giulio_giordano_controsenso.jpgL’IA e i moderni software grafici possono essere certamente d’aiuto nel lavoro di un aspirante fumettista professionista, ma sempre ammesso che l’interessato abbia “la mano” (e cioè un talento naturale), da legare a doppio filo a studio, costanza e anche a un pochino di caparbietà.

Parola di Giulio Giordano: originario del Capoluogo, è uno dei disegnatori lucani più importanti nel panorama nazionale (membro di primo piano della scuderia Bonelli), nonchè docente di fumetto, fondatore della prima e più prestigiosa scuola di “comics” in Basilicata, la “Redhouse Lab” di Potenza.

d - È stato difficile partire dalla Basilicata per intraprendere la professione del fumettista, iniziando da una “semplice”, grande passione?

r - Dico la verità. Nel mio caso non era necessario partire proprio dalla Basilicata. Questo è un tipo di lavoro che può essere fatto anche a distanza,. I capi della Bonelli in dieci anni li avrò visti sì e no due volte. Benedetto il web e chi lo ha inventato, poiché è grazie ad esso che si è riusciti a consegnare delle tavole digitali e non più cartacee. Uscire dalla Basilicata non era in realtà necessario per me, il mio trasferimento a Bologna è dipeso più che altro da ragioni personali.

d - La sua è stata una gavetta piuttosto lunga. Sono sì dieci anni che lavora in Bonelli, ma ha fatto anche tante altre cose qui in Basilicata...

r - Certamente. Il mio mondo non parte direttamente dal fumetto. È una grande passione, ma la mia carriera parte come “graffittaro”, con i murales sul cemento potentino.

d -...a tal proposito è noto in città il murale di San Gerardo realizzato a rione Gallitello

r - Sicuramente, grazie anche all’aiuto di Francesco Romagnano e della sua associazione. Mediante la collaborazione con il Comune di Potenza poi sono nati anche altri progetti come il murale sui “Turchi” all’interno delle scale mobili della città, in viale Dante, e l’altro al campo scuola. Insomma, posso dire che abbiamo in un certo senso istituzionalizzato i murales, poiché un tempo venivano visti un po’ come un gesto selvaggio.

d - Prima dei murales “istituzionali” in città, lei ha mai avuto qualche problema con i vigili?

r - All’inizio non badavamo tanto ad avere permessi e ovviamente c’erano dei muri vincolati. Chiaramente non abbiamo mai imbrattato gli angoli del centro storico. C’erano però dei risvolti alquanto simpatici, come l’obbligatorietà nella scelta di alcuni colori in relazione al contesto. Ricordo ancora i suggerimenti dell’architetto Grano che mi consigliava di evitare di usare il rosso, poiché distraeva gli automobilisti alla guida.

d - Non è necessario fare il fumettista spostandosi, ha detto. Quali sono dunque le tecniche che impiega? Che ruolo ha la digitalizzazione nel suo lavoro?

r - È brutto a dirsi, ma non tocco un foglio e una matita da circa cinque anni. Ormai buona parte del lavoro è frutto della tavoletta grafica e di tanti programmi, che sono talmente potenti, da garantire una perfetta aderenza e sensibilità delle proprie mani al lavoro che si va a realizzare, e che rendono, altresì, molto più semplice il tutto. Chiariamo un concetto, però: se non sai disegnare con un foglio e una matita, questi stessi programmi non fanno certo miracoli...

d -...viviamo in una società delle “scorciatoie". È un discorso che vale anche per la musica e per lo spettacolo, ove si ritiene -erroneamente- che il talento possa e debba rivestire un ruolo di secondo piano.

r - Assolutamente no, infatti. Bisogna aver studiato tanto, aver fatto scuole di fumetto, aver imparato l’anatomia, la prospettiva e tutt’una serie di cose e di aspetti che se non si approfondiscono adeguatamente, rendono impossibile a chiunque l’arte del fumetto. Certo, ci sono degli escamotage come l’intelligenza artificiale ma che sta creando in realtà una serie di problemi, poiché attinge da un bacino di cose già realizzate: dunque non vi è proprio nulla di originale, certo non si può intravedere un’impronta artistica.

d - Lei è anche un docente di fumetto all’interno della prima scuola nata a Potenza...

r - Certamente. È la “Redhouse Lab” che ho fondato insieme a Gianfranco Giardina e Gianluca Lagrotta, con l’aiuto anche di Giuseppe Palumbo, che è stato un po’ il nostro Guru nel campo del fumetto. È stato bello avere tanti allievi. All’epoca noi per disegnare fumetto dovevamo per forza raggiungere altre città, come Napoli -per indicare la più vicina- dunque abbiamo voluto offrire una opportunità a tutti i ragazzi che non hanno le possibilità di spostarsi. Abbiamo fatto tante docenze, tanto che la scuola esiste ormai da tredici anni. Ne siamo orgogliosi.

d - Qual è l’età media e quali sono le aspettative dei vostri alunni?

r - Be’, l’età è variegata. Noi cerchiamo di partire dai sei anni in su, anche perché spieghiamo delle cose abbastanza tecniche. Non c’è un limite all’età. I nostri corsi sono triennali, cerchiamo di trasferire un po’ di tutto. È chiaro che al termine dei tre anni le prospettive diventano individuali e ognuno è artefice delle proprie. Una cosa è certa: bisogna applicarsi e sudare. Una delle platee per farsi conoscere è la manifestazione Lucca Comics, all’interno della quale ci sono le cosiddette “aree pro”, ove gli editori solitamente gravitano alla scoperta di nuove proposte.

