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Informare le donne lucane sulle opportunità offerte dall’Europa. La “strategia per l’uguaglianza di genere 2020 – 2025”, approvata dalla Commissione Europea, ha dato i primi risultati e ha generato progetti, documentazione e strumenti utili a superare il gap di genere e gli stereotipi. Ma non sempre questi dati sono alla portata di tutti. Una ricerca dell’Ufficio della Consigliera Regionale di Parità della Basilicata ha fatto emergere gravi criticità ad acquisire autonomamente le informazioni per partecipare ai programmi europei. “Con l’unica eccezione – afferma la Consigliera Ivana Pipponzi - della Borsa dei Fondi Europei Diretti FEDx. Si tratta di una piattaforma web che consente ai soggetti interessati di consultare gratuitamente l’elenco di tutti i finanziamenti europei diretti attivi, nonché il catalogo dei progetti innovativi, delle competenze e delle richieste, generati dall’Area Unica di Interscambio dei Dati Elettronici dello standard Europeo. L’elenco è costantemente aggiornato”.

“Ed è proprio per cercare di colmare il vuoto informativo sui programmi europei, sugli strumenti e sui finanziamenti europei a fondo perduto - aggiunge la Consigliera – che abbiamo deciso di aderire alla sperimentazione delle metodologie e strumenti FEDx”.

“Il nostro obiettivo – chiarisce la Consigliera di parità – è quello di creare le condizioni ed individuare le tipologie di disuguaglianze maggiormente subite dalle donne lucane al fine di intervenire per attivare le soluzioni percorribili. Infatti, l’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere rende disponibili i kit di «strumenti passo-passo» per la preparazione, ideazione, attuazione, monitoraggio e valutazione delle politiche, delle misure normative e dei programmi di spesa di bilancio”. Per questo motivo, evidenzia Pipponzi, “abbiamo dato vita al Comitato promotore “DICO parità di genere” - Donne Insieme per COntribuire alla parità di genere e conoscere le opportunità europee dirette, al quale sono invitati a iscriversi le donne, le Associazioni e i soggetti pubblici e privati”.

Il rapporto del 2023 sulla parità di genere in Europa, pubblicato dalla Commissione Europea il 7 marzo 2023, fornisce, infatti, un quadro cupo, in quanto l’indice europeo sulla parità di genere del 2022, se non fosse stato per i piccoli progressi compiuti nell'area della leadership femminile, avrebbe mostrato una tendenza negativa.

“Un trend da invertire. La battaglia per superare le differenze di genere e gli stereotipi – conclude Pipponzi - riguarda tutti. Vincerli vuol dire non solo affrancare le persone dai lacci del pregiudizio ma soprattutto liberare le energie e le idee necessarie per lo sviluppo economico e sociale anche della nostra regione”.

Maggiori informazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Richiesta iscrizione: www.fedx.it/gender

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di Walter De Stradis

 

 

 

 

Cinquantun anni, avvocato, già vice-presidente della Provincia di Potenza (quando votavano ancora i cittadini, precisa), ha l’eloquenza rapida del legale che deve sintetizzare concetti complessi. Da meno di un anno (giugno 2022), Massimo Macchia è il sindaco di Marsico Nuovo.

d: Come giustifica la sua esistenza?

r: Con la voglia di restituire qualcosa alla mia comunità, ridando ai nostri figli qualcosa che abbiamo avuto in prestito, in questo caso una Marsico migliore. E’ il significato di un proverbio degli Indiani. Qui c’è il dramma dello spopolamento…

d: … e lei ne sa qualcosa, visto che mi risulta nato in Svizzera.

r: Sono ORGOGLIOSAMENTE figlio di emigranti, sì. E oggi posso dire che Marsico ha una bella realtà di inclusione, grazie e delle strutture che ospitano minori stranieri non accompagnati.

d: Oggi, 19 aprile, è il centenario di Rocco Scotellaro. Al di là delle facili retoriche (di cui in queste ore c’è sovrabbondanza), si può cercare di dire qualcosa che non viene detta spesso, o mai?

r: Dire qualcosa di inedito su Scotellaro è un’impresa, Walter, e sicuramente si scade nel già sentito e nello sbadiglio. Di lui se ne dovrebbe parlare tutti i giorni? Già detto e ridetto, anche questo. Proviamo dunque a immaginare un discorso identitario: il punto è avvalersi di questi personaggi, in cui si identificano le nostre comunità, e fare di loro un’occasione di rilancio. Lei ha già capito che mi riferisco, per quanto riguarda Marsico, a Georges Brassens

d: Il “padre” dei cantautori italiani.

r: Nonché un esempio plastico di Emigrazione lucana.

d: I nonni materni erano di qui.

r: E lei sa anche bene che, da qualche anno, Marsico ha iniziato un percorso per valorizzare quella figura (il Premio Brassens estivo), e che può essere un’occasione di sviluppo e di crescita. E qui mi riallaccio a Scotellaro: si tratta di riappropriarsi delle proprie radici e della propria identità. Allora io dico: costruiamo delle opportunità, su Scotellaro, come su Brassens.

d: E lei cosa immagina, nel concreto? Una scuola per cantautori, non so…

r: Partiamo da un particolare che forse i più ignorano: Brassens in Francia è una vera potenza, l’equivalente di Maradona a Napoli. Allora, visto e considerato che qui ci sono anche delle multinazionali francesi (attive nel petrolio), si può davvero escludere che Brassens si tramuti in una vera occasione di rilancio per Marsico e per il comprensorio? Io penso di no. A cosa penso io allora? A un contenitore culturale. Brassens relegato a una manifestazione cantautorale, di grandissima levatura, ma limitata a sole quattro ore all’anno, è qualcosa dal respiro corto. Pertanto, un contenitore culturale più ampio, che parli di musica, di musica popolare nostrana, delle nostre radici, ma anche dell’Emigrazione, potrebbe farci intravvedere un’opportunità.

d: Un museo?

r: Qui abbiamo la casa degli avi di Brassens, e ho detto tutto. Sono idee che stiamo provando a strutturare: insieme ai miei indispensabili collaboratori negli uffici (una squadra straordinaria, che ringrazio), stiamo cercando di candidare un’idea su Georges Brassens per il contenitore del patrimonio dei Beni Intangibili della Basilicata, per cercare di rinvigorire tutto il discorso, da qui a tre/cinque anni.

d: Marsico è un comune interessato dal petrolio, che riceve royalties dirette. Quanti soldi avete preso nel 2022? Nei comuni in cui queste royalties non ci sono, Potenza compresa, ci si chiede spesso: “ma di quei soldi, lì, che ne fanno???”. E qui, i cittadini (domanda che rivolgo sempre) sono contenti del petrolio? Insomma, tutti questi soldi si tramutano in risultati concreti, o si sta lì a rifare il viale dieci volte?

r: I temi sono tanti. Partiamo dai dati: i soldi presi dal Comune nel 2022 sono circa un milione e cento (potrei sbagliarmi di poco), che rispetto al 2021 è qualcosa in più, ma che è assolutamente in media con gli anni anteriori. Ci sono stati anni in cui sono arrivati anche due milioni, ma si può dire che per un Comune come Marisco prendere un milione e due è una cosa normale. Poi c’è il PO Val D’Agri, i fondi Ripov, e noi da due anni prendiamo 650mila euro, un appannaggio, mi rendo conto, che certamente non appartiene a tutti i comuni. Marsico è contento del petrolio? Mmm. Se parliamo di ricadute, è chiaro che tutti i cittadini, come tutti i Lucani, si aspettano qualcosa in più: lavoro, innanzitutto. E qui sono le scelte della politica che incidono.

d: Lei riesce ad essere di peso, sui tavoli, per far assumere i cittadini di Marsico?

r: (Sorride) Io non mi sono mai seduto a un tavolo in cui qualcuno discuteva dei posti da attribuire. Allo stato attuale c’è una tensione, che è quella della messa in produzione del pozzo Pergola Uno, un pozzo “cluster”. Si tratta di un progetto che Eni aveva già presentato in precedenza, ma di cui aveva poi revocato l’istanza in quanto la posa dell’oleodotto passava attraverso dei luoghi non ottimali; l’istanza è stata ripresentata adesso, ed è pendente il termine per depositare delle osservazioni. Noi abbiamo fatto già un consiglio comunale ove è stato deliberato di costituire una commissione che in questi giorni depositerà sicuramente delle osservazioni su questo progetto. Sia chiaro che, fare oggi una guerra “di religione”, è dire “sì” o “no” al petrolio, è una cosa fuori tempo massimo. Tuttavia sento ancora chi prova a fare politica vendendo fumo.

d: Sarebbe ormai impossibile azzerare e dislocare tutto.

r: Posso fare una battuta? E’ come se io e lei ci mettessimo a discutere se è bello o meno avere i capelli: io e lei non ne abbiamo, e dobbiamo rassegnarci. Allo stesso modo, il nostro è ormai un territorio che vive il fenomeno delle estrazioni petrolifere. Punto.

d: Quindi non resta che massimizzare gli utili?

