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Cari Contro-Lettori,

in questi trent’anni, mi sono spesso interrogato sul cosa potesse significare, a livello personale, ma anche collettivo, la scomparsa (poi certificata come morte per omicidio) di Elisa. Man mano che gli anni passavano, che i capelli cadevano e che quella lanuggine chiara sulla faccia divenisse sempre più ispida e bianca, mi rendevo conto che quella storia stava contribuendo non poco alla mia formazione personale, ma anche a quella di una comunità. Cambiandoci tutti (o quasi) per sempre. I ragazzi come me, coetanei o quasi coetanei di Elisa all’epoca della sua scomparsa, sono passati infatti da una generalizzata, sbrigativa derubricazione della faccenda (l'“allontanamento volontario” o al massimo, il rapimento da parte di forze “esterne” e cioè la leggenda urbana sugli zingari, per intenderci), a una graduale, ma al tempo stesso repentina, consapevolezza che il torbido si alzava sempre più in città, raggiungendo alture fino a quel momento impensabili. Quando ci fu il ritrovamento, in quella drammatica, gotica “torre”, del corpo straziato della nostra concittadina, fu ormai solo una conferma inequivocabile di quella terribile sensazione palpabile e insistente, indefinibile, come un rumore sordo sempre in sottofondo, di tradimento e beffa che ormai graffiava con unghie sporche nello stomaco. All’inizio, la nostra ingenuità e pigrizia di ragazzi aveva consigliato di non crederci, era troppo crudele l’alternativa, ma la logica cominciò presto a urlarci dal profondo, non solo dalla testa, l’urgenza di svegliarci, il prima possibile. Perché l’aria, in città, era tutt’altro che dolce. Da qui la maturazione collettiva, che per ciascuno sicuramente significherà, con le ovvie sfumature, qualcosa di diverso, ma che per tutti è certamente diventata un grosso invito a non fidarsi più delle apparenze. D’altronde, nel corso dei secoli, alcuni teologi hanno sempre affermato che il più grosso successo del diavolo è l’averci convinto della sua inesistenza. A un certo punto, però, in città si è finalmente compreso che certe cravatte potevano essere dei cappi sempre pronti all’uso, certe penne dei pugnali, certe carezze degli schiaffi.

Il corpo di Elisa, rimasto per diciassette anni in quel sottotetto, versava in due dimensioni, lunghezza e larghezza, nei rapporti investigativi e negli articoli di giornale, e in una terza, la profondità, nei nostri cuori e nel sentire comune dei più. La quarta dimensione, il tempo, ha oggi consentito che la consapevolezza in città straripasse, che la perdita dell’innocenza che questa storia ci ha imposto si tramutasse in voglia di cambiamento, nella capacità, finalmente, di leggere tra le righe di testo, abbinando anche il giusto spessore a quelle parole che, incredibilmente e ostinatamente, sono pronunciate e vergate da coloro che attingono tuttora in quella bottiglietta colma di un nero che più nero non si può. In certi petti, già vecchi e induriti da decenni, il battito della consapevolezza già rumoreggiava da tempo, ma le loro bocche, aiutate dalle loro mani, hanno sempre e comunque preferito soffiare su quel fumo scuro, dritto dritto negli occhi di tutti gli altri.