Io dico sempre ai ragazzi di andare di persona a presentarsi e di non avere paura dei no. Io al quinto anno ero arrivato alla disperazione, pensavo non mi prendessero più e, invece, la sesta volta mi hanno reputato pronto. Bisogna avere il coraggio. Capisco che le nuove generazioni vogliono tutto e subito, ma non è certo questo l’ambito giusto.

d - Immagino che il primo aspetto da trasferire ai futuri disegnatori è che il lavoro del fumettista è fatto di tanta fatica...

r - Le tavole, sia per Astorina -con “Diabolik”- sia per Bonelli, sono frutto di sceneggiature dettagliate. Ci sono degli elementi che DEVONO essere disegnati, ad esempio in prospettiva, con il chiaro-scuro... insomma c’è tanto studio.

d - A cosa sta lavorando adesso?

r - Abbiamo appena concluso una trilogia di “Martin Mystère” disegnata da me e da Salvatore Cuffari, insieme ad Alex Dante che ne ha scritto la sceneggiatura. Insieme ad Adriano Barone, un altro sceneggiatore Bonelli, stiamo realizzando inoltre un crossover: cioè “Martin Mystère” contro “Nathan Never”, che uscirà l'anno prossimo, il terzo in ordine di tempo. Verrà pubblicata una parte sulla testata di “Martin Mystère” e le altre due su “Nathan Never”, sarà pieno di azione e misteri. Ci stiamo divertendo tantissimo a disegnarlo.

d - Lei è stato uno degli autori del “graphic novel” ispirato al primo dei film della serie “Diabolik”, diretta dai Manetti Bros. Come sa, ci sono state delle polemiche a riguardo (a non tutti il taglio “Anni 60” è piaciuto) e probabilmente anche gli incassi non sono stati quelli che ci si aspettava. Lei come giudica -da spettatore- questa trilogia?

r - Doveva essere un po’ meno legata al fumetto, a mio avviso. Si percepisce che c’era una limitazione riguardo al fatto di voler realizzare qualcosa di realmente nuovo. Ci si è un po’ mantenuti nel mezzo. Qualcosa, segnatamente nel secondo e nel terzo film, non ha funzionato, specialmente il cambio dell’attore protagonista. Su Miriam Leone come Eva Kant, invece, non ho nulla da dire.

d - Concludendo: il Diabolik di Mario Bava o quello dei Manetti Bros?

r - Quello di Bava, poiché si è potuto allontanare da certi schemi.. e poi diciamolo: tecnicamente non ha paragoni. Io Bava lo adoro.

(Testo tratto dall’intervista realizzata da Walter De Stradis per il programma “I Viaggi di Gulliver”, andato in onda su Radio Tour Basilicata il 08/01/2024)

 

 

 

 

 

festival_5.jpegL’armonia e la melodia Italiana, con l’arrangiamento in stile americano Swing-Pop, del “Natale Magico” di Davide De Marinis; il medley di alcuni dei grandi successi di Gianni Donzelli,   la voce storica degli Audio 2; la riproposizione dall’«Autore che Canta» Tullio Pizzorno di un brano del Live in onore di Alberto Radius (che si è svolto a Milano il 10 novembre scorso): sono stati i “pezzi forti” della 22esima edizione del Festival di Potenza in una serata di spettacolo innovativo. Anche questa volta il direttore artistico Mario Bellitti - che ha selezionato una ventina di artisti e giovani esordienti per il palco di un Centro Teatrale Polivalente di rione Malvaccaro trasformato in mega-scenografia per quella che diventerà una nuova produzione che sarà trasmessa attraverso varie tv (riprese con la regia di Carlo Campolongo) – ha sorpreso ed entusiasmato il pubblico. Come sempre da Bellitti (che ha interpretato con la sua impronta istrionica “Il mondo”, accompagnato da I Migliori Anni Band, “Quanto è bella lei” e “Buio e Luna Piena” ) nulla di scontato per la scelta di canzoni inserita nella scaletta di una “miscellanea” di generi musicali che spaziano dal cantautorato, al pop, passando per il folk e persino la lirica. La serata di gala, presentata da Paola Delli Colli, ha alternato voci più note a voci giovanili o comunque emergenti. Gianni Donzelli, “cuore” della serata, ha interpretato alcuni dei meravigliosi brani di Lucio Battisti, strutturati con un arrangiamento molto vicino alle versioni originali. E’ stata la seconda tappa del tour iniziato l’8 ottobre a Roma. “A questo punto della mia carriera – racconta Donzelli - sentivo il bisogno di tornare a contatto con il mio pubblico e affrontare una nuova sfida. Durante questo fantastico percorso che attraverserà un po’ tutta l’Italia, troverò in ogni tappa un mio collega che a sorpresa improvviserà con me sul palco perché la musica è da sempre condivisione. Un grandissimo omaggio al grande Lucio Battisti che da sempre ha fatto parte della mia vita e magari sarà l’occasione per raccontare alcuni aneddoti”.

Tullio Pizzorno, artista casertano, è stato l’ultimo autore del grande chitarrista Alberto Radius, scomparso lo scorso febbraio, all’età di 80 anni; ha raccontato in un video il suo legame speciale con Radius e ha proposto un brano dal vivo. Poi ha consegnato la “staffetta” al figlio giovanissimo, Dario, che chitarra-voce ha interpretato una difficilissima canzone di un cantautore brasiliano (Djavan), dando prova di essere già a  buon punto sulle orme del padre. Due ore e trenta minuti che hanno tenuto il pubblico inchiodato alle sedie con le esibizioni de I Migliori Anni Band, Pino Persico (accompagnato dal figlio Enrico), Ella,  Raffaele De Luca e Marzano Raffaele, Caterina Verdoscia, Savio Varone, Tony Nevoso,  Antonietta Letizia soprano, Angelo Mecca, Dario, Giovanni Russo, Sonia Muselli, Giuseppe Di Sette, Anna Morelli, Segreto, Paola Petillo. La magia di Cripton The Mentalist ha preceduto l’assegnazione del riconoscimento per il secondo Memorial Michele Di Potenza  a Chiara D’auria (giovane e già artisticamente matura cantautrice folk lucana), sul palco con il chitarrista Alessandro Di Bello, evento promosso in collaborazione col giornalista Walter De Stradis, direttore di Controsenso.

