente il paragone non regge. Anche nell’associazione ci sono circa un migliaio di iscritti, talvolta però non c’è grande partecipazione come vedo altrove, per esempio al Nord dove dimostrano di avere molta più sensibilità.
- Scritto da Redazione
- Giovedì, 19 Gennaio 2023 17:38
Il Gup presso il tribunale di Potenza, dott. Pignata, ha ammesso la costituzione di parte civile dell’Ufficio della Consigliera regionale di parità, patrocinato dell’avv. Luca Lorenzo, nel procedimento c.d. Woman Transfer, a carico di una organizzazione dedita alla tratta di persone (badanti moldave) e all’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
Dopo essere state reclutate attraverso profili facebook, le lavoratrici, tutte donne moldave, entrate nel territorio italiano con visto turistico, erano costrette a lasciare il passaporto nelle mani dell’organizzazione e a lavorare come badanti, in nero e in condizioni di sfruttamento, versando come tangente una quota del salario maturato. Le lavoratrici, inoltre, erano segregate e trattenute in alloggi gestiti dall’organizzazione in condizioni sociali, familiari ed economiche di vulnerabilità e di degrado.
La decisione di rinvio a giudizio è stata disposta in continuità con l’orientamento già precedente assunto dalla Corte d’Assise di Potenza nello scorso dicembre in un altro filone dell’inchiesta, dove l’Ufficio della Consigliera regionale di parità (deputato istituzionalmente al contrasto delle discriminazioni di genere sul lavoro) era stato già ammesso tra le parti civili.
Soddisfazione viene espressa da Ivana Pipponzi, Consigliera regionale di Parità effettiva, dalla sua vicaria Rossana Mignoli e dall’avv. Lorenzo poiché “l’ammissione alla costituzione di parte civile per i delitti commessi in danno di una pluralità di lavoratrici vittima di tratta e lavoro nero conferma la sempre crescente sensibilità e tutela verso la questione di genere a contrasto delle condotte discriminatorie sui luoghi di lavoro”.
- Scritto da Redazione
- Giovedì, 12 Gennaio 2023 16:32
“Un personale saluto di benvenuto alla neo insediata questore di Matera Emma Ivagnes che, dal 10 gennaio, rappresenta una delle cariche più alte per la sicurezza e l’ordine a tutela della comunità.
Il ruolo di questore assegnato ad una donna rappresenta un segnale di notevole importanza verso una maggiore presenza femminile nelle posizioni apicali. L’equilibrio di genere nelle alte cariche registra ancora un forte gap da colmare attraverso una sempre più incisiva attività di promozione e diffusione della cultura della parità di genere e di contrasto alle discriminazioni.
Formuliamo gli auguri di buon lavoro, con l’auspicio di poter avviare un percorso di proficua collaborazione nelle iniziative che verranno messe in atto in tale direzione”.
Lo affermano, in una nota, la consigliera effettiva regionale di parità, Ivana Pipponzi, e la consigliera supplente, Rossana Mignoli.
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