r: No. Lei si sta portando avanti. No: in consiglio comunale ho chiarito che questo ragionamento non significa aprire le porte a qualsivoglia fenomeno estrattivo. No, saremmo i primi a incatenarci davanti ai cancelli che contano. Non è un ragionamento cerchiobottista: bisogna essere attenti al territorio, ma occorre sapere che noi non possiamo dire “no a priori” al petrolio, non ne abbiamo nemmeno l’autorità, altrimenti non saremo presi sul serio qualora avremo qualche tema serio dal punto di vista ambientale. La nostra eventuale battaglia non sarebbe proprio presa in considerazione. Quindi occorre essere molto lucidi e focalizzarsi su argomenti quali ambiente, lavoro, sviluppo (che è “crescita strutturale”, e non si esaurisce nel lavoro, che è solo “congiuntura”). E’ riuscito dunque il petrolio a rappresentare una crescita strutturale nei nostri territori? Se la domanda è questa, io dico forse, ma probabilmente non abbastanza.

d: Cosa è mancato?

r: La capacità di coniugare il fenomeno estrattivo a tutto il percorso di formazione e scolarizzazione. Le pare normale che in Val D’Agri -e in Basilicata- non ci sia un Dipartimento dell’Università per l’Ingegneria Mineraria, e che sia all’avanguardia in Italia?

d: Insisto: con le royalties cosa state facendo per i cittadini?

r: Noi approveremo il bilancio il 28 aprile, pertanto finora si è ragionato su quelli approvati da chi mi ha preceduto. Si sappia che le royalties “drogano” i bilanci dei comuni.

d: Sembra che i soldi ci sono, ma poi non ci sono?

r: No, i soldi ci sono. Ma se, tragicamente, oggi venissero d’improvviso meno le royalties, avremmo un Comune in disavanzo, e lo stesso vale per gli altri. Marsico, di suo, ha fatto la scelta di non far pagare il trasporto scolastico, ma non tutti i comuni lo fanno, e potrei continuare. Dunque la prima scelta è sotto il profilo dei servizi.

d: Sono scelte che avete ereditato.

r: Sì, ma le faccio un esempio: noi abbiamo recuperato un pullman della Iveco, che stava buttato in un magazzino, e con i soldi delle royalties lo abbiamo ristrutturato. Abbiamo un servizio navetta che funziona a chiamata, su tutto il territorio. Cerchiamo poi di essere attenti alle diverse istanze: in Viale Regina Margherita, seppur di competenza della Provincia, le buche le chiudiamo noi. Royalties è anche questo. Ovvero civiltà.

d: Lei però ha detto una cosa importante: “Non ho l’autorità per sedermi con le Compagnie e chiedere posti di lavoro”. Ha poi aggiunto “Non è normale che l’Università qui non abbia un Dipartimento etc.”. Allora le chiedo: è contento di come i tavoli della questione petrolio siano stati gestiti da altri (Regione) per conto suo e dei suoi cittadini?

r: Mmm. Lei ha fatto un abilissimo giro per portarmi a dire delle cose, ma la risposta è ovvia. Perché I CITTADINI non sono contenti, la Basilicata ha perso TRENT’ANNI di opportunità, TRENT’ANNI di occasioni. A me non interessa difendere una classe politica, ma da amministratore oggi dico: quel che è stato è stato, ma non facciamo gli stessi errori. Le royalties non ci saranno all’infinito: chiedere di aumentare, triplicare le royalties significa solo gettare altra benzina sul fuoco. Noi dobbiamo far sì che quello diventi un fuoco che si alimenta SENZA la royalties. Bisogna creare qualcosa di STRUTTURALE nella nostra regione.

d: Gli argomenti sono tantissimi, ma il tempo è limitato. Facciamo un passaggio sul PNNR. L’economista D’Agostino dice: «La Svimez ha fatto uno studio da cui emergono dati molto preoccupanti: più della metà dei Comuni ritengono le procedure del piano troppo complesse…»

r: … Vero. E’ follia. Gli adempimenti sono troppi, impensabili. Domani io mica posso assumere venti persone…

d: «Pesano le carenze di organico degli enti locali». Voi come siete messi?

r: Pochi anni fa avevamo 43 dipendenti, oggi ne abbiamo 13. E’ devastante. Ci sono stati pensionamenti, e chi mi ha preceduto ha avviato solo alcune procedure concorsuali (il che ci ha comunque dato dei giovani molto preparati). Noi adesso assumeremo altro personale, avvalendoci di graduatorie già esistenti.

d: D’Agostino: “Il ricorso a consulenze esterne da parte dei comuni è tutto da valutare”

r: Noi abbiamo fatto un bando (ma sono sempre fondi del Pnrr) che consente di assumere due professionisti per la gestione di quelle procedure.

d: «Il 40% delle amministrazioni ha una conoscenza parziale delle gare del Pnrr»

r: Sì. In tutto il sistema dei bandi e delle gare, arrivano istanze in tempi talmente stretti, e il più delle volte richiedono un livello di progettazione già elevato (quello di fattibilità). Altrimenti non ti finanziano! E io-sindaco con quali soldi faccio un bando definitivo? Prenda il bando della metanizzazione fatto dalla Regione: Marsico è quarto (in via preliminare), ma i tempi a disposizione per fare il progetto definitivo sono sessanta giorni! Non potevano essere novanta?! Una cosa enorme, per un Comune come il nostro. Ne consegue che abbiamo un tecnico che ci lavora giorno e notte (perché il finanziamento non possiamo certo farcelo scappare). Ma noi abbiamo la fortuna delle royalties, e possiamo farlo, ma gli altri, che royalties non ne hanno?

d: Si attaccano.

r: Probabile.

 

 

 

 

 

di Antonella Sabia

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Si chiama Disability Card, è una carta che permette di comprovare l’invalidità di una persona, sostituisce a tutti gli effetti i certificati cartacei e i verbali attestanti la condizione di disabilità, agevolando il conseguimento di benefici, supporti e opportunità utili alla promozione dei propri diritti. La Carta Europea della Disabilità rientra all’interno del progetto europeo “EU Disability Card” che ha come obiettivo il mutuo riconoscimento della condizione di disabilità fra i paesi aderenti.La Carta si può richiedere tramite una procedura online da parte del cittadino e successivamente viene spedita a casa. Permette inoltre l’accesso a servizi gratuiti o a costo ridotto in materia di trasporti, cultura e tempo libero sul territorio nazionale e in altri Paesi dell’Unione europea.

Ma non è tutto oro quel che luccica, perché come sempre, la burocrazia ci mette del suo, come ci ha raccontato il Sig. Salvatore Marcantonio, portatore di handicap del capoluogo: “Da circa un anno, per legge è stato istituito questo “pass” per disabili, che stando alle direttive del Ministero dovrebbe essere valido ogni qual volta si richiedono ausili medici o rinnovi, poiché ingloba già tutti i codici di esenzione legati alle patologie del soggetto, senza dover presentare ogni volta un nuovo certificato (il che comporta anche continue spese)”. E continua, “però, accade a Potenza così come in tutta Italia, che presso gli uffici non ci sia sufficiente conoscenza di queste nuove procedure per soggetti in condizione di disabilità, e pertanto le richieste e le attese diventano lunghe e farraginose, ma soprattutto spesso ci si imbatte nell’arroganza di alcuni Dirigenti, che continuano a usare procedure oramai superate, senza aggiornarsi. Per poter ottenere questa Carta Europea della Disabilità, mi sono dovuto far sentire direttamente a Roma, presentando il problema, dove mi hanno confermato che è un processo difficoltoso in tutta Italia, ma tale card mi è stata recapitata dalla Previdenza Sociale, via posta”.

Il sig. Marcantonio ha poi fatto riferimento al Decreto del Presidente della Giunta Regionale del 09 novembre 2016 sulla “Costituzione dell’osservatorio regionale sulla condizione delle persone con disabilità”: “Auspico che la Regione recepisca con forza tale normativa, invitando gli enti preposti (ASP-ASM), Comuni e Patronati ad attenersi a questa nuova procedura. Personalmente, sto cercando quanto più possibile di richiedere supporto alle associazioni di categoria affinché si attivino per la tutela dei propri iscritti. Ho letto qualche settimana fa, sempre su queste pagine, l’intervista al Presidente del CIP, Zandolino, e sono felice che si inizia a parlare di disabilità anche in ambito sportivo, in particolare ho recepito con piacere il discorso sulla figura del Garante della disabilità, che in Sicilia è già operativo. Spero che anche in Basilicata si riuscirà quanto prima”, ha concluso Marcantonio.