 

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A chiudere la serata tutti gli artisti sul palco a cantare ”Natale magico” un brano dedicato a tutti i bambini del mondo, un inno di speranza, in questo momento storico dove c’è tanto bisogno di pace, serenità e magia. La canzone scritta da Davide de Marinis, nata due anni fa viene realizzata durante le festività con il suo produttore Paolo Agosta che la ha arrangiata e mixata al Bunker Home Studio di Milano, ha anticipato il clima delle festività.

Per il direttore artistico Bellitti ancora una bella prova di spettacolo di qualità, una nuova tappa nella storia del Festival di spettacolo più longevo in Basilicata (e non solo).

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di Walter De Stradis

 

 

 

 

Sarà il cantautore milanese Davide De Marinis il testimonial della ventiduesima edizione de “Il festival di Potenza”, che si terrà nuovamente nel capoluogo (dopo una parentesi a Sasso di Castalda), il due dicembre prossimo, presso il Centro Teatrale Polifuzionale, nel quartiere di Malvaccaro. Noto per il tormentone estivo “Troppo bella”, ma anche per essere un autore particolarmente originale e sensibile (non a caso è anche pittore), De Marinis avrà l’occasione, nel corso della prestigiosa kermesse canora allestita dal patron Mario Bellitti, di cantare per la prima volta in pubblico il suo nuovo brano, realizzato insieme alla talentuosa Marta Brando, “Natale magico”.

D - Perché una nuova canzone sul Natale non è mai una canzone di troppo?

R - Bella domanda. Intanto, premetto, oggi più che mai c’è bisogno di un “Natale magico”, con quello che succede nel mondo. Io questa canzone l’ho dedicata ai bambini, perché ciascuno di loro dovrebbe vivere un Natale di quel genere, così come tutti noi dovremmo poter vivere una realtà magica. Iniziamo dunque dal Natale. Pertanto ritengo che ogni canzone che esprime un sentimento di amore, di solidarietà, di pace e di serenità, dovrebbe essere amplificata nel mondo. Ben vengano le canzoni di Natale.

D - L’augurio più grande che si sente di fare in questo momento?

R - La pace. Sono legato particolarmente a due gruppi di persone, i bambini e gli anziani. Dovrebbero essere coccolati, tutelati, amati, protetti. E tutti loro, come e più degli altri, dovrebbero poter vivere in pace.

D - Quanto è difficile comporre una canzone sul Natale senza incappare nei cliché?

R - In effetti un pochino difficile lo è, ma anche in “Natale magico” ci sono dei cliché, sa, gli auguri etc. Nel nostro caso, tuttavia, abbiamo optato per un arrangiamento molto fresco e ritmato e poi anche la melodia aiuta. Ci sono immagini che forse sono classiche, altre no, come il bambino che canta e la nonna che gli balla davanti, una cosa che mi piaceva molto, avendola vista di persona, due anni fa (quando ho scritto questo pezzo), nel periodo di Natale. Direi che mischiare le cose va bene: un po’ di cliché e un po’ di originalità.

D - Lei è anche pittore. E’ possibile dipingere con una canzone? Qual è il brano più pittorico che ha fatto?

R - Sì, è bellissimo “dipingere con le parole”. Per farlo bisogna usare le immagini, e un grande maestro è senz’altro Mogol, che insieme a Battisti ha scritto canzoni che ti fanno sognare. Dico solo questo: “Come può uno scoglio arginare il mare”, oppure “Le bionde trecce gli occhi azzurri e poi”. Capisce? Sono tutte immagini che portano l’ascoltatore a immaginare davvero. La mia canzone alla quale sono più legato? Direi “Troppo bella”, nella quale racconto di un primo incontro e in cui appunto faccio raccontare le immagini…in quel locale, con quel “cameriere tra di noi”.

D - Lei ha partecipato anche a “Tale e quale show”. Se dovesse essere lei imitato da qualcun altro, quale consiglio gli darebbe?

R - (Ride) Non saprei, di essere scanzonato, io sorrido sempre. Mi piace sorridere alla vita e alle persone, anche adesso, mentre parlo con lei, perché lei mi sta regalando dieci minuti della sua vita ed è una cosa davvero preziosa per me. Il tempo è la cosa più preziosa che ognuno di noi ha. E il tempo non torna più. Pertanto, con chi me ne dedica un pezzetto, non posso che essere sorridente e gentile, regalandogli delle emozioni belle. Mi piace lasciare un bel ricordo e uno scambio di energia positiva, bella. Quindi sì, suggerirei di essere positivi e allegri.

D - E in questa fase della musica italiana, c’è di che essere allegri e positivi? Sa, con tutta la polemica sui talent, la qualità generale dei testi che si starebbe abbassando…

R - Personalmente cerco sempre di guardare il bicchiere mezzo pieno. In questo momento diatribe e difficoltà ce ne sono sicuramente, ma preferisco guardare alle cose che mi piacciono, lasciando agli altri i commenti e le zuffe. Dal canto mio, ritengo che le canzoni vincano quando ti fanno venire la pelle d’oca, ma dovrebbero infondere anche una sensazione di serenità, di ottimismo, di “dài che ce la facciamo”, di conseguenza non mi piacciono quelle canzoni con l’elenco delle disgrazie personali, del tipo “io vengo dal quartiere tal dei tali” etc.. Capisco che fanno anche terapia, ma preferisco un altro tipo di comunicazione.

D - Il due dicembre lei parteciperà al Festival di Potenza, è la prima volta qui nel capoluogo?

R - Son già venuto, avendo fatto già serate in zona. Sono molto contento di essere ospite al Festival, anche perché ogni volta è la prima volta, come si suol dire. Oltretutto sarà la prima volta che canterò live, in pubblico, “Natale magico”, e sarà un vero battesimo. E poi ci sarà il mio amico Mario Bellitti, e quindi sarò ancora più contento.

