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Cari Contro-Lettori,

nonostante tutti i divieti di toccarsi che ci sono, viviamo sempre più in una società in cui i baci di Giuda schioccano a profusione, siglando tradimenti che sono celebrati ai danni dei semplici cittadini, accompagnati con pacche consolatorie sulle spalle e da gomitate acuminate nelle costole, che non sono quindi quelle di saluto che “vigono” adesso.

Lo stesso Babbo Natale è in difficoltà, con mascherina e conseguenti occhiali appannati, confida (e con lui tutti i bambini del Mondo) che non sbagli indirizzo nel consegnare i regali. Ma anche gli adulti sono in ansia. Perché mai come in questo momento, è il nostro futuro a trovarsi sotto l’albero. L’anno che si affaccia sull’uscio di casa si spera sia quello di una vera Rinascita, non solo propiziata dalla sconfitta del virus, ma anche e soprattutto rinvigorita da una nuova ripartenza economica, sociale, culturale e soprattutto mentale. Ci si augura tutti che il 2021 sia il primo passo di una risalita verso orizzonti più sereni: non c’è da farsi illusioni, se tutto andrà bene, e il SE è ahinoi particolarmente minaccioso, si tratterà di inerpicarci su una scalinata longa longa, come quella della canzone di Roberto Murolo, e pertanto stretta e anche parecchio sgarrupatella. Ma almeno una prospettiva c’è. Anche perché, «Addó' se ne pò ghí Chi è stanco 'e chiágnere?».

Buon Natale, di cuore, a tutti.

Walter De Stradis

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Cari Contro-Lettori,

“da grandi poteri derivano grandi responsabilità”: con questo “motto”, il celeberrimo Stan Lee ha fatto la fortuna dei suoi supereroi, editi dalla Marvel, che a distanza di quasi sessant’anni ci ritroviamo più che mai dappertutto, al cinema, alla tv, sui piatti di plastica, sulla carta igienica.

“Facciamo un po’ quel che cacchio ci pare”: con quest’altro motto, i politici italiani –specie quelli dotati di “superpoteri”- impipandosene un tantino delle derivanti “responsabilità”, hanno fatto la fortuna loro e dei loro accoliti, da più di sett’antanni a questa parte. E anche loro ce li ritroviamo dappertutto: negli enti, negli uffici, sulle carte…ufficiali.

E in Basilicata?

Il Consiglio regionale, in apertura dell’ultima seduta, ha respinto (con 11 voti contrari di Fi, Lega, Idea, Bp, e Fdi e 6 favorevoli di Iv, M5s, Pd e Pl) la risoluzione relativa al Piano nazionale di ripresa e resilienza proposta dai consiglieri del centro sinistra Cifarelli e Pittella (Pd), Trerotola (Pl), Polese e Braia (Iv). Con il documento si invitava il Presidente della Giunta regionale “ad istituire una Cabina di Regia costituita dai rappresentanti dei gruppi politici presenti in Consiglio, dell’Anci e delle organizzazioni datoriali e sindacali al fine di condividere l’insieme delle iniziative da intraprendere per meglio implementare il Piano; ad intraprendere tutte le iniziative possibili al fine di scongiurare l’iniqua distribuzione delle risorse proposta dal Governo nazionale con la destinazione del solo 34% del fondo alle regioni meridionali”.

Quanto accaduto in Consiglio (ove è stata approvata a maggioranza comunque l’istituzione di una Commissione speciale “Recovery Fund”) ha spinto il capogruppo del Pd, Roberto Cifarelli, a sbottare: “Trovo davvero paradossale votare contro, senza neanche spiegarne le ragioni, queste semplici proposte. (…) Al Presidente Bardi abbiamo chiesto di favorire la massima partecipazione dei soggetti sociali al confronto sui temi del Recovery Fund. E’ evidente che per Bardi e il centrodestra lucano la partecipazione è solo propaganda”.

