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Cari Contro-Lettori,

il già sottosegretario Nicola Savino, all’interno della sua consueta “opinione” settimanale, afferma senza mezzi termini che «… siamo già risucchiati nei problemi primordiali ... del freddo.. con lo spettro della fame e del rischio atomico».

«Come contesto c’è una crisi –gli fa eco il professor Scaringi, intervistato a pranzo- (acuita dalla Pandemia e dalla Guerra) che porta a un’incertezza generale, a livello economico, lavorativo, a livello di futuro. A Potenza, che è una città del Sud, certe problematiche si moltiplicano (è aumentata l’emigrazione). (…) Qui (in città) c’è una politica che ha un atteggiamento per molti versi “paternalistico”, ma priva di capacità progettuale. Si va per emergenze, la spesa pubblica è tutta sull’immediato. Questa città non la si “slancia” nel futuro, mentre oggi le città sono organismi che devono imparare ad apprendere. E un passaggio può essere la Cultura».

A concludere il coretto (improvvisato) è Giancarlo Fusco, il decano dei commercialisti di Potenza (ovvero di coloro fra i più a contatto con le tribolazioni delle aziende): « «In Basilicata abbiamo la grossa fortuna di avere numerose risorse, acqua, petrolio e ambiente, ma la “sfortuna” di non saperle sfruttare. Il governo regionale e quello comunale dovrebbero farsi un maggiore esame di coscienza. Personalmente, ho una nota di ottimismo per natura, ma ho grande difficoltà a estrinsecarla».

Come hanno ragione, peccato che la “Cultura” imperante da queste parti -come confermato in questi giorni di campagna elettorale- sia quella della cerca dell’Eldorardo, la mitica città tutta d’oro che si è trasferita da qualche misterioso portale dimensionale della giungla mesoamericana nella terra di Basilicata di oggi, patria dell’oro nero, di quello bianco, di quello rosso, di quello blu, di quello verde e di quello giallo (e ci siamo capiti). La patria dove se ne vedono di tutti i colori, insomma, e dove le teste di cuoio si paracadutano –armi e bagagli- con l’obiettivo (e sembra un…controsenso) di salvarsi il “culito”, per citare mister Mourinho.

La terra dove regna da sempre la Cultura degli incarichi champagne, con un presidente che fino all’ultimo sperava ci fosse un paracadute anche per lui (e per questo era già pronto a saettare a tutto gas), e di cui ora si troveranno a beneficiare i campani assortiti, tipo l’ultimo esperto comunicatore da 40 mila euro assunto in estate.

E i Lucani? Quelli che assistono alle ipocrite visite tombali e alle peregrinazioni dei paracadutisti alle volta di madonne, santi, sagre e sagrati dei paesi nostrani, a loro cosa rimane?

A sentire alcuni esercenti del capoluogo, manco il pellet per la stufa (in inverno si prevedono costi triplicati a sacchetto!).

E gli altri che il pellet non lo usano?

C’è il gas gratis di Bardi, dice.

E quelli che non usano il gas e usano – guarda un po’- il pellet?

Sono già “stufati” a puntino. Come tutti gli altri, del resto. C’è da crederci.

E’ un cane che si morde la coda.

E buona camicia a tutti.

 

  

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Cari Contro-Lettori,

in un momento storico, locale e nazionale (ma anche internazionale) in cui il cinismo e le facce toste spopolano sul web e sulle strade, stringendo mani nelle vie, nelle piazze e nei mercati, in una inossidabile morsa d’ipocrisia, è COMMOVENTE –lasciatecelo dire- percepire la passione e le aspettative che ANCORA condiscono i discorsi politico-stradaioli dei nostri concittadini.

Questi scambi di battute, a volte salaci, a volte piccanti, a volte molto focalizzati –specie negli anziani, che ci paiono i più interessati- riscaldano i timpani, nel gelido disinteresse generale che sembra ormai ammantare ogni cosa.

Sarà banale (e forse lo è davvero), ma in certi discorsi minuti, consumati ai tavolini di un bar o con le mani intrecciate dietro la schiena in mezzo alla via principale, è infatti ancora possibile cogliere una certa qual poesia di strada, lontana dagli intrighi di Palazzo e dai compensi stellari, alla quale bisognerebbe forse ricominciare a prestare maggiore orecchio, cuore e polmoni.