Walter De Stradis  

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Cari Contro-Lettori,

da lunedì scorso, presso la “sala ovale” del Municipio di Potenza, c’è stato un via vai (anzi, un vai via) di alti ufficiali militari. Tant’è che il nostro buon sindaco si è dovuto per ben tre volte alzare dalla poltrona per posare nella foto di rito con annessa stretta di mano. Tre infatti gli ufficiali (il Generale della Guardia di Finanza Scazzeri, il Comandante regionale dei carabinieri forestali, colonnello Vita e il maggiore dei carabinieri Calabria) che sono stati ricevuti dal Primo Cittadino a Palazzo di Città per un saluto di commiato istituzionale. I tre infatti lasciano la nostra città e regione, dopo l’encomiabile lavoro svolto, per altre destinazioni che siamo convinti beneficeranno altrettanto della loro dedizione. Sta di fatto però che al sindaco Guarente è toccato far diramare anche ben tre comunicati stampa fotocopia in rapida successione, lui, che in fatto di notizie e soprattutto risposte ufficiali (alle tante problematiche segnalate) da dare ai giornali non pare generosissimo (e certo la sua giunta non pare da meno). E in effetti, come suggerisce il nostro opinionista Mario Petrone all’interno del giornale (ma lui notoriamente è più cattivo del Dottor Mabuse), potrebbe anche essere che certe volte (anzi, spessissimo in questo caso) il silenzio è la migliore risposta alla domande a cui non si sa rispondere. E ci si perdoni l’afflato un tantino poetico se l’immagine di questo vai via di alti rappresentanti delle forze dell’ordine che appunto vanno via, praticamente all’unisono, dalla stanza del sindaco, ci pare un metaforico e solo metaforico (visto che, grazie a Dio, comunque saranno rimpiazzati) poco piacevole auspicio. Com’è noto ai più, e anche ai meno, ormai, la credibilità del Guarente sindaco pare duramente minata proprio in fatto di ordine pubblico e sicurezza in città. Ormai non è più soltanto il Centro (dal quale comunque è partita una segnalazione alla Procura) a dolersi degli eccessi della “malamovida”, ma anche i quartieri più periferici (leggere all’uopo, l’ennesima, lettera dei residenti di Via Parigi); e -a sentire i sindacati- persino i rapporti di questa Amministrazione con gli agenti della polizia municipale sembrano essere arrivati alla fase “ferri corti”. Intanto, però, "Attacca il ciuccio dove vuole il padrone", come recita l'adagio.

In tutto questo, il capoluogo di regione dei “primati” (con le famose tariffe di mense scolastiche e i più recenti introiti delle multe stradali da record) si è improvvisamente trasformato in un cantiere a cielo aperto, con lavori di sistemazione e ripristino in atto un po’ ovunque, ma, stranamente, in concomitanza del “tic tac” dell’orologio biologico delle elezioni prossime venture che si fa più incalzante. Domanda: allora è questa la considerazione dell’intelligenza che a Palazzo di Città hanno dei cittadini/elettori?

La risposta, naturalmente, è il silenzio.

Walter De Stradis

 

 

 

 

 

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Cari Contro-Lettori,

di questi tempi per il potentino sembra sempre più difficile “tornare a casa”.

E il ritrovarsi in possesso della necessaria e indispensabile scaltrezza automobilistica (e pedonale) atta a evitare buche, smottamenti, transenne e impedimenti vari, potrebbe non essere sufficiente.

Domenica scorsa, sotto un cielo di rame infuocato, molti cittadini nelle loro auto cocenti sono stati rimbalzati da un capo all’altro della città. Compresi noi.

Capo 1 (Imbocco di Via Vaccaro) - «Da qui non si può passare. C’è il Triathlon».

Capo 2 (Incrocio di Via Mazzini, parte di sotto) - «Da qui non si può passare. C’è il Triathlon».

Ovvio che, a quel punto, noi come tantissimi altri potentini accaldati, sudati ed esasperati, abbiamo dovuto chiedere agli incolpevoli vigili urbani (sono in stato di “agitazione” pure loro) di svelarci il “segreto”, arcano, mistico, esoterico, grazie al quale poter tornare alle nostre legittime case.

«La cittadinanza era stata debitamente avvisata!», si è letto il giorno dopo. Il lettore potentino, seduto sotto i portici del Gran Caffè, sulle panchine semi-arrugginite di villa santa Maria o col culo poggiato su un qualche muretto bollente di periferia, non sa più se ridere o piangere. C’è modo e modo di fare, organizzare e comunicare le iniziative. Ma questa, naturalmente –bofonchierà qualcuno seduto in comoda poltronissima- è una critica in malafede.