 

 

 

6d896199-cbff-49c9-b21a-8ade347827b6.jpgIl nuovo processo esecutivo alla luce della riforma Cartabia, le novità del D. Lgs n. 149/2022: se n'è dibattuto nel corso di un importante incontro tenutosi presso la sala B del Consiglio regionale della Basilicata.
L'evento ha preso il via con i saluti istituzionali dell'avvocato Luca Lorenzo, coordinatore di Meritocrazia Italia - Basilicata, e dell'avv.ta Ivana Pipponzi, Consigliera Regionale di Parità, nonchè con gli indirizzi di saluto del Consiglio dell'ordine degli avvocati di Potenza.
Dopo l'introduzione delle avvocate Rosa Lacapra, Deborah Montano e Marina Ligrani, si sono registrati gli interventi delle avvocate Antonia Fabiola Chirico, Teresa Parisi e Manuela Calautti, queste ultime autrici del libro "Il processo esecutivo secondo la riforma Cartabia".
Il volume (aggiornato alla legge di Bilancio 2023 e al Milleproroghe 2023) mira ad analizzare compiutamente i principi e i criteri direttivi della Riforma Cartabia nei diversi ambiti del processo di esecuzione, dove il fattore tempo costituisce la linea direttrice cui tende l’intero impianto modificativo: dall’abrogazione della formula esecutiva alla razionalizzazione dell’inefficacia del pignoramento presso terzi non iscritto a ruolo, dalla riforma dell’istituto della delega alle operazioni di vendita alla nuova vendita diretta dell’immobile, dall’estensione degli obblighi antiriciclaggio anche all’aggiudicatario all’istituzione presso il ministero della giustizia della Banca dati per le aste giudiziarie. Modifiche queste, per molte delle quali il Legislatore si è limitato, per come si evince dalla relazione Luiso, a recepire le prassi vigenti nella maggior parte degli uffici giudiziari e già suggerite dalle linee guida del CSM.
Mich. Imp.

foto di ROCCO ESPOSITO

 

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di Walter De Stradis

 

A meno di sorprese dell’ultima ora, Gerardo Mariani, conosciuto a Muro Lucano (Pz) come “Lo Sceriffo”, si ricandiderà come sindaco nel suo paese. La notizia merita un approfondimento per (almeno) tre motivi: si tratta del ritorno di un personaggio “storico” della politica locale; di un amministratore che esce (assolto) da un lungo periodo di travagli giudiziari riferiti alla sua attività politica; di un uomo che vuol rimettersi in gioco a 84 anni suonati. L’incontro avviene all’Hotel-ristorante “Miramonti” di Muro Lucano.

d: Ho qui davanti a me due libri su di lei, entrambi editi da Arduino Sacco Editore, usciti a distanza di dieci anni l’uno dall’altro. Il primo, del 2008, ha un titolo programmatico «Come vorrei che fosse…»; il secondo, del 2018, reca invece una titolazione drammatica: «Indagine su un primo cittadino al di sopra di ogni sospetto». Cos’è successo in quel lasso di tempo? Ricordo inoltre che l’ultima volta che la intervistai, una decina di anni fa, lei mi disse di non aver mai subito procedimenti penali.

r: E’ successo quello che succede quasi sempre in tutti i paesi, quando questi sono avvelenati, quando la comunità non c’è più, quando le persone sono l’una contro l’altra. A tutto questo, poi, si aggiunge la politica esterna: se non riesce ad abbattere politicamente un avversario, l’unica arma che le resta è la magistratura.

d: Mi diceva a microfoni spenti che lei ha subito ben sedici procedimenti penali.

r: Sedici. Tutti terminati con la mia assoluzione, “perché il fatto non sussiste”. C’è di più: ho avuto sedici costituzioni di parte civile, mosse da questa amministrazione uscente.

d: Ci saranno, non so, delle spese legali da pagare?

r: Ma mica le pagano loro. Le pagano i cittadini. Come sempre.

d: Il motivo per cui oggi siamo qui, tuttavia, è che lei ha deciso di ricandidarsi come sindaco di Muro Lucano.

r: (silenzio) Questa è una situazione un po’ “anomala”: una persona della mia età, anche se lucida e bene in salute (questo lo posso dimostrare), che si ricandida. Ci dev’essere un qualche motivo.

d: Appunto. E’ solo rivalsa? Ora che è stato assolto…

r: Assolutamente no. Non è una rivalsa. Non è per il gusto di fare il sindaco. Niente di tutto questo. C’è un solo problema: questo paese è abbandonato a se stesso. In cinque anni abbiamo perduto mille unità. Ora lei mi dirà: “Ma che colpa ne ha l’Amministrazione?”. Nessuna, se gestisce e se nei giovani crea la speranza di poter lavorare o crearsi qualche attività. Tutto ciò non è stato fatto. Ed era possibile. Con i fondi post-Covid, il Pnrr, il paese doveva avere un rilancio, non un arretramento demografico, culturale e politico. Ora: io ci ho impiegato sessant’anni… sono sessant’anni che sto in politica, amo il mio paese, amo l’area del Marmo Platano, ma è diventata la Cenerentola della Basilicata.

d: Ma lo stesso le potrei chiedere: possibile che debba e voglia ricandidarsi per forza lei? Non c’è un’altra persona, vicina a lei politicamente, di sua fiducia, che possa farlo?

r: La domanda è pertinente. Ma mi dica se lei stesso riesce a trovare uno che fa il lavoro che fa lei, come lo intende lei.

d: Quindi solo Gerardo Mariani può fare il Gerardo Mariani?

r: No. Solo Gerardo Mariani, in un momento così delicato, può tirare fuori il paese dalle secche. E può avviarlo alla crescita, al “risorgimento”. Io vorrei fare “il ministro degli esteri”, ovvero il sindaco-padre nobile che si occupa di portare a casa tutto ciò che è necessario alla crescita del paese.

d: In quel suo periodo “difficile”, i cittadini l’hanno “scaricata”, l’hanno additata, o ha comunque sentito attorno a sé una vicinanza?

r: Se io sarò candidato, non è per un mio capriccio, ma perché una fetta di questo popolo me lo chiede.

d: Non c’è stato dunque mai un momento in cui lei si è sentito scoraggiato e pessimista sul suo destino? O ha sempre avuto fiducia nei verdetti finali?

r: Ma scusate, se uno non ha commesso alcun reato, avrà pure fiducia nella Magistratura! Non è che un giudice si alza e condanna così, per sfizio. E’ costretto a rispettare la legge. Tuttavia, se un gruppo di cittadini sottoscrive delle ipotesi di reato, il giudice deve perseguire, fino a emettere un giudizio.

d: Lei non ha sporto, a sua volta, denunce per calunnia, non so… magari preferisce non parlarne….

r: No, no, io VOGLIO parlarne. Io voglio “bonificare” questo paese, eliminare questo veleno che c’è in giro, le liti…

d: Lei dice “bonificare”, ma intende “pacificare” o fare “piazza pulita” (politicamente parlando) di chi l’ha avversata?

r: (Sorride) No, no, assolutamente. Voglio “pacificare” il paese. Sono disponibile con i peggiori nemici, ai quali io chiedo: “C’è stato un periodo che non mi salutavi. Perché? Che ti avevo fatto?”. Ma non sanno rispondere. Una comunità che non è pacifica, che non è unita, è destinata a finire. Una comunità che non riconosce i meriti a chi ce li ha, è destinata a morire.

d: Lei è stato sindaco di Muro tre volte (1979, 2009 e 2014); consigliere regionale (dal 2000 al 2005), Presidente dell’Apt (dal 1980 al 1985), e presidente del Tour Med Roma dal 1985 al 1990: ritiene di aver interrotto un qualche discorso da riprendere? C’è un progetto che oggi vorrebbe portare a termine?

r: In questi cinque anni in cui non ero nemmeno consigliere comunale, attraverso le mie amicizie, ho continuato a lavorare per questo paese, raggiungendo obiettivi importanti.

d: E chi sarebbero questi suoi “amici”?

r: Coloro che avevano iniziato delle attività e non sono riusciti. Per esempio, per quanto riguarda l’ospedale, in qualità di ex consigliere regionale e di ex sindaco, ho chiesto all’assessore regionale –per iscritto- di inserire l’ospedale nel Pnrr. Ed è stato inserito. Dando seguito a un accordo siglato a suo tempo col Ministero, ho chiesto di inserire la Diga nel Pnrr. Ed è stata inserita (ho gli atti). Ho chiesto di completare lo svincolo di Muro Lucano per la strada a scorrimento veloce, ci sono undici milioni fermi che mi erano stati assegnati dal 2017. E poi ci sono altre piccole cose che non sto qui a elencarle.

d: Lei si ritiene un uomo potente?

r: No. Un uomo che ha tanta volontà di fare qualcosa di buono per il suo paese.

d: Ma il soprannome di “Sceriffo” le piace o le dà fastidio?

r: Assolutamente non mi dà fastidio. Lo sceriffo era una figura che faceva rispettare la legge, e io L’HO FATTA RISPETTARE … però il risultato è stato l’incontrario! (ride)

d: Se lei diventasse sindaco, quale sarebbe la prima pratica sulla sua scrivania?

r: Chiamare tutti i miei ex colleghi, tutti i miei avversari, e invitarli a fare insieme un’opera meritoria per il paese.

d: Compreso il sindaco attuale?

r: Compreso lui, compreso chiunque –dal prete al maresciallo dei carabinieri, dagli ex sindaci agli ex assessori- possa dare un contributo.

