- Scritto da Redazione
- Sabato, 25 Settembre 2021 09:10
Cari Contro-Lettori,
la “questione morale” (e forse non solo) sollevata da Bardi in consiglio regionale, lascia sperare che il Governatore abbia finalmente preso coscienza che la Politica non è certo qualcosa che si può maneggiare nei ritagli di tempo, nel mentre c’è invece chi si adopera –diciamo così- h24, coi risultati che sembrano aver spinto il Presidente a risentirsi pubblicamente, a rimarcare che “chi ha incarichi istituzionali deve essere da esempio” e a promettere che “Nei prossimi giorni, dopo una meditata riflessione, anche attraverso un confronto con i principali protagonisti della vita pubblica lucana, darò dei segnali in tal senso”.
In attesa dei segnali e della meditata riflessione del Generale, c’è chi, come il Presidente dell’ITS “Efficienza Energetica”, lamenta che «La Regione Basilicata non riesce a utilizzare tutti i fondi destinati agli ITS: noi abbiamo fatto più volte richiesta per poterne parlare e capire se e come possiamo utilizzarli». Per inciso, gli ITS sono Istituti Tecnici Superiori, che per volere di Draghi si apprestano a divenire le “Università delle Professioni”. Domanda: quelli dell’ITS lucano sono stati finalmente ricevuti in Regione? Risposta: no. Motivo? «Perché la persona di cui stiamo parlando è dimissionaria.(Leggi Cupparo ndr). Siamo in attesa di capire chi è il successore, per incontrarlo e avere informazioni dirette».
Spiace dirlo, ma è questa la (Regione) Basilicata di oggi. Non c’è dunque solo una questione “morale” di comportamenti che Bardi verificherà se semplicemente furbetti, inopportuni o peggio ancora, ma c’è tutto un meccanismo che pare principalmente piegato a risolvere questioni interne di partito e/o di equilibri di forze, mentre i Lucani, compresi quelli che hanno la volontà e gli strumenti per creare lavoro, sono lì che attendono fuori della porta, sperando che qualcuno spieghi finalmente chi è assessore e chi non lo è più, sperando che cessi una volta per tutte il comportamento di chi interrompe la partita portandosi via il pallone, poiché lo ritiene suo.
Tutto questo porta, comprensibilmente, il presidente ITS (ancora lui), a chiosare: «In Basilicata è il lavoro, quello che manca». Domanda: quello dei giovani? «No! Mi riferivo al lavoro di chi sta nelle istituzioni!».
E questo è quanto.
«La stragrande maggioranza dei lucani vuole una classe dirigente che sia all’altezza dei compiti e dei ruoli. Essere classe dirigente non comporta solo onori, ma è soprattutto un onere, da sopportare con fatica, dedizione ed esempio».
Dice Bardi.
E se lo dice lui.
Buon weekend a tutti.
Walter De Stradis
- Scritto da Redazione
- Sabato, 18 Settembre 2021 09:36
Cari Contro-Lettori,
per la nostra regione, quella passata è stata senza tema di sementite la settimana “delle opportunità”.
In primis, c’è stato l’annuncio, da parte dell’assessore Cupparo (che al momento in cui scriviamo non si sa ancora se è ex, uscente, rientrante o titubante) circa un “interessamento” di Amazon al dar vita a uno stabilimento in Basilicata. La notizia bomba (che secondo alcuni tanto bomba non è, visto che per il momento, secondo anche quanto si è letto sui giornali, si tratterebbe di poco più di un pourparler) ha scatenato comprensibili appetiti, soprattutto elettorali, visto che siamo a un passo dal voto in molti comuni della Basilicata. A tal proposito, c’è chi (e non solo lui) come l’ex sindaco di Satriano, autore di un libro di “ritratti lucani”, teme che troppe chiacchiere davanti al forno si tramutino in perdita di pane, e chi viepiù si interroga sui comportamenti istituzionali dell’assessore regionale citato, che prima dice di volersi dimettere, poi ri-parla da membro dell’esecutivo, e che soprattutto lascia il Consiglio in una situazione di stallo alla messicana (Si è dimesso a tutti gli effetti di legge? Anche da consigliere? E se si è dimesso, davvero, solo da assessore, come evidenzia Nino Grasso, che ci fa Bellettieri ancora formalmente in consiglio?).
