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Ai nastri di partenza “Women on board 2023”, un progetto che coinvolge 13 regioni italiane per formare principalmente le donne, ma è aperta a tutti gli interessati, a occupare posizioni di responsabilità nelle aziende pubbliche e private. Obiettivo del percorso è quello di creare una short list da mettere a disposizione delle società alla ricerca di talenti per i propri Consigli di amministrazione, dove è ancora minoritaria la presenza di donne nelle posizioni apicali.
“I Cda sono per la maggior parte appannaggio degli uomini. Sono poche le donne ai vertici aziendali” – spiega la consigliera di parità della Regione Basilicata, Ivana Pipponzi, che ha aderito al progetto insieme all’omologa dell’Emilia Romagna, capofila dell’iniziativa. “Quando ne abbiamo chiesto le ragioni, ci hanno risposto che non ci sono donne preparate all’incarico. “Women on board” intercetta il desiderio delle donne di crescere in competenza per esprimere, così, un ruolo più consapevole. Solo un maggiore protagonismo delle donne, infatti, fa crescere la democrazia, la società e l’economia.
Non a caso l’Europa - aggiunge Pipponzi - ha raggiunto l’accordo sulla direttiva “Women on Boards” che stabilisce la presenza delle donne nei Consigli di Amministrazione di tutte le Aziende. La novità è stata recepita in Italia con la legge n. 162/2021. Una scelta importante, volta a promuovere la partecipazione delle donne alla vita pubblica, economica, istituzionale e politica del Paese, anche attraverso correttivi antidiscriminatori che colmino le storture mediante rappresentatività, merito e competenza”.
L’iniziativa è promossa da Federmanager Minerva, Federmanager e Manageritalia e gode del patrocinio di Confindustria, Aidp e Hub del territorio, che anche sul territorio lucano hanno dato la massima disponibilità a sostenere l’iniziativa. La differenza tra uomini e donne in termini di opportunità, accesso, diritti, status è evidente anche nelle aziende. Eppure, evidenziano i promotori, è dimostrato che le imprese che investono sulle donne crescono di più e sono più competitive.
Le donne possono portare prospettive e competenze diverse da quelle degli uomini, portando così a decisioni più informate e migliori. “Woman on board” è propedeutico alla creazione di figure dirigenziali di primo livello in quanto al giorno d'oggi non sono più sufficienti la formazione universitaria o il conseguimento di master post universitari, ma è importante la formazione continua. Il corso di formazione fornirà ulteriori strumenti a chi vorrà di mettersi in gioco e acquisire le competenze e la consapevolezza del proprio valore, per accedere a ruoli di responsabilità nelle aziende e nei cda di società pubbliche e private. Ed è rivolto soprattutto alle donne nella convinzione che l'aumento della rappresentanza femminile nei consigli di amministrazione è un passo importante verso una maggiore uguaglianza di genere e un'importante fonte di progresso per le aziende stesse.
Requisiti per iscriversi sono il possesso di una laurea magistrale o l’iscrizione da dieci anni a un ordine professionale tra dottori commercialisti, avvocati o consulenti del lavoro. Il corso si articolerà in sette moduli itineranti, ciascuno in una regione diversa, e sette in Emilia Romagna, capofila del progetto. Si svolgerà in modalità ibrida, in presenza e on line. Al termine un esame finale valuterà le competenze acquisite.
Il Corso è accreditato dal Cnf, dall’Ordine nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili e dal Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro e darà diritto a crediti formativi.
Gli Ordini professionali degli avvocati, dei commercialisti e dei consulenti del lavoro di Potenza stanno sostenendo fattivamente l’iniziativa. Le informazioni necessarie sono veicolate agli Ordini degli avvocati di Matera e Lagonegro, all’ordine dei consulenti del lavoro di Matera e all’Ordine commercialisti di Matera.

 

https://www.regione.basilicata.it/giunta/site/giunta/detail.jsp?otype=1012&id=3090008&value=regione&fbclid=IwAR1lFxjIheynuW4gAAgHonyxXZ-NCWBQY9jPXMpizaMKa7Bt6mrnW4Rl-h8

 

 

 

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di Walter De Stradis

 

 

 

 

Il SILP CGIL (Sindacato Italiano Lavoratori di Polizia), in collaborazione con l’ONIF (Osservatorio Nazionale Informatica Forense), ha promosso un seminario di grande interesse tecnico-scientifico sul tema delle “Indagini Digitali e Forensi”, in programma per il 16 maggio 2023 nel Palazzo della Cultura qui a Potenza. Tale iniziativa, spiegano gli organizzatori, potrebbe rappresentare per la città e per la regione un’occasione singolare, in quanto sul tema si esprimeranno relatori riconosciuti in ambito nazionale, tra cui lo stesso Presidente dell’ONIF, Paolo Reale (tra l’altro anche consulente del noto programma televisivo “Quarto Grado” su Rete 4).

Ne abbiamo parlato col segretario generale SILP CGIL Basilicata Francesco Mobilio (Sovrintendente Capo della Polizia di Stato) e col segretario Pasquale Di Tolla (Sostituto Commissario della Polizia di Stato).

d: Perché si è reso necessario un seminario del genere?

r: MOBILIO – Insieme a ONIF abbiamo pensato di organizzare questo evento a Potenza che, se non proprio il primo, sicuramente è uno dei pochi. E’ un’iniziativa rivolta soprattutto agli appartenenti alle forze dell’ordine, affinché abbiano una visione –moderna ed emancipata- delle nuove tecniche investigative. Rispetto a quanto accade in altri Paesi (se pensiamo alla FBI e alla CIA in America), si tratta in realtà di strumenti che da noi ancora non sono arrivati. Magari ci sono già, ma non vengono utilizzati, forse perché sconosciuti e/o costosi. Il fatto è che la criminalità si è evoluta e certe tecniche le ha già fatte sue, mentre le forze di polizia no. La criminalità non ha problemi a investire risorse su nuove tecnologie atte a ingannare l’azione investigativa.

d: Insomma, i criminali non hanno limiti di budget…

r: ….Immaginiamo di no. Credo sia una visione realistica.

d: … mentre la Polizia sì.

r: La pubblica amministrazione in generale ha dei limiti, com’è anche comprensibile. Tuttavia questo rende impari la “competizione”.

d: Quindi, ammesso che certe tecnologie ci siano già, mancherebbe anche il personale formato.

r: Già, se pensa che anche le Procure hanno difficoltà a reperire periti con determinate competenze e tecnologie, utili a mettere in campo sistemi investigativi che possano stare al passo con la criminalità. Se oggi (avvalendosi della strumentazione che la pubblica amministrazione mette a disposizione), un investigatore ha bisogno di un mese e di quattro collaboratori per analizzare un cellulare e scovare elementi utili a un’indagine, magari già esistono tecniche e strumenti che consentono di fare tutto in un’ora.

d: Quindi questo seminario sarà formativo o illustrativo?

r: Entrambe le cose. E’ stato molto faticoso organizzarlo, e bisogna ringraziare soprattutto Pasquale che ci ha anche un po’ dovuto convincere, perché, inutile nasconderlo, ci sono di mezzo anche dei costi per l’ospitalità.

d: Quanti partecipanti sono previsti?

r: DI TOLLA – Sulla piattaforma si sono iscritte 130 persone da tutta Italia. Parteciperanno al seminario in maniera gratuita, ma verranno anche ospitate e ci sarà un pranzo a spese dell’organizzazione (abbiamo anche coinvolto gli studenti dell’Alberghiero, che ci faranno degustare piatti tipici lucani). L’evento è tuttavia aperto anche a magistrati, avvocati, consulenti tecnici…

MOBILIO – C’è stata grande disponibilità e apprezzamento anche da parte del sindaco Guarente, che ci ha dato una grande mano, mettendoci a disposizione non solo il Palazzo della Cultura, ma anche la Galleria Civica e la Cappella dei Celestini (il giorno prima dell’evento i relatori saranno accompagnati dal Sindaco in un “tour” della Città). Allo stesso modo dobbiamo ringraziare alcuni sponsor, che ci hanno consentito di reperire risorse.

d: Il tema delle indagini digitali, non nascondiamocelo, spaventa un po’ anche il cittadino “comune”: basta andare su Tik Tok o su altri social e incappare in diversi video “tutorial” che suggeriscono metodi per scoprire se il proprio cellulare sia intercettato o meno.

r: MOBILIO – Ecco, come vede, alcune tecnologie sono magari a portata di chi usa Tik Tok, mentre l’agente di polizia, o se le compra da sé, oppure… guardi, la nostra non vuole essere una critica all’Amministrazione della Giustizia (come dicevo, anche le Procure hanno dei limiti di budget), e non è quindi una questione di volontà. Tuttavia occorre dare dei messaggi a una platea ampia: abbiamo avuto consensi da ogni parte d’Italia, da parte di tanta gente che verrà qui, a spese proprie. Questo vuol dire che l’interesse su certi argomenti c’è.

d: Uno dei temi che saranno affrontati è “Sinergie, criticità e futuro, tra polizia giudiziaria, ausiliari di P.G., C.T.U. e C.T.P.; nelle indagini digitali”. C’è magari il rischio di confondere i ruoli?

