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Cari Contro-Lettori,

con l’incessante progredire della tecnologia, c’è da aspettarsi che in uno dei prossimi processi contro la criminalità, il testimone principale dell’accusa possa essere un…frigorifero.

Non è una battuta, ma una prospettiva realistica, se è vero come è vero –come ci hanno spiegato (nell’intervista a pranzo a pagina 7) due esponenti del Sindacato della Polizia (SILP CGIL)- che gli strumenti domestici di largo consumo (Alexa, Google, ma anche –per l’appunto- i frigidaire digitali di ultima generazione) in quanto ricettori e immagazzinatori di dati, possono rivelarsi fonti preziose, e inaspettate, di informazioni utili alle investigazioni.

Tuttavia, a quanto pare, le forze di polizia italiane (ma anche le Procure) non sembrerebbero tenere il passo (tecnologico) della criminalità organizzata, forse per questioni di carenze (ataviche) di budget e/o di attività di formazione (del personale). Non a caso, in un recente intervento tenutosi nel marzo scorso a Milano (all'auditorium Giovanni Testori nell'ambio dell'evento organizzato da WikiMafia 'La 'Ndrangheta nel mondo'), lo stesso procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, ha riferito che «le mafie si sono evolute, (…) sono in grado di farsi costruire da hacker delle piattaforme che utilizzano per comunicare. Noi usiamo Whatsapp o Telegram, loro hanno delle piattaforme che usano per comunicare nel mondo. Hanno dei telefoni particolari che durano quattro mesi, che costano migliaia di euro, e vengono utilizzati solo per quella piattaforma (…) E noi stiamo qui a discutere se le intercettazioni costano poco o troppo, se il mafioso parla o meno al telefono, se possiamo utilizzarle o meno per i reati che riguardano la pubblica amministrazione. Capite quanto è lontana la discussione degli addetti ai lavori rispetto alla realtà? Corruzione, concussione e peculato sono i reati che vanno gomito gomito con la politica e con la mafia".

Se a queste parole aggiungiamo quelle del procuratore antimafia di Potenza, Francesco Curcio (riportate nell'ultima relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia al Parlamento), secondo il quale «Le indagini svolte hanno posto in evidenza l'esistenza di un sistema mafioso endemico, capillare e pervasivo in tutta la regione Basilicata», allora meglio si comprende l’importanza di un evento come quello previsto per il 16 maggio a Potenza (al palazzo della Cultura), organizzato dal SILP CGIL e dall’ONIF (Osservatorio Nazionale Informatica Forense), in cui si formeranno gli addetti ai lavori, proprio in materia di “Tecniche avanzate e nuove sfide”, con riguardo alle “Indagini Digitali e Forensi”.

Il capoluogo di regione diverrà dunque per un giorno la “Capitale” di un certo tipo di –ormai indispensabili- approfondimenti, che si spera si tramutino presto anche in risorse concrete (strumentazione e personale formato), che al momento possono anche apparire “futuristiche”, ma che per certi furbacchioni sembrano già essere, invece, il pane quotidiano.

Walter De Stradis