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Cari Contro-Lettori,

una volta, anche qui da noi, valeva il detto: “Chi ha pane non ha denti e chi ha denti non ha pane”.

Tuttavia, il Capoluogo di regione, sempre più povero, è riuscito a polverizzare anche questa antica verità, se è vero com’è vero che (grazie a un Protocollo d’intesa tra Caritas Diocesana di Potenza-Muro Lucano- Marsico Nuovo, l’Albo degli Odontoiatri e l’I.P.S.I.A “G. Giorgi” di Potenza), in tre mesi sono state donate quattro protesi dentarie a persone affette da “edentulia”. Si tratta, per l’appunto, della totale o parziale mancanza di denti. E la meritoria attività dei soggetti coinvolti ha reso drammaticamente palese che a Potenza oggi c’è chi non ha né pane, né denti. E non è una battuta.

Il dott. Veralli (presidente dell’Ordine degli Odontoiatri) ha infatti affrontato il tema dal punto di vista sanitario applicato al sociale, affermando: «Si tratta di un progetto generoso. La mancanza di denti è un handicap grave, basti pensare in primis al disagio psicologico di sorridere, oltre ai numerosi problemi afferenti alla masticazione. Questo progetto ha toccato le corde giuste per donare un sorriso e dignità alle persone in difficoltà. 4 protesi in 3 mesi sono un buon risultato, ma con il sostegno di Caritas, motore di questa iniziativa, confidiamo di poter estendere il numero di prestazioni».

E tutto questo paradossalmente accade, nella città dei senza denti e senza pane, proprio nel mentre un’indagine del Sole24 Ore ci dice che le tariffe delle mense scolastiche lucane sono le più alte d’Italia. Perché? Beh, perché a Potenza si pagano cifre esorbitanti per il servizio di ristorazione, il quale –può non c’entrare nulla o può c’entrare tutto, come sottolinea a pagina tre il solitamente arguto Mario Petrone- è da anni ormai affidato al privato in regime di prorogatio, in attesa che si allestisca finalmente un bando con tutti i crismi.

Nel mentre accogliamo con favore la notizia che Il Comune di Potenza ha varato nuovi interventi connessi alla realizzazione dei programmi di autonomia del Fondo ‘Dopo di Noi’, finalizzato alla realizzazione di progetti personalizzati di autonomia per persone con disabilità, non ci rimane che aggirarci, con tanti interrogativi che si arrovellano nella testa, in una città che appare sempre più sporca, degradata, con la pavimentazione del centro storico – per dirne una- rattoppata di catrame, mentre i sampietrini giacciono ammonticchiati agli angoli di vicoli e slarghi (foto a pagina 10).  

Dopotutto, e vi rimando al meraviglioso intervento dello scrittore Lucio Tufano a pagina 5, questa è sempre meno la “Capitale” culturale, economica e sociale della regione, ed è sempre di più la Capitale del Servilismo. Un Servilismo che non serve (più) a nessuno, se non ai “Serviti” stessi.

Il che ci porta al concetto di Città “Self-Service”.

E buon appetito a tutti.

Walter De Stradis