d: Da cosa deve ripartire Muro Lucano?

r: Dalla ricostruzione del tessuto sociale.

d: E’ spaccato, diceva.

r: E’ frantumato. A Muro Lucano non esiste più una famiglia unita.

d: Per ragioni solo politiche? O magari anche per lo spopolamento…

r: Le frane iniziano con una piccola infiltrazione d’acqua.

d: Al di là di questo?

r: Bisogna puntare sulla vocazione del territorio: agricoltura, turismo, soprattutto religioso (San Gerardo Maiella è protettore della donna e del bambino NEL MONDO). Abbiamo inoltre ventisei comuni gemellati: se si creano i presupposti, noi potremmo avere almeno un pullman di visitatori “religiosi” al giorno! Come dicevo, bisogna ricreare la speranza nei giovani, altrimenti Muro diventerà un paese di anziani, efficienti, i cui badanti dovranno essere altri anziani! Le possibilità di lavoro sono tante, ma se in questo paese c’è magari solo una persona –sul piedistallo- che può aiutarti a trovare lavoro, se tu non sei suo amico, decidi di andartene.

d: In Basilicata funziona dunque ancora così?

r: In Basilicata no lo so, ma a Muro Lucano funziona malissimo.

d: E lei, che è stato sindaco per tanti anni, non ritiene di avere responsabilità?

r: Assolutamente no. Aver tentato di tagliare determinate cose, di eliminare i cancri del paese (innanzitutto negli uffici), mi ha portato a essere oggetto di tutti quei “maltrattamenti” politici, e quindi giudiziari.

d: Ma la domanda che aleggia su tutto questo è: cosa risponde a quel cittadino (perché sicuramente ci sarà) che le contesta che a quasi 85 anni è troppo vecchio per candidarsi a sindaco?

r: Rispondo che dovrebbe prendersela col Padreterno, perché io ho la mente molto più lucida di certi quarantenni. Io mi sento ancora di poter dare un contributo, e questo contributo di “pacificazione” lo può dare uno che finisce il suo mandato, e la sua vita. Io infatti non sono un ostacolo per nessuno: è vero che mia nonna ha vissuto fino a 102 anni e mio nonno fino a 99, ma io vorrò pure godermi un po’ la vita, prima o poi! Tuttavia, in questo momento, io dico che sono ancora il soggetto adatto per questo progetto di “pacificazione” del paese, per riportarlo alle origini, quando era il “centro” del Marmo-Melandro e veniva chiamato “Nap’licchie”.

d: Ma possibile che questa amministrazione non abbia fatto nemmeno una cosa buona?

r: Loro sicuramente diranno che di buono hanno fatto tutto, ma qui non si vede nulla.

d: Mi dica allora un errore che ha fatto il Mariani sindaco e politico.

r: Quello di essere stato troppo buono con tutti.

d: Eppure la chiamano “Lo Sceriffo”.

r: Ma lo sceriffo è fatto per far rispettare la legge, non per mettersi a sparare.

d: Se potesse prendere Bardi sottobraccio, cosa gli direbbe?

r: Quello che potrebbe chiedergli qualsiasi sindaco.

d: Soldi?

r: No. Tutti vogliono i soldi, ma non è come andare in banca. Bisogna avere delle idee innanzitutto, e poi presentare progetti credibili, nell’interesse della gente. Invece tutti tendono a pensare che andare al Comune significhi fare i propri interessi. Ma non è così. A Bardi chiederei dunque attenzione su ciò che noi saremo in condizione di proporre.

C’è un proverbio murese nel quale si riconosce?

r: Non posso dirlo (Ride). Uno, generico, è: «Chi fa bene, vol’ess accis».

Però lei è ancora vivo e sta ancora bene.

r: E infatti c’è un altro proverbio: «Al cavallo bestiemmato gli luce il pelo».

Ma il suo sceriffo preferito chi è? John Wayne, Clint Eastwood?

r: Mi piace il titolo di quel film: “Rimase uno solo e fu la morte per tutti” (ride).

 

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di Walter De Stradis

 

La notizia non è da poco: a giugno finalmente riaprirà il Parco della Grancia e con esso il cine-spettacolo “La Storia Bandita”. Ci voleva. Ne abbiamo parlato con Nicola Manfredelli, presidente del Consorzio che gestisce la struttura, anch’egli un personaggio …“multimediale”.

d: Cito solo alcune delle cose presenti nel suo curriculum: già segretario della fondazione antiusura “Interesse Uomo”; già direttore del Gal Csr Marmo Melandro; già vice presidente della Camera di Commercio di Potenza; già presidente della CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) Basilicata; già consigliere provinciale, nonché candidato alla presidenza della Provincia di Potenza; attualmente è presidente del Consorzio Eccellenze Turistiche Italiane, che gestisce il Parco della Grancia; è presidente del movimento Lucania Viva, nonché promotore del Comitato Referendum Basilicata che si sta costituendo contro il DDL sull’Autonomia Differenziata. Giornalista, conduce da anni una rubrica su Radio Tour. Quanto ha ragione il saggio a dire che quando si vogliono fare troppe cose, si rischia di non farne bene nessuna?

r: (sorride) Il rischio c’è, certo. Pertanto, per scongiurarlo, sono uno che dorme poco e si applica anche di notte. E poi, tutto quello che ha detto, appartiene al campo delle esperienze maturate, che servono sempre, soprattutto quando ci sono di mezzo le questioni del proprio territorio.

d: Quale di quelle funzioni avrebbe potuto svolgere meglio?

r: Quale? Difficile. Sicuramente direi quella che devo ancora portare a termine, ovvero quella di presidente del Consorzio Eccellenze Turistiche Italiane. C’è tanto da fare ed è un ruolo difficile, che si interfaccia con tanti altri soggetti istituzionali e sociali.

d: Iniziamo dunque proprio dalla Grancia (di cui è stato tra gli ideatori). La notizia è che, finalmente, a inizio giugno si riparte.

r: C’è stato un lungo stop, dovuto sia alla Pandemia sia a questioni di ordine procedurale, inerenti i rapporti con i vari enti. C’era dunque la necessità di ripartire, rilanciando. Tant’è vero che abbiamo programmato una stagione lunga, con l’aggiunta di animazioni e attrazioni ulteriori. Si inizia il due e il tre di giugno, per arrivare a fine settembre: quattro mesi di programmazione e di rappresentazioni spettacolari, come mai avvenuto nel passato. Cogliendo inoltre le indicazioni e le strategie turistiche regionali, abbiamo pensato di aggiungere alcuni eventi nel corso dell’anno, a partire dal periodo natalizio, nel quale sperimenteremo “Il Bosco di Babbo Natale”.

d: E sarà possibile col freddo, nel bosco?

r: Sì, stiamo pensando a come risolvere dal punto di vista logistico; ma si tratta di iniziative che non sono disgiunte dalle nostre tradizioni, anzi, forse c’è una curiosità: sembra che la slitta di Babbo Natale abbia origini lucane, ideata da un nostro emigrato di Castelmezzano (di cognome faceva “Paterno”), che la “collaudò” proprio in un bosco, per far felici i nipoti.

d: Ma come è stato possibile che il primo, grande attrattore turistico della Basilicata sia stato fermo quattro anni? Par di capire che non è stata solo colpa della Pandemia…

r: E’ stato proprio a causa del fatto che si tratta del primo, grande attrattore, ma anche del più complesso (a suo tempo selezionato dall’Unione Europea come progetto pilota, proprio in virtù di questo). Non a caso si chiama “Parco Storico Rurale e Ambientale di Basilicata”. Ne consegue che lo sforzo organizzativo, non indifferente, richieda la compartecipazione di più soggetti. La fase iniziale è stata pubblico/privata, poi seguita da una fase gestionale prettamente pubblico/politica (con tutti gli annessi e connessi). Pertanto, dopo alcuni anni, si è reso necessario tornare (tramite bando pubblico) a una gestione più che altro privatistica. Gli oneri (anche economici), gli adempimenti, e le responsabilità sono impegnativi, e c’è voluto del tempo. Oggi, con uno sforzo un po’ di tutti, siamo nelle condizioni di poter ripartire, e agli enti pubblici diciamo questo: vogliamo -né più né meno- le stesse attenzioni riservate, nelle altre regioni, alle iniziative di interesse collettivo.

d: Che nel pratico si traduce?

r: Trattandosi di turisti e di visitatori (quindi di un interesse generale), quel che si chiede è un supporto nella messa in sicurezza dell’area, nella realizzazione dei lavori straordinari (abbiamo chiesto a Regione e Comune l’autorizzazione a intervenire con urgenza)…

d: Quindi si tratta più che altro di snellire alcune procedure burocratiche. Però è sicuro che si partirà. Giusto…?

r: Sì, questo sì.

d: E chi lo spettacolo lo ha visto già, ci troverà qualcosa di nuovo?