Ed è forse per questo -fra il frastuono dei vari “levati tu, che mi devo mettere io”, che riecheggiano oggi in campagna elettorale, ma che finora hanno anche segnato a fuoco il decorso amministrativo tanto alla Regione quanto al Comune- che abbiamo deciso di ascoltare con attenzione quella stessa poesia di strada.

Quella del Cavalier Fanì, ad esempio, un omino piccolo e soffice, che, nei pressi della “dimenticata” Porta San Luca, in un ritaglio di scalinata nel centro storico di Potenza (poiché nessuno, ci dice, gli ha voluto concedere spazio e tempo nel “Palazzo”), allestisce la sua piccola mostra di foto e scritti: un’ulteriore occasione, in realtà, per protestare contro incuria, inciviltà e menefreghismo dei soliti, piccoli, duri, e di vario genere, che nicchiano della grossa su alcuni aspetti “in-decorosi” della Città.

Ma c’è anche il grido del poeta grassanese Carmine Donnola –un “urlo” arrivato anche a musicisti e registi di fama nazionale- che richiama i giovani (di Potenza e non solo) al loro dovere, ovvero quello di vivere la vita da giovani uomini del futuro, appunto, e non da precoci debosciati da vicolo e bottiglione.

“Per L’ETERNITÀ”, recita, infine, una scritta fatta col pennarello, aggiunta su quel cartello di un bagno delle scale mobili che da tempo immemore si annuncia “GUASTO”.

Anche quella è poesia, in una città e in una regione, a volte davvero arida.

E non per la siccità.

Walter De Stradis

 

 

 

 

 

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Cari Contro-Lettori,

meglio non andarci proprio in ferie, se il ritorno è così traumatico. Parliamo di bollette, ad esempio.
Negli ultimi 12 mesi il costo maggiore di energia elettrica per le piccole e medie imprese in Basilicata è stato di più 160 milioni di euro; entro fine dicembre si raddoppierà a più 320 milioni di euro. E’ la stima del Centro Studi Confartigianato che sottolinea:  è una batosta senza precedenti che rischia di ingigantirsi ulteriormente. Se nei prossimi quattro mesi i prezzi dell’elettricità non diminuiranno, i maggiori costi per i piccoli imprenditori saliranno ancora, sino a raddoppiare il costo delle bollette di luglio.
Nel dettaglio, la rilevazione di Confartigianato mette in evidenza che gli aumenti del prezzo dell’energia per le piccole aziende con consumi fino a 2000 MWh si traduce in un maggiore costo, tra settembre 2021 e agosto 2022, come dato nazionale di 21,1 miliardi di euro rispetto ai dodici mesi precedenti, pari al 5,4% del valore aggiunto creato dalle MPI.I settori più colpiti sono quelli di vetro, ceramica, cemento, carta, metallurgia, chimica, tessile, gomma e plastica e alimentare.In Italia – rileva Confartigianato – la velocità di crescita dei prezzi al consumo dell’energia elettrica è decisamente più elevata rispetto a quanto avviene nell’Unione europea: a luglio 2022, infatti, nel nostro Paese il prezzo dell’elettricità è cresciuto dell’85,3% rispetto dodici mesi prima, a fronte del +35,4% della media dell’Eurozona e, in particolare, del +18,1% della Germania e del +8,2% della Francia.“La situazione – sottolinea il Presidente di Confartigianato Marco Granelli – è insostenibile. Tra le nostre aziende si moltiplicano i casi di lockdown energetico e molti imprenditori rischiano la chiusura. Servono interventi immediati e altrettanto rapide riforme strutturali per riportare i prezzi dell’energia sotto controllo e scongiurare un’ecatombe di imprese e una crisi senza precedenti”.
Secondo Granelli vanno subito confermate e potenziate azzeramento degli oneri generali di sistema per luce e gas, proroga del credito d’imposta sui costi di elettricità e gas per le imprese non energivore e non gasivore. Inoltre va fissato un tetto europeo al prezzo del gas e va recuperato il gettito calcolato sugli extraprofitti, per non aggravare la situazione del bilancio pubblico, e serve un gesto di responsabilità e solidarietà delle imprese energetiche a salvaguardia dell’intero sistema produttivo nazionale. Vanno anche sostenuti gli investimenti in energie rinnovabili e nella diversificazione delle fonti di approvvigionamento, in particolare per creare Comunità Energetiche e per incrementare l’autoproduzione”. Tra gli interventi sollecitati dal Presidente di Confartigianato, anche la riforma della tassazione dell’energia che oggi tocca il 51% della bolletta e che penalizza con maggiori oneri proprio le piccole imprese che consumano meno, in barba al principio ‘chi inquina paga’.