r: DI TOLLA – No. Può succedere che quando l’Autorità Giudiziaria delega alla Polizia Giudiziaria operazioni di copiatura di apparecchi elettronici, ci sia la necessità di nominare dei consulenti o degli ausiliari di PG, e quindi si deve lavorare in modo sinergico, tramite competenze che si vanno a incrociare. In effetti, a volte ci sono difficoltà nell’effettuare queste copiature in tempi ragionevolmente brevi. Di qui la necessità di parlarne in questo seminario: con l’ONIF abbiamo chiamato come relatori i maggiori esperti sul campo e ciò ha suscitato l’interesse di colleghi che verranno qui a Potenza da Cuneo, Trieste, Pavia, dalla Sardegna… Le indagini digitali possono aiutare a trovare una persona scomparsa, a risolvere un omicidio…

d: Per capirci: con queste tecnologie a disposizione, un caso come quello di Elisa Claps si sarebbe risolto subito?

r: Forse. Pensi che persino i frigoriferi oggi sono digitali. Che significa? Che possono raccogliere dati utili alle investigazioni. Così come Alexa, Google…molti di noi non li sanno usare ancora, ma sono tutti strumenti con una potenzialità enorme per chi indaga.

d: Dopo questa intervista, molti Alexa la spegneranno.

r: Può darsi! (Sorridono). Comunque, dalle truffe online ai reati più gravi…quelli sono tutti strumenti utili. Pensi che il Procuratore di Catanzaro ha detto che mentre si continua a parlare, la criminalità organizzata si serve di piattaforme online, create dai propri hacker, in cui interagiscono e interloquiscono indisturbati.

d: Una specie di “Facebook” della ‘ndrangheta.

r: Eh sì, l’intervista in questione è leggibile su Internet. Insomma, parliamo di un mondo sempre più in espansione, di qui la necessità di formare gli operatori del settore.

d: Il vostro messaggio sotteso è rivolto anche alla Politica, che deve dare gli indirizzi e destinare i budget.

r: MOBILIO – Guardi, sono anni e anni che noi subiamo tagli al personale: c’è un piano di riordino e di riforma, partito anni fa e che si concluderà nel 2026, che interessa tutte le forze dell’ordine, e che comporta un taglio nelle piante organiche. Quella della Polizia di Stato è stata pensata nel 1989: prevedeva 113mila unità, e il piano citato dovrebbe portarle, nel 2026, a sole 96mila.

d: A questo punto non resta che chiedersi quali siano le motivazioni di una Politica nazionale che, da anni, punta al taglio del personale di Polizia. Lei cosa ne pensa?

r: E’ una cosa riferibile a tutti i Governi che si sono succeduti. La mia idea personale è che –da sempre- chi governa realmente certe situazioni è la Ragioneria di Stato: il Sistema deve reggere, e per reggere –ahimè- si deve tagliare dappertutto, sanità, scuola etc. Ma non è nostra intenzione criticare la politica (e non è il nostro ruolo), ma è solo per dire –visto che lei me lo ha chiesto- che si tratta di cause di forza maggiore.

d: Un altro dei temi del seminario è “Sequestro, perquisizione, restituzione dei dati e impugnazioni”. Prima si sequestravano soprattutto faldoni e documenti cartacei, oggi è cambiato tutto…

r: DI TOLLA - Sì, si sequestrano i file, i dati. Di queste cose abbiamo chiamato a parlarne il maggiore esperto nazionale. Lo scopo è preparare bene gli operatori e metterli in condizione di poter affrontare le problematiche che possono presentarsi nell’effettuare una perquisizione informatica, un’acquisizione di file…

d: In effetti a volte si è anche letto, o visto in tv, di file accidentalmente cancellati.

r: MOBILIO - Il nostro seminario ha il fine di trasmettere un messaggio, sintetico ovviamente, per rendere i partecipanti edotti circa l’esistenza di metodi investigativi futuristici -per noi- ma che in alcuni Paesi sono già in atto. I relatori avranno il compito di farci capire quale sarà il futuro dell’investigazione. Per capirci, l’appostamento, in macchina, sotto casa, è roba dell’Ottocento, ma qui ancora si fa.

DI TOLLA – Per pianificare un reato, prima ci si incontrava di persona, mentre adesso si usano ben altri canali.

d: C’è una differenza di trattamento, in merito alla destinazione di risorse e di personale, tra il Nord e il Sud?

r: No. Questo no. La Polizia è uguale dappertutto.

d: Tuttavia su Potenza ci sono state delle polemiche, in merito al fatto che la Questura si passata in “Fascia A”. Innanzitutto, cosa cambia –concretamente- con questo passaggio?

r: MOBILIO – Guardi… la Questura di Potenza, sei-sette anni fa, era GIA’ in Fascia A. Cosa significa? Un livello pari alle questure di Napoli, Roma etc. (il criterio di base era che tutte le questure dei Capoluoghi di regione lo fossero). Poi, non ricordo quale Ministro, ha declassato la questura di Potenza in Fascia B, il che comporta minori risorse, ovvero una ventina di uomini in meno. Che per la Città non è poco. Adesso, essendo ritornata in Fascia A, ci dovrebbe essere un aumento di personale…

d: …che non c’è stato, a leggere le polemiche.

r: In base alla nostra –pluridecennale- esperienza, possiamo dirle che non sempre, anzi quasi mai, corrisponde un adeguamento delle risorse. Motivo? Come accennavo, con i tagli, non ci sono proprio i poliziotti! Che dire, noi speriamo di essere smentiti.

d: Ma, al contrario, i compiti di una questura di fascia A sono maggiori?

r: No. Sono gli stessi. Il lavoro di una Questura quello è. Sulla carta.

DI TOLLA – Infatti è altrettanto vero che, nel corso degli anni, l’impegno per affrontare le esigenze delle Città e della provincia è aumentato. Il personale invece è via via diminuito, per i motivi descritti.

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Per iniziativa dell’Area di Centro moderata e popolare ha avuto luogo una riunione presso il circolo Angilla   Vecchia di Potenza , presente il Sindaco Mario Guarente,per l’esame dello stato dell’arte del centro storico della Città’ . L’Architetto Michele Bilancia ha illustrato un documento (CHE QUI SI RIPORTA) sulla rigenerazione del centro storico che ha focalizzato la destinazione d’uso della Scuola Media Torraca e del Cinema Ariston: due strutture funzionali alla risoluzione dei parcheggi e al ritorno di alcuni uffici nella parte antica di Potenza. Il dibattito è stato partecipato e ha visto la presenza di politici e tecnici di diverse aree politiche.       Tanino Fierro

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La definizione dei progetti compresi nel PNRR dovrebbe concorrere allo sviluppo di un disegno complessivo della città, mediante operazioni puntuali di rigenerazione urbana.

In tal senso assume particolare rilevanza il ruolo che dovrà assumere il centro storico del comune capoluogo, partendo dal recupero funzionale e fisico dei “contenitori” ivi presenti.

Un’occasione “unica” per invertire il progressivo decadimento e la conseguente desertificazione della parte più significativa della nostra città.

Le trasformazioni demografiche in atto: invecchiamento della popolazione, contrazione della popolazione residente, ridimensionamento dei nuclei familiari unitamente ai divari socio-economici e territoriali: aumento incidenza della povertà, precarietà lavorativa, impongono di adottare misure “eccezionali” e non più rinviabili.

Dimentichiamo spesso che la materia più importante di cui sono fatte le nostre città è costituita dagli esseri umani che vivono in questi spazi, e che ogni nostro sforzo deve essere orientato al mantenimento di questo prezioso capitale umano.

Riteniamo pertanto, che bisogna mettere in campo le seguenti azioni:

Ripristinare nel centro cittadino sufficienti livelli di residenzialità, tenuto peraltro conto che numerosi immobili risultano sfitti.

Da precisare che si tratta prevalentemente di edifici o comparti edilizi ristrutturati a seguito degli eventi simici del nov. 1980 e pertanto dotati di un sufficiente livello di sicurezza sismica.

A tal riguardo la Regione Basilicata, nell’ambito dei programmi di edilizia sociale, dovrebbe prevedere congrui contributi in conto capitale (fondo perduto) finalizzati all’acquisto degli alloggi esistenti da parte di soggetti pubblici e privati.

L’entità del contributo a fondo perduto per l’acquisto, dovrebbe essere pari al doppio di quello riconosciuto per la costruzione del nuovo.

È chiaro, a questo punto, che la nuova costruzione dovrà rappresentare una quota residuale dell’ammontare delle risorse disponibili, non essendo più sostenibile la cementificazione ulteriore dei nostri territori.

Negli ultimi 25 anni il consumo di suolo in Italia ha portato alla riduzione del 28% dei terreni coltivati.

Una città che continua a perdere abitanti, che vede il patrimonio edilizio esistente svuotarsi di residenti, quale bisogno ha di continuare a consumare ulteriore territorio per far posto a nuovi quartieri e sostenere rilevanti spese per i relativi servizi? E’ vero che il settore delle costruzioni ha costituito il volano dell’economia cittadina, riteniamo comunque che possa continuare ad esserlo, nell’ambito di politiche indirizzate al recupero e alla ristrutturazione degli alloggi oggetto di acquisto.

