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di Walter De Stradis

 

 

 

 

 

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essant’anni, vagamente somigliante ad Anthony Quinn, l’ingegner Vincenzo Ciani è il Direttore regionale dei Vigili del Fuoco, nonché comandante provinciale, pro-tempore, di Potenza. E’ uno dei tre dirigenti generali lucani, su un totale di venticinque, presenti nell’organigramma nazionale del Corpo: il che, parole sue, è un fatto di per sé in “contro-tendenza”.

d - Direttore, il suo, dopo una lunga carriera svolta altrove, è un ritorno in Basilicata...

r - Sì, sono originario di Atella, ove ho vissuto fino alla fine del liceo. Poi sono andato a studiare al Politecnico di Torino, per poi entrare nei Vigili del Fuoco nel 1990. Prima di approdare a Potenza (nel dicembre dello scorso anno), ho svolto una prima parte della mia carriera a Torino, ricoprendo anche l’incarico di vice-comandante; ho poi ho avuto un incarico di reggenza al comando di Novara; nominato primo dirigente sono stato comandante a Foggia; ho fatto tre anni a l’Aquila, sei anni a Bari. Dopo una breve esperienza al Ministero a Roma, nel 2020, con la promozione a dirigente generale ho avuto l’incarico in Molise. A dicembre scorso ho assunto l’attuale ruolo in Basilicata, e dal giugno successivo, per la vacatio della figura dirigenziale del comandante provinciale di Potenza, ricopro pro-tempore anche quella funzione.

d - Fino alla nuova nomina.

r - Che non si prevede a breve, ma che credo si concretizzerà prima della primavera dell’anno prossimo.

d - Immagino che per lei sia un carico di lavoro aggiuntivo.

r - Sì, perché uno si ritrova a svolgere un duplice incarico di coordinamento e di natura operativa. Ed è abbastanza innaturale.

d - La scorsa estate è uscito un comunicato della Uil Pa Vigili del Fuoco che sostanzialmente chiedeva un incremento delle dotazione di personale per i distaccamenti di Potenza e Matera, e più in generale un aggiornamento dei mezzi e delle attrezzature. Lei che situazione ha trovato?

r - La carenza di personale è una problematica abbastanza diffusa nell’intera organizzazione nazionale dei VdF, anche se negli ultimi anni si sta riducendo sensibilmente. Per onestà debbo anche rappresentare che, nel rientrare a Potenza, non conoscevo il locale ambito lavorativo, non avendoci mai lavorato. Tuttavia ho potuto notare che il gap tra risorse teoriche ed effettive, nell’ambito di realtà più piccole, è meno accentuato che altrove.

d - Beh, una cosa buona.

r - Sì. Qui c’è un rapporto vigili/popolazione che è di uno su mille, laddove ammonta a uno su millecinque/duemila in altri ambiti regionali. Conoscendo altre situazioni, diciamo dunque che possiamo lamentarci, ma molto meno rispetto ad altri. Vero è che qui abbiamo una viabilità problematica, ma allo stesso tempo ci sono centri abitati molto più contenuti e minore densità abitativa. Per quanto riguarda la dotazione strumentale, negli ultimi tempi (anche in ragione delle disponibilità rinvenienti dal Pnrr), stiamo in buona parte colmando le carenze che avevamo, abbiamo una buona quantità di mezzi e non ritengo che siamo messi male. Abbiamo vissuto tempi molto peggiori. Anche se, in sincerità, debbo registrare sul territorio la forte carenza di personale amministrativo, di supporto logistico dei nostri uffici. Ad esempio, qui a Potenza ovviamente gli impiegati ci sono, ma, pur essendo previsto in organico, non c’è un funzionario amministrativo, e tutto ciò si tramuta in maggiori incombenze a carico del dirigente. Ed è una cosa strana, devo dire, perché certi sbilanciamenti burocratici di solito si verificano al Nord.

d - Dei VdF qui in Basilicata si parla molto d’estate, a proposito della questione incendi, ma adesso il problema -assai acuto e drammatico in Centro e Nord Italia- è quello idrogeologico. Il tema è dunque quello dei rischi e della prevenzione. Quale può essere un quadro, preventivo, della situazione in Basilicata?