Intanto, mentre scriviamo, i disoccupati napoletani bruciano le bollette davanti la Posta Centrale.

Solo brividi caldi di fine stagione?

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Cari Contro-Lettori,

potrebbe essere stata un’indiscrezione sulla notizia che stiamo per darvi, a convincere il Presidente della Regione, Vito Bardi, a dotarsi in extremis di un Consigliere esperto di comunicazione, atto a diffondere un’immagine positiva della Basilicata, in Italia e all’Estero, come dice il decreto (mentre invece i soliti malpensanti decretano che si tratterebbe di preparare la sua campagna elettorale, alle politiche o alle prossime regionali che siano).

Per farla breve, qualche “007” –ehm- alla Regione (ahi ahi), potrebbe avergli fatto vedere in anteprima la locandina dell’ultimo numero del “Vernacoliere”, spingendo il venerando Generale a prendere la succitata e fatale decisione da 40 mila euroncini annui.

Ma procediamo per gradi: cos’è, innanzitutto, “Il Vernacoliere”? Beh, gli amanti della satira e dell’umorismo spinto (nonché del politicamente scorretto) lo sanno sicuramente: trattasi di uno storico giornale satirico/umoristico (appunto) toscano. Nata nel lontano 1982, la testata (cartacea) si autodefinisce proprio come “un mensile di satira, umorismo e mancanza di rispetto in vernacolo livornese e in italiano”. E’ conosciuta in tutta Italia e vanta numerosi estimatori anche in Basilicata.

Orbene, quello che il presunto “007” regionale (daglie!) potrebbe aver scoperto, infatti, è ciò che ormai si è palesato in tutta la regione Toscana, attraverso la locandina del numero di Luglio del “Vernacoliere”, sulla quale campeggia un titolo che “annuncia” una nuova cura per i sintomi del Covid, ovvero (tenetevi forte) “I GARGARISMI con gli sciacqui di topa» (il riferimento, se non si fosse capito, è ai genitali femminili, così come notoriamente definiti da quelle parti).

Pesantina. Non c’è che dire, i toscanacci (come al solito) non ci vanno leggeri, ma … non vi ricorda proprio niente?

Impossibile non pensare, dài, alla battutaccia del nostrano ex assessore regionale alla sanità (poi consigliere “ribelle”, ma oggi rientrato nei ranghi insieme a Fdi) Rocco Leone. Il Nostro, come ricorderete, si era vantato con un collega di aver suggerito come cura, alla malcapitata e raffreddata assessora Merra, dei “GARGARISMI di pisello” (il riferimento, in questo caso, era al sesso maschile), il tutto a favor di microfono, e in Aula, per giunta. Si era alzato (giustamente) un polverone, e il poveretto –si fa per dire- si era pure ritrovato inseguito dalle telecamere di una qualche trasmissione nazionale.

Per concludere: quelli del “Vernacoliere” hanno “copiato” Leone? Oppure si sono soltanto “ispirati” alla sua prosa? Magari, nel più blando dei casi, qualcuno di loro avrà visto e sentito la vicenda (ripetiamo, finita su giornali e tv nazionali) e gli sarà rimasta impressa, per poi tornargli spontaneamente e inconsapevolmente utile (succede spessissimo) nello scrivere il titolo di cui sopra (o magari non è accaduto nulla di tutto questo, ma certo la coincidenza sarebbe clamorosa).