Impegnare le risorse economiche disponibili per migliorare la mobilità nel centro Cittadino con il riassetto della viabilità interna, la creazione di parcheggi multipiano in aree cosiddette strategiche (ex cinema Ariston, ex scuola media Torraca) e connessi collegamenti verticali (ascensori e scale mobili). Impegnare (come ha già fatto l’A. C. nell’ambito del PNRR) l’area tra via Bonaventura e via Crispi per costruire una nuova scuola non concorre, in alcun modo, a risolvere le problematiche connesse al progressivo abbandono del centro cittadino. Determinante, invece, è la creazione di un numero sufficiente di parcheggi al di sotto del piano strada di via Bonaventura (circa 300) e il collegamento della Via Manhes (attualmente senza uscita) al sistema viabile del centro storico.

Ricostituire il tessuto e la vitalità del capitale umano attivo, integrandovi: alcune strutture universitarie, sedi di associazioni, residenze per studenti, ufficio anagrafe, postazione fissa vv.uu., esercenti di arti e professioni.

Il centro ritorni ad essere il luogo dell’integrazione tra tutte le componenti sociali della comunità locale.

Recuperare le qualità ambientali e paesaggistiche della città.

Il “cuore” della città di Potenza si caratterizza per la sua collocazione panoramica sul crinale fusiforme di una collina naturale. È necessario “ricucire” il sistema degli spazi di “confine” esistenti che si affacciano sul territorio circostante: Montereale, piazza Prefettura e villa del Prefetto, largo Bonaventura con la Torre Guevara. Altri fronti panoramici aperti, dovranno essere progettati nell’ambito degli interventi di riqualificazione da programmare: area ex scuola Torraca, ex cinema Ariston, limitando significativamente le volumetrie da realizzare ed il conseguente impatto della parte emergente.

Riuso degli edifici non più utilizzati: Palazzo degli uffici governativi, ex sede dei telefoni di stato (rione Addone), ex Tribunale, ex sede della Giunta Regionale, palazzo D’Errico.

Salvaguardare la parte più pregiata della città attraverso un adeguato sistema di videosorveglianza in grado di rendere più sicura la vita associata e normalizzare la qualità dell’abitare dei residenti. E’ noto a tutti il ripetuto verificarsi di atti vandalici nel centro cittadino.

Un sintomo di profondo malessere giovanile che non può lasciare indifferenti chi ha responsabilità nella gestione della cosa pubblica.

Nel centro storico si condensano gli interessi pubblici alla tutela della salute, dell’ambiente, del paesaggio, della sicurezza e del decoro urbano e gli interessi privati dei residenti e dei soggetti titolari di attività produttive-commerciali.

Sviluppare un ragionamento critico e di confronto rispetto a questi temi con gli abitanti della città, poiché il centro storico è patrimonio dell’intera comunità potentina. Si tratta di un processo che conferirà il massimo protagonismo ai cittadini che vi partecipano e che possono concorrere, unitamente al comune, a mettere in campo attività economiche e di impresa.

Considerare i beni materiali (monumenti, emergenze architettoniche, etc …) e immateriali (cultura, storia, tradizioni, etc...) presenti nella zona centrale della città risorse da preservare e da tramandare alle future generazioni. Abbiamo una responsabilità verso le generazioni future e quelle presenti, comprendendo tutte le generazioni già nate e quelle che verranno nell’immediato futuro.

Progettare la riorganizzazione funzionale e l’efficientamento energetico dell’illuminazione pubblica del centro storico, valorizzando gli aspetti estetici, culturali, ambientali e storici propri della città di Potenza: percorsi, piazze, emergenze architettoniche, etc…incontro_centro_storico.jpg

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di Walter De Stradis

 

 

 

 

Molto composto e dalla voce pacata, Vito Sabia, tra i fondatori storici della Pro Loco di Filiano (Pz), da dicembre scorso è il Presidente del Comitato regionale Unpli (Unione Nazionale Pro Loco d’Italia) Basilicata.

d: Come giustifica la sua esistenza?

r: Credo che ognuno di noi sia chiamato a dare un segno, nell’ambito delle proprie occupazioni, cercando di lasciare le cose meglio di come le si è trovate.

d: Lei è stato uno dei fondatori della Pro Loco del suo paese, Filiano. Come e perché una Pro Loco nasce?

r: Nel 1984, insieme ad alcuni amici, avevamo fondato il circolo Anspi, nell’ambito dell’oratorio parrocchiale. Nacquero allora la prima Via Crucis e altre iniziative, ma a un certo punto ci si rese conto che c’era la voglia di andare oltre le attività dell’oratorio; dopo un confronto con alcuni altri cittadini che erano al di fuori del circolo, forgiammo un’unione di intenti e demmo vita alla Pro Loco, allo scopo di valorizzare il territorio per mezzo di varie iniziative.

d: Quante sono le Pro Loco in Basilicata?

r: Siamo sulle 115/120, almeno nominalmente. Purtroppo non tutte sono attive, per diverse ragioni: cambi di presidenza, stanchezza, e non ultime difficoltà con le amministrazioni.

d: Ci torniamo. Le Pro Loco si auto-sostengono, ma vivono anche di contributi.

r: Le risorse economiche sono di varia provenienza: innanzitutto la quota associativa (da un’indagine fatta da Unpli nazionale e Cga di Mestre, risulta ammontare al 14% del totale); poi ci sono i contributi pubblici (essenziali) e quelli privati (aziende); e infine gli introiti che provengono dalle nostre iniziative, in primis le –tra vigolette- “sagre”, che consentono di finanziare le attività istituzionali: si calcola che nelle Pro Loco del Centro-Nord Italia ci siano anche centomila euro di incassi: qui in Basilicata è molto, anzi moltissimo, meno (sorride).

d: Da dove provengono i contributi pubblici? Regione, Comuni…

r: Da diversi anni c’è uno stanziamento della Regione, erogato tramite l’Apt. L’anno scorso era di centomila euro, ma in anni più floridi è stato anche di trecento/cinquecentomila. Se mi posso permettere, proprio l’altro giorno –dietro nostra richiesta di incontro con Bardi- abbiamo avuto un colloquio col suo segretario particolare, il dottor Perri, al quale abbiamo rappresentato questa esigenza di implemento. A corredo di questa richiesta porteremo un dossier Unpli, in vista del prossimo incontro col Governatore.

d: Quindi finora si è trattato di centomila euro, ma divisi per…?

r: Funziona così: entro il 15 ottobre, le Pro Loco che sono iscritte allo specifico Albo Regionale (e non tutte sono iscritte) fanno domanda,, presentando un programma di iniziative, sottoponendolo all’attenzione dell’Apt, allo scopo di ottenere il contributo. All’Apt si riuniscono, e si dà un punteggio alle varie schede presentate: in base a quello, c’è la ripartizione dei soldi stanziati.

d: Per capirci, a voi di Filiano quanto hanno dato?

r: La Pro Loco di Filiano ha ottenuto il punteggio massimo, e le sono stati attribuiti milletrecento euro circa.

d: E con quei mille euro e rotti dovreste fare le iniziative?

r: Parte, delle iniziative. Inoltre, una frazione di quei soldi per legge è destinata alle spese di gestione (luce, etc.). Ovviamente, non sono sufficienti per organizzare le manifestazioni; ecco perché nel dossier illustrerò tutte le attività che le Pro Loco fanno, allo scopo di dimostrare che quei soldi non sono minimamente sufficienti. Pensi che ci sono comuni con trecento abitanti: quanti associati, paganti la quota, possono produrre?

d: Fino a quando il contributo è stato di 300/500mila euro? Da quando è così esiguo?

r: All’inizio, quando c’era lo stesso dottor Perri all’Apt, le cifre erano quelle, poi sono andate man mano scemando.

d: Adesso siamo ai minimi storici?

r: Mmm… sì. Un trecentomila euro sarebbe una quota giusta. Ma al di là dell’aspetto meramente economico, un contributo maggiore rappresenterebbe anche un riconoscimento del ruolo delle Pro Loco: oltre alle iniziative istituzionali, noi infatti svolgiamo anche una funzione SOCIALE. Tenere aperta una sede 365 giorni all’anno (anche grazie ai volontari del servizio civile) ha una funzione a mio modo di vedere inestimabile nelle nostre comunità. In un paese di 300/400 anime, avere una porta in cui entrare per farvi riferimento è essenziale.

d: A Filiano dunque la vostra porta è sempre aperta.

r: Sì, anche in virtù del fatto che gestiamo la Biblioteca comunale. Abbiamo la fortuna di essere sempre stati sostenuti, anche economicamente, dalle varie amministrazioni che si sono succedute. Facciamo dunque attività culturali, ma anche i più tradizionali Presepe Vivente, Via Crucis, Percorso Eno-Gastronomico, “Lu Muzz’c” e tante altre cose…

d: Quindi anche dai Comuni le Pro Loco prendono contributi.

r: Sì, Comuni, Provincia, Regione.

d: Si tratta di contributi “una tantum”?

r: Da parte del Comune sì, ma poi ce ne sono altri “a richiesta” in occasione di alcune iniziative, che -nel nostro caso- solitamente vengono concordate prima. Ripeto, a Filiano abbiamo la fortuna di avere un ottimo rapporto con l’Amministrazione, che è essenziale.

d: Tra l’altro proprio Bardi è di Filiano, e risiede lì. L’ha mai incontrato?