 

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Domani Sabato 11 novembre, con inizio alle ore 17:00, il Polo bibliotecario di Potenza ospiterà un incontro con Graziano Accinni e Rocco Stella, autori di un concept album intitolato Viaggio dell’uva e del vino da Oriente a Occidente.

L’intento di questo progetto culturale, realizzato con le musiche originali del chitarrista, autore, arrangiatore e produttore lucano, noto anche per la sua lunghissima collaborazione con Pino Mango, e con i testi e gli adattamenti poetici di Rocco Stella, è la valorizzazione della grande cultura dell’uva del vino, unitamente al riconoscimento implicito dell’importanza dei paesaggi vitivinicoli.

Partendo idealmente dall’Oriente, dove la vite ha avuto origine, si attraversa il Mar Mediterraneo e si arriva in Occidente e quindi anche in Basilicata, dove Graziano Accinni e Rocco Stella sono partiti per dar vita a questa suggestiva avventura intellettuale, che prende ispirazione dal Cantico dei cantici e dai versi di Alceo, Orazio, Shakespeare, del poeta persiano Hafez e del poeta cinese Li Po.

Nel corso dell’incontro, presentato da Yvette Marie Marchand, interverranno Walter De Stradis, Arturo Giglio, Mimmo Mastrangelo, Alberto Barra, Nicola Masini, Vito Viglioglia e Gianmarco Natalina.

Nell’occasione sarà allestita anche una piccola mostra pittorica e bibliografica sul tema.

Sarà inoltre possibile usufruire dei consueti servizi al pubblico dalle ore 15:30 alle ore 19:30.

 

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L’associazione Vulcanica promuove la lettura e l’approfondimento culturale con la terza edizione della rassegna Visioni d’Autore, ospitata da Zendé Food Drink Cafè a Rionero in Vulture (PZ). Quattro appuntamenti per parlare di letteratura, musica, attualità, cronaca.

Tutti gli appuntamenti sono realizzati in collaborazione con l’ArcheoClub del Vulture “Giuseppe Catenacci”, la Scuola di Musica “G. Orsomando” e il patrocinio del Comune di Rionero in Vulture.

“Vulcanica è una realtà culturale a tutto tondo, abbiamo a cuore tutte le sfaccettature di quello che viene chiamato mondo della cultura: amiamo sì portare in Basilicata concerti e sostenere le attività musicali di Rionero in Vulture ma in realtà pensiamo che tutte le arti e le espressioni siano importanti per far crescere la nostra realtà e il nostro territorio” spiega Vincenzo Paolino, direttore artistico “Visioni d'Autore è una rassegna dedicata alla scoperta degli autori e della loro poetica e al confronto dialettico con i pubblici per poter interpretare meglio il presente, imparare dal passato e vivere con consapevolezza il futuro”.

Si comincia domenica 12 novembre alle ore 19:00 allo Zendè Food Drink Cafè nel piazzale della stazione a Rionero in Vulture con Michelangelo Iossa, giornalista, scrittore e docente universitario, e con la sua biografia Rino Gaetano. Sotto un cielo sempre più blu (Hoepli Editore).

Il libro, arricchito dalla prefazione di Sergio Cammariere e da una testimonianza di Renzo Arbore, racconta la storia del musicista partendo dal "suo sud" fino all'incredibile culto sviluppatosi negli ultimi decenni; Salvatore Antonio Gaetano, per tutti Rino, è il protagonista di un lungo racconto biografico in cui si fondono la Magna Grecia, la scuola cantautorale romana, gli anni Settanta, lo sberleo, il reggae e le donne di tante canzoni. Una serie di esperienze che permettono al giovane cantautore calabrese di trovare una sua personalissima strada espressiva che illumina i tardi anni Settanta con hit irregolari e amatissime dal grande pubblico. Rino Gaetano non è, però, soltanto il cantautore sanremese con il cilindro e a dimostrarlo è la sua discografia, spesso complessa e frutto dell'incontro con grandi musicisti e session-man italiani che hanno contribuito a creare un lento e inesorabile culto fatto di canzoni che viaggiano di bocca in bocca, fiction televisive e citazioni cinematografiche. Durante l’incontro Pierangelo Lapadula al pianoforte e Lucia Costantino alla voce eseguiranno alcuni brani del cantante crotonese.

Gli eventi presso lo Zendè Food Drink Cafè sono gratuiti, i biglietti per lo spettacolo di Ulderico Pesce sono disponibili in prevendita presso la tabaccheria Tabacchi dal 1937 in corso Umberto I a Rionero in Vulture e al botteghino la sera dello spettacolo.

MICHELANGELO IOSSA

Giornalista, scrittore e docente universitario, Michelangelo Iossa collabora da trent’anni con alcune delle più importanti testate italiane: attualmente è contributor del Corriere della Sera, del Corriere del Mezzogiorno e di altre testate del gruppo-RCS (gli Speciali del Corriere e L’Economia del Corriere, tra gli altri). Dal 1999 è docente presso l’Università degli Studi “Suor Orsola Benincasa” di Napoli. Tra i più autorevoli biografi italiani dei Beatles, a cui ha dedicato sette dierenti volumi pubblicati tra il 2003 e il 2022, Iossa ha firmato biografie di icone della musica come Michael Jackson, Pino Daniele e Rino Gaetano e ha dedicato una specifica attenzione all’universo delle colonne sonore della saga cinematografica di James Bond. Nel corso della sua attività di giornalista, Iossa ha incontrato e intervistato centinaia di leggende della musica internazionale e italiana degli ultimi decenni. Nel 2004 ha ricevuto il Premio per l’Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri e, nel 2016, il Premio Giornalismo Musicale

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Con la Direzione Artistica di Renato Marengo e Lello Savonardo, in collaborazione con il MEI, Meeting delle Etichette Indipendenti, il 14 ottobre prossimo ad aprire la stagione teatrale del Teatro Trianon Viviani di Napoli sarà un grande Concerto per raccogliere fondi per gli alluvionati di Faenza. L’appuntamento, che sarà dedicato al musicista napoletano Giovanbattista Cutolo, vedrà salire sul palco i grandi nomi del Napule’s Power: Eugenio Bennato -Taranta Power, Giovanni Block, Maurizio Capone, Tony Cercola, Roberto Colella (La Maschera), Enzo De Caro, Tony Esposito, Enzo Gragnaniello, Jovine, Lucariello, Ciccio Merolla, Pietra Montecorvino, Antonio Onorato, Jenny Sorrenti, Patrizio Trampetti, Marco Zurzolo.