Insomma, Consigliere esperto in Comunicazione o meno, la nostra politica sa sempre come farsi “riconoscere”. Anzi, addirittura fa scuola a livello nazionale: complimentoni.

(Ps, a scanso di equivoci: qualche furbacchione potrebbe dire che se la battuta “leoniana” è finita su un noto giornale di satira, allora non era poi così grave: eh no, non ci provate, una cosa è la locandina di un foglio comico, ben altra è la sala di un Consiglio regionale e la dignità di chi -in questo caso una donna- ci lavora).

Walter De Stradis  

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Cari Contro-Lettori,

in occasione del suo discorso alle Autorità del 1 Luglio scorso, in corrispondenza Della festa della Bruna, l’Arcivescovo di Matera, mons. Caiazzo (illustre ospite della nostra rubrica di interviste “a pranzo”), rivolgendosi proprio ai nostri politici lì presenti in pompa magna, ha dedicato loro una poderosa variante –quasi un “remix”, per usare un termine più vicino ai giovani- del più generico “polvere siete e polvere ritornerete”: «Il grido della nostra gente lo conosciamo molto bene: tante sollecitazioni e richieste da soddisfare. Tutti facciamo parte delle medesime comunità che amministrate, che servite: DA ESSE VENITE, AD ESSE TORNERETE».

Micidiale. Un presagio –seppur bonario- che sa di apocalittico.

Chissà se a qualcuno di loro, i politici alla lucana, non sia per un attimo tremata la sedia sotto il sedere, solo per un secondo, ma è facile immaginare che più di uno sia trasalito nel sentire le parole “ad esse tornerete” (ovvero alle comunità di provenienza, da “semplici” cittadini senza poteri). Sarà stato come quel gelo d’estate che inspiegabilmente ci coglie in spiaggia, quel doloroso e terribile, fulmineo pensierino che dura solo un micron, ma che ci rende d’un tratto consapevoli che le ferie finiranno e che settembre ci aspetta con tutto il suo carico di lavoro, appesantito dal dramma del ritorno.

Le indagini eccellenti che riguardano politica e burocrazia nella stessa Matera, esplose come un gavettone proprio il giorno dopo le celebrazioni nazionali in memoria di Borsellino, in attesa dei giudizi definitivi che verranno, ci fanno tuttavia percepire quanto possa essere lunga la strada di quel “ritorno” presagito, ovvero la distanza spazio-temporale fra il Palazzo e il Peaesello (o la Città) di provenienza.

Nel frattempo, diceva ancora Caiazzo: «Siamo riusciti ad intervenire per sostenere le innumerevoli famiglie in difficoltà (solo come Chiesa di Matera – Irsina siamo intervenuti sull’intero territorio diocesano con oltre un milione di euro, grazie all’aiuto che in parte la CEI ci ha donato attingendo all’8X1000). Ma oggi siamo in difficoltà anche noi. Questo non ci impedisce di pensare seriamente, attraverso la Caritas Diocesana, le oltre 38 Caritas parrocchiali da Irsina a Montalbano, la Fondazione antiusura Mons. Cavalla, la Società S. Vincenzo de Paoli, le mense di “D. Giovanni Mele”, di “D. Tonino Bello”, di accompagnare e sostenere famiglie e singole persone in difficoltà che spesso diventano preda di usurai e senza scrupoli. È un fenomeno che purtroppo si sta diffondendo e che non possiamo sottovalutare».

Senza contare il resto della Basilicata. Potenza compresa.

Ce ne sarebbe a sufficienza, insomma, per far tremare quelle sedie.

Ma qui in Basilicata, è arcinoto, le fanno di cemento.

Walter De Stradis

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Cari Contro-Lettori,

i nostri anziani –ce lo ricorda lo studioso di cose lucane Giuseppe Melillo nel suo ultimo libro- sono geneticamente portati a smaltire ingiustizie, avversità, difficoltà e più in generale la fatica di vivere e sopravvivere, con un mot(t)o di rassegnazione/accettazione che più o meno suona come “Munno è stato… e Munno sarà” (“Mondo è stato e Mondo sarà”).