Sarà, ma passa solo qualche giorno, e quello stesso lettore potentino (uno di quelli, cioè, che nel marasma dell’ignoranza indotta da abuso di social, per fortuna ha ancora la bontà di comprare i quotidiani e di consultare il nostro free press), si è poi ritrovato a lungo imbottigliato a Santa Maria, col sedere poggiato sul sedile-graticola nell’abitacolo-forno crematorio, grazie ai “tempestivi” lavori di riqualificazione in atto (con relativa “puntuale” e soprattutto “diffusa” comunicazione) che -in una zona già gravata da altri interventi -hanno ulteriormente ridotto lo spazio a disposizione. C’è modo e modo di fare, organizzare e comunicare i necessari lavori pubblici. Ma questa, naturalmente –ri-bofonchierà quel qualcuno (ancora) seduto in comoda poltronissima- è una critica in malafede.

Ma quanta fatica, qui a Potenza, per “tornare a casa”.

Posto che (o ammesso e non concesso) che la “Potenza di una volta” è un concetto astruso e astratto, riferibile a un qualcosa che forse non esiste o non è mai esistito (specie se consideriamo che anche nella “Potenza di una volta”, in un infinito rimando quantistico di scatole cinesi, si rimpiangeva la “Potenza di una volta”), è davvero difficile riconoscersi nella “Potenza di Oggi”. Menefreghismo, tuttapostismo, benaltrismo, faciloneria e arroganza ai più alti livelli, si toccano con mano, in un Capoluogo ove le segnalazioni dei cittadini (basti dare un’occhiata ai social o alle caselle di posta elettronica dei giornali) sono subito smaltite come “pilotate”, i giornalisti etichettati come “di parte” o –nella migliore delle ipotesi- “scorretti” – e le problematiche evidenziate dai potentini sbrigativamente derubricate a “esagerazioni dei malpancisti cronici mai contenti”.

«La Città non è mai stata così curata» si è letto infatti sul giornale. E non era un editoriale de La Ricotta, ma una voce istituzionale.

E poi, come se non bastasse, «Fatevi un giro in città e vedrete» ha aggiunto qualcun altro (a voce) .

E’ una parola! - in questa città che facciamo fatica a riconoscere e in cui è sempre più difficile …“tonare a casa” (tuttavia, e qui tocca essere un pochino comprensivi, ci rendiamo conto che per quelli seduti nelle poltronissime pagate dai cittadini quello del “tornare a casa” è un concetto un tantinello indigesto).

Buona lettura e buon agosto tutti, Controsenso torna sabato 2 settembre.

Walter De Stradis

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Cari Contro-Lettori,

nel settembre del 1991 un «uomo d’onore» di Cosa Nostra, disse a Paolo Borsellino: «Non deve aver più paura, io che dovevo ucciderla sono in carcere». Il magistrato rispose: «Paura? Ma tu non sai che è bello morire per cose in cui si crede; volevate uccidermi a Marsala? A Palermo dovete uccidermi, è più facile». Soggiunse: «Un cristiano non teme la morte. Chi vuol salvare la sua vita la perderà, e chi la perderà l’avrà salvata». Pochi mesi dopo, il 19 luglio 1992, proprio a Palermo, la vita di Paolo Borsellino veniva stroncata nella strage di via D’Amelio. Ma, come aveva affermato proprio quello stesso «uomo d’onore», in realtà «La mafia aveva paura dell’onore di Borsellino; perché Borsellino era il vero uomo d’onore, che non diviene tale con la “pungitura” o bruciando l’immaginetta, ma con la forza delle idee».

Tutto ciò lo riportava Mario Cicala su “Micromega” n. 5 del 2000.