Questo per quanto riguarda le opportunità future.
Per quanto attiene alle opportunità “passate”, in settimana è scoppiata anche un’altra bomba, “a grappolo” verrebbe da dire, visto che anche questa innesca tutta una serie di riflessioni. Allo stato dei fatti, l’assessorato allo Sport del Comune di Potenza si è visto bocciare una domanda di finanziamento per un progetto da 700 mila euro sulla riqualificazione del campo di Macchia Giocoli. Le critiche (più che comprensibili, al solo pensare a un mucchio di soldi che volano via con le alette come nei cartoni animati dei Looney Tunes) sono piovute addosso all’assessore Guma (chiamata comunque in causa anche per Potenza 2022) alla velocità della luce. L’esclusione, infatti, sarebbe dovuta al mancato invio di un importante documento, detto alla grossa. Il gruppo consiliare della Lega subito ha difeso, a testuggine in stile “300”, l’operato della Guma, sostenendo che l’errore l’ha fatto il Governo (il documento c’era) e che ricorso e/o richiesta di riesame sarà (e se le cose stanno davvero cosi, come cacchiarola li esaminano i progetti su a Roma?). Stessa cosa ha dichiarato su “La Nuova” l’interessata, la quale, tuttavia, riferendosi alle critiche dell’opposizione, avrebbe detto allo stesso quotidiano «Io avrò anche perso il bando per un errore, ma ci ho provato …chi lavora può sbagliare, e questa è la dimostrazione che va meglio chi non fa nulla» (testuale).
Mah. Viene in mente ancora Cupparo, che annuncia di dimettersi “per motivi familiari”, per fatti suoi, insomma, ma che poi nello stesso comunicato dice che «non ci sono più le condizioni».
In attesa di chiarimenti, che al momento di stampare non ci sono, viene quasi quasi il dubbio che la considerazione che si ha in certi ambienti dell’intelligenza del lettore e soprattutto dell’elettore sia a dir poco inconfessabile.
Walter De Stradis
- Scritto da Redazione
- Sabato, 11 Settembre 2021 09:35
Cari Contro-Lettori,
chiacchierando a pranzo col segretario regionale della Feneal Uil, Carmine Lombardi (articolo a pagina 7), è saltato fuori il discorso su un’anomalia (una delle tante, per la verità) che sembra caratterizzare la Basilicata degli ultimi tempi.
Da un lato, causa spopolamento, comincia a mancare il “materiale umano” (leggasi i giovani), che è la pietra angolare sul quale costruire il futuro di questa terra, certo, ma anche l’elemento indispensabile per progettare nuove realtà politiche, magari di rottura col passato. Basta dare uno sguardo alle liste delle imminenti elezioni in diversi comuni della Basilicata, suggerisce Lombardi, per rendersi conto della penuria di giovani candidati.
Dall’altro lato, negli ultimi anni, specie nelle colture dei partiti di maggioranza, c’è stato tutto un florilegio di giovani e giovanissimi sindaci e assessori –anche in Regione- alcuni dei quali –senza che questo suoni come una generalizzazione- in assenza di concrete esperienze politiche alle spalle, stanno facendo “palestra” direttamente come amministratori, con l’abbonamento pagato dagli elettori. Questi politici in erba, afferma ancora il segretario Feneal Uil –sollecitato proprio su questa contraddizione- sono alcuni di quei giovani che “sono rimasti” in Basilicata, sottraendosi al biblico esodo.
Verrebbe quasi da pensare allora, facendo un ragionamento analitico di deduzione elementare, che “Quando di meglio non hai, con mugliereta ti colchi” (“Quando di meglio non hai, vai a dormire con tua moglie”), come recita un antico detto popolare nostrano. Vale a dire che se le nostre migliori menti continuano a lasciare questa regione avara di opportunità, toccherà votare ed eleggere tutto ciò che rimane.
Ovviamente questo ragionamento è un’iperbole, un’estremizzazione (di giovani di talento la Basilicata non difetta, per fortuna e per il momento), ma è anche la prevedibile conclusione di un processo che –senza scomodare Nostradamus- da qui a qualche anno potrebbe verificarsi.
Se a tutto ciò si aggiunge che anche il nostro settuagenario governatore napolucano –pur essendo un pluri-gallonato veterano della carriera militare- è comunque un novizio della politica totalmente privo di esperienze pregresse, vuol dire che qui in Basilicata c’è da lavorare il doppio, anzi il triplo.