r: Il format dello spettacolo è quello e bisogna rispettarlo per contratto, ma nulla vieta di introdurre quei piccoli accorgimenti che possono migliorare una cosa di per sé già gradevolissima. In diciotto anni, infatti, ci sono stati oltre mezzo milione di spettatori paganti.

d: E quei soldi dove sono andati?

r: Nei costi che le gestioni precedenti hanno dovuto sopportare (e, secondo le notizie in nostro possesso, pare che si siano prodotte anche delle diseconomie). Bisogna tuttavia tener presente che quello è uno spettacolo molto oneroso, che si avvale di tecnologie costosissime!

d: E non temete anche voi di rimetterci?

r: E certo. Per questo stiamo cercando di muoverci con grande oculatezza, e soprattutto di puntare su nuovi segmenti di turisti, che possano arrivare in Grancia in un arco di tempo allungato. In questi anni il turismo è stato più che altro lucano e di vicinanza (pugliese, in particolare). Adesso, grazie alle collaborazioni realizzate, contiamo di intercettare anche quei flussi turistici che un tempo, dopo aver visitato Matera, se ne tornavano indietro.

d: Recentemente avete fatto un primo “casting” per le comparse…ma si tratta di gente pagata? E quali sono le ricadute lavorative del Parco?

r: Il grande riscontro di partecipazione ottenuto da questo primo casting, ci fa capire che la componente di passione e di protagonismo sociale (in quella che è comunque una manifestazione di teatro popolare), continua a essere molto presente. Ma ciò non comporta che chi è impegnato per un lungo periodo come comparsa, non debba perlomeno ricevere il rimborso delle spese sostenute. In generale, riconoscere le professionalità per noi è fondamentale, se pensiamo già agli effetti speciali…

d: Quante persone lavorano in totale?

r: Considerando l’indotto e le varie attività, circa cento persone, tutte locali. Un aspetto importante l’abbiamo verificato proprio negli anni di chiusura, ovvero la mole dell’indotto che genera nella parte economica della ricettività (alberghi, ristoranti, agriturismi).

d: Quindi siamo messi bene da quel punto di vista, cioè, un turista che viene e vuole rimanerci, trova tutto il necessario…

r: …siamo messi bene, negli ultimi anni si è cresciuti, ma bisogna migliorare ancora, mediante un’offerta “di rete” (che appunto eviti al turista di dover fare “ricerche”, bensì di trovare tutto già pronto).

d: Il fatto che lo spettacolo abbia a che fare col Brigantaggio, è connesso alla sua personale attività politica “meridionalistica”? E cos’è questa “Carta di Venosa”?

r: Sì, certo. La Carta di Venosa è la volontà di riportare nell’agenda politico-istituzionale un tema scomparso: la Questione Meridionale. Una scomparsa che ha provocato un arretramento della nostra situazione: la Basilicata non si è mai trovata sull’orlo del burrone come adesso. Ce lo dicono tutti gli indicatori; quello più terribile riguarda l’indice demografico: da qui ad alcuni decenni saremo poco più di trecentomila abitanti. La metà di adesso.

d: I briganti divennero emigranti, ma dopo gli emigranti cosa c’è?

r: Il rischio estinzione. Che si salda con le preoccupazioni esagerate destate dagli appetiti che ci sono intorno alle risorse della Basilicata. Preoccupazioni fortemente acuite da questo provvedimento scellerato, l’Autonomia Differenziata. Per questo, abbiamo pensato di ricorrere –cosa mai fatta in Basilicata- allo strumento del referendum consultivo, partendo quindi dal basso, dalla gente, e non dall’alto. Perché proprio la Regione Basilicata ha assunto un’adesione al disegno di legge, leghista, di Calderoli.

d: Un’adesione acritica o consapevole?

r: Non sappiamo. Non sappiamo quanto per superficialità e quanto per tatticismo politico (che sarebbe anche più grave). L’iniziativa del Referendum nasce proprio con lo scopo di richiamare l’attenzione della gente, perché, parliamoci chiaro, questi temi sono ostici…

d: … e il cittadino medio può pure pensare che siano distanti da lui. Quale sarebbe invece una conseguenza, pratica, concreta, da esorcizzare?

r: Sarebbero ancora minori i servizi, ancora maggiori le discriminazioni, nel campo delle infrastrutture, dell’istruzione, della sanità. Il Veneto ha opzionato circa un quarto dell’intero gettito fiscale nazionale: è chiaro che avrà le risorse per pagare meglio gli insegnanti e per spostare dal Sud al Nord personale qualificato. E sappiamo tutti quanto ci costa un laureato: dai 250mila ai 500mila euro, che noi “regaleremo”, in termini di competenza e di qualità, al Nord. Pensiamo inoltre al cosiddetto “hub energetico”: una risorsa per i servizi che servono al Nord, ma che il Nord stesso pretende che sia allocata a Sud, a gratis. Si tratta dunque di difendere la nostra possibilità di continuare a esistere, facendo rispettare anche le risorse che abbiamo.

d: Se potesse prendere Bardi sottobraccio, cosa gli direbbe, magari in dialetto?

r: “Parla con noi. Sei di Filiano, conosci il nostro dialetto, e dunque ascolta di meno Calderoli e Zaia che parlano in veneto. Che oltretutto non si capisce neanche”.

 

 

 

 

 

7d586abe-22a2-4b99-b22f-a10b1d17df41.jpgIn un incontro in Regione Basilicata la Compagnia ha presentato gli approfondimenti annunciati nell’ultimo tavolo tecnico con i sindaci della concessione Gorgoglione

TotalEnergies EP Italia conferma che il progetto del Centro Eccellenza Droni a Stigliano si farà. L’annuncio è stato dato ieri dal direttore Affari istituzionali, Relazioni esterne e CSR della Compagnia, Stefano Scisciolo, insieme all’assessore regionale alle Attività produttive, Alessandro Galella, in occasione dell’incontro convocato nella Sala Inguscio della Regione Basilicata.

All’incontro, al quale hanno preso parte anche le amministrazioni locali e i rappresentanti del mondo istituzionale, imprenditoriale e sindacale, TotalEnergies EP Italia ha presentato lo stato di avanzamento del progetto e gli approfondimenti annunciati nell’ultimo tavolo tecnico con i 13 sindaci della concessione Gorgoglione.

A valle dell’approvazione della giunta regionale avvenuta nel secondo semestre 2021, la Compagnia ha avviato il processo di sviluppo del progetto. In particolare, il processo amministrativo volto ad assicurare la disponibilità delle aree interessate nel comune di Stigliano e la selezione del partner industriale attraverso una richiesta internazionale di manifestazione d’interesse; nello specifico, sarà un’impresa italiana a occuparsi del processo di industrializzazione delle linee di assemblaggio e fabbricazione locale dei componenti. Allo stesso partner è stata affidata la produzione di un primo lotto di quattro droni prototipo (di cui due già realizzati) per lo sviluppo delle interfacce di pilotaggio automatico e di trasferimento dati. Infine, nel corso del 2022 si è avviato il processo di affidamento competitivo per la costruzione e il collaudo del CED.

Alla luce di un contesto di mercato radicalmente e repentinamente cambiato, la Compagnia, a partire dall’ultimo trimestre 2022, ha rimodulato il progetto nell’ottica della sostenibilità dell’investimento, individuando diverse e nuove applicazioni dei droni che consentiranno di cogliere nuove opportunità nel mercato italiano e in quello estero.

I droni progettati e prodotti nel CED saranno utilizzati nell’ambito dei settori energy, ambiente e dell’agricoltura di precisione, in attività ispettive al servizio delle infrastrutture idriche e civili, per la sorveglianza delle realtà industriali, nel monitoraggio della qualità dell’aria e nel trasporto rapido di materiali sanitari.

La sostenibilità economica dell’investimento deriverà in modo significativo, oltre che dalla produzione dei droni, anche dalle attività di controllo e raccolta dati svolte attraverso servizi erogati dal personale CED in favore di clienti industriali in Italia e all’estero.

Il progetto del Centro di Eccellenza Droni offrirà nuova occupazione altamente qualificata di profilo tecnico, ingegneristico e specialistico.

“Si tratta di un’iniziativa mirabile che punta a creare un ecosistema unico nel panorama mondiale e opportunità occupazionali in un settore in grande espansione - afferma l’assessore allo sviluppo economico, lavoro e servizi alla comunità Alessandro Galella.

Ringrazio TotalEnergies EP, per la grande opportunità che vedrà coinvolto il comune di Stigliano e complessivamente i paesi della concessione Gorgoglione. Un progetto che risponde alla politica di riqualificazione, tutela e salvaguardia del territorio lucano, attraverso tecnologie di altissimo livello”.

“La decisione comunicata al tavolo di concertazione - afferma il direttore Affari Istituzionali, Relazioni Esterne e CSR di TotalEnergies EP Italia, Stefano Scisciolo - è frutto di un approfondito lavoro di analisi tecnico-economica condotto dalla Compagnia con senso di responsabilità nei confronti delle risorse finanziarie impiegate e delle comunità coinvolte. È con viva soddisfazione che proseguiamo le attività di sviluppo del CED, certi di offrire una grande opportunità per quest’area e per tutta la Basilicata; in tal senso, le competenze necessarie al progetto saranno sviluppate attraverso percorsi formativi volti a creare figure professionali ad hoc, con il coinvolgimento del mondo universitario”.