“Come ogni anno ricordiamo il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della Polizia di Stato che con lui morirono nel tragico attentato del 19 luglio 1992. Lo facciamo innanzitutto per un dovere civico e morale -ha dichiarato il presidente della Regione Basilicata Vito Bardi- perché i giovani sappiano che la nostra Repubblica, e con essa i principi di legalità e trasparenza, sono stati difesi strenuamente da eroi moderni della lotta a tutte le mafie come i giudici Borsellino e Falcone, che hanno segnato profondamente, con i loro innovativi metodi di investigazione, le strategie dello Stato per combattere le organizzazioni criminali. I futuri successi nella lotta alla mafia, fino alla recente cattura di Messina Denaro, si devono anche alla intelligenza investigativa di quei giudici e alla loro capacità di scoprire gli investimenti delle mafie nell’economia e nella grande finanza. A 31 anni di distanza, nella mutata situazione di oggi, resta la lezione che i servitori dello Stato caduti nella lotta alle mafie ci hanno lasciato: ancora una volta occorre riaffermare i valori della democrazia e della libertà come motore per un ordinato sviluppo civile e sociale, che metta al bando la criminalità organizzata ed ogni forma di violenza e di sopraffazione”.

Per il Presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Carmine Cicala, in veste di Presidente del Coordinamento delle Commissioni e degli Osservatori regionali per il contrasto della criminalità organizzata e la promozione della legalità “Risuonino ancora una volta, le parole del giudice Borsellino che diceva in particolare ai giovani: ‘La lotta alla mafia deve essere, innanzitutto, un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità’. Un invito - ha concluso Cicala - che deve interrogare tutti, nessuno escluso”.

Anche il presidente del consiglio comunale di Matera, Francesco Salvatore, insignito a novembre 2022 del “Premio Borsellino per la legalità” ha voluto rendere pubbliche alcune sue riflessioni, citando una lettera incompiuta vergata dallo stesso giudice: «Il conflitto inevitabile con lo Stato, con cui Cosa Nostra è in sostanziale concorrenza (hanno lo stesso territorio e si attribuiscono le stesse funzioni), è risolto condizionando lo Stato dall'interno, cioè con le infiltrazioni negli organi pubblici che tendono a condizionare la volontà di questi, perché venga indirizzata verso il soddisfacimento degli interessi mafiosi e non di quelli di tutta la comunità sociale». “Un conflitto, quello tra Stato e mafie –afferma Salvatore- che oggi ha mutato la propria forma ma che resta assolutamente attuale e di grande attenzione”.

Meditate gente, meditate. Walter De Stradis

 

 

 

 

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Cari Contro-Lettori,

in una scena di “Pierino Medico della Saub”, il direttore dell’ospedale redarguisce l’ovviamente fallimentare personaggio di Alvaro Vitali, ricordandogli che nella professione medica ci vuole “rigore, rigore, rigore”. A quel punto, un collega di Pierino infierisce, gomitandolo e sibilandogli: “hai perso, caro mio”. “E per forza –risponde Alvaro Vitali, da par suo- m’ha dato tre rigori!”.

Chissà se una risposta del genere potremmo aspettarcela dal sindaco di Potenza, Mario Guarente, fresco di ultimo posto in classifica nel tradizionale “Governance Poll” svolto per Il Sole 24 Ore del Lunedì da Noto Sondaggi. Giusto per la cronaca, tra i sindaci, dopo il milanese Sala (65%), al secondo posto si conferma Marco Fioravanti (Ascoli Piceno, centro-destra, 64,5%), seguito da Antonio Decaro (Bari, centro-sinistra, 64%). Scende dal primo al quarto posto Luigi Brugnaro (Venezia, centro-destra, 63%), ex aequo con Michele Guerra (Parma, centro-sinistra 63%). Fanalino di coda, come già accennato, il Sindaco di Potenza, Mario Guarente (42% dei consensi).

Il fatto è che per Guarente non contano tanto i rigori subiti, quanto quelli falliti, visto che, tutto considerato (pur al netto del Covid), di occasioni ne ha avute tante, da Potenza Capitale Europea dello Sport al sostegno milionario elargito (per fortuna) dalla Regione Basilicata. Ma ecco che, presentatosi sul dischetto col passo sempre più pesante, il Primo Cittadino ha mandato in tribuna puntualmente le palle (dopo averne dette altrettante in campagna elettorale, sostengono i maligni) più decisive. Ultime solo in ordine ti tempo, la questione sicurezza (ed è strano che un sindaco di destra debba vedersi sfilare la questione sotto il naso, in direzione Procura), il caos immondizia (e relativi tira e molla politici sulle nomine), il “controsenso” di un Autovelox “naif” che ha scontentato, basito (e multato) un po’ tutti, e i lavori pubblici in città. Per quanto riguarda quest’ultimo particolare –sorvolando sull’ormai proverbiale “terzo incomodo” che comunque riguarda più enti- non si contano più in città le transenne, le buche, le mattonelle divelte, i sampietrini saltellanti e le rovinose cadute (in via Mazzini se ne registra quasi una al giorno).

Facendo due conti, dunque, Guarente e la sua giunta stanno perdendo 4 a 0, e non a tavolino.

E pensare di sopperire con qualche (pur agognato) lavoro di circostanza e/o a orologeria, ovvero con l’inconfessata speranza, magari, di recuperare qualche punteggio –non tanto nella classifica del Sole 24 Ore- quanto nella “tappa” che potrebbe riportare al traguardo di una candidatura o ricandidatura da qualche parte (sua o di qualche suo assessore), potrebbe rivelarsi –all’occhio ormai disincantato del cittadino- una “pia” illusione. Quella di un politico che parrebbe –a questo punto- meglio destinato alla tribuna?

Si vedrà. Quel che è certo, è che il Potentino, in questa lunga ed estenuante “partita”, si è parecchio scocciato di limitarsi a fare il “raccatta-palle”.

Walter De Stradis

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Cari Contro-Lettori,

la scorsa settimana su questa prima pagina riportavamo la lettera di alcuni residenti di Via Parigi, a Potenza, che si erano fatti portavoce dei disagi vissuti in quei luoghi: il concetto era, “anche qui ci sono le problematiche del Centro”, leggi “mala movida”. Una missiva proveniente dallo stesso quartiere è stata pubblicata contemporaneamente su un quotidiano locale, sollevando ulteriori questioni di natura più spiccatamente urbanistica (non ultime però, sempre in tema sicurezza, le carenze dell’illuminazione notturna) . E su quest’ultima testata il sindaco di Potenza, Mario Guarente, ha inteso replicare, limitandosi però all’ennesima ristampa del suo primo e unico album, quello intitolato “Facciamo tutto, lo facciamo bene, non capisco dove sia il problema”.

Alcuni giorni dopo, e per la precisione mercoledì, si è insediato a Potenza –dopo un breve periodo di “vacatio”- il nuovo questore, il Dirigente Generale Dr. Giuseppe Ferrari. Quest’ultimo, giunto nel Capoluogo soltanto la sera prima, ha tenuto una conferenza stampa di presentazione con i giornalisti locali, nel corso della quale -rispondendo alle domande dei colleghi- ha precisato di non conoscere ancora nel dettaglio (ovviamente) cose, fatti e luoghi. Considerata tuttavia la sua rimarcabile esperienza maturata in altre città d’Italia, noi di Controsenso gli abbiamo brevemente sottoposto proprio la -sempre più preoccupante- questione della “mala movida” (accompagnata anche da episodi, riportati dalle cronache, di spaccio e violenze) che attanaglia alcune zone di Potenza, il centro storico in particolare, chiedendogli quali possano essere –in generale- le migliori strategie per affrontare un fenomeno che qui da noi appare “sul nascere”, ma che rischia di ingigantirsi. Il Questore ha quindi “abbinato” la problematica della (presunta) devianza giovanile all’altro “virus” che sembra aver contagiato (irrimediabilmente?) Via Pretoria e dintorni, la “desertificazione” dei luoghi. Il secondo fenomeno rischia infatti di acuire il primo: «La mia esperienza mi dice che un Centro desertificato è sempre un Centro a rischio», ha affermato Ferrari. La riflessione è interessante, e per certi versi anche “inedita”, in quanto finora –nell’intenso dibattito, fra social, giornali e istituzioni, che si sta consumando sul tema- i due argomenti sono stati trattati perlopiù separatamente. Controlli, multe, sanzioni, divieti, pattugliamenti: tutto quanto è stato finora invocato dai sempre più disperati residenti del centro storico e dei suoi vicoli potrebbe dunque non rivelarsi sufficiente, a fronte di un più ampio e necessario impegno, politico, sociale, culturale, volto a ridere al Centro la vitalità, la vivibilità e la riviviscenza di cui necessita. Il lavoro, dunque, potrebbe essere molto più gravoso di quanto previsto. C’è dunque da cantare (si spera facendo uscire nuovi “album”) e portare la croce.

Walter De Stradis

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Cari Contro-Lettori,

questa settimana lascio la parola direttamente a voi, o perlomeno a quelli tra voi che vivono a via Parigi, e che hanno avuto la pazienza e la bontà di inviarci la significativa missiva che segue.
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Egregio Direttore,

siamo alcuni abitanti di Via Parigi a Potenza e seguiamo anche noi con interesse e simpatia la rubrica “indovina chi viene a pranzo”.
E’ un modo utile e al tempo stesso originale per portare all’attenzione, con protagonisti di un certo “calibro” problematiche che spesso non riescono a trovare sollecita soluzione. Tra queste anche la situazione che ci accomuna, anche con qualche specifica particolarità, ad altre zone della città (Centro Storico, Poggio Tre Galli, Via Zara) nelle ore notturne, presenze rumorose e invadenti che creano notevole disturbo ai residenti, ma anche un contesto di vari rischi per gli stessi giovani. Le cronache, che ci riportano a volte anche aspetti gravi, smentiscono sottovalutazioni dei responsabili ai diversi livelli.
Occorre dire che siamo rimasti soddisfatti per la modalità con cui il Presidente dell’Associazione Centro Storico, a cui aderiamo, ha trattato al Vostro tavolo le problematiche notturne che segnano negativamente e con frequenza alcune vie della città. Ci ha anche incoraggiato, inoltre, il richiamo del nostro “ex parroco” don Mimmo Florio, che ribadisce la necessità di una civile convivenza che nulla ha a che vedere con un’allegria rumorosa, invadente e anche imbrattante; le musiche possono essere ascoltate e gustate anche a volumi più umani!!! Bisogna prendere atto, malgrado sottovalutazioni e superficialità spesso ascoltate in merito, che questo è un problema di grande portata che richiede l’impegno di tutti, a partire dalle istituzioni alle famiglie e alle associazioni.
Di grande importanza è il contributo dei mezzi di informazione per evitare distrazioni e smemoratezze e forme dubbie di compiacenza.
I Vostri articoli al riguardo ci hanno confortato poiché tante volte ci siamo sentiti abbandonati ed allarmati per le modalità con cui venivano derubricate queste situazioni. Nessuna presunzione da parte nostra di richiamare problemi sull’abuso di alcool ed altro, data la dimensione e la portata di questi fenomeni, perché richiedono programmi di interventi coordinati con le varie istituzioni che purtroppo non vediamo. Troppo spesso solo parole, declaratorie e pericolose trascuratezze. Noi semplici cittadini di Via Parigi vorremmo che rimanessero sempre accesi i riflettori dell’informazione, ecco il senso della nostra, affinché a Potenza, in tutte le ore del giorno, si realizzino le condizioni di una civile convivenza, una coesistenza equilibrata delle varie esigenze e percorsi sicuri e tranquilli per i nostri giovani nottambuli. Almeno il diritto ad un riposo notturno tranquillo e ad un rispetto ambientale.
Noi unendoci alle richieste dei residenti del Centro Storico, di Via Zara ecc. vogliamo richiamare le istituzioni, Comune, Prefettura, Questura affinché attivino finalmente interventi concreti e risolutivi per applicare leggi e regolamenti esistenti, non adeguatamente utilizzati fino ad oggi, a nostro parere. Dalle discussioni suscitate da queste problematiche non abbiamo visto sufficientemente analizzati gli aspetti che riguardano le concessioni ad alcune attività che nel loro svolgimento possono creare incompatibilità con l’ambiente dove si vanno a localizzare e nessun accenno alla possibilità di correttivi allorché vengono a verificarsi, come nel nostro caso, condizioni di invivibilità; soprattutto se si realizza in tutte le ore notturne e fino all’alba un afflusso maggiore di utenza con manifestazioni che creano il più delle volte gravi disturbi ai residenti e condizioni di degrado. In alcune città, per fronteggiare questi fenomeni come questi, negativi per i residenti e per i giovani stessi e per la città tutta, hanno apportato correttivi intervenendo sugli orari, determinando chiusure ad ore accettabili con controlli più efficaci. I risultati positivi, sebbene qualche protesta interessata, danno ragione a scelte di questo genere.
Un invito ad un passaggio notturno, dopo l’una e fino all’alba per Via Parigi e le altre strade da noi citate confermerebbe la portata delle nostre lamentele inascoltate da chi di dovere; sarebbe una testimonianza credibile!! In particolare, se siete fortunati, a Via Parigi, senza pagare il biglietto, potete assistere a dibattiti calcistici, dispute ad alta voce, partite di morra, qualche incontro di calcio e cori da stadio; a volte anche qualche abbraccio dovuto all’euforia di nottambuli espansivi, sullo sfondo non manca il rumoreggiare di macchine e moto in improbabili gare.
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Fin qui la missiva dei “residenti di via Parigi”. Il dibattito è più che mai aperto.

Walter De Stradis

 

 

http://www.controsensobasilicata.com/attualita/5088-don-mimmo-florio-nel-centro-di-potenza-la-mala-movida-c-e-e-si-vede-e-si-sente-pure.html

http://www.controsensobasilicata.com/attualita/5078-l-alcool-l-ultimo-aggregante-sociale-rimasto-nel-centro-storico-di-potenza.html

 

 

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Cari Contro-Lettori,

chi scrive, domenica scorsa è stato ospite di una bella trasmissione di Radio Vulture, nel corso della quale i colleghi di Rionero hanno riferito di essere stati particolarmente colpiti (e stupiti) dall’intervista rilasciata a questo giornale, un paio di numeri fa, dall’Associazione Centro Storico di Potenza, e in particolare dal suo titolo (un virgolettato delle dichiarazioni rilasciateci): «L’alcool, l’ultimo “aggregante sociale” rimasto nel centro storico di Potenza».

A distanza di qualche giorno, anche chi scrive è rimasto particolarmente “colpito” (e stupito), da una notizia diffusa dal Comune, che vorrebbe il Capoluogo candidato a “Capitale dei Giovani 2024” (un bando ministeriale). Avete letto bene. Tale candidatura, con invidiabile faccia tosta, è stata annunciata mercoledì scorso alla Galleria Civica, Palazzo della Cultura, Sala dell’Arco, allo scopo di: «essere sempre più attenti ai giovani, universitari, studenti e comunque giovani in generale, tra i 15 e i 35 anni, quelli grazie ai quali, potremo pensare e realizzare la nostra città del futuro». Parola di assessore.

Sia chiaro, iniziative di questo tipo sono sempre meritorie (e si confida siano occasione, finalmente, per lavorare seriamente sui temi), ma il sospetto di “faccia tosta” municipale nasce da (almeno) un paio di riflessioni (se si escludono, ovviamente, faccenducole come disoccupazione ed emigrazione giovanile galoppanti).

La prima è la seguente, semplice e lapidaria: qualcuno ricorda, per caso, “Potenza Città Europea dello Sport???”.

La seconda riflessione nasce anch’essa spontanea (come avrebbe detto Lubrano), se si pensa al comunicato stampa che –ironia della sorte!- è stato diramato dalla Polizia, il giorno dopo l’annuncio del Comune: «