r - Da parte nostra, per quanto riguarda le contingenze ancora in atto in Veneto e Toscana, abbiamo un gruppo di nove uomini, inviati subito a Prato già dalle prime battute (e sono stati anche già avvicendati, ovviamente). Questo modus operandi, la colonna mobile regionale, organizzato a livello nazionale, ci consente di partire in qualsiasi momento, nel raggio di mezzora, al verificarsi di un evento emergenziale in Italia. Sono già preordinati, personale e mezzi. Questo particolare dispositivo, ovviamente, ci consente anche di RICEVERE supporto, qualora un’emergenza si dovesse verificare da noi.

d - Facendo corna, se un alluvione, una situazione particolarmente grave dovesse verificarsi qui, arriverebbero vigili del fuoco da altre regioni.

r - Indubbiamente. Ed essendo la Basilicata più centrale rispetto a regioni come la Sicilia, all’occorrenza avremmo un più celere supporto, da Puglia, Calabria, Campania, Molise.

d - Ma quali sono i rischi in Basilicata?

r - Quelli di una regione che -per sua natura- ha ancora delle condizioni idro-geologiche abbastanza precarie. C’è una presenza diffusa di fronti franosi storici, con una tendenza all’accentuarsi sia dei fenomeni meteorologici sia di problematiche riguardanti la cura del territorio. Mi spiego: negli ultimi decenni si è persa la cultura della cura, del vivere il territorio come facevano i nostri antenati. Il territorio noi lo “frequentiamo” solo in occasione della coltivazione, della raccolta, mentre una volta si “viveva”, il che consentiva di irreggimentare le acque all’occorrenza del verificarsi di una piccola frana o smottamento. Insomma, la mano dell’uomo in qualche modo compensava, oggi invece ci accorgiamo del problema solo nel momento in cui si verificano precipitazioni consistenti, che mettono in evidenza ciò che è avvenuto sul territorio.

d - Quindi cosa può fare, quotidianamente, il cittadino per “esorcizzare” i citati, infausti eventi?

 

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r - Innanzitutto avere consapevolezza che ogni nostra azione ha un riflesso sulla natura. Basti pensare che noi siamo qui a Potenza, in un ambito urbanizzato, e una volta non c’era tutta questa superficie impermeabilizzata, e quindi una buona parte della quota d’acqua percolava (come si dice in gergo tecnico). E invece oggi questa quota, per effetto dell’urbanizzazione (asfaltatura, pavimentazione etc.), non drena più ed è quindi tutta acqua che ci ritroveremo a valle. Tutto ciò, anche rispetto al fatto che ultimamente piove in maniera più accentuata, deve farci riflettere, aumentare la nostra consapevolezza. E’ pur vero che rispetto ad altri ambiti, tipo la Toscana, noi qui abbiamo il vantaggio di non essere in pianura; avere un territorio con variazioni d’altitudine in qualche modo dovrebbe agevolare la irreggimentazione delle acque. Ma debbo dire, ahimè, che in tanti casi comunque ciò non accade e riusciamo ad essere penalizzati anche avendo a disposizione un territorio come questo.

d - E questo dipende da cosa? Dal nostro comportamento?

r - Da un comportamento non consono e non coerente con le azioni e le misure da adottare.

d - Lei, come già il governatore Vito Bardi, è un ufficiale che torna nella sua regione dopo aver lavorato a lungo altrove...

r - …beh, il presidente della Regione, rispetto a me, ha sicuramente frequentato maggiormente la Basilicata. In passato io ci venivo solo per le feste e per trovare i parenti, mentre oggi mi ritrovo a conoscere ex novo alcune aree, come la zona Sud e la provincia di Matera. Allo stesso modo sto riscoprendo un possibilità di vivere le questioni e il territorio, legata a tempi diversi. E’ un po’ come imboccare la statale o la provinciale, piuttosto che viaggiare in autostrada.

d - Qui la vita è più “lenta”?

r - Però hai la possibilità di apprezzare di più le cose. E’, se vuole, anche un modus vivendi un po’ asincrono rispetto al mondo esterno, ma si tratta di un’asincronia positiva.

d - Cos’è invece che la fa arrabbiare della Basilicata?

r - La rassegnazione. Quella che spesso si ritrova nelle persone più anziane, mentre nei più giovani vedo una certa vitalità. Le risorse ce le abbiamo, dobbiamo avere solo la consapevolezza dei nostri mezzi e delle nostre potenzialità. Il mio incarico qui in Basilicata è biennale, ma cercherò di rinnovarlo.