 

 

 

 

 

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di Walter De Stradis

 

 

L’avvocato rionerese Antonio Zottarelli, fresco cinquantenne (febbraio scorso), è il Presidente dell’Ardsu (Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario) della Basilicata. Poco prima dell’intervista, finito di parcheggiare, grazie al colpo d’occhio di un amico, ha ritrovato un paio di occhiali a cui teneva molto, e che da tempo si erano persi in qualche dispettoso anfratto della sua auto. «Quello con Controsenso -afferma- evidentemente è un incontro fortunato».  

d: Presidente, dall’Ardsu ci sono passati in molti, brevemente però tracciamone lo stesso un identikit.

r: L’Ardsu è un ente sub-regionale, e dunque sostanzialmente è la Regione a contribuire a realizzare gli obiettivi che l’Azienda si propone, annualmente, in favore degli studenti. Siamo ben presenti sul territorio lucano già dal 1997, e la “mission” è precisa: favorire l’accesso alle università nel territorio lucano.

d: “Le” università?

r: Sì, oltre all'Unibas, c’è il Conservatorio, così come strutture convenzionate come la Cattolica (con molti corsi in materia di formazione sanitaria)… insomma, gli istituti di rilevanza nazionale presenti sul territorio. Lo scopo è quello di rimuovere gli ostacoli socio-economici che possono incontrare i ragazzi nell’accesso e nell’esercizio del diritto allo studio universitario. Ne consegue, che per quanto riguarda i contributi economici (borse di studio), non ci rivolgiamo alla totalità degli studenti, ma ci basiamo –tramite bandi- su due requisiti fondamentali: il merito e il reddito; si presta insomma particolare attenzione alle famiglie economicamente più svantaggiate. E’ l’incarnazione di un dettato Costituzionale.

d: Dare a tutti le stesse possibilità di ottenere il grado di studio più elevato.

r: Oltre ai contributi economici ci sono gli altri servizi, di eguale importanza, relativi al vitto e all’alloggio. Sempre attraverso un bando, ogni anno vengono assegnati gli alloggi universitari: l’Ardsu in totale dispone di settanta posti alloggio.

d: Che sarebbero posti letto. Su Potenza e Matera…?

r: No, al momento solo su Potenza. Però posso anticiparle che dal prossimo anno accademico (2023-2024) i posti alloggio saranno superiori a cento, il tutto grazie ai fondi del Pnrr, e dunque all’intervento della Regione e al prezioso lavoro del nostro personale; anzi, mi sia consentito fare un plauso allo loro abnegazione; in particolare ringrazio il direttore generale, la dottoressa Rosanna Gruosso, una vera “battagliera delle istituzioni”. Tornando alla situazione di Matera, da quando sono in carica (novembre 2019), c’è l’impegno a “reperire” i posti alloggio: al momento non ci sono, non certo per volontà della Regione (sempre attiva su questo fronte), bensì per la propensione degli operatori locali del settore, più interessati al turismo che ai nostri bandi (negli anni ne sono stati pubblicati già tre).

d: Domanda: a Matera non ci sono edifici di proprietà della Regione, o di qualche altro ente pubblico, destinabili allo scopo?

r: In effetti sì. Grazie all’impegno profuso dal governatore, di concerto con l’assessore alle infrastrutture, la Regione si è resa stazione appaltante di un importante progetto di recupero di una parte dell’ex ospedale Sant’Anna, da destinare appunto a residenza universitaria. Ovviamente ci vorranno dei tempi tecnici, ma ritengo che già entro fine mese ripartirà l’appalto pubblico per il completamento della prevista struttura. Pertanto, in un prossimo futuro, ci saranno gli alloggi anche a Matera.

d: Dicevamo poi del servizio mensa.

r: Sì, è ben presente sia a Potenza sia a Matera. Mediamente ne usufruiscono circa mille studenti al giorno.

d: A prezzi agevolati.

r: Sì, ma ovviamente si tiene molto conto della fascia di reddito. Grazie ai trasferimenti annuali della Regione (che ci consentono di fare azioni mirate a vantaggio del corpo degli studenti), da maggio/giugno 2022 garantiamo un ulteriore servizio, addirittura il catering, per gli studenti del Conservatorio di Potenza. La loro sede è molto distante dalla mensa di Macchia Romana, ragion per cui –dando seguito a una precisa richiesta della rappresentanza studentesca- garantiamo il pasto, “a domicilio”, presso il Conservatorio stesso. Particolare non di secondo piano è che i pasti di cui usufruiscono gli studenti si rifanno molto, per quanto possibile, alla tradizione lucana.

d: Da come parla, mi pare di capire che la sinergia con il presidente Bardi e il governo regionale è totale, o magari, invece, ha comunque qualcosa da chiedere alla Regione?

r: La Regione è sempre stata molto attenta alle esigenze degli studenti. L’Ardsu vive di finanza derivata (i trasferimenti dall’ente regionale), e posso dire che la Regione Basilicata, tramite l’Ardsu, riesce a erogare il 100% delle borse di studio, e cioè a TUTTI gli studenti che si collocano in posizione idonea in graduatoria.

d: Non ci sono ritardi o…?

r: Qualche ritardo ci può pure essere, ma il dato statistico importante è questo:la Regione Basilicata è una delle poche, in Italia, a potersi appuntare il merito di pagare TUTTE le borse di studio, a coloro che ne hanno merito.

d: altre regioni non riescono a pagarle tutte?

r: No, perché evidentemente non hanno fondi. Per il resto, è chiaro che si può fare sempre di più e meglio. Ma anche questo è nei programmi.

d: Ritiene di avere un numero di dipendenti adeguato?

r: Oggi sì. L’Ardsu, nata nel 1997, ha sempre avuto una atavica carenza di personale, avvalendosi perlopiù di impiegati comandati dalla Regione o di precari (Co.co.co. etc.). Oggi invece, grazie ai citati trasferimenti regionali, l’Ardsu ha una capacità finanziaria che ha consentito di stabilizzare il personale nel dicembre 2020, sulla scorta della legge Madia. E’ un obiettivo di non poco conto.

d: Quanti sono i dipendenti?

r: Quattro.

d: E riuscite a fare tutto?

r: Sì, e per questo debbo ringraziarli, perché riescono ad assolvere, quotidianamente, a tutti i bisogni degli studenti.

d: Le è di Rionero, ma lavora qui a Potenza. E’ dunque a conoscenza della polemica sullo “svuotamento” del nostro centro storico, causato anche dal dislocamento di molti uffici pubblici; sa dunque che molti additano anche l’assenza dell’Università nella parte vecchia della città. Anche una sua decisione è stata oggetto di polemiche in questo senso: quella di aver spostato la storica e centrale sede dell’Ardsu di Corso Umberto, nel più periferico rione Francioso (nei pressi dell’Università). Viepiù, molti opinionisti ritengono che proprio gli studenti fuorisede possano rivelarsi una “soluzione” contro la desertificazione del Centro.  

r: Sì, nei prossimi mesi realizzeremo il trasferimento della nostra sede. Guardi, la nostra “mission” è garantire i servizi a tutti gli studenti, e garantire i contributi economici agli studenti più meritevoli ed economicamente più svantaggiati. Ne consegue che destinatari dei servizi dell’Ardsu sono solo e soltanto gli studenti stessi. Lo scopo è dunque quello di concepire un'istituzione il più possibile “di prossimità”, e quindi ha maggiore senso individuarla laddove gli studenti si recano giornalmente. Lei obietterà che a Macchia Romana, invece, una vera e propria sede Ardsu non c’è: ma posso dirle che è comunque presente un nostro front-office, gestito da una persona preparatissima, Antonio Luongo, che attende a tutte le istanze sottopostegli dal corpo studentesco. E mi lasci dire che l’Ardsu ha comunque puntato a valorizzare il centro storico di Potenza: una delle nostre residenze universitarie è infatti ubicata lì nei pressi, in via Via della Pineta; attualmente ospita venti studenti, ma -come accennavo- grazie ai fondi Pnrr, dal prossimo anno accademico saranno in totale sessantuno.

d: Ma lei che tipo di studente universitario è stato? In sede, fuorisede, pendolare?

r: Ho studiato giurisprudenza a Foggia (sede distaccata di Bari) e ho fatto il pendolare. Tutte le mattine mi alzavo alle sette e tornavo a casa la sera tardi. Non è un caso se, a seconda delle fasce in cui rientrano gli studenti (in sede, pendolari e fuorisede), il nostro contributo delle borse di studio varia di conseguenza.

d: capita di incontrare gli studenti, anche informalmente? Quali sono le richieste più frequenti?