E magari qualcuno di loro, col giornale sulle ginocchia in una qualche assolata piazza, o giardino, in città come al paese, avrà pure letto le ultime polemiche sulla nomina del nuovo direttore dell’Arpab; e magari –senza neanche essere troppo aggiornato sulle ultime quadriglie da sposalizio (e divorzio) della politica locale- qualcun altro, tra i più arguti, avrà pure sentenziato “Ramunno è stato… è Ramunno sarà”.

E se l’episodio con Enrico Montesano nel film “Sing Sing” (perdonateci la piccola grevità) ci mostra con chiarezza come a volte sia questione di un attimo passare dall’essere considerati un “ar-dito” (mi riferisco ai cittadini che hanno votato “il cambiamento”) all’essere pistolettati “ar-culo” (i cittadini, sempre loro), è pur vero che –fedeli all’adagio di cui sopra- ormai i Lucani dovrebbero essere più che avvezzi a certi vizi dei Palazzi. Perché se è vero che il lupo (o marpione, se preferite) del Potere perde il pelo (ma non il vizio, appunto), allora ne consegue che in Via Verrastro sono anni e anni che gli addetti alle pulizie si uccidono di ramazza, nel vano tentativo di spazzare il pelame di canide natura.

Ma se Via Verrastro piange (si far per dire), Piazza Matteotti non ride, almeno a sentire il consigliere pentastellato Falconeri, che ha voluto fare due conticini sui tre anni di governo Guarente: «In seconda Commissione si è potuto riscontrare l’incapacità di incassare e creare nuove entrate: trasporto pubblico locale, rifiuti, energia: queste le tre fronti di perdita maggiore con un deficit annuale di 9 milioni di euro che ci potrebbero esporre l’anno prossimo di nuovo ad un nuovo dissesto»; e ancora: «Nonostante le scale mobili più lunghe d’Europa la maggioranza capitanata da Guarente non è riuscita a mettere su un sistema città capace di valorizzare la mobilità alternativa a quella automobilistica che ancora oggi nel 2022 la fa da padrona in una città lontana dagli standard europei»; e ancora: «Siamo indietro su tutto e mentre si continua ad investire denaro pubblico per qualche evento sporadico non si è pensato ad iniziare una stagione di assunzioni qualificate per sopperire ai vuoti degli uffici più importanti».

E dulcis in fundo, proprio per la serie “(Ra)Munno è stato e (Ra)Munno sarà”: «La 'vergognosa situazione', parole del Sindaco, sfociata nella rimozione di tre assessori poi immediatamente reintegrati, fa poi registrare il fatto che ormai il primo cittadino non riesce neppure a declinare l’ autonomia istituzionale necessaria per governare le dinamiche istituzionali». Come vedete, si torna sempre al discorso d’apertura, e il cerchio si chiude. E scusate s’è poco.

Walter De Stradis

 