Perché la scheda elettorale non è un gratta e vinci.
E perché il Prossimo presidente potrebbe risultare il più votato delle macerie. Le prime crepe (dimissioni Cupparo) già si vedono dalla Luna.
Walter De Stradis
- Scritto da Redazione
- Sabato, 04 Settembre 2021 09:37
Cari Contro-Lettori,
ben trovati.
Che dire, a margine di un’estate da bollino rosso, occorre citare la regina del giallo, Agatha Christie.
“…e poi non si dimise nessuno”, potrebbe essere infatti un titolo riassuntivo dei “brividi” d’estate che sono corsi sulla schiena del Lucano che, sotto l’ombrellone o meno, scorreva le ultime notizie sui giornali o sul telefonino.
E infatti è così: degni dei “Dieci piccoli INDIANI” della scrittrice inglese (il romanzo in questione da noi è conosciuto anche col titolo “E poi non rimase nessuno” – ndr), i protagonisti delle cronache agostane hanno praticamente fatto finta di niente (almeno, finora) delle polverose e roventi polemiche che li hanno riguardati e sono tutti ancora saldamente al loro posto.
Sai che novità, si direbbe, al netto del fatto –però- che i Lucani hanno una volta di più appreso che in questa regione si può tranquillamente essere dirigenti di alto profilo istituzionale, percepire lauti stipendi, e poi andare la sera tranquillamente su Facebook e digitare o condividere frasi o immagini che definire di dubbio gusto è forse poco (e questo è chiaramente un discorso “bipartisan”). Il tutto, in barba all’aplomb che deriverebbe dalla fortuna –e sottolineo fortuna- di ricoprire coi propri fondoschiena siffatte poltrone del potere (fortuna, e stipendi, che tutti gli altri Lucani non hanno, chiaramente).
Così come si scopre (e questo forse è il meno) che si può anche essere dirigenti regionali nella Cultura e recitare il ruolo della fata in uno spettacolo (la questione dibattuta è sempre l'opportunità) sul cui manifesto ci sarebbe comunque il loghetto della Regione, scatenando pure le ire della consigliera delegata (da Bardi) alla Cultura stessa.
Per non parlare ovviamente della cosa più eclatante (stante comunque la presunzione d’innocenza) ovvero di quelle notizie circolate su indagini della Procura che riguarderebbero pezzi grossi (anche qui bipartisan) della politica locale, che al momento sembrano soffiate via come il vento caldo dell’estate di cui cantava Alice.
Nessuno ha fatto neanche finta di dimettersi, né tantomeno chi ne ha il potere ha fatto finta di voler prendere provvedimenti.
Non ce ne vogliano la Christie o Hitchcock, ma evidentemente, i maestri del Brivido (d'estate) sono ben altri.
Walter De Stradis
- Scritto da Redazione
- Sabato, 31 Luglio 2021 09:15
Cari Contro-Lettori,
secondo una felice definizione del portavoce della “vecchietta di paese”, ovvero il nostro opinionista Mario Petrone (articolo a pagina 3), in questa regione col vorace tarlo della disoccupazione, le Caritas sono in pratica le uniche “fabbriche” frequentate in massa dai Lucani. Laddove nel circuito “petrolio”, per dirne una, pare che i nativi del posto non siano ancora nel numero che (legittimamente) ci si aspetterebbe.
Che in Basilicata ci sia dunque un serio problema povertà, ormai non possono negarlo nemmeno i politici di maggioranza, che per tradizione, formazione e vocazione, solitamente sono fedeli al “tuttappostismo”. «In Basilicata –afferma Cupparo- i numeri ufficiali parlano di circa una famiglia su quattro che vive in condizione di povertà. A confermare questo dato, i circa 10.000 residenti ammessi al programma “reddito minimo d’inserimento». «Avvertiamo la responsabilità politica ed istituzionale di dare risposte – ha aggiunto l’assessore regionale alle attività produttive- e abbiamo affidato a strutture della Caritas fondi per realizzare progetti di aiuto alimentare».
Sarebbero più di 800mila euro i soldi stanziati dalla Regione, ma è chiaro che il problema è endemico e che una sola, pur necessaria, trasfusione non è sufficiente a salvare chi soffre di anemia grave.