Appare invece tutto sommato contento il vicepresidente del Consiglio, Polese (Italia Viva), per il quale, l’istituzione della Commissione speciale (che lo vede tra i promotori) è un’occasione «per aprirsi al confronto non solo con tutte le forze politiche presenti in Consiglio, ma anche e soprattutto al territorio e a tutti i mondi economici e sociali della nostra regione».

Insomma, in questo –epocale- “Ultimo Tango”, la Regione dice “Io ballo da sola”?

“Chi vivrà, vedrà”, mai come in questo caso, è il “motto”.

Ma chissà cosa ne pensa il signor Tedosio, uno dei titolari di uno storico ristorante del centro potentino, che –lacrime agli occhi- ne annuncia la chiusura dopo “soli” cinquantacinque anni di attività, a causa della Crisi da Covid. Mentre si cerca di chiudere “la stalla”, tanti, troppi buoi sono purtroppo già scappati. E anche questi sono dappertutto.

E tanti auguri a tutti.

Walter De Stradis

 

 

 

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Cari Contro-Lettori,

secondo un antico adagio popolare, il vero Potente è il Papa, il Re e colui che non tiene Niente. I Politici nostrani, che nullatenenti certo non sono (almeno DOPO che sono entrati in Politica) tuttavia conoscono bene la reale portata di tale motto, considerato che il loro ruolo (di Potere) è assai più agevole quanto soldi a disposizione non ce ne sono o sono pochi, quando, cioè, possono lamentarsi delle anemie di cassa, sventolando al Popolo arrabbiato quei conti in rosso che non dipendono dalla loro volontà, ma da certe malevoli congiunture astrali e/o dalle avarizie del governo nazionale.

Il vero problema pertanto, è quando i soldi ci sono o sono in arrivo.

Ma quando i fondi europei tornano indietro (perché non utilizzati) –tanto per dirne una- è una sconfitta “tecnica” o “politica”?

Lo abbiamo chiesto alla Dirigente dell’Ufficio Cultura della Regione Basilicata, Patrizia Minardi (leggetene a pagina 7). «Mmm, penso di entrambi –ci ha risposto- Perché il tempo non è una variabile indipendente, e spesso non si impiega correttamente per programmare politicamente, ovvero stabilizzando delle cose che hanno funzionato e aprendo al nuovo. Dall’altro lato, tecnicamente, bisogna anche essere “in linea” con l’approvazione dei bilanci: sappiamo che oggi quelli regionali sono “per cassa”, per cui gli impegni e le liquidazioni sono da “cavalcare” nei tempi giusti».

Amen.

Qualunque cosa tutto ciò voglia comportare all’atto pratico, ci lasciamo con ciò che invece afferma il nostro economista Nino D’Agostino (grazie, mi hai risparmiato un editoriale) a pagina 4: «Mai nessun governo italiano ha potuto disporre, per il momento solo potenzialmente, di una montagna di soldi come quelli messi sul tavolo dalla Ue per fronteggiare la crisi socioeconomica causata dal covid-19 (…) C ’è comunque un affollamento da parte dei possibili destinatari nel richiedere spezzoni consistenti di risorse del tesorone, siamo al solito assalto alla diligenza, con la predisposizione di proposte raffazzonate, generiche, senza le necessarie interdipendenze tra istituzioni, stakeholder e territori. In questo scenario, parlare di un Sud federato, per incidere efficacemente in un disegno nazionale è una pia illusione. Le Regioni meridionali stanno andando in ordine sparso. (…) La nostra Giunta regionale nel definire il recovery plan ha fatto diligentemente il suo compitino, limitandosi a fornire il solito elenco di interventi giustapposti».

Insomma, se i Rokes cantavano "Bisogna saper PERDERE", i Bardes dovranno imparare a cantare e pure presto, "Bisogna saper SPENDERE".

Così è, se vi pare.