r: Io presiedo anche il Comitato paritetico di amministrazione Ardsu, che include una rappresentanza studentesca (oltre che dell’Università stessa). E vorrei ringraziare Aurelia Sole, già magnifica Rettrice, sempre attenta alle esigenze dei ragazzi, nonchè la prorettrice Paola D'Antonio, particolarmente attenta alle esigenze degli studenti disabili.    

d: Ma non le è capitato di recepire istanze dagli studenti – al di là dei servizi Ardsu- magari –chessò- a proposito dei collegamenti in e con la Basilicata...?

r: Certamente alcuni servizi vanno implementati, in primis quello del trasporto, ma ci sono delle azioni messe in campo, che la Regione credo metterà in atto nel minore tempo possibile. Ma io insisto nel dire che, per quanto riguarda l’Ardsu, i servizi sul territorio ci sono e ci sono tutti, e possono ben incentivare un giovane di fuori a iscriversi presso le nostre università.

d: Nello specifico del vostro lavoro, la Facoltà di medicina ha comportato qualche cambiamento?

r: Marginalmente, in quanto gli iscritti (una sessantina) sono a numero chiuso, e non influiscono molto sulla nostra azione complessiva.

d: C’è una domanda che non le ho fatto? Altrimenti passo a quelle conclusive…

r: Faccia pure quelle conclusive (sorride).

d: C’è un libro, una canzone o un film che la rappresenta?

r: Mi piacciono molto i libri “legal thriller”, tipo quelli di Ken Follett. Per quanto riguarda i film, mi piacciono quelli con Totò o i fratelli De Filippo.

d: Mettiamo che fra cent’anni scoprano una targa a suo nome alla sede Ardsu, cosa le piacerebbe ci fosse scritto?

r: Il presidente Zottarelli ha cercato, per quanto di sua competenza, di contribuire in modo significativo a raggiungere gli obiettivi posti dall’Ardsu a favore degli studenti».

 

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di Walter De Stradis

 

 

 

Alto, occhialuto, e dai modi affabili, il sessantunenne Angelo Lovallo, potentino verace, è da pochi giorni il nuovo Presidente, per la provincia di Potenza, di Confcommercio - Imprese per l’Italia, eletto per acclamazione.

d - Come giustifica la sua esistenza?

r - Sono in Confcommercio da un bel po’, avendo anche fatto il vice presidente, per una decina d’anni, col mio predecessore, De Mare. Pertanto, diciamo che è stato quasi “automatico” continuare, anzi, direi che la mia candidatura è partita con un’esigenza, quella di proseguire l’opera di ri-organizzazione avviata nella fase finale della consiliatura precedente.

d - Come tutti i membri del direttivo lei ha una attività sua, che in questo caso è quella di agente di commercio, nel settore edilizia, che vive un momento molto particolare.

r - Già, dovuto a questo blocco del superbonus 110%, a mio avviso preso troppo alla leggera.

d - Da parte di chi?

r - Da chi ha deciso di chiuderlo senza stare troppo lì a pensarci. Negli ultimi due anni il PIL è salito del 5-6%: col momento di crisi attuale, ottenere questo tipo di crescita è piuttosto difficile. Pertanto il “110” andava forse rivisto, sì, ma non bloccato. Occorreva, insomma dare tempo di capire.

d - Lei è al vertice di Confcommercio da poco, ma cosa crede che gli associati si aspettino dalla sua presidenza?

r - Per tutta una serie di vicissitudini, che sarebbe complicato elencare qui, diciamo che Confcommercio –pur essendo riuscita a stare in tutti i tavoli delle trattative (regionali, provinciali etc.)- era stata un tantino limitata nelle sue attività, con la sede chiusa per un lungo periodo. Oggi abbiamo finalmente una sede aperta (presso Palazzo Franco, all’uscita di Bucaletto), con un funzionario che finalmente abbiamo potuto mettervi, e finalmente possiamo ricominciare a parlare di servizi ai soci. Una delle prime iniziative è quella di rifondare le “sottoassociazioni” di categoria (di cui Confcommercio è un po’ “il cappello”), quali Federalberghi (ricostituitasi soltanto a novembre), Federmoda, Fipe, Federauto...

d - “Ricominciamo” è dunque il “refrain” principale.

r - Esatto. Nella realtà è così. Il riavvio delle attività sarà importante anche e soprattutto per la provincia, in quanto finora ci si era occupati soprattutto del Capoluogo. L’attività era stata eseguita quasi esclusivamente dal presidente e dalla giunta: eravamo in quattro/cinque persone, e più di tanto non si poteva fare.

d - Proprio la Confcommercio ha diffuso quei dati che hanno fatto scalpore: negli ultimi dieci anni, ben ottantaquattro esercizi commerciali hanno chiuso nel centro storico di Potenza. Che idea si è fatto delle cause?

r - Credo che le cause vadano cercate un po’ negli anni: aver dato la possibilità di “delocalizzare” i negozi, specie in via del Gallitello, ha influito molto. I commercianti, come sa, operano la scelta più comoda e conveniente, e l’assenza di parcheggi in Centro è un problema non di ieri, bensì dell’altro ieri.

d - Quindi, la politica, innanzitutto.

r - Sì, ma anche il fatto che si sono spostati tutti gli uffici pubblici, a partire dall’esigenza pratica venutasi a creare col terremoto dell’Ottanta; ma a tutto ciò, però, poi non è seguita la politica di riportarli in Centro.

d - Però i residenti di zone come il Gallitello potrebbero obiettare: “ma perché il Sindaco, o chi per lui, dovrebbe “salvare” il Centro a nostro discapito?”. E’ un po’ come nel caso degli scongiuri di Trapattoni con l’acqua santa per far vincere l’Italia ai Mondiali (il punto è: “perché mai Dio dovrebbe far vincere noi e far perdere la Germania?”).

r - (Sorride) Io sono un agente di commercio e ho avuto la fortuna di girare. Il Centro di una città è la prima cosa che uno vuole visitare e a cui uno pensa, perché è un bene comune, il bigliettino da visita di una comunità, e allora io dico: forse, non lo abbiamo curato abbastanza.

d - Nelle interviste e nei pareri raccolti è emersa anche una critica ai commercianti del posto, che non sempre sarebbero competitivi…

r - …ma infatti quando io dico “non lo abbiamo curato”, intendo un po’ tutti.

d - Si è parlato anche di locatari che chiedono canoni di affitto esorbitanti e poco realistici (vista la situazione); e il ragionier Fusco, decano dei commercialisti, lamentava la troppo breve vita del Consorzio del centro storico, che a sua volta paleserebbe una certa qual difficoltà nel mettere insieme i commercianti stessi…

r - …è un po’ un problema, atavico, da Roma a scendere in giù. Insomma, la parola “collaborazione” ancora non riusciamo a metterla in pratica. I problemi di base sono spesso comuni, ma ognuno va per la propria strada. Di conseguenza, a mio avviso, i commercianti si parlano poco tra di loro. Ed è un errore, perché le problematiche sono le stesse, e se va bene a uno, va bene anche agli altri. In aggiunta, ci sono gli abitanti del Centro che sono andati a vivere lì perché volevano un posto tranquillo, e quindi non tollerano un certo tipo di cose: ne consegue che ci sono esigenze diverse da connettere. E’ inutile, ad esempio, che i commercianti facciano cento richieste diverse (che non verranno mai esaudite), ma è forse il caso di puntare su una, due o tre. Posso dirle che quando l’anno scorso facemmo l’iniziativa “Moda e Sapori”, beh, non è stato facile mettere insieme un certo numero di espositori (può immaginare i vari “se c’è lui è inutile che venga io” etc.). Francamente mi aspettavo un atteggiamento diverso: se c’è un certo tipo di evento, mi aspetto che gli attori interessati lo facciano proprio, e non che se lo attendano “calare dall’alto”.

d - Voi avete già approntato un protocollo sul centro storico.

r - Proprio nell’occasione di “Moda e Sapori”, abbiamo avuto di interloquire con Regione, Comune, Camera di Commercio, tutti intorno a un tavolo, per cominciare ad affrontare le problematiche. Il protocollo d’intesa già stilato è solo un primo passo, quello di creare un impegno nelle istituzioni (e in chiunque vorrà entrarci).

d - Una specie di mozione.

r - Esatto. Bisogna definire un percorso. Dal canto nostro abbiamo già una serie di studi che la Confcommercio sta mettendo in campo a livello nazionale, e quindi abbiamo già l’Ok per far venire qui degli specialisti che hanno già affrontato problematiche come le nostre. Le loro soluzioni inizialmente saranno di carattere generale, ma poi dovranno essere calate sul nostro territorio.

d - Questione di visioni dunque. Qual è la sua, personale, a proposito de centro storico di Potenza? Come lo immagina/vorrebbe in un prossimo futuro?