“Le anticipazione del rapporto Svimez 2021 ribadiscono quanto sia fragile e delicata la condizione del nostro Mezzogiorno e quanto sia grande la sfida che la classe dirigente del Sud ha il compito di affrontare.” Lo ha dichiarato Carlo Rutigliano, segretario regionale di Articolo Uno Basilicata, a seguito della Conferenza Stampa di presentazione delle anticipazioni della Svimez su economia e società del Mezzogiorno. Ovviamente, a noi interessano i dati “in valore assoluto” che il politico commenta. E infatti: «La crisi del 2020 dovuta al Covid -prosegue Rutigliano- ha piegato un Paese in cui erano già fortissime le diseguaglianze sociali e territoriali. Un’Italia divisa tra uomini e territori poveri, sempre più poveri, ed una parte, progressivamente sempre più stretta, di ricchi sempre più ricchi. In questa cornice, se è vero che gli effetti del Covid si sono abbattuti in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale, lo stesso non si può dire della ripresa, che avrà un andamento fortemente differenziato a sfavore del Mezzogiorno. Questo vale in particolare per la Basilicata, che fa registrare la flessione peggiore in assoluto del PIL per il 2020 (-9%) e che nella proiezione di crescita nel 2021 e nel 2022, si trova ad essere fanalino di coda sia tra le regioni del Mezzogiorno, sia a livello italiano. (…) Per vincere questa sfida, come ha scritto pochi giorni fa Monsignor Battaglia, su Avvenire, il Mezzogiorno non può essere inteso soltanto come un’area da risollevare, ma il luogo in cui far nascere una politica nuova. Giusta e umana».
Come dire, mica cotica.
Buona estate a tutti, ci rileggiamo a settembre.
Walter De Stradis
- Scritto da Redazione
- Sabato, 24 Luglio 2021 09:29
Cari Contro-Lettori,
giovedì scorso a Potenza si è celebrata una bella mattinata lucana, c’è poco da dire. All’inaugurazione della Piazza dei Comuni –così denominata per la presenza di 131 piastrelle che formano quasi un Gioco dell’Oca con immagini-simbolo di tutti i comuni lucani- erano presenti gran parte dei sindaci della Basilicata, invitati (tramite accorto -e anche acuto- garbo istituzionale) dal sindaco del capoluogo, Guarente, che in una botta sola ha fatto praticamente quel che magari ci si sarebbe aspettato dal governatore (napo)lucano Vito Bardi, che pure era lì presente, insieme ad altre autorità, politiche, civili e militari.
Essì, perché da lunga data, ormai, gran parte dei primi cittadini lucani lamentavano la pressoché totale assenza, anche fisica, del Generale e dei suoi assessori: algidi, autoreferenziali, irraggiungibili, quasi degli esseri elementali, ovvero presenti (da qualche parte), ma impalpabili, come l’aria e il fuoco. Non che uno o più incontri pubblici possano esaurire ed esaudire le richieste dei vari “front office” del cittadino lucano (e cioè i sindaci, sempre loro) -dal momento che è chiaro che si desidera incontrare e vedere Bardi sui territori non certo per prenderci ‘o cafè- ma c’è da scommettere che per non pochi dei primi cittadini presenti quel giorno a Parco Aurora a Potenza, era la prima volta che vedevano da vicino “Bardi il grigio”, come cominciano a chiamarlo coloro che sono fan della “Compagnia dell’Anello” di Tolkien. Tant’è che a un certo punto, l’assessore all’urbanistica e vice sindaco di Potenza, Antonio Vigilante, con la voce rotta dalla raucedine (e forse non solo), una volta agguantato il microfono ha detto, indicando la folta platea di fasce tricolori: «Presidente, se lei vuole essere ancora Generale, questi sono i suoi soldati». E anche se qualcuno fra i sindaci non ha gradito la metafora militare o militaresca (leggi intervista ad Angelo Lamboglia all’interno), il concetto era pressoché chiaro a tutti in Piazza dei Comuni. Ma forse, azzardiamo, ancora non sufficientemente cristallino per Bardi stesso, che quel giorno –a parte qualche salutino o stretta di mano- non si è certo “ammischiato” (come si dice nella sua Napoli) con chi era presente. Essì che, a un certo punto, ogni sindaco si era pure piazzato sulla sua piastrella, a favor di drone soprastante: un'occasione ghiotta per il Governatore per andare a salutarli tutti, uno per uno (come ha fatto Guarente, sempre lui), e magari farsi anche un civettuolo selfie, perché no. Ma non c’è stato nemmanco un “ciaone” circolare. Questi “guizzi” di garbo (e di acume) istituzionale, evidentemente al Generale sembrano mancare. Ha detto comunque che i sindaci li incontrerà tutti, e sui territori, in un’estate che si annuncia piena d’impegni. Confidiamo che sappia resistere al richiamo dell’azzurro mare di Posillipo.