Walter De Stradis

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Cari Contro-Lettori,

in Inghilterra, Usa e in tutti gli altri paesi di lingua anglofona, “Dad” significa “Papà”, il sostantivo maschile più dolce al mondo. In Italia, da qualche tempo sta a indicare la “Didattica a distanza”, che in Basilicata si protrarrà –in attesa di ulteriori decisioni di Bardi e della Giunta, che ci stanno “lavorando”- fino all’otto dicembre. I bambini lucani avranno quindi più tempo per scrivere la famosa letterina da inviare a Babbo Natale (o al loro Papà, a seconda del cinismo del piccolo). Agli adulti lucani, invece, non basterebbe il famoso rotolo da “mille piani di morbidezza” per compilare la lista di richieste da inoltrare a Babbo/Nonno Bardi o al folletto Conte (sempre a seconda del cinismo di ciascuno).

Sta di fatto, che qui, fra chi (fortuna sua) trova il tempo e la forza per criticare il volto (!!!) del pupazzo natalizio in centro storico, chi suggerisce (neanche troppo velatamente) ai genitori dei propri studenti di fare acquisti sulle piattaforme online per aiutare la scuola (con buona pace dei negozianti locali che si fanno il … mazzo tanto), chi (in Regione) sopprime la Commissione permanente per l’Impiego (dimenticandosi di mandare almeno un whatsapp ai sindacati), le cose stanno messe malamente. Ce lo conferma la Caritas Diocesana di Potenza-Muro Lucano- Marsico Nuovo, a proposito della povertà dilagante: sono 1159 le famiglie prese in carico (745 sono state accolte dai centri d’ascolto della città di Potenza, 414 da quelli degli altri comuni del territorio diocesano), nel periodo che va da luglio a ottobre. La fascia più colpita è quella in cui rientrano le piccole imprese quali bar, ristoranti, ma vi sono anche i fotografi, i fiorai, i rivenditori di bomboniere. A questi, si sono aggiunti i nuclei con soggetti che fruiscono della cassa integrazione; fino a prima dell’emergenza queste persone/famiglie non si erano mai rivolte alla rete delle Caritas (270 in tutto, vale a dire + 23,29%!!!) e ciò induce ad affermare che il volto delle povertà (altro che “volto di Babbo Natale”!) è in continua evoluzione. Con il protrarsi dell’emergenza sanitaria, avvisano dalla Caritas, questi dati cresceranno, e per questo sarebbe ora di interventi che «abbiano un riverbero sostanziale sul tessuto socio-economico». Tradotto: non basta dare risposte immediate di tipo assistenziale (leggi a pagina 4), ma sarebbe necessario strutturare percorsi emancipativi e ri-programmare le azioni di sviluppo.

E buona letterina a tutti.

Walter De Stradis

(La foto centrale è tratta dalla pagina Facebook della Caritas)

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Cari Contro-Lettori,

in un periodo in cui a “fioccare” dovrebbero essere le letterine a Babbo Natale vergate dai piccoli, sui giornali nevicano missive di adulti e genitori che lamentano, denunciano, segnalano, chiedono e propogono situazioni, fatti e atti relativi all'emergenza epidemiologica. Le logiche intrinseche agli eventi umani stessi vogliono -e ne siamo coscienti- che è sempre un errore “di calcolo” estrapolare per forza, con logica induttiva, conclusioni e assiomi generali da eventi minuti e perticolari; ma è altrettanto vero, che se si procedesse a una sorta di somma algebrica delle vive voci dei cittadini “X” (ovvero di quelli “comuni”), ne uscirebbe fuori un coro potente, vibrante, e anche piuttosto incazzato. Ed è ulteriormente vero che non possono essere sempre e solo i numeri (sempre che vengano “conteggiati”, comunicati, diffusi e trasferiti nella maniera corretta, ehm) a scattare la fotografia di una situazione. Fateci caso, a seconda di chi li analizza e li commenta, gli stessi indicatori e/o situazioni (vale per il lavoro, come per l'economia e persino per il Covid), possono avere una valenza positiva o negativa: basterebbe confrontare gli ultimi comunicati dei sindacati (sempre in ambito Covid) con quelli dell'assessore Leone o di altri deputati a usare la Voce (“del Padrone?”) istituzionale. E allora? E allora sono lettere come quelle della Mamma “X” lucana che ci ha scritto questa settimana a doverci/doverLI spingere a delle riflessioni finalmente “concrete”. Eh sì, perchè al di là del bailamme di cifre, grafici, documenti, botta(e) e risposta, è difficile che non ci/si/vi smuova dentro qualcosa, a leggere frasi del tipo «...noi fantomatici positivi ufficiosi ci controlliamo a vicenda la notte, assicurandoci di respirare e contando i giorni che ci separano da un tampone negativo… ovviamente “ufficiale”!».