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Cari Contro-Lettori,

era una notte buia e torrida, e il sindaco del capoluogo lucano, Mario Guarente, si rotolava nel letto, incollato alle lenzuola madide di sudore, in preda a un tormento esistenziale. Si girava e si rigirava, come un involtino sulla graticola, e si domandava se non fosse il caso di ritirare il ritiro delle deleghe ai suoi tre assessori dissidenti. Salvare la faccia o salvare capra e cavoli? Era quello il dilemma shakespeariano che rendeva insopportabile la sua veglia notturna, ma a un certo punto, nel più profondo delle tenebre della camera da letto in cui ardeva il suo supplizio di mezza estate (licenza poetica), gli apparve il volto di un uomo molto anziano: una faccia quadrata e piena di rughe, con gli occhi –coperti da culi di bottiglia a forma di occhiali- che erano come due fessure, quasi da orientale, e la bocca che sembrava lo sgarbo sottile di un taglierino su un foglio di carta gialla. Le celeberrime orecchie parevano poi due antenne paraboliche di cartone stropicciato. Il terrore non lo avviluppò, perché il giovane sindaco, da par suo, aveva subito intesa l’identità dell'etereo visitatore notturno. E quando questi iniziò a parlare, anche se sembrava più che altro un sibilo acuto, Guarente non ebbe più dubbi a riguardo. «Meglio tirare a campare che tirare le cuoia», disse la faccia. Il sudore sulla pelle del sindaco si asciugò improvvisamente, come a seguito di una benevola folata di ispirazione, e così –svanita l’apparizione dei quel gobbuto fantasma di Mezzanotte- si rizzò, sedendosi con le spalle sui cuscini ed esclamò «Eureka!», a cui seguì tuttavia una qualche altra considerazione assai meno accademica: «E che sono, più fesso degli altri!?». La decisione era presa: avrebbe ritirato il ritiro delle deleghe assessorili. In giunta sarebbe tornata la serenità politica (fino al prossimo capriccio, almeno), e buonanotte ai suonatori. «E certo! -proseguì fra sé e sé- Mica voglio fare la fine di Bardi, nei casini con Casino e Moles, oppure quella del mio sodale di partito, il povero Cicala, che sudava freddo in Argentina mentre Piro e company qui a Potenza gli facevano barba e basette, pelo e contropelo in contumacia!!!». A quel punto, tuttavia, un brivido gelido –forse una stilla di sudore più fredda- gli attraversò la schiena. «… e i bisogni dei Potentini???». Il pensiero a tradimento quasi lo fulminò. Ma Guarente riprese subito la calma, e –guardando attraverso la finestra il profilo della città che amministrava- si rispose placido: «Vuoi vedere che, fra tutti, PROPRIO IO devo fare i miracoli?». Il sonno lo riempì come una bottiglia di vetro. Poggiando la testa sul cuscino, e forte del baffetto alla Clark Gable, citò una battuta di “Via col vento” (e non importa che era di Rossella o’Hara): «Dopotutto, domani è un altro giorno!».

Walter De Stradis

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Cari Contro-Lettori,
a conti fatti, nel Capoluogo di regione –
in attesa che il Comune ponga fi nalmente
una mano decisa sulla sicurezza, per
dirne solo una, di marciapiedi lunghi,
scandalosi e traffi cati come quelli in via
Mazzini (ci torneremo)- sembra essere
la Provincia (ente che agli occhi spesso
distratti del comune cittadino vale come
il due di Coppe) a occuparsi dei lavori più
corposi. A parte quelli relativi alla Torre
Guevara (non senza qualche polemica,
come abbiamo visto sul numero scorso,
a proposito della loro temporanea
interruzione), sono al via anche i lavori
di recupero funzionale della Villa del
Prefetto (una risorsa endemicamente assai
poco sfruttata in città), appaltati per un
totale di 1.200.000 Euro, rientranti anche
questi nel progetto di valorizzazione ITI
alla pari del recupero funzionale della
Torre Guevara.
A questo primo fi nanziamento, si
aggiunge quello, ulteriore, di 1.700.000
Euro riconosciuto dal Ministero della
Cultura a valere sulla misura 2.3 del
PNRR nel settore “Parchi e giardini
storici” che partendo dall’analisi
delle specie arboree e la conseguente
defi nizione degli interventi agronomici,
porterà a defi nire lavori edili e restauri
(da completare entro il 30/12/2023) ed
a lavori alla componente vegetale (con
esecuzione prevista entro il 30/06/2024).
A curarne la fase di progettazione e
di esecuzione sarà l’Uffi cio Edilizia
e Patrimonio guidato dall’Ing. Enrico
Spera, che ha prodotto le schede di
descrizione del primo intervento e quelle
oggetto di fi nanziamento del PNRR con
le quali si indica l’area storica situata nel
Centro di Potenza, come “un giardino
verticale” che nell’ambito urbano è
un “unicum” in tema di fruibilità ed
accoglienza oltre che area verde di
transito tra la periferia e la componente
urbana del Centro Storico vero e proprio
e con il recupero della restante parte
piana (260 mq) che sarà attrezzata con
sistemi illuminotecnici, audio-video e
di copertura capillare attraverso una rete
poco invasiva e la creazione di una rete
“Internet of Things” in grado di fornire
servizi di connettività ai turisti ed al
personale addetto al Parco attraverso una
App dedicata.
Infi ne un “albero tecnologico”, come
scultura urbana performante inserita
nello spazio fi tness per perseguire il bene
psico-fi sico attraverso guide agli esercizi
determinate da un software innovativo.
Questo per quanto riguarda alcuni lavori
nel Capoluogo di regione, ma sono
molte le incombenze che attendono il
Presidente della Provincia Vicario Rocco
Pappalardo, che ha ereditato –anche
se solo per pochi mesi, fi no a nuove
elezioni- il mantello di vertice dell’Ente
dal predecessore Guarino (decaduto in
quanto non più sindaco di Albano). In
particolare, c’è la questione “strade” –
che d’estate diventa più “calda”, per
ovvie ragioni, non solo metereologichea
tenere banco.
Ne abbiamo discusso a pranzo.
Buona lettura,
Walter De Stradis