r: In strada, sì. Fa la spesa proprio sotto casa mia. Ma è successo prima che divenissi Presidente Unpli. Attendo di incontrarlo in sede istituzionale.

d: Quando lo incontrerà la prossima volta al bar…

r: …speriamo a breve (sorride).

d: …se potrà prenderlo sottobraccio, da Filianese a Filianese, cosa gli dirà?

r: Beh, in virtù del ruolo che ricopro adesso, gli parlerei di due cose in particolare. In primis, dell’importanza che qui in Basilicata rivestono le Pro Loco, per l’impegno volontario…

d: …non ci sono stipendi per lo mezzo…

r: …assolutamente no, anzi, chi poco, chi molto, ci rimettiamo tutti (ma sempre con piacere). Sicuramente Bardi ha una sua idea delle Pro Loco, ma io con lui vorrei maggiormente addentrarmi nell’impegno “sotterraneo” che le caratterizza. Seconda cosa: non potrei esimermi da chiedergli un maggiore sostegno per i progetti presentati, nonché –come dicevo- un incremento dei fondi che l’Apt destina alle Pro Loco: trecentomila euro annui secondo me sarebbero una cifra equa.

d: Abbiamo fatto cenno alle cosiddette “sagre”, che sono un po’ croce e delizia per voi. Sovente vengono infatti viste come iniziative che –specie d’estate, quando letteralmente pullulano- “succhiano” soldi pubblici, ma che si concretizzano in eventi mangerecci, più che altro estemporanei. Cosa ne pensa?

r: Innanzitutto, a mio avviso, il termine “sagra” è abusato, perché dovrebbe essere utilizzato solo per quelle iniziative che valorizzano il prodotto locale, onde ampliarne la diffusione e la conoscenza all’esterno, e per dare riscontro economico ai produttori locali. Non per niente, da qualche anno, l’Unpli ha dato il via all’iniziativa “Sagra di Qualità”, che fornisce (tramite ispettori sul campo) un marchio identificativo basato su alcuni parametri di premialità. La “sagra” non è l’attività istituzionale delle Pro Loco, ma bisogna anche avere la bontà di riconoscere che per noi è una modalità per racimolare risorse economiche, utili a fare le altre iniziative, che non prevedono introiti (ad esempio le attività pasquali o carnevalesche, i libri da stampare etc.). Anche per questo, i produttori e gli esercenti locali (che DEVONO essere coinvolti: è fondamentale!) non devono vederci come una “concorrenza” che toglie risorse a loro. Parlo a livello generale, non della Basilicata (nel mio paese, ad esempio, non è mai successo), ma certo qualche “malinteso” del genere può registrarsi.

d: Certo è che negli anni si sono viste spuntare qua e là sagre un po’ “strane”, che sembravano avere poco a che fare coi prodotti del territorio…

r: Sì, ma è tutto da vedere se sono state realizzate da Pro Loco. Per quanto ne so, le iniziative organizzate dalle Pro Loco hanno sempre attinenza coi prodotti e i produttori locali. Gli esempi negativi (presenti in tutte le cose), saranno in tutto uno, due…

d: Lei diceva che alcune Pro Loco sono ferme per “difficoltà” con le amministrazioni.

r: Eh sì, pur non volendo entrare nello specifico, ci sono dei casi in cui Comuni e Pro loco non vanno d’accordo. Però posso dirle che le nostre Pro Loco di base sono a-partitiche: chi vi entra, deve abbandonare la “casacca”.

d: Ma la politica ci “prova” lo stesso.

r: Dal canto loro, sì. Più di qualche volta, si registra qualche Amministrazione che, diciamo così, vuole mettere le mani sulle Pro Loco, onde adoperarle per le proprie iniziative. Le Pro Loco sono disposte e devono collaborare con le amministrazioni, ma ci vuole il RISPETTO dei ruoli e della vita associativa. Faccio un esempio: un’amministrazione comunale non può decidere chi debba essere il Presidente di una Pro Loco; ha tuttavia il dovere di verificare se quella Pro Loco faccia realmente iniziative a beneficio della comunità. Se c’è qualche problema, ci si riunisce e se ne discute. Se poi c’è qualche problema INTERNO alla Pro Loco, non spetta al Comune, bensì ai Probi-Viri regionali, che se necessario intervengono, persino decidendo di commissariare.

d: Lei è un grande –e riconosciuto- appassionato di fumetti. Grazie alla Pro Loco di Filiano ha pubblicato dei saggi che rendono lo spessore, anche sociale, che questa forma d’arte sa spesso interpretare.

r: Sì, la passione è nata quando avevo circa dieci anni; quando poi prendemmo in gestione la Biblioteca Comunale, vi si è aggiunto un risvolto più “culturale”. E sono dunque nati i laboratori per le scuole e i volumi da me curati, “Fumetto e Handicap”, “La Shoah raccontata dai Fumetti”, e “Il Brigantaggio lucano nella letteratura disegnata”. Per conto mio. sono un grande appassionato di Tex.

d: Quale personaggio dei fumetti potrebbe essere il nostro Governatore, Filianese come lei?

r: (sorride) Per il suo “decisionismo”, direi proprio Tex! Ma Tex non deve però dimenticarsi che con lui ci sono anche Kit Carson, Tiger Jack e Kit Willer…

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Informare le donne lucane sulle opportunità offerte dall’Europa. La “strategia per l’uguaglianza di genere 2020 – 2025”, approvata dalla Commissione Europea, ha dato i primi risultati e ha generato progetti, documentazione e strumenti utili a superare il gap di genere e gli stereotipi. Ma non sempre questi dati sono alla portata di tutti. Una ricerca dell’Ufficio della Consigliera Regionale di Parità della Basilicata ha fatto emergere gravi criticità ad acquisire autonomamente le informazioni per partecipare ai programmi europei. “Con l’unica eccezione – afferma la Consigliera Ivana Pipponzi - della Borsa dei Fondi Europei Diretti FEDx. Si tratta di una piattaforma web che consente ai soggetti interessati di consultare gratuitamente l’elenco di tutti i finanziamenti europei diretti attivi, nonché il catalogo dei progetti innovativi, delle competenze e delle richieste, generati dall’Area Unica di Interscambio dei Dati Elettronici dello standard Europeo. L’elenco è costantemente aggiornato”.

“Ed è proprio per cercare di colmare il vuoto informativo sui programmi europei, sugli strumenti e sui finanziamenti europei a fondo perduto - aggiunge la Consigliera – che abbiamo deciso di aderire alla sperimentazione delle metodologie e strumenti FEDx”.

“Il nostro obiettivo – chiarisce la Consigliera di parità – è quello di creare le condizioni ed individuare le tipologie di disuguaglianze maggiormente subite dalle donne lucane al fine di intervenire per attivare le soluzioni percorribili. Infatti, l’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere rende disponibili i kit di «strumenti passo-passo» per la preparazione, ideazione, attuazione, monitoraggio e valutazione delle politiche, delle misure normative e dei programmi di spesa di bilancio”. Per questo motivo, evidenzia Pipponzi, “abbiamo dato vita al Comitato promotore “DICO parità di genere” - Donne Insieme per COntribuire alla parità di genere e conoscere le opportunità europee dirette, al quale sono invitati a iscriversi le donne, le Associazioni e i soggetti pubblici e privati”.

Il rapporto del 2023 sulla parità di genere in Europa, pubblicato dalla Commissione Europea il 7 marzo 2023, fornisce, infatti, un quadro cupo, in quanto l’indice europeo sulla parità di genere del 2022, se non fosse stato per i piccoli progressi compiuti nell'area della leadership femminile, avrebbe mostrato una tendenza negativa.

“Un trend da invertire. La battaglia per superare le differenze di genere e gli stereotipi – conclude Pipponzi - riguarda tutti. Vincerli vuol dire non solo affrancare le persone dai lacci del pregiudizio ma soprattutto liberare le energie e le idee necessarie per lo sviluppo economico e sociale anche della nostra regione”.