Siamo a ridosso del periodo di Natale, ma ormai i Lucani non credono più alla Befana.

Walter De Stradis 

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Cari Contro-Lettori,

la sera del 23 novembre 1980, chi scrive era a letto influenzato (!) a guardare i mostri giapponesi alla tv, e pertanto trovò naturale pensare, quando le pareti cominciarono ad oscillare, che uno fra Godzilla o Mazinga fosse in trasferta potentina e che stesse, da par suo, prendendo a schiaffi il palazzo.

Oggi, allo scrivente verrebbe pure da dire che la minaccia non viene più dal Giappone, ma dalla Cina, ma, facili ironie a parte, la schiacciante verità è che ci troviamo nuovamente, a distanza di 40 anni esatti, nel pieno di un “Terremoto”, di diversa natura, ma che si teme non abbia ancora menato il suo colpo peggiore.

Oggi come allora ci sono ambulanze in fila, gridi di dolore che si levano come in coro, e un senso dilagante di disperazione, rassegnazione e solidarietà, quest’ultima ancora una volta spesso limitata al concetto di “distanti, ma vicini”. Allora lo si doveva alla distanze geografiche (che separavano Basilicata e Campania del resto del Paese), oggi alle necessarie precauzioni, indispensabili per alleggerire la pressione che questo maledetto virus –via via in diversa misura- pone sulla testa di ognuno di noi, politici e semplici cittadini, sintomatici e asintomatici.

Ma è chiaro che qui in Basilicata più di qualcosa è andato storto. Assurdo che la stampa sia stata attaccata e tacciata di “terrorismo psicologico”, di “parzialità e approssimazione”; assurdo che ci sia toccato leggere ed ascoltare numerose reprimende politiche a proposito del “sensazionalismo” che prevarrebbe sull’informazione. Ma le “sensazioni” dei cittadini sono piuttosto chiare a prescindere: c’era tutto il tempo per fare e non si è fatto. C’erano i modi e le circostanze per attrezzarsi e non è successo. E’ arrivato il momento di riconoscere le proprie difficoltà, e sì, di ammettere che da soli non ce la si fa.

Insomma, ancora una volta, tocca titolare “Fate presto”.

Walter De Stradis

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Cari Contro-Lettori,

 

pur nel dovere di cronaca, ci sono delle foto che non si possono mostrare. E non stiamo parlando di qualcosa che può avere a che fare –chessò- con qualche politico ammandrillato, colto in flagrante nell’alberguccio con l’amica (Rimborsopoli insegna) o di qualche scatto indecente o raccapricciante. L’istantanea in questione –colta, ma non pubblicabile- riguarda un giovane studente lucano, con tanto di zaino in spalla, che raccoglie/esamina/misura vestiti depositati/gettati di fianco a un apposito contenitore di indumenti e tessuti usati, posto accanto agli altri cassonetti nei pressi di una scuola. A pochi metri di distanza dagli altri colleghi.

Essendo la persona di spalle, la mano è istintivamente corsa al cellulare per immortalare un fatto emblematico, ahinoi riassuntivo del delicato momento che sta attraversando il Paese e la nostra regione in particolare; ma la foto, si diceva, non è pubblicabile, per inderogabile rispetto a quello stesso studente che potrebbe comunque riconoscersi (ma ci risulta che non sia il solo), anche se un certo qual senso di “pudore” non dovrebbe cogliere certo lui, dignitoso e coraggioso, bensì papaveri ben più alti che –a tutti i livelli- stanno decidendo del suo destino. Con risultati, quelli sì, da cassonetto.