r - In effetti una mia visione ce l’ho. Il Capoluogo si deve “allargare” a tutto il comprensorio, quantomeno. A parte Avigliano, collegato con una ferrovia, gli altri paesini non dispongono –che so- di un pullman per far sì che i giovani vengano a farsi una pizza e poi ritornare. Già solo questo…Pensi che Potenza e Picerno fanno entrambe la serie C, ma mi chiedo: è stata mai organizzata una giornata per far incontrare le due tifoserie? E’ stato mai invitato al Viviani il sindaco di Picerno, per vedere la partita insieme a quello di Potenza? Fanno una bella iniziativa ad Avigliano? Ma perché non farla venire in Città? Se a Pignola fanno la settimana “blues”, perché non organizzarla insieme? Prenda i “quadri plastici” aviglianesi: sono andati fino a Londra! ...ma, dico, non si potrebbe portarne il vincitore, per una serata, qui a Potenza? Specie se consideriamo che i 50% degli abitanti del Capoluogo hanno origini aviglianesi…? Insomma, oggi bisogna ricreare la vicinanza tra questi comuni. Questa cosa si è un po’ persa.

d - Alla fine la ricetta è “parlarsi”.

r - Se facciamo campanilismo col paese dappresso, figuriamoci con quello a cento chilometri!

d - Se potesse prendere Bardi sottobraccio, cosa gli direbbe?

r - Beh, innanzitutto lui ha origini lucane e…insomma, il discorso è sempre quello, ci vuole collaborazione. Da soli non si va da nessuna parte. Non è possibile che Melfi parli del suo castello senza citare quello di Lagopesole: sono entrambi federiciani. Visto che tra loro non riescono, ci vuole una regia, e credo che la Regione dovrebbe avere questo “coraggio”, quello di IMPORRE una strategia ai sindaci. In questo caso, una cosa “calata dall’alto” può essere la soluzione. Se pensa al Covid, beh, una soluzione la si è trovata perché è intervenuta TUTTA l’Europa, si è fatto un discorso univoco; ma qui, in un piccolo territorio dove basterebbe un fischio, non riusciamo a metterci attorno a un tavolo, come facciamo oggi io e lei! Qui siamo abituati a lamentarci (perché è nella natura umana), ma senza proporre soluzioni. Confcommercio è proprio questo: da noi non aspettatevi i forconi in piazza, ma una proposta, condivisa.

d - Il film che la rappresenta?

r - E’ questione di momenti. Adesso servirebbe un film un po’ “forte”, magari “Il Gladiatore”, perché sento che sto affrontando una sfida impegnativa.

d - Nell’arena dei gladiatori, oggi, quali sono “i leoni” più pericolosi?

r - Il problema è sempre il metodo: siamo bravi a lamentarci e, a volte, a crearci anche tutto il castello, cioè a ingigantire.

d - Insomma, questo leone (simbolo di Potenza, tra l’altro), più che ruggire, si lamenta.

r - Il lamento viene coltivato e diventa anche contagioso. E il periodo della Pandemia ha anche un po’ incattivito la gente, aumentando la diffidenza, altra cosa che dobbiamo smussare.

d - La canzone?

r - Sicuramente “Si può dare di più”.

d - Il libro?

r - Direi quelli di avventura, tipo Tolkien, ma solo perché li collezionano i miei figli e io li ho sfogliati un po’. Non leggo molto, in verità.

d - Fra cent’anni cosa vorrebbe fosse scritto in una eventuale targa a lei dedicata alla Confcommercio?

r - Mah, francamente…magari «Per l’impegno e la dedizione»? Penso che basterebbe.

 

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di Antonella Sabia

 

 

 

 

È presidente dell’ARCAT BASILICATA (Associazione Regionale dei Club Alcologici Territoriali) dal 2014, dopo l’esperienza a livello provinciale a Matera. Umberto Miriello ci ha raccontato qualcosa di più sull'associazione, toccando anche pezzi di vita ed esperienze personali legate all'alcol e altre devianze.

d: Di che cosa si occupa l’associazione sul territorio?

r: Stiamo parlando di un insieme di club sparsi su tutto il territorio regionale, circa 27 in Basilicata, ognuno dei quali costituito da un Servitore Insegnante e massimo 12 famiglie. I club sono delle autentiche comunità che si incontrano una volta a settimana per qualche ora, fanno capo all’AICAT (Associazione Italiana dei Club Alcologici Territoriali) e al WACAT (Associazione Mondiale dei CAT), nati da un'idea del professor Vladimir Hudolin, neurologo, psichiatra e docente universitario jugoslavo esperto mondiale sui problemi alcol-correlati. Hudolin parlava dell’alcolismo non come una malattia bensì un comportamento, uno stile di vita, introducendo i principi della terapia familiare sistemica.

d: Come sono composti questi club? Chi può aderire?

r: Fino a qualche tempo fa, si potevano avere 10 famiglie con problemi di alcol e due con altre complessità, come la dipendenza dal gioco d’azzardo, droga ecc. Oggi invece i club sono aperti a tutti, anche a persone sole che possono venire accompagnate, creando di fatto una famiglia solidale, per mettersi in gioco, dare supporto a chi ha più bisogno, ma anche creare nuove relazioni. Nei nostri club non si viene solo per smettere di bere, ma in generale per migliorare la qualità della vita.

Visto che in pochi ne parlano, ho iniziato anche a trattare il tema dei nostri ragazzi, spesso giovanissimi e già schiavi della cocaina, che negli ultimi tempi è diventata di uso frequente, poiché tra le meno costose: la “neve bianca” ha preso il sopravvento, un po’ come successe negli anni '90 con l’eroina, ed è bene porre una grande attenzione su questo fenomeno.

d: Si sente spesso parlare di giovani e giovanissimi, maschi e femmine, ubriachi fino a stare male. C'è qualche fattore scatenante che li induce a lasciarsi andare e perdere il controllo?

r: Non sempre c’è un perché, e nemmeno c’è una predisposizione. Posso parlare della mia esperienza, sono sobrio da 15 anni, ma negli anni '90, per quattro anni circa, sono stato anche tossicodipendente. Ho smesso per mia volontà e senza andare in comunità. Allo stesso tempo, però, sono stato per 22 anni nell’alcolismo pesante.

d: Nella sua esperienza, cosa l'ha portata ad avvicinarsi a droghe e alcol?

r: Ero un ragazzo abbastanza timido, per esempio, quando andavo in discoteca difficilmente ballavo, vuoi per i pregiudizi o per timore di sentirmi osservato. Mi rifugiavo quindi nei bar, e con l'alcol diventavo disinibito, l’alcol mi dava la “forza”, andando a modificare totalmente la mia personalità. A lungo andare ovviamente diventa un problema, e non sto parlando solo di problemi fisici (cirrosi, tumori al pancreas ecc), ma proprio del dolore e della distruzione che si porta all’interno delle famiglie: molto spesso ne soffre più chi sta intorno che la persona stessa.

d: Ha detto che ne è uscito da solo, è stato spinto da una motivazione forte?

r: Per quanto riguarda la droga sì, ne sono uscito da solo. Fino al 2008 ho comunque continuato a bere, ma da quel momento in poi ho tolto anche il vizio delle sigarette, non gioco nemmeno più la schedina da due euro, sono diventato sobrio a 360°. Dopo la morte di mio padre decisi di andare nella comunità di Chiaromonte e dopo 45 giorni, ho iniziato a fare dei corsi di sensibilizzazione, ho iniziato a dedicarmi al volontariato, perché mi sono reso conto che negli anni ho fatto soffrire tante persone.

d: Dedicarsi agli altri è diventata quindi anche una forma di riscatto sociale?

r: Esattamente, infatti l’ARCAT è un’associazione di volontariato senza scopo di lucro. Sono diventato Servitore Insegnante dopo aver seguito un corso di sensibilizzazione di 52 ore sui problemi alcol-correlati e complessi, sempre basati sul metodo Hudolin.

d: Collaborate con Scuole, mondo dello sport, ma anche con le Istituzioni?

r: Scendiamo spesso nelle piazze, anche supportando altre realtà, e in quell’occasione raccontiamo e spieghiamo quello che facciamo e le problematiche correlate all’alcolismo. Aprile, per esempio, è il mese per la prevenzione nazionale sull’alcol e sicuramente ci saranno diversi eventi in programma. Nel 2018 siamo riusciti ad organizzare a Matera il Congresso Nazionale AICAT, che ha visto arrivare oltre 900 persone da tutta Italia, istituzioni nazionali, medici di fama internazionale. Sono stato inoltre in alcune scuole in qualità di Presidente Regionale, in occasione di alcune assemblee di istituto e ho parlato proprio ai giovani, di alcol e bullismo che molto spesso è correlato e abbiamo avuto un ottimo riscontro. Spesso si tende ad invitare e ospitare gente proveniente da San Patrignano, perché è una realtà più conosciuta, quando invece si hanno delle associazioni locali che si occupano ugualmente di devianze. In generale, bisogna raggiungere una mentalità tale che ti porta a lottare contro le dipendenze, penso che prima di cambiare stile di vita, bisogna cambiare la cultura. Molto spesso anche quando si fa un uso moderato delle cose si potrebbe finire nel problematico. Bisogna sempre fare sensibilizzazione e informazione su questi temi, in particolare, sottolineando che l’alcol è una sostanza tossica, anche se legale, che può far male anche in piccole quantità.

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