Maggiori informazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Richiesta iscrizione: www.fedx.it/gender

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di Walter De Stradis

 

 

 

 

Cinquantun anni, avvocato, già vice-presidente della Provincia di Potenza (quando votavano ancora i cittadini, precisa), ha l’eloquenza rapida del legale che deve sintetizzare concetti complessi. Da meno di un anno (giugno 2022), Massimo Macchia è il sindaco di Marsico Nuovo.

d: Come giustifica la sua esistenza?

r: Con la voglia di restituire qualcosa alla mia comunità, ridando ai nostri figli qualcosa che abbiamo avuto in prestito, in questo caso una Marsico migliore. E’ il significato di un proverbio degli Indiani. Qui c’è il dramma dello spopolamento…

d: … e lei ne sa qualcosa, visto che mi risulta nato in Svizzera.

r: Sono ORGOGLIOSAMENTE figlio di emigranti, sì. E oggi posso dire che Marsico ha una bella realtà di inclusione, grazie e delle strutture che ospitano minori stranieri non accompagnati.

d: Oggi, 19 aprile, è il centenario di Rocco Scotellaro. Al di là delle facili retoriche (di cui in queste ore c’è sovrabbondanza), si può cercare di dire qualcosa che non viene detta spesso, o mai?

r: Dire qualcosa di inedito su Scotellaro è un’impresa, Walter, e sicuramente si scade nel già sentito e nello sbadiglio. Di lui se ne dovrebbe parlare tutti i giorni? Già detto e ridetto, anche questo. Proviamo dunque a immaginare un discorso identitario: il punto è avvalersi di questi personaggi, in cui si identificano le nostre comunità, e fare di loro un’occasione di rilancio. Lei ha già capito che mi riferisco, per quanto riguarda Marsico, a Georges Brassens

d: Il “padre” dei cantautori italiani.

r: Nonché un esempio plastico di Emigrazione lucana.

d: I nonni materni erano di qui.

r: E lei sa anche bene che, da qualche anno, Marsico ha iniziato un percorso per valorizzare quella figura (il Premio Brassens estivo), e che può essere un’occasione di sviluppo e di crescita. E qui mi riallaccio a Scotellaro: si tratta di riappropriarsi delle proprie radici e della propria identità. Allora io dico: costruiamo delle opportunità, su Scotellaro, come su Brassens.

d: E lei cosa immagina, nel concreto? Una scuola per cantautori, non so…

r: Partiamo da un particolare che forse i più ignorano: Brassens in Francia è una vera potenza, l’equivalente di Maradona a Napoli. Allora, visto e considerato che qui ci sono anche delle multinazionali francesi (attive nel petrolio), si può davvero escludere che Brassens si tramuti in una vera occasione di rilancio per Marsico e per il comprensorio? Io penso di no. A cosa penso io allora? A un contenitore culturale. Brassens relegato a una manifestazione cantautorale, di grandissima levatura, ma limitata a sole quattro ore all’anno, è qualcosa dal respiro corto. Pertanto, un contenitore culturale più ampio, che parli di musica, di musica popolare nostrana, delle nostre radici, ma anche dell’Emigrazione, potrebbe farci intravvedere un’opportunità.

d: Un museo?

r: Qui abbiamo la casa degli avi di Brassens, e ho detto tutto. Sono idee che stiamo provando a strutturare: insieme ai miei indispensabili collaboratori negli uffici (una squadra straordinaria, che ringrazio), stiamo cercando di candidare un’idea su Georges Brassens per il contenitore del patrimonio dei Beni Intangibili della Basilicata, per cercare di rinvigorire tutto il discorso, da qui a tre/cinque anni.

d: Marsico è un comune interessato dal petrolio, che riceve royalties dirette. Quanti soldi avete preso nel 2022? Nei comuni in cui queste royalties non ci sono, Potenza compresa, ci si chiede spesso: “ma di quei soldi, lì, che ne fanno???”. E qui, i cittadini (domanda che rivolgo sempre) sono contenti del petrolio? Insomma, tutti questi soldi si tramutano in risultati concreti, o si sta lì a rifare il viale dieci volte?

r: I temi sono tanti. Partiamo dai dati: i soldi presi dal Comune nel 2022 sono circa un milione e cento (potrei sbagliarmi di poco), che rispetto al 2021 è qualcosa in più, ma che è assolutamente in media con gli anni anteriori. Ci sono stati anni in cui sono arrivati anche due milioni, ma si può dire che per un Comune come Marisco prendere un milione e due è una cosa normale. Poi c’è il PO Val D’Agri, i fondi Ripov, e noi da due anni prendiamo 650mila euro, un appannaggio, mi rendo conto, che certamente non appartiene a tutti i comuni. Marsico è contento del petrolio? Mmm. Se parliamo di ricadute, è chiaro che tutti i cittadini, come tutti i Lucani, si aspettano qualcosa in più: lavoro, innanzitutto. E qui sono le scelte della politica che incidono.

d: Lei riesce ad essere di peso, sui tavoli, per far assumere i cittadini di Marsico?

r: (Sorride) Io non mi sono mai seduto a un tavolo in cui qualcuno discuteva dei posti da attribuire. Allo stato attuale c’è una tensione, che è quella della messa in produzione del pozzo Pergola Uno, un pozzo “cluster”. Si tratta di un progetto che Eni aveva già presentato in precedenza, ma di cui aveva poi revocato l’istanza in quanto la posa dell’oleodotto passava attraverso dei luoghi non ottimali; l’istanza è stata ripresentata adesso, ed è pendente il termine per depositare delle osservazioni. Noi abbiamo fatto già un consiglio comunale ove è stato deliberato di costituire una commissione che in questi giorni depositerà sicuramente delle osservazioni su questo progetto. Sia chiaro che, fare oggi una guerra “di religione”, è dire “sì” o “no” al petrolio, è una cosa fuori tempo massimo. Tuttavia sento ancora chi prova a fare politica vendendo fumo.

d: Sarebbe ormai impossibile azzerare e dislocare tutto.

r: Posso fare una battuta? E’ come se io e lei ci mettessimo a discutere se è bello o meno avere i capelli: io e lei non ne abbiamo, e dobbiamo rassegnarci. Allo stesso modo, il nostro è ormai un territorio che vive il fenomeno delle estrazioni petrolifere. Punto.

d: Quindi non resta che massimizzare gli utili?

r: No. Lei si sta portando avanti. No: in consiglio comunale ho chiarito che questo ragionamento non significa aprire le porte a qualsivoglia fenomeno estrattivo. No, saremmo i primi a incatenarci davanti ai cancelli che contano. Non è un ragionamento cerchiobottista: bisogna essere attenti al territorio, ma occorre sapere che noi non possiamo dire “no a priori” al petrolio, non ne abbiamo nemmeno l’autorità, altrimenti non saremo presi sul serio qualora avremo qualche tema serio dal punto di vista ambientale. La nostra eventuale battaglia non sarebbe proprio presa in considerazione. Quindi occorre essere molto lucidi e focalizzarsi su argomenti quali ambiente, lavoro, sviluppo (che è “crescita strutturale”, e non si esaurisce nel lavoro, che è solo “congiuntura”). E’ riuscito dunque il petrolio a rappresentare una crescita strutturale nei nostri territori? Se la domanda è questa, io dico forse, ma probabilmente non abbastanza.

d: Cosa è mancato?

r: La capacità di coniugare il fenomeno estrattivo a tutto il percorso di formazione e scolarizzazione. Le pare normale che in Val D’Agri -e in Basilicata- non ci sia un Dipartimento dell’Università per l’Ingegneria Mineraria, e che sia all’avanguardia in Italia?

d: Insisto: con le royalties cosa state facendo per i cittadini?

r: Noi approveremo il bilancio il 28 aprile, pertanto finora si è ragionato su quelli approvati da chi mi ha preceduto. Si sappia che le royalties “drogano” i bilanci dei comuni.

d: Sembra che i soldi ci sono, ma poi non ci sono?

r: No, i soldi ci sono. Ma se, tragicamente, oggi venissero d’improvviso meno le royalties, avremmo un Comune in disavanzo, e lo stesso vale per gli altri. Marsico, di suo, ha fatto la scelta di non far pagare il trasporto scolastico, ma non tutti i comuni lo fanno, e potrei continuare. Dunque la prima scelta è sotto il profilo dei servizi.

d: Sono scelte che avete ereditato.

r: Sì, ma le faccio un esempio: noi abbiamo recuperato un pullman della Iveco, che stava buttato in un magazzino, e con i soldi delle royalties lo abbiamo ristrutturato. Abbiamo un servizio navetta che funziona a chiamata, su tutto il territorio. Cerchiamo poi di essere attenti alle diverse istanze: in Viale Regina Margherita, seppur di competenza della Provincia, le buche le chiudiamo noi. Royalties è anche questo. Ovvero civiltà.

d: Lei però ha detto una cosa importante: “Non ho l’autorità per sedermi con le Compagnie e chiedere posti di lavoro”. Ha poi aggiunto “Non è normale che l’Università qui non abbia un Dipartimento etc.”. Allora le chiedo: è contento di come i tavoli della questione petrolio siano stati gestiti da altri (Regione) per conto suo e dei suoi cittadini?

r: Mmm. Lei ha fatto un abilissimo giro per portarmi a dire delle cose, ma la risposta è ovvia. Perché I CITTADINI non sono contenti, la Basilicata ha perso TRENT’ANNI di opportunità, TRENT’ANNI di occasioni. A me non interessa difendere una classe politica, ma da amministratore oggi dico: quel che è stato è stato, ma non facciamo gli stessi errori. Le royalties non ci saranno all’infinito: chiedere di aumentare, triplicare le royalties significa solo gettare altra benzina sul fuoco. Noi dobbiamo far sì che quello diventi un fuoco che si alimenta SENZA la royalties. Bisogna creare qualcosa di STRUTTURALE nella nostra regione.

d: Gli argomenti sono tantissimi, ma il tempo è limitato. Facciamo un passaggio sul PNNR. L’economista D’Agostino dice: «La Svimez ha fatto uno studio da cui emergono dati molto preoccupanti: più della metà dei Comuni ritengono le procedure del piano troppo complesse…»

r: … Vero. E’ follia. Gli adempimenti sono troppi, impensabili. Domani io mica posso assumere venti persone…

d: «Pesano le carenze di organico degli enti locali». Voi come siete messi?

r: Pochi anni fa avevamo 43 dipendenti, oggi ne abbiamo 13. E’ devastante. Ci sono stati pensionamenti, e chi mi ha preceduto ha avviato solo alcune procedure concorsuali (il che ci ha comunque dato dei giovani molto preparati). Noi adesso assumeremo altro personale, avvalendoci di graduatorie già esistenti.

d: D’Agostino: “Il ricorso a consulenze esterne da parte dei comuni è tutto da valutare”

r: Noi abbiamo fatto un bando (ma sono sempre fondi del Pnrr) che consente di assumere due professionisti per la gestione di quelle procedure.

d: «Il 40% delle amministrazioni ha una conoscenza parziale delle gare del Pnrr»

r: Sì. In tutto il sistema dei bandi e delle gare, arrivano istanze in tempi talmente stretti, e il più delle volte richiedono un livello di progettazione già elevato (quello di fattibilità). Altrimenti non ti finanziano! E io-sindaco con quali soldi faccio un bando definitivo? Prenda il bando della metanizzazione fatto dalla Regione: Marsico è quarto (in via preliminare), ma i tempi a disposizione per fare il progetto definitivo sono sessanta giorni! Non potevano essere novanta?! Una cosa enorme, per un Comune come il nostro. Ne consegue che abbiamo un tecnico che ci lavora giorno e notte (perché il finanziamento non possiamo certo farcelo scappare). Ma noi abbiamo la fortuna delle royalties, e possiamo farlo, ma gli altri, che royalties non ne hanno?

d: Si attaccano.

r: Probabile.