La cosa fa il paio con la notizia –che pubblichiamo a pagina 6- del “Muro della Gentilezza”, presente a Potenza a Montereale, ove appunto sono appesi abiti, all’aperto, che sono a disposizione di chiunque ne abbia bisogno. E ci dicono gli ideatori dell’iniziativa che spesso trovano detto muro vuoto, pur in tempi di Pandemia, quando la gente è molto più guardinga.

Che dire. S’é scritto tanto –forse mai abbastanza- sulle sofferenze, economiche e sociali, a cui sono doppiamente, triplamente sottoposti i cittadini ai tempi del Covid, che sono anche i tempi degli esercizi chiusi, della gente che non spende (perché è in difficoltà), della moneta che non circola, dei tamponi che ritardano, dei tracciamenti che non funzionano, degli indici di contagio che salgono, dei politici che annunciano, ma non quagliano, dei lacchè, portaborse, portavoce o portabandiera che guadagnano degli spropositi (e che non fanno neanche finta di lanciare qualche segnale in senso inverso), delle figuracce su dati e tamponi (ma il nostro assessore smentisce), dell’impreparazione dilagante che non è più soltanto una sceneggiata napoletana, ma una tragedia greca. E in tutto questo, qui in Basilicata, il Bardissimo, con coriacea nonchalance, fa appello al “senso di responsabilità dei lucani” per superare una situazione che in un battito di ciglia ci ha portati dal giallo all’arancione. Siamo al parossismo, con retrogusto di fregatura. E pensare che in giro ci sarebbe pure chi –come sostiene il dottor Maroscia a pagina 7- “gufa” contro la Facoltà lucana di medicina.

Per questa settimana può bastare. Forse.

Walter De Stradis

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Cari Contro-Lettori,

il fatto è noto, in quanto reso virale da un video pubblicato sui social a settembre scorso (e di cui hanno parlato anche altre testate). E’ stato quando, nel bel mezzo di un comizio elettorale a Francavilla sul Sinni, l’ex sindaco e attuale assessore regionale Cupparo è inciampato in un’agghiacciante coniugazione temporale di un verbo. Eppure, lì sul quel palco, l’esponente dell’esecutivo regionale sembrava sul punto di dare vita a una versione tutta lucana del celeberrimo “I have a dream” di Martin Luther King. L’attacco sembrava infatti degno delle migliori occasioni, il ditino sollevato pure: «Se non riuscirò a far capire ai giovani che prevale LA MERITOCRAZIA… giovani, ricordatevi questo: DOVETE partecipare a tutti i concorsi che si fanno nella nostra regione, perché prevarrà LA MERITOCRAZIA…». Non è dato sapere a quanti a quel punto, fra i giovani effettivamente lì presenti, sia venuto subito voglia, con rinnovata fiducia, di andare a casa per spulciare i numerosi (?) e ricchi bandi che si sprecano sulle pagine web istituzionali, ma certo è che a ben guardare, anzi ad ascoltare il video, non volava una mosca alle roboanti parole del politico. Sennonché, mentre magari qualcuno aveva già in canna un bell’applauso, il silenzio si è trasformato in risatine maliziose, quando il buon Cupparo ha pensato bene di giungere al culmine del suo discorso: «… e se tra quattro anni NON AVRO’ riuscito a far capire a tutti i giovani…». Il video si interrompe a questo punto (probabilmente il cellulare sarà caduto di mano all’incredulo operatore), ma è certo che a più di qualcuno in quella piazza sarà colato un brivido sulla schiena: l’uomo su quel palco ha la delega assessorile anche alla Formazione. Perché rivangare –seppur solo satiricamente- un episodio vecchio di mesi e per di più arcinoto (piuttosto e anzichenò)? In effetti riteniamo che su certe cose sia giusto che dopo un certo punto prevalga anche una sorta di “diritto all’oblio”, ma non quando dagli errori grammaticali (alzi la mano chi non ha mai sbagliato) si passa a quelli politici. E soprattutto si persevera. Ci riferiamo a quell’intero esecutivo regionale (di cui il Cupparo è uno degli esponenti più in vista), che continua nella sua propoganduccia autoreferenziale e tuttapostista, come se noialtri si fosse tutti in malafede, strombazzata dal coro –mieloso e imbarazzante- di certi consiglieri di maggioranza (specie i “forzisti”) che non sanno altro che ripetere come un mantra “Grazie assessore, grazie presidente, grazie direttore…”. Il tutto, mentre si fanno figure notevoli (come quella sui tamponi nei laboratori privati) e fioccano le polemiche un po’ su tutto il resto. Già, perché come ammette responsabilmente il consigliere di maggioranza Baldassarre (Idea), oggi i veri “eroi” sono «Le persone che devono affrontare la vita di tutti giorni e non hanno di che andare avanti».