Un appuntamento, come si diceva, a sostegno della musica e dei musicisti ai quali l’alluvione ha spesso stroncato le gambe, a fianco al MEI, Meeting delle Etichette Indipendenti di Faenza che da mesi sta portando avanti un lavoro per tutta la musica emergente gravemente danneggiata dal cataclisma ambientale che lo scorso giugno ha sconvolto l’Emilia Romagna. A Faenza da 25 anni il direttore artistico del MEI, Giordano Sangiorgi ospita e promuove la nuova musica emergente in Italia e ogni anno, tra gli artisti che si esibiscono sui tanti palchi allestiti nella città invita sempre numerosi big ed esordienti dei nuovi scenari musicali di quella città.

La direttrice del TeatroTrianon Viviani,Marisa Laurito, ha aderito con grande partecipazione al progetto di Renato Marengo e Lello Savonardo, mettendo a disposizione il Teatro e riservando alla manifestazione proprio la serata inaugurale della Stagione.

L’intero incasso della serata, tolte le spese tecniche, andrà ai musicisti faentini e alle realtà musicali alluvionate attraverso Audiocoop e il Comune di Faenza che hanno già raccolto decine di migliaia di euro ripartite tra oltre trenta realtà del territorio.

La serata sarà ripresa integralmente da Canale 21.

Per contribuire alla raccolta fondi, oltre all’acquisto del biglietto per assistere al Concerto, è possibile inviare un contributo a piacere al Comune di Faenza- Conto Pro Alluvionati IT20V0627013199T20990000808.

Hanno generosamente contribuito alle spese tecniche per amplificazione e luci Alfredo Tisocco e Donella Del Monaco degli Opus Avantra, particolarmente vicini ai problemi dell’Emilia Romagna e legati al Napule’s Power e al MEI di Faenza dove sono stati più volte ospiti, per ricevere il Premio alla Carriera e per numerose performance e presentazioni dei loro lavori discografici. Fondamentale il contributo di Mavv (Museo Arte Vite e Vino). Così come la partecipazione dell’Osservatorio Giovani dell’Università Federico II di Napoli.

Anche se impediti a partecipare per concomitanza con impegni precedentemente presi, hanno voluto dare la loro adesione tanti altri artisti del Napule’s Power come James Senese e Napoli Centrale, Enzo Avitabile, Raiz, Lino Vairetti e Osanna, Fausta Vetere e NCCP, A67 e Dario Sansone dei Foja.

Fra i media partner Canale 21, Cinecorriere, Classic Rock On Air.

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ROMA - Sono Federica Nannetti, Lara Martino e Giuseppe Facchini, i giornalisti che hanno vinto la settima
edizione del Premio Giornalistico Alessandra Bisceglia, rispettivamente nelle sezioni “Articoli su agenzie di
stampa, quotidiani e periodici”, “Servizi radio-televisivi”, “Servizi, articoli, podcast e multimediali sul web”.
Per quanto riguarda i primi classificati, Federica Nannetti, premiata dal noto giornalista e conduttore,
nonché socio fondatore della Fondazione Alessandra Bisceglia, Roberto Giacobbo ha vinto con l’articolo
“Luisa Rizzo, la campionessa di droni con atrofia muscolare spinale: così posso volare e sogno il cinema”
(edizione di Bologna del Corriere della Sera); Lara Martino, premiata dal direttore di TV2000, Vincenzo
Morgante, si è distinta con il servizio dal titolo “Il nonno di Genny” (Rai Tgr Campania); Giuseppe Facchini,
premiato dal caporedattore della TGR Campania, Oreste Lo Pomo, ha vinto con “Ramini, argento ai
mondiali di Paraclimbing: dopo il coma, provo un senso atomico di libertà” (Fanpage).
Ecco i secondi classificati, premiati dal giornalista Fabio Zavattaro, componente della Giuria del Premio: per
la sezione “Articoli su agenzie di stampa, quotidiani e periodici” abbiamo Giacomo Puletti con “La luce
dell’arte illumina il nero di Burri anche per i non vedenti” (Il dubbio); per “Servizi radio-televisivi” c’è Marco
Di Vincenzo con “La campionessa di para pole dance” (RSI News); per la sezione “Servizi, articoli, podcast e
multimediali sul web”, Alessandra Lanza con “Senza barriere: la storia di Mohammed” (VD news).
Terzi classificati, premiati sempre da Zavattaro: per la sezione “Articoli su agenzie di stampa, quotidiani e
periodici”, Dario Vito con “Intervista a Simone Mantero, ragazzo cardiopatico e trapiantato di cuore”
(Inchiostro); per “Servizi radio-televisivi”, Andrea Caruso con “La vendemmia dei divinamente abili” (Rai Tgr
Campania); per la sezione “Servizi, articoli, podcast e multimediali sul web”, il lavoro a quattro mani di
Davide Giuliani e Giulia Paltrinieri con “Il suono del silenzio” - Q Code Magazine.
Come in ogni edizione, sono stati assegnati riconoscimenti speciali, consegnati da Roberto Giacobbo ad
Adriano Biondi per Fanpage, Gabriella Facondo per il programma di TV2000 “Siamo noi” e a Vera
Martinella per la sezione di Corriere.it “Sportello Cancro”.