 

 

 

 

 

di Antonella Sabia

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Si chiama Disability Card, è una carta che permette di comprovare l’invalidità di una persona, sostituisce a tutti gli effetti i certificati cartacei e i verbali attestanti la condizione di disabilità, agevolando il conseguimento di benefici, supporti e opportunità utili alla promozione dei propri diritti. La Carta Europea della Disabilità rientra all’interno del progetto europeo “EU Disability Card” che ha come obiettivo il mutuo riconoscimento della condizione di disabilità fra i paesi aderenti.La Carta si può richiedere tramite una procedura online da parte del cittadino e successivamente viene spedita a casa. Permette inoltre l’accesso a servizi gratuiti o a costo ridotto in materia di trasporti, cultura e tempo libero sul territorio nazionale e in altri Paesi dell’Unione europea.

Ma non è tutto oro quel che luccica, perché come sempre, la burocrazia ci mette del suo, come ci ha raccontato il Sig. Salvatore Marcantonio, portatore di handicap del capoluogo: “Da circa un anno, per legge è stato istituito questo “pass” per disabili, che stando alle direttive del Ministero dovrebbe essere valido ogni qual volta si richiedono ausili medici o rinnovi, poiché ingloba già tutti i codici di esenzione legati alle patologie del soggetto, senza dover presentare ogni volta un nuovo certificato (il che comporta anche continue spese)”. E continua, “però, accade a Potenza così come in tutta Italia, che presso gli uffici non ci sia sufficiente conoscenza di queste nuove procedure per soggetti in condizione di disabilità, e pertanto le richieste e le attese diventano lunghe e farraginose, ma soprattutto spesso ci si imbatte nell’arroganza di alcuni Dirigenti, che continuano a usare procedure oramai superate, senza aggiornarsi. Per poter ottenere questa Carta Europea della Disabilità, mi sono dovuto far sentire direttamente a Roma, presentando il problema, dove mi hanno confermato che è un processo difficoltoso in tutta Italia, ma tale card mi è stata recapitata dalla Previdenza Sociale, via posta”.

Il sig. Marcantonio ha poi fatto riferimento al Decreto del Presidente della Giunta Regionale del 09 novembre 2016 sulla “Costituzione dell’osservatorio regionale sulla condizione delle persone con disabilità”: “Auspico che la Regione recepisca con forza tale normativa, invitando gli enti preposti (ASP-ASM), Comuni e Patronati ad attenersi a questa nuova procedura. Personalmente, sto cercando quanto più possibile di richiedere supporto alle associazioni di categoria affinché si attivino per la tutela dei propri iscritti. Ho letto qualche settimana fa, sempre su queste pagine, l’intervista al Presidente del CIP, Zandolino, e sono felice che si inizia a parlare di disabilità anche in ambito sportivo, in particolare ho recepito con piacere il discorso sulla figura del Garante della disabilità, che in Sicilia è già operativo. Spero che anche in Basilicata si riuscirà quanto prima”, ha concluso Marcantonio.

 

 

 

6d896199-cbff-49c9-b21a-8ade347827b6.jpgIl nuovo processo esecutivo alla luce della riforma Cartabia, le novità del D. Lgs n. 149/2022: se n'è dibattuto nel corso di un importante incontro tenutosi presso la sala B del Consiglio regionale della Basilicata.
L'evento ha preso il via con i saluti istituzionali dell'avvocato Luca Lorenzo, coordinatore di Meritocrazia Italia - Basilicata, e dell'avv.ta Ivana Pipponzi, Consigliera Regionale di Parità, nonchè con gli indirizzi di saluto del Consiglio dell'ordine degli avvocati di Potenza.
Dopo l'introduzione delle avvocate Rosa Lacapra, Deborah Montano e Marina Ligrani, si sono registrati gli interventi delle avvocate Antonia Fabiola Chirico, Teresa Parisi e Manuela Calautti, queste ultime autrici del libro "Il processo esecutivo secondo la riforma Cartabia".
Il volume (aggiornato alla legge di Bilancio 2023 e al Milleproroghe 2023) mira ad analizzare compiutamente i principi e i criteri direttivi della Riforma Cartabia nei diversi ambiti del processo di esecuzione, dove il fattore tempo costituisce la linea direttrice cui tende l’intero impianto modificativo: dall’abrogazione della formula esecutiva alla razionalizzazione dell’inefficacia del pignoramento presso terzi non iscritto a ruolo, dalla riforma dell’istituto della delega alle operazioni di vendita alla nuova vendita diretta dell’immobile, dall’estensione degli obblighi antiriciclaggio anche all’aggiudicatario all’istituzione presso il ministero della giustizia della Banca dati per le aste giudiziarie. Modifiche queste, per molte delle quali il Legislatore si è limitato, per come si evince dalla relazione Luiso, a recepire le prassi vigenti nella maggior parte degli uffici giudiziari e già suggerite dalle linee guida del CSM.
Mich. Imp.

foto di ROCCO ESPOSITO

 

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di Walter De Stradis

 

A meno di sorprese dell’ultima ora, Gerardo Mariani, conosciuto a Muro Lucano (Pz) come “Lo Sceriffo”, si ricandiderà come sindaco nel suo paese. La notizia merita un approfondimento per (almeno) tre motivi: si tratta del ritorno di un personaggio “storico” della politica locale; di un amministratore che esce (assolto) da un lungo periodo di travagli giudiziari riferiti alla sua attività politica; di un uomo che vuol rimettersi in gioco a 84 anni suonati. L’incontro avviene all’Hotel-ristorante “Miramonti” di Muro Lucano.

d: Ho qui davanti a me due libri su di lei, entrambi editi da Arduino Sacco Editore, usciti a distanza di dieci anni l’uno dall’altro. Il primo, del 2008, ha un titolo programmatico «Come vorrei che fosse…»; il secondo, del 2018, reca invece una titolazione drammatica: «Indagine su un primo cittadino al di sopra di ogni sospetto». Cos’è successo in quel lasso di tempo? Ricordo inoltre che l’ultima volta che la intervistai, una decina di anni fa, lei mi disse di non aver mai subito procedimenti penali.

r: E’ successo quello che succede quasi sempre in tutti i paesi, quando questi sono avvelenati, quando la comunità non c’è più, quando le persone sono l’una contro l’altra. A tutto questo, poi, si aggiunge la politica esterna: se non riesce ad abbattere politicamente un avversario, l’unica arma che le resta è la magistratura.

d: Mi diceva a microfoni spenti che lei ha subito ben sedici procedimenti penali.

r: Sedici. Tutti terminati con la mia assoluzione, “perché il fatto non sussiste”. C’è di più: ho avuto sedici costituzioni di parte civile, mosse da questa amministrazione uscente.

d: Ci saranno, non so, delle spese legali da pagare?

r: Ma mica le pagano loro. Le pagano i cittadini. Come sempre.

d: Il motivo per cui oggi siamo qui, tuttavia, è che lei ha deciso di ricandidarsi come sindaco di Muro Lucano.

r: (silenzio) Questa è una situazione un po’ “anomala”: una persona della mia età, anche se lucida e bene in salute (questo lo posso dimostrare), che si ricandida. Ci dev’essere un qualche motivo.

d: Appunto. E’ solo rivalsa? Ora che è stato assolto…

r: Assolutamente no. Non è una rivalsa. Non è per il gusto di fare il sindaco. Niente di tutto questo. C’è un solo problema: questo paese è abbandonato a se stesso. In cinque anni abbiamo perduto mille unità. Ora lei mi dirà: “Ma che colpa ne ha l’Amministrazione?”. Nessuna, se gestisce e se nei giovani crea la speranza di poter lavorare o crearsi qualche attività. Tutto ciò non è stato fatto. Ed era possibile. Con i fondi post-Covid, il Pnrr, il paese doveva avere un rilancio, non un arretramento demografico, culturale e politico. Ora: io ci ho impiegato sessant’anni… sono sessant’anni che sto in politica, amo il mio paese, amo l’area del Marmo Platano, ma è diventata la Cenerentola della Basilicata.