E così è, se vi pare.

Walter De Stradis

Walter De Stradis

 

 

 

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Cari Contro-Lettori,

oggi le Comiche.

Mercoledì mattina scorso, il governatore Bardi in un videomessaggio annuncia una buona notizia. «Abbiamo stipulato una convenzione con le strutture private per poter far svolgere presso i laboratori i tamponi pagando solo il ticket presentando la richiesta del medico di famiglia».

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Cari Contro-Lettori,

 

ben si capisce perché la Regione Basilicata, mesi orsono, avesse bisogno di un “sondaggio” che eventualmente rendesse nota la “promozione” tributata a Bardi e i suoi dai Lucani, in ambito gestione emergenza Coronavirus. E che per questo fosse ben disposta a cacciare anche diversi soldi. I nostri.

E sì, perché se l’assessore alla sanità Leone reagisce così alle critiche del segretario della Cisl, attribuendo addirittura ai sindacati la corresponsabilità della sofferenza in molti comparti, compreso quello sanitario, ben si comprende che loro, poverini, quelli alla Regione, allora in questi casi hanno davvero un comprensibile bisogno di un sondaggio con esito benevolo, magari realizzato da una società –ci aiutiamo con le parole dei consiglieri pentastellati- «il cui responsabile amministrativo risultava ricoprire ruoli all’interno del movimento politico Idea, alleato di Bardi alle ultime elezioni». Ma cos’aveva detto il segretario Cisl Gambardella di tanto “grave”? Che «il piano d’emergenza annunciato a luglio dal governatore si è rivelato una scatola vuota: sul tracciamento dei contagi, sulla riorganizzazione dei trasporti e sulle residenze per i contagiati a bassa intensità non è stato fatto nulla (…) la pandemia ha evidenziato la debolezza di un modello sanitario regionale che ha abbandonato il territorio per concentrarsi con mezzi e risorse umane sulle due aziende ospedaliere di Potenza e Matera, evidenziando l’assenza di una politica di coordinamento e sostegno alla rete dei medici di base, letteralmente abbandonati a se stessi se nel fronteggiare senza mezzi l’emergenza nelle aree interne regionali. (…) Per non parlare delle numerose vicende che hanno alimentato polemiche e cronache giornalistiche, dagli ospedali da campo donati dal Qatar alla mancata individuazione delle residenze di cura post Covid (…) la nostra perplessità di oggi è dovuta alle dichiarazioni del presidente Bardi circa l’esistenza fin dal 2 luglio scorso di un piano d’emergenza”.». E l’assessore al ramo che fa? Risponde nel merito dei vari, numerosi, punti? No, troppa fatica. Meglio parlare delle «incapacità del governo nazionale» (salvo poi fregiarsi, nello stesso comunciato, dei complimenti di ministri e viceministri) e puntare il dito contro quei rappresentanti sindacali che «hanno preferito vivere di poltrone e rendite di posizione», cercando «visibilità, a scapito della realtà». Chissà, forse i sindacati capiranno “la lezione” e si faranno fare un sondaggino di gradimento pure loro. Tanto per poter rispondere “ad armi pari”. Anche perché loro, a differenza della Regione, e di QUESTA Regione, il problema di un eventuale interessamento della Corte dei Conti non ce l’hanno. C’est la vie.

Walter De Stradis

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