I premi del concorso - dedicato alla memoria dedicato alla memoria di Alessandra Bisceglia, giornalista
lucana scomparsa prematuramente il 3 settembre 2008, all’età di 27 anni, in seguito ad una malformazione
vascolare rarissima - sono stati consegnati nel corso dell’evento conclusivo che si è tenuto ieri 26 settembre
nell’Aula Magna dell’Università Lumsa di Roma. A fare gli onori di casa, Raffaella Restaino, referente per i
rapporti istituzionali della Fondazione e mamma di Alessandra e il papà di Ale, Antonio Bisceglia.
La premiazione è stata preceduta da un corso-convegno dal tema “Il giornalismo e le grandi paure. I media
tra allarmismo e corretta informazione” - promosso dall’Ordine dei Giornalisti del Lazio, dalla Fondazione
Alessandra Bisceglia e dall’Università Lumsa - che ha garantito ai partecipanti (cinquanta circa in presenza e
70 da remoto), cinque crediti formativi. Numerosi gli ospiti e i relatori. Per i saluti istituzionali sono
intervenuti: Donatella Pacelli, docente Lumsa e vicepresidente della Fondazione Alessandra Bisceglia;
Francesco Bonini, rettore della Lumsa; Marcello Cattani, presidente di Farmindustria; Paola Spadari,
consigliera segretaria dell’Ordine nazionale dei Giornalisti; Guido D’Ubaldo, presidente dell’Ordine dei
Giornalisti del Lazio. Ecco i relatori del convegno, moderato da Andrea Garibaldi, giornalista e presidente di
giuria del Premio Giornalistico Alessandra Bisceglia: Mario Morcellini, professore emerito di Sociologia dei

Processi culturali e comunicativi, Università Sapienza di Roma; Lucia Goracci, inviata Rai; Carlo Chianura,

direttore del Master di Giornalismo dell’Università Lumsa; Mirella Taranto, capo Ufficio stampa dell’Istituto
Superiore di Sanità; Oreste Lo Pomo, caporedattore TgR Campania; Roberta Serdoz, caporedattrice TgR
Lazio; Giorgio Saracino, giornalista e collaboratore Rai; Ilaria Beretta, giornalista e collaboratrice di
Avvenire. Al termine del convegno, la fase delle premiazioni, condotta da Roberto Natale, direttore di Rai
per la Sostenibilità Esg.
Come in ogni edizione sono stati assegnati riconoscimenti speciali, consegnati da Roberto Giacobbo ad
Adriano Biondi per Fanpage.it, Gabriella Facondo per il programma di Tv2000 “Siamo noi” e a Vera
Martinelli per la sezione di corriere.it "Sportello Cancro”.
A concludere l';evento, la presidente della Fondazione e sorella di Ale, Serena Bisceglia - che ha ringraziato
tutti coloro che hanno consentito la perfetta riuscita dell’evento - e la vicepresidente, Donatella Pacelli.

 

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 CLIKKA SULLA FOTO PER GUARDARE IL VIDEO ANDATO IN ONDA SU LUCANIA TV

 

di Walter De Stradis

 

(foto Cecere)

 

 

Tanto il Capoluogo (con il film “La notte più lunga dell’anno” e la serie di prossima uscita dedicata al caso Claps), quanto la più “gettonata” Matera (che, fra le mille altre cose, ha ospitato le scorribande di 007 ed è la sede “naturale” delle avventure del magistrato Imma Tataranni), hanno consolidato la Basilicata come “terra di cinema”. Ma ormai si può dire che anche il mondo delle "nuvole parlanti" rappresenti una degna, ulteriore “dimensione” del pianeta lucano. Oltre alla nutrita schiera di fumettisti di fama -fra i quali Rosari Raho (impegnato su Nick Raider), Giulio Giordano (nella scuderia di Diabolik) e il decano Giuseppe Palumbo- negli ultimi tempi si sono infatti registrate anche le assidue frequentazioni di Topolino e Paperino, raffigurate nelle splendide cornici di alcune locations lucane, non ultima quella del Maggio di Acettura.

E proprio nei giorni in cui nel comune in provincia di Matera si tenevano le celebrazioni propedeutiche al famoso e antichissimo rito arboreo, noi di “Controsenso” avevamo la possibilità di incontrare a Napoli uno dei massimi scrittori italiani dediti alla nobile arte fumetto, Giancarlo Berardi, che –scusate se è poco- negli anni Settanta ha dato vita a un personaggio ancora oggi amatissimo (e ristampatissimo), disegnato da Ivo Milazzo: Ken Parker, protagonista, particolarmente “umano”, di storie ambientate in un West realistico e lontano dalle facili e convenienti dicotomie alla John Wayne.

L’intervista con Berardi è avvenuta nel contesto della seconda edizione del Festival del Giallo di Napoli, tenutasi anche quest’anno al Palazzo Grenoble in Via Crispi. “Testimonial” della manifestazione, era infatti "Julia Kendall" (le cui storie sono pubblicate da Sergio Bonelli Editore), detective che “indossa” il volto di Audrey Hepburn e che è stata creata nel 1998 per l’appunto da Berardi (che già negli anni Ottanta si era comunque dedicato alla trasposizione a fumetti di alcune avventure di Sherlock Holmes).