d: Ma lo stesso le potrei chiedere: possibile che debba e voglia ricandidarsi per forza lei? Non c’è un’altra persona, vicina a lei politicamente, di sua fiducia, che possa farlo?

r: La domanda è pertinente. Ma mi dica se lei stesso riesce a trovare uno che fa il lavoro che fa lei, come lo intende lei.

d: Quindi solo Gerardo Mariani può fare il Gerardo Mariani?

r: No. Solo Gerardo Mariani, in un momento così delicato, può tirare fuori il paese dalle secche. E può avviarlo alla crescita, al “risorgimento”. Io vorrei fare “il ministro degli esteri”, ovvero il sindaco-padre nobile che si occupa di portare a casa tutto ciò che è necessario alla crescita del paese.

d: In quel suo periodo “difficile”, i cittadini l’hanno “scaricata”, l’hanno additata, o ha comunque sentito attorno a sé una vicinanza?

r: Se io sarò candidato, non è per un mio capriccio, ma perché una fetta di questo popolo me lo chiede.

d: Non c’è stato dunque mai un momento in cui lei si è sentito scoraggiato e pessimista sul suo destino? O ha sempre avuto fiducia nei verdetti finali?

r: Ma scusate, se uno non ha commesso alcun reato, avrà pure fiducia nella Magistratura! Non è che un giudice si alza e condanna così, per sfizio. E’ costretto a rispettare la legge. Tuttavia, se un gruppo di cittadini sottoscrive delle ipotesi di reato, il giudice deve perseguire, fino a emettere un giudizio.

d: Lei non ha sporto, a sua volta, denunce per calunnia, non so… magari preferisce non parlarne….

r: No, no, io VOGLIO parlarne. Io voglio “bonificare” questo paese, eliminare questo veleno che c’è in giro, le liti…

d: Lei dice “bonificare”, ma intende “pacificare” o fare “piazza pulita” (politicamente parlando) di chi l’ha avversata?

r: (Sorride) No, no, assolutamente. Voglio “pacificare” il paese. Sono disponibile con i peggiori nemici, ai quali io chiedo: “C’è stato un periodo che non mi salutavi. Perché? Che ti avevo fatto?”. Ma non sanno rispondere. Una comunità che non è pacifica, che non è unita, è destinata a finire. Una comunità che non riconosce i meriti a chi ce li ha, è destinata a morire.

d: Lei è stato sindaco di Muro tre volte (1979, 2009 e 2014); consigliere regionale (dal 2000 al 2005), Presidente dell’Apt (dal 1980 al 1985), e presidente del Tour Med Roma dal 1985 al 1990: ritiene di aver interrotto un qualche discorso da riprendere? C’è un progetto che oggi vorrebbe portare a termine?

r: In questi cinque anni in cui non ero nemmeno consigliere comunale, attraverso le mie amicizie, ho continuato a lavorare per questo paese, raggiungendo obiettivi importanti.

d: E chi sarebbero questi suoi “amici”?

r: Coloro che avevano iniziato delle attività e non sono riusciti. Per esempio, per quanto riguarda l’ospedale, in qualità di ex consigliere regionale e di ex sindaco, ho chiesto all’assessore regionale –per iscritto- di inserire l’ospedale nel Pnrr. Ed è stato inserito. Dando seguito a un accordo siglato a suo tempo col Ministero, ho chiesto di inserire la Diga nel Pnrr. Ed è stata inserita (ho gli atti). Ho chiesto di completare lo svincolo di Muro Lucano per la strada a scorrimento veloce, ci sono undici milioni fermi che mi erano stati assegnati dal 2017. E poi ci sono altre piccole cose che non sto qui a elencarle.

d: Lei si ritiene un uomo potente?

r: No. Un uomo che ha tanta volontà di fare qualcosa di buono per il suo paese.

d: Ma il soprannome di “Sceriffo” le piace o le dà fastidio?

r: Assolutamente non mi dà fastidio. Lo sceriffo era una figura che faceva rispettare la legge, e io L’HO FATTA RISPETTARE … però il risultato è stato l’incontrario! (ride)

d: Se lei diventasse sindaco, quale sarebbe la prima pratica sulla sua scrivania?

r: Chiamare tutti i miei ex colleghi, tutti i miei avversari, e invitarli a fare insieme un’opera meritoria per il paese.

d: Compreso il sindaco attuale?

r: Compreso lui, compreso chiunque –dal prete al maresciallo dei carabinieri, dagli ex sindaci agli ex assessori- possa dare un contributo.

d: Da cosa deve ripartire Muro Lucano?

r: Dalla ricostruzione del tessuto sociale.

d: E’ spaccato, diceva.

r: E’ frantumato. A Muro Lucano non esiste più una famiglia unita.

d: Per ragioni solo politiche? O magari anche per lo spopolamento…

r: Le frane iniziano con una piccola infiltrazione d’acqua.

d: Al di là di questo?

r: Bisogna puntare sulla vocazione del territorio: agricoltura, turismo, soprattutto religioso (San Gerardo Maiella è protettore della donna e del bambino NEL MONDO). Abbiamo inoltre ventisei comuni gemellati: se si creano i presupposti, noi potremmo avere almeno un pullman di visitatori “religiosi” al giorno! Come dicevo, bisogna ricreare la speranza nei giovani, altrimenti Muro diventerà un paese di anziani, efficienti, i cui badanti dovranno essere altri anziani! Le possibilità di lavoro sono tante, ma se in questo paese c’è magari solo una persona –sul piedistallo- che può aiutarti a trovare lavoro, se tu non sei suo amico, decidi di andartene.

d: In Basilicata funziona dunque ancora così?

r: In Basilicata no lo so, ma a Muro Lucano funziona malissimo.

d: E lei, che è stato sindaco per tanti anni, non ritiene di avere responsabilità?

r: Assolutamente no. Aver tentato di tagliare determinate cose, di eliminare i cancri del paese (innanzitutto negli uffici), mi ha portato a essere oggetto di tutti quei “maltrattamenti” politici, e quindi giudiziari.

d: Ma la domanda che aleggia su tutto questo è: cosa risponde a quel cittadino (perché sicuramente ci sarà) che le contesta che a quasi 85 anni è troppo vecchio per candidarsi a sindaco?

r: Rispondo che dovrebbe prendersela col Padreterno, perché io ho la mente molto più lucida di certi quarantenni. Io mi sento ancora di poter dare un contributo, e questo contributo di “pacificazione” lo può dare uno che finisce il suo mandato, e la sua vita. Io infatti non sono un ostacolo per nessuno: è vero che mia nonna ha vissuto fino a 102 anni e mio nonno fino a 99, ma io vorrò pure godermi un po’ la vita, prima o poi! Tuttavia, in questo momento, io dico che sono ancora il soggetto adatto per questo progetto di “pacificazione” del paese, per riportarlo alle origini, quando era il “centro” del Marmo-Melandro e veniva chiamato “Nap’licchie”.

d: Ma possibile che questa amministrazione non abbia fatto nemmeno una cosa buona?

r: Loro sicuramente diranno che di buono hanno fatto tutto, ma qui non si vede nulla.

d: Mi dica allora un errore che ha fatto il Mariani sindaco e politico.

r: Quello di essere stato troppo buono con tutti.

d: Eppure la chiamano “Lo Sceriffo”.

r: Ma lo sceriffo è fatto per far rispettare la legge, non per mettersi a sparare.

d: Se potesse prendere Bardi sottobraccio, cosa gli direbbe?

r: Quello che potrebbe chiedergli qualsiasi sindaco.

d: Soldi?

r: No. Tutti vogliono i soldi, ma non è come andare in banca. Bisogna avere delle idee innanzitutto, e poi presentare progetti credibili, nell’interesse della gente. Invece tutti tendono a pensare che andare al Comune significhi fare i propri interessi. Ma non è così. A Bardi chiederei dunque attenzione su ciò che noi saremo in condizione di proporre.

C’è un proverbio murese nel quale si riconosce?

r: Non posso dirlo (Ride). Uno, generico, è: «Chi fa bene, vol’ess accis».

Però lei è ancora vivo e sta ancora bene.

r: E infatti c’è un altro proverbio: «Al cavallo bestiemmato gli luce il pelo».

Ma il suo sceriffo preferito chi è? John Wayne, Clint Eastwood?

r: Mi piace il titolo di quel film: “Rimase uno solo e fu la morte per tutti” (ride).