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Cari Contro-Lettori,

 

in materia di appalti e soldi pubblici, ahinoi, sovente vale la regola dell’appetito che vien mangiando e del piatto ricco in cui ci si ficca. Siamo pure sempre nel Paese in cui qualcuno ridacchiò con gli occhi a forma di dollaro –e a favor di cimice nel telefono, per giunta- per i danni del Terremoto, e in cui qualche altro torbido personaggio di “alto livello” ha provato (figurati) a speculare anche sul Covid. In corrispondenza dell’effluvio di soldi grondanti dal PNRR, e per prevenire la salivazione dei cannibali da bando pubblico, il Presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi e il Comandante Regionale Basilicata della Guardia di Finanza, Generale di Brigata Gaetano Scazzeri, hanno recentemente firmato in Regione un protocollo d’intesa per la prevenzione di illeciti con le risorse del PNRR. La collaborazione nasce “per rafforzare il sistema di prevenzione e contrasto delle condotte lesive degli interessi economici e finanziari pubblici connessi alle misure di sostegno e di incentivo di competenza della Regione Basilicata, con particolare riferimento alle risorse europee e nazionali correlate al Pnrr”.

E i dati resi noti in settimana dalla stessa GDF descrivono bene il contesto locale in cui non di rado nascono malsani appetiti.

Nel corso del periodo gennaio 2021– maggio 2022 la Guardia di Finanza ha infatti dedicato una particolare attenzione agli illeciti in materia di spesa pubblica e a tutte le condotte che, mettendo a rischio la legalità e la trasparenza che devono connotare l’azione della Pubblica amministrazione, pregiudicano la corretta allocazione delle risorse, favorendo sprechi, truffe, malversazioni e indebite percezioni.

765 sono gli interventi complessivamente svolti a tutela dei principali flussi di spesa, dagli appalti agli incentivi alle imprese, dalla spesa sanitaria alle erogazioni a carico del sistema previdenziale, dai fondi europei alla responsabilità per danno erariale, cui si aggiungono 120 deleghe d’indagine concluse in collaborazione con la Magistratura ordinaria e 79 deleghe svolte con la Corte dei Conti.

Sul versante erariale sono stati dunque segnalati alla Magistratura contabile danni per circa 23 milioni di euro, a carico di 93 soggetti.

In materia di Appalti denunciati 8 responsabili per un’assegnazione irregolare di somme pari a oltre 1,3 milione di euro.

I servizi svolti per garantire la tutela della legalità nella Pubblica Amministrazione hanno portato alla denuncia di 66 soggetti, di cui 33 pubblici ufficiali e/o incaricati di pubblico servizio, 17 tratti in arresto, nonché eseguiti sequestri per oltre 1,6 milioni di euro. In tale ambito, riveste importanza strategica anche la collaborazione con l’Autorità Nazionale Anticorruzione, su cui delega, nel corso del periodo gennaio 2021 – maggio 2022, i Reparti hanno effettuato controlli in materia di contrattualistica pubblica e accertamenti nel settore anticorruzione e trasparenza.

“O la Borsa (pubblica) o la Vita”, dunque?

C’è infatti tutto un tipo di mentalità da scardinare, che non esclude certo i “semplici cittadini”: in ambito “reddito di cittadinanza”, solo in Basilicata sono oltre 1,3 milioni gli euro indebitamente percepiti.

Meditate gente, meditate.