A parere di chi scrive, Julia ha anticipato proprio i fasti investigativi di personaggi come la “nostra” Imma Tataranni. E in tutto questo, c’è una (ulteriore), importantissima, nota lucana nella vita di Giancarlo Berardi; non ne eravamo a conoscenza e l’abbiamo scoperta nel corso dell’intervista che ci ha concesso. Si è trattato, stavolta, di un pranzo “solo virtuale” (considerati i tempi stretti e il comprensibile scalpitare di colleghi e fan che “reclamavano” l’autore), in cui però lo scrittore nativo di Genova ha dialogato con la classe e sincerità, da vero “straordinario gentleman” del fumetto quale, notoriamente, è.  

d: Lei ha detto, in uno degli incontri tenutisi proprio durante la kermesse napoletana, che il cinema è una delle forme d’arte che lei riversa nella sua attività di scrittore di fumetti. Nel caso specifico di “Julia” si può sostenere che un po’ ha anticipato una moda oggi diffusissima su libri e in Tv, ossia quella delle magistrate e/o donne detective come, ad esempio, Imma Tataranni.

r: Penso di sì, o per lo meno lo spero, perché quando un personaggio forte si presenta al pubblico e quest’ultimo ne dichiara il suo palese gradimento, beh, è chiaro che ciò influenza altre idee o proposte.

Quando ho iniziato la saga di “Julia”, nel 1994, eravamo lontani dall’idea di donne protagoniste, specialmente nell’ambito investigativo, anzi a quei tempi era un’idea piuttosto rara. Ho avuto la giusta intuizione, ma è un po’ quello che succede a tutti gli autori che devono prevedere le evoluzioni e gli scenari futuri. Per me è, dunque, una grande soddisfazione che tale figura abbia influenzato altre produzioni e, perché no, altri personaggi.

d: Approcci con il cinema e con la Tv ci sono stati?

r: Certamente, anzi, direi molti, ma tutti insoddisfacenti, perché spesso i produttori che si avvicinano al fumetto pensano che sia qualcosa di serie B o di serie C, dunque mostrano un atteggiamento piuttosto superficiale, cosa che a me non piace.

d: Lei che rapporto ha con il suo personaggio? Ci troviamo al Festival del Giallo perciò corre subito in mente, a mo’ di analogia, il rapporto travagliato tra Conan Doyle e Sherlock Holmes, un autore che odiava a tal punto il suo personaggio da desiderarne la morte. Le è mai capitato di sentirsi stanco di “Julia”?

r: Assolutamente no. Quello con Julia è simile a un rapporto padre-figlia, perché è costruito non come un personaggio bensì come una persona. Io la seguo, ma alcune decisioni le prende lei, perché ha un suo carattere e una personalità definita che non possono certo essere forzate con i miei pensieri. Ad esempio, immaginavo che nel tempo avrebbe scelto un fidanzato con pochi capelli, invece lei ha preferito un ricciolone italiano, per giunta genovese. Dunque come spesso succede ai padri: mi sono rassegnato.

d: Può dunque succedere a un autore che un personaggio acquisisca talmente tanta autonomia da condurlo a situazioni o scelte che magari non piacciono?

r: Assolutamente sì. Se ben costruito, il personaggio porta avanti da solo una storia. È come se prendesse in autonomia delle decisioni legate alla sua personalità, poiché coerenti con il personaggio stesso.

d: Ha dichiarato, durante uno dei tanti incontri qui al Festival del Giallo di Napoli, di aver letto una quantità indefinita di libri, saggi e scritti di vario genere che, come è giusto che sia, la ispirano e influenzano nel suo lavoro quotidiano, a tal punto da non sapere come spesso andrà a finire una sua storia. Si è mai lasciato trasportare, invece, dai tanti fatti o casi di cronaca reali della nostra Nazione?

r: Probabilmente qualche spunto c’è stato, anche perché si immagazzinano talmente tante nozioni da non sapere più da dove siano state attinte. Quello che mi interessa sono principalmente i personaggi, amo costruirli a tutto tondo e sono proprio loro a portare avanti una storia, compreso il finale.

d: Lei è anche l’autore di Ken Parker, un personaggio tra i più celebri del fumetto, nonché tra i più ristampati. Durante un suo incontro con i più giovani una ragazza ha sostenuto che ci sarebbe bisogno di Ken Parker ora, in un momento politico particolare come quello italiano, con i suoi valori di tolleranza e pacifica convivenza. Una giovane che fa un’osservazione come questa che fotografia offre del momento storico in cui viviamo?

r: Una bella fotografia, anche perché si pensa sempre che i giovani siano lontani dalla vita del Paese e, invece, così non è. Io vedo semplicemente dei giovani che guardano la nostra società con occhi limpidi e che cercano di trovare la loro strada, talvolta notandone le storture. Io molta fiducia nei giovani.

d: Qui a Napoli ha raccontato del suo rapporto con la città partenopea, ma ha anche un qualche legame con la Basilicata?

r: Ho un rapporto strettissimo con la Basilicata, poiché mia moglie, che purtroppo è mancata qualche anno fa, era proprio lucana (originaria di San Mauro Forte, ci spiegherà a microfoni spenti – ndr). Alla Basilicata mi legano, pertanto, molti piacevoli ricordi e conosco anche un po’ del vostro dialetto.

 

 

 

 

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Sabato primo luglio a Bristol Danilo Vignola si esibirà con Giò Didonna al Cajòn e Darbukadopo il successo del doppio concerto per ukulele solo dello scorso ottobre all’Università di Cambridge e la città di St. Ives. Il duo lucano torna protagonista in Inghilterra, dopo tante esibizioni nella nazione Britannica dall’ isola Wight a Glastonbury per citarne alcune, in cima al cartellone il prossimo luglio c’è il lucano Vignola al festival internazionale dell’ukulele di Bristol. Il musicista italiano del celebre cordofono hawaiiano più acclamato all’estero, di Genzano di Lucania, proporrà le sue vincenti rivisitazioni mediterranee che sembrano stravolgere totalmente la tradizione tecnica e culturale della scuola hawaiiana. Un 2023 che ha visto il duo in un intenso tour nazionale:dal festivalinternazionale dell’ukulele di Monopoli al prestigioso festival mondiale di musica word Sgrana e Traballa di Firenze, Potenza Folk Fest ed il Festival della Biodiversità nel Lazio…con il loro progetto ethno-jazz e world tribal, che ha fatto ballare ed entusiasmato migliaia di persone nelle piazze delle ultime loro esibizioni. Un ritorno sui palchi travolgente e ricco di sonorità, in linea perfetta con originalità, divertimento e sperimentazione. Maestri dal prestigio internazionale si raduneranno a Bristol per tenere concerti e workshop, artigiani e liutai costruttori di ukulele e l’editoria di settore impreziosirà questa nuova edizione del rinomato festival nell’ovest dell’Inghilterra. In cima al programma a partire dalle 21:00 lo spazio più importante sarà dedicato al duo lucano che si racconterà attraverso una nuova visione concertistica che surclassa le precedenti, quasi mille, esibizioni insieme per fusione sonora e coinvolgimento melodico ritmico. Dall’elettronica allo stile classico all’ hard rock, con strumenti non convenzionali.