 

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di Walter De Stradis

 

La notizia non è da poco: a giugno finalmente riaprirà il Parco della Grancia e con esso il cine-spettacolo “La Storia Bandita”. Ci voleva. Ne abbiamo parlato con Nicola Manfredelli, presidente del Consorzio che gestisce la struttura, anch’egli un personaggio …“multimediale”.

d: Cito solo alcune delle cose presenti nel suo curriculum: già segretario della fondazione antiusura “Interesse Uomo”; già direttore del Gal Csr Marmo Melandro; già vice presidente della Camera di Commercio di Potenza; già presidente della CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) Basilicata; già consigliere provinciale, nonché candidato alla presidenza della Provincia di Potenza; attualmente è presidente del Consorzio Eccellenze Turistiche Italiane, che gestisce il Parco della Grancia; è presidente del movimento Lucania Viva, nonché promotore del Comitato Referendum Basilicata che si sta costituendo contro il DDL sull’Autonomia Differenziata. Giornalista, conduce da anni una rubrica su Radio Tour. Quanto ha ragione il saggio a dire che quando si vogliono fare troppe cose, si rischia di non farne bene nessuna?

r: (sorride) Il rischio c’è, certo. Pertanto, per scongiurarlo, sono uno che dorme poco e si applica anche di notte. E poi, tutto quello che ha detto, appartiene al campo delle esperienze maturate, che servono sempre, soprattutto quando ci sono di mezzo le questioni del proprio territorio.

d: Quale di quelle funzioni avrebbe potuto svolgere meglio?

r: Quale? Difficile. Sicuramente direi quella che devo ancora portare a termine, ovvero quella di presidente del Consorzio Eccellenze Turistiche Italiane. C’è tanto da fare ed è un ruolo difficile, che si interfaccia con tanti altri soggetti istituzionali e sociali.

d: Iniziamo dunque proprio dalla Grancia (di cui è stato tra gli ideatori). La notizia è che, finalmente, a inizio giugno si riparte.

r: C’è stato un lungo stop, dovuto sia alla Pandemia sia a questioni di ordine procedurale, inerenti i rapporti con i vari enti. C’era dunque la necessità di ripartire, rilanciando. Tant’è vero che abbiamo programmato una stagione lunga, con l’aggiunta di animazioni e attrazioni ulteriori. Si inizia il due e il tre di giugno, per arrivare a fine settembre: quattro mesi di programmazione e di rappresentazioni spettacolari, come mai avvenuto nel passato. Cogliendo inoltre le indicazioni e le strategie turistiche regionali, abbiamo pensato di aggiungere alcuni eventi nel corso dell’anno, a partire dal periodo natalizio, nel quale sperimenteremo “Il Bosco di Babbo Natale”.

d: E sarà possibile col freddo, nel bosco?

r: Sì, stiamo pensando a come risolvere dal punto di vista logistico; ma si tratta di iniziative che non sono disgiunte dalle nostre tradizioni, anzi, forse c’è una curiosità: sembra che la slitta di Babbo Natale abbia origini lucane, ideata da un nostro emigrato di Castelmezzano (di cognome faceva “Paterno”), che la “collaudò” proprio in un bosco, per far felici i nipoti.

d: Ma come è stato possibile che il primo, grande attrattore turistico della Basilicata sia stato fermo quattro anni? Par di capire che non è stata solo colpa della Pandemia…

r: E’ stato proprio a causa del fatto che si tratta del primo, grande attrattore, ma anche del più complesso (a suo tempo selezionato dall’Unione Europea come progetto pilota, proprio in virtù di questo). Non a caso si chiama “Parco Storico Rurale e Ambientale di Basilicata”. Ne consegue che lo sforzo organizzativo, non indifferente, richieda la compartecipazione di più soggetti. La fase iniziale è stata pubblico/privata, poi seguita da una fase gestionale prettamente pubblico/politica (con tutti gli annessi e connessi). Pertanto, dopo alcuni anni, si è reso necessario tornare (tramite bando pubblico) a una gestione più che altro privatistica. Gli oneri (anche economici), gli adempimenti, e le responsabilità sono impegnativi, e c’è voluto del tempo. Oggi, con uno sforzo un po’ di tutti, siamo nelle condizioni di poter ripartire, e agli enti pubblici diciamo questo: vogliamo -né più né meno- le stesse attenzioni riservate, nelle altre regioni, alle iniziative di interesse collettivo.

d: Che nel pratico si traduce?

r: Trattandosi di turisti e di visitatori (quindi di un interesse generale), quel che si chiede è un supporto nella messa in sicurezza dell’area, nella realizzazione dei lavori straordinari (abbiamo chiesto a Regione e Comune l’autorizzazione a intervenire con urgenza)…

d: Quindi si tratta più che altro di snellire alcune procedure burocratiche. Però è sicuro che si partirà. Giusto…?

r: Sì, questo sì.

d: E chi lo spettacolo lo ha visto già, ci troverà qualcosa di nuovo?

r: Il format dello spettacolo è quello e bisogna rispettarlo per contratto, ma nulla vieta di introdurre quei piccoli accorgimenti che possono migliorare una cosa di per sé già gradevolissima. In diciotto anni, infatti, ci sono stati oltre mezzo milione di spettatori paganti.

d: E quei soldi dove sono andati?

r: Nei costi che le gestioni precedenti hanno dovuto sopportare (e, secondo le notizie in nostro possesso, pare che si siano prodotte anche delle diseconomie). Bisogna tuttavia tener presente che quello è uno spettacolo molto oneroso, che si avvale di tecnologie costosissime!

d: E non temete anche voi di rimetterci?

r: E certo. Per questo stiamo cercando di muoverci con grande oculatezza, e soprattutto di puntare su nuovi segmenti di turisti, che possano arrivare in Grancia in un arco di tempo allungato. In questi anni il turismo è stato più che altro lucano e di vicinanza (pugliese, in particolare). Adesso, grazie alle collaborazioni realizzate, contiamo di intercettare anche quei flussi turistici che un tempo, dopo aver visitato Matera, se ne tornavano indietro.

d: Recentemente avete fatto un primo “casting” per le comparse…ma si tratta di gente pagata? E quali sono le ricadute lavorative del Parco?

r: Il grande riscontro di partecipazione ottenuto da questo primo casting, ci fa capire che la componente di passione e di protagonismo sociale (in quella che è comunque una manifestazione di teatro popolare), continua a essere molto presente. Ma ciò non comporta che chi è impegnato per un lungo periodo come comparsa, non debba perlomeno ricevere il rimborso delle spese sostenute. In generale, riconoscere le professionalità per noi è fondamentale, se pensiamo già agli effetti speciali…

d: Quante persone lavorano in totale?

r: Considerando l’indotto e le varie attività, circa cento persone, tutte locali. Un aspetto importante l’abbiamo verificato proprio negli anni di chiusura, ovvero la mole dell’indotto che genera nella parte economica della ricettività (alberghi, ristoranti, agriturismi).

d: Quindi siamo messi bene da quel punto di vista, cioè, un turista che viene e vuole rimanerci, trova tutto il necessario…

r: …siamo messi bene, negli ultimi anni si è cresciuti, ma bisogna migliorare ancora, mediante un’offerta “di rete” (che appunto eviti al turista di dover fare “ricerche”, bensì di trovare tutto già pronto).

d: Il fatto che lo spettacolo abbia a che fare col Brigantaggio, è connesso alla sua personale attività politica “meridionalistica”? E cos’è questa “Carta di Venosa”?

r: Sì, certo. La Carta di Venosa è la volontà di riportare nell’agenda politico-istituzionale un tema scomparso: la Questione Meridionale. Una scomparsa che ha provocato un arretramento della nostra situazione: la Basilicata non si è mai trovata sull’orlo del burrone come adesso. Ce lo dicono tutti gli indicatori; quello più terribile riguarda l’indice demografico: da qui ad alcuni decenni saremo poco più di trecentomila abitanti. La metà di adesso.

d: I briganti divennero emigranti, ma dopo gli emigranti cosa c’è?

r: Il rischio estinzione. Che si salda con le preoccupazioni esagerate destate dagli appetiti che ci sono intorno alle risorse della Basilicata. Preoccupazioni fortemente acuite da questo provvedimento scellerato, l’Autonomia Differenziata. Per questo, abbiamo pensato di ricorrere –cosa mai fatta in Basilicata- allo strumento del referendum consultivo, partendo quindi dal basso, dalla gente, e non dall’alto. Perché proprio la Regione Basilicata ha assunto un’adesione al disegno di legge, leghista, di Calderoli.

d: Un’adesione acritica o consapevole?

r: Non sappiamo. Non sappiamo quanto per superficialità e quanto per tatticismo politico (che sarebbe anche più grave). L’iniziativa del Referendum nasce proprio con lo scopo di richiamare l’attenzione della gente, perché, parliamoci chiaro, questi temi sono ostici…

d: … e il cittadino medio può pure pensare che siano distanti da lui. Quale sarebbe invece una conseguenza, pratica, concreta, da esorcizzare?

r: Sarebbero ancora minori i servizi, ancora maggiori le discriminazioni, nel campo delle infrastrutture, dell’istruzione, della sanità. Il Veneto ha opzionato circa un quarto dell’intero gettito fiscale nazionale: è chiaro che avrà le risorse per pagare meglio gli insegnanti e per spostare dal Sud al Nord personale qualificato. E sappiamo tutti quanto ci costa un laureato: dai 250mila ai 500mila euro, che noi “regaleremo”, in termini di competenza e di qualità, al Nord. Pensiamo inoltre al cosiddetto “hub energetico”: una risorsa per i servizi che servono al Nord, ma che il Nord stesso pretende che sia allocata a Sud, a gratis. Si tratta dunque di difendere la nostra possibilità di continuare a esistere, facendo rispettare anche le risorse che abbiamo.

d: Se potesse prendere Bardi sottobraccio, cosa gli direbbe, magari in dialetto?

r: “Parla con noi. Sei di Filiano, conosci il nostro dialetto, e dunque ascolta di meno Calderoli e Zaia che parlano in veneto. Che oltretutto non si capisce neanche”.

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