Walter De Stradis
- Scritto da Redazione
- Sabato, 17 Luglio 2021 08:57
Cari Contro-Lettori,
come si suol dire, il calcio è assai spesso la metafora della vita. E se è comunque ingiusto estendere i comportamenti sportivi alla generalità della cultura di un popolo, non sembra tuttavia peregrino affermare che gli Inglesi, una volta di più, hanno dimostrato di non saper perdere. E il dato (al di là di comportamenti riprovevoli –tanto sul campo, quanto sugli spalti- quali i fischi al nostro inno nazionale, il rigurgito della medaglia del secondo posto e altre cosette ormai entrate, da tergo, nella Storia) è reso ancora più incontrovertibile e inappellabile dal fatto stesso che gli inventori del “fair play” –nella finale persa con l’Italia ai campionati europei di calcio- hanno soprattutto dimostrato di non saper vincere. Se una nazionale di quel calibro, infatti, pensa di poterla spuntare in un torneo del genere esclusivamente in forza di un qualche migliaio di cafonacci infoiati sugli spalti, e in virtù di un golletto segnato a inizio partita, applicando poi per tutto il resto del tempo il tanto vituperato (da loro) “catenaccio all’italiana”, vuol dire che ha ragione il nostro Bonucci: di pastasciutta ne devono mangiare ancora tanta.
Si diceva tuttavia del calcio come metafora della vita. Chissà se il buon Vito Bardi, presidente della regione Basilicata (noto per il suo innegabile aplomb all’inglese), che ha esultato sui social per la vittoria degli azzurri, ne ha tratto qualche indicazione, se non insegnamento, circa il suo percorso politico fra noi mortali (lucani). Chissà se ha capito che dopo averla spuntata (ormai un paio di anni fa) alle elezioni, bisogna dimostrare di saper anche vincere, cioè di mettere a frutto nell’interesse di tutti il risultato conseguito in cabina elettorale. Essì, perché se anche lui, come l’allenatore britannico Southgate, pensa di poter vivacchiare (politicamente parlando) per il tempo restante (in questo caso anni), in virtù di una qualche estemporanea zampata (sua o di qualche assessore, perché anche un orologio rotto va preciso due volte al giorno) per poi continuare a tirare “il catenaccio” fino al fischio finale senza praticamente mai farsi vedere (in attacco), beh, vuol dire che pure lui di pastasciutta ne deve mangiare ancora. Ma forse sembra averlo capito, visto che nell’intensa giornata di giovedì, dopo aver inaugurato il nuovo reparto di Reumatologia a Potenza, e aver incontrato (finalmente) alcuni sindaci lucani, si è concesso una rilassante cena in un noto ristorante del capoluogo –in compagnia del sindaco- non mancando di far notare il tutto su Facebook, con tanto di foto col titolare. A questo punto, non gli resta che cenare almeno in un altro centinaio di ristoranti (e comuni) lucani, e con uguale prontezza fotografica (per par condicio culinaria).
Come si dice, chi ben comincia…
Walter De Stradis
- Scritto da Redazione
- Sabato, 10 Luglio 2021 09:19
Cari Contro-Lettori,
con questo caldo opprimente, viviamo tutti in una sorta di tempo sospeso, anzi, verrebbe dire in “tempi supplementari”, quando cioè ci si sente ben oltre il fischio finale, ma bisogna lo stesso continuare a tirare la carretta, stanchi e sudati.
Questa metafora estiva è solo parzialmente calcistica (domani gioca l’Italia in finale e speriamo almeno di prenderci questa soddisfazione), se pensiamo anche alla questione Acquedotto Lucano e a come Bardi sembra averla spuntata, dopo un estenuante “tuca tuca”, alla lotteria dei rigori.