Walter De Stradis

 

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Cari Contro-Lettori,

 

 

 

dice l’assessore regionale alla salute e politiche sociali Fanelli: «In Basilicata diminuisce l’indice di povertà relativa, che presenta un dato migliore delle altre regioni del Sud, ma la situazione è comunque preoccupante come osservano gli stessi animatori della Caritas, considerato che alla crisi sociale generata negli ultimi due anni dalla pandemia si aggiungono oggi le incertezze determinate dalla guerra in Ucraina, con l’aumento incontrollato del costo dell’energia e dei beni di prima necessità. Tutti fattori che incidono e incideranno soprattutto sulle famiglie più povere». Chiaramente il comunicato-velina pubblicato sul portale della Regione prosegue come potete immaginare («il governo regionale è impegnato a costruire etc. etc.…»). Il buon Fanelli, però, si limita (e mica è fesso) a riferire che la “povertà relativa” è in diminuzione, ma nulla dice esplicitamente sull’aspetto più grave, ovvero la povertà “assoluta”. Scarsezza di dati a disposizione? Può essere. Rainews.it scende nel dettaglio e, riferendosi al Sud in generale, riferisce che su tutto il territorio è però la povertà assoluta la condizione più preoccupante. 5,6 milioni di individui non riescono ad acquistare beni e servizi considerati essenziali per un vita dignitosa. Nessuna variazione rispetto al 2020, anno della pandemia, quando il dato ha toccato il suo massimo storico. Nel 2021 la spesa delle famiglie meno abbienti è rimasta contenuta e l’inflazione ha cominciato a pesare sui redditi dei consumatori. Nel 2021, si legge nel rapporto Istat vero e proprio, le famiglie “sicuramente” povere sono pari al 5,2%, (4,5% nel 2020), con valori più elevati nel Mezzogiorno (10,0%). Le soglie di povertà assoluta rappresentano i valori rispetto ai quali si confronta la spesa per consumi di una famiglia al fine di classificarla assolutamente povera o non povera. Ad esempio, per un adulto (di 18-59 anni) che vive solo, la soglia di povertà è pari a 852,83 euro mensili se risiede in comune centro area metropolitana del Nord, a 766,70 euro se vive in un piccolo comune settentrionale, a 576,63 euro se risiede in un piccolo comune del Mezzogiorno. Insomma, basta farsi due conti (già a partire dalla proprie tasche, magari) per immaginare –e si sottolinea immaginare- quale possa essere la reale situazione della povertà in Basilicata, ovvero al netto dei proclami. A proposito, Bardi e i suoi si godono il “magic moment” rappresentato dalla già famosa “molecola del gas” che in bolletta sarà gratis e che ha detta loro sembra quasi che salverà la situazione economica dei Lucani.

E mentre c’è: 1) chi rivendica –in attesa di vederci più chiaro- che la maggioranza abbia perlomeno aderito alle proprie posizioni (Pittella, Cifarelli e Polese); 2) chi pone dei dubbi e quesiti sulla reale “portata” della notizia “bomba” (per i 5S, Bardi “non è stato chiarissimo” e inoltre “se pensa di risolvere il problema dello spopolamento con un misero sconto in bolletta, farebbe meglio a cambiare strategia; 3) chi (la Cgil) lamenta di non essere stata invitata (come al solito) al tavolo delle trattative con le Compagnie; 4) chi, come Legambiente, pensa che la questione “molecola” sia in realtà «un disincentivo verso soluzioni più strutturali di lotta alla povertà energetica e alle bollette esorbitanti»; 5) e chi (vari ed eventuali, tra cui anche il nostro opinionista Petrone) sospetta/teme che tutta l’operazione si tramuterà nel gas di una bufala (ovvero in una scorreggia nello spazio, come diceva Bossi a proposito di Miglio);

TUTTI attendono che Bardi relazioni in consiglio regionale per rispondere a tutte le domande e/o perplessità.Sperando, ovviamente, che quel giorno non sia a Marechiaro (a mangiare la mozzarella di bufala).  

Pertanto, pur parlando di “molecole”, non siamo in un film di fantascienza. Ma di suspense (come al solito).

Walter De Stradis

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