Dunque un altro palco importante per il duo lucano di ukulele e percussioni che tornano da grandi protagonisti sui palcoscenici più prestigiosi del panorama mondiale.

 

 

 

 

 

 

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 https://www.youtube.com/watch?v=br6gDofEq9s

 

 

“Siamo qui per una iniziativa che coglie l’efficacia del Protocollo d’intesa siglato tra la Consigliera di parità Ivana Pipponzi e l’Orchestra Sinfonica 131 della Basilicata ad inizio maggio scorso, finalizzato alla promozione e valorizzazione della cultura della parità di genere delle professioni legate alla musica in generale e a quella orchestrale in particolare. Oggi ribadiamo che vogliamo investire nella musica e incentivare occasioni tese a rendere visibili le sperimentazioni artistiche di giovani talenti lucani che meritano un riconoscimento istituzionale”. Così la consigliera regionale del Gruppo misto, con delega alla Cultura e presidente della quarta Commissione consiliare, Dina Sileo, alla conferenza stampa di presentazione della pdl che istituisce il ‘Premio Musicale di Parità’ nella Regione Basilicata. “Convinta del potere straordinario della cultura, della sua capacità di creare lavoro e sviluppo e di porsi quale strumento di inclusione sociale, ho colto il buono che c’era in questo Protocollo - ha sottolineato Sileo - ed ho prontamente preparato un progetto di legge che mi auguro possa essere approvato entro luglio prossimo dal Consiglio regionale. Attraverso questa prima edizione del premio che sarà consegnato il prossimo 21 giugno, in occasione della Festa della musica, in una manifestazione di carattere nazionale, ci si pone l’obiettivo di sensibilizzare l'opinione pubblica sulla necessità di promuovere l'uguaglianza di opportunità nel settore musicale”.

“Oggi si realizza un sogno - ha sottolineato la consigliera di parità Ivana Pipponzi, prendendo la parola. L’ambizioso obiettivo del Protocollo d’intesa trova con questa pdl un quadro concreto di realizzazione. Cercavamo delle persone visionarie per rendere tangibile il progetto e le abbiamo trovate. La consigliera regionale Sileo si è unita al nostro viaggio. Un viaggio che segna una tappa importante, quella del concerto diretto dal direttore d’orchestra Pasquale Menchise e della contestuale consegna del ‘Premio Musicale di Parità’, che si terranno a Corleto Perticara, in occasione della Giornata internazionale della Musica, nell’ambito di un evento musicale che l’Upli sta organizzando. Un premio pensato – ha concluso Pipponzi – per celebrare le eccellenze musicali al femminile e per combattere gli stereotipi di genere e ogni forma di discriminazione”.

“Sono felice ed onorato di essere qui - ha affermato Pasquale Scavone, Presidente dell'Orchestra Sinfonica 131 della Basilicata. Oggi si concretizza quello che alcuni giorni fa era soltanto un buon auspicio. Il premio che si va ad istituzionalizzare con questa pdl, d’iniziativa della consigliera Sileo, che ringraziamo, andrà a caratterizzare la Festa della musica. Una manifestazione che si realizza grazie al protagonismo di tante persone e di quelle sedute a questo tavolo. Tante sensibilità che messe insieme daranno vita ad una giornata memorabile. Ringrazio Menchise che sarà presente nella duplice veste di Direttore e cofondatore dell'Orchestra Sinfonica 131 della Basilicata e Antonio Saluzzi, l'artista che ha realizzato il premio. L’Orchestra - ha concluso Scavane - ha bisogno di energie per poter realizzare al meglio il progetto di rendere vitale la cultura musicale nella nostra regione e di porsi come una impresa capace di creare opportunità lavorative”. 

Il direttore Pasquale Menchise, introdotto dalla giornalista Eva Bonitatibus che ha moderato la conferenza stampa, si è detto particolarmente soddisfatto dell’entusiasmo con il quale si è portato avanti il progetto, scaturito nella formulazione di una proposta di legge che istituisce il ‘Premio Musicale di Parità’ nella regione Basilicata. Un premio che andrà a sottolineare la bravura di giovani interpreti, consegnato durante una manifestazione che, ha annunciato, vedrà la partecipazione di autorevoli esponenti istituzionali. Durante il concerto per arpa e orchestra - ha detto Menchise - si esibirà l’arpista Joel von Lerber e verrà eseguita, oltre all’inno nazionale e della gioia, unmedley di colonne sonore di film di Morricone, PiovaniBacharach e Rota. Mi piace ricordare qui – ha concluso Menchise – quanto diceva Luigi Caiola, produttore musicale e manager del Maestro Ennio Morricone, che è un po’ la mia filosofia lavorativa: ‘Le energie positive prima o poi si incontrano e quando si incontrano fanno grandi cose’”.

A chi si aggiudicherà il premio andrà un’opera ideata e realizzata dall’artista Antonio Saluzzi. “Il manufatto artigianale dal titolo ‘Il Dono della Musica’ interamente fatto a mano, fuso nella terra con la stessa tecnica di 2000 anni fa – ha spiegato Saluzzi – che nasce da una interpretazione di idee e collegamenti, riporta un’arpa che rappresenta e omaggia la musica”.

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