Ma poi di problemi me ne restano mille, canta la rediviva Orietta Berti (almeno lei -ci si consenta la battuta- sembra scongelata di fresco) in coppia con quel Fedez che da qualche tempo in qua ha deciso di fare l’opinion leader politico, ma non, ahinoi, di smettere di cantare (ci si ri-consenta la battuta), e infatti in Basilicata è così.
«Riscontro segnalazioni ricevute in merito alla sospensione dei servizi di assistenza domiciliare a disabili e minori. La sospensione dell’erogazione dei predetti servizi dipenderebbe dalla riduzione delle somme assegnate ai Comuni dalla Regione».
Lo sostiene il Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza, Vincenzo Giuliano per il quale «è necessario, pur nella delicatezza e difficoltà del momento, fare tutto il possibile per continuare a fornire assistenza e supporto, domiciliare e non solo, alle persone con disabilità e alle loro famiglie».
«La sospensione dei servizi in favore dei minori con disabilità ad alta necessità di sostegno socio assistenziale – dice - compromette il percorso di sostegno ed inclusione avviato e aggrava le difficoltà delle famiglie che vengono private di strumenti di sostegno per contenere le gravi problematiche dei minori bisognosi». “Alla luce di tutto ciò – conclude - chiedo che si ricerchino soluzioni in grado di garantire la prosecuzione dei servizi di assistenza domiciliare ai disabili e minori attraverso l’individuazione dei fondi di bilancio necessari».
Senza contare l’intensa testimonianza concessaci (ne leggete a pagina 6) da Michele Quagliano, presidente neo eletto del comitato regionale della Croce Rossa Italiana, che ci racconta di avere ancora la pelle d’oca se pensa al lockdown,«quando in tanti ci chiamavano per avere mascherine e gel, e anche quando non riuscivamo a soddisfare le loro esigenze ci dicevano “Grazie perché almeno ci avete risposto al telefono”, poiché qualcuno chiamava solamente per avere conforto».
E qui torna in balla un vecchio discorso, in questa Terra c’è una Politica, o una classe dirigente se preferite, che “comunica” di continuo successi, ma che non comunica col cittadino e i suoi bisogni.
Menomale che ci sono Chiesa & company, va.
E forza azzurri.
Walter De Stradis
- Scritto da Redazione
- Sabato, 03 Luglio 2021 09:32
Cari Contro-Lettori,
la foto che lo ritrae a torso nudo sul suo balcone a Matera, mentre osserva "dall'alto" i potenti del G20 che passano di sotto, ha fatto il giro del mondo.
Intervistato dagli amministratori della pagina Facebook “Viaggio a Matera” (video da cui è tratta l'immagine usata per la vignetta in prima pagina), il protagonista dello scatto, il professor Nicola, da uomo di Cultura qual è, si è interrogato sulla potenza e sulla invasività dei social, e sulla capacità/responsabilità di questi di sovvertire anche la scala di importanza e di valore delle notizie. Il prof, che si è palesato davanti ai potenti della Terra in abito semiadamitico, ammette di averlo fatto spontaneamente (cioè un po’ apposta e un po’ no), ma cionondimeno di essere rimasto sorpreso dal clamore suscitato dal suo gesto, che ha quasi oscurato la notizia sui contenuti del G20 stesso. Di più: il simpatico prof, per motivare sociologicamente la “viralità” dell’accaduto, ha tirato in ballo George Orwell (col suo romanzo profetico “1984”) e alcuni studi su società e comunicazione, ma poi se n’è uscito con una spiegazione umoristica da antologia: «…o forse, più semplicemente, piacciono le mie tette».
Geniale.
Sui social gli internauti si sono divisi: c’è chi elogia il prof leggendo (forse un po' forzatamente) nel suo affaccio un gesto di irriverenza e di disobbedienza politica da manuale, e chi invece lo accusa (probabilmente con un po' troppa severità) di aver assunto un atteggiamento indecoroso, specie in un contesto così “alto”. A dire del prof. stesso, il Generale Bardi, presidente della Regione Basilicata (visibile nella foto utilizzata nel nostro "montaggio", tratta da Sassilive.it), sarebbe di questa opinione: a differenza del sindaco e di Di Maio che, divertiti, lo hanno salutato con un gesto della mano, il Governatore napolucano lo avrebbe invece fulminato con un sguardo di disapprovazione (tipo De Niro in "Ti presento i miei").
Dal canto nostro, noi di Controsenso, giornale che fa un abbondante uso di satira, se fossimo stati nel gruppetto che è passato sotto il balcone del prof, saremmo stati fra quelli che lo hanno salutato divertiti (come Bennardi e Di Maio).
E, senza voler leggere di più di quel che c'è nella sua frase conclusiva, non possiamo comunque fare a meno di pensare a una involontaria metafora, su una Basilicata sempre disponibile coi Grandi, sempre prodiga con le sue risorse, sempre ospitale con la sua gente: una Terra bellissima e affascinante, le cui generose mammelle -tette se preferite- piacciono molto!
Eccome.
E allora, viene da citare (al contrario) la fiaba di Andersen, “I vestiti nuovi dell’imperatore”, quella in cui la bambina, bocca della verità, urla alla vista del corteo nobiliare: «Il Re è nudo!».
La domanda dunque diventa: è il nostro prof a essere “nudo” o i potenti (regionali e mondiali) a essere un po' troppo “vestiti”?
Walter De Stradis
- Scritto da Redazione
- Sabato, 26 Giugno 2021 09:20
Cari Contro-Lettori,
si racconta che quando zi’ Vito Bochicchio si trovò per la prima volta davanti Emilio Colombo in quel di Stagliuozzo, rimase sorpreso e anche deluso, forse per la costituzione apparentemente fragile del giovane e all’epoca già famoso politico, di cui aveva tanto sentito parlare, e pertanto se ne uscì con un’esclamazione che ha fatto storia nella piccola frazione di Lagopesole (Avigliano, Potenza). Il senso della frase era più o meno il seguente: «Ma cosa vuoi che riesca a combinare un omino così?». Non è dato sapere se, negli anni successivi, il buon zì Vito –che era il più anziano di Stagliuozzo- abbia avuto il tempo di ricredersi (considerato il tenore della carriera politica dell’esponente DC), ma è certo che quel giorno degli anni Cinquanta del Ventesimo Secolo, lo statista lucano era caparbiamente giunto nella frazione aviglianese in groppa a un asinello, estemporaneo, ma efficace mezzo di locomozione, ancora utile in quegli anni a superare le asperità di un territorio lucano quasi del tutto privo di collegamenti degni di questo nome (atavica carenza a cui cercherà di sopperire poi con una certa decisione lo stesso Colombo).
Altri tempi. Specie se consideriamo che -a distanza di una settantina d’anni- oggi in alcuni comuni della Basilicata (a quanto pare quasi tutti), attendono ancora “la venuta” (messianica?) del neo (ma sono passati già due anni) Presidente della regione Basilicata, Vito Bardi. A rischio di sembrare ripetitivi, è questo il refrain delle interviste che stiamo raccogliendo con i sindaci lucani. Ma c’è di più. Come si dice, basta pescare nel mucchio. E così apprendiamo dalle parole della responsabile Caritas Marina Buoncristiano quanto segue: «abbiamo presentato il report povertà, il 21 maggio, al presidente Bardi e ai sindaci dei comuni… Il governatore ci ha ascoltato con attenzione, ha fatto un intervento di apertura dialogante, ma poi è andato via…». Senza contare il consigliere regionale d’opposizione, Luca Braia, che a proposito della seduta Consiliare sul tema del completamento del raccordo ferroviario Ferrandina-Matera-La Martella (aggiornata), considerato che Bardi era assente per motivi istituzionali (a quanto pare da Mattarella per un evento celebrativo), ha comunque sbottato: «Non possiamo continuare a consumare incontri con l’assenza di chi ci rappresenta e che ha il dovere di farci comprendere, politicamente, cosa intende fare». Insomma, che abbia la giustificazione scritta o meno, il Governatore pare essere sempre più un oggetto (misterioso) del desiderio (di amministratori e semplici cittadini). E, realisticamente, parlando, a questo punto sarà difficile vederlo raggiungere qualche sperduta, impervia e bisognosa contrada lucana a bordo del proverbiale ciucciariello (napoletano). E pensare che proprio lui, il 24 giugno scorso, in occasione dell’ottavo anniversario della morte di Colombo, ne riconosceva l’attaccamento alle “sue radici” e la “disponibilità al confronto, che sarebbe molto utile anche oggi”.
E se lo dice lui…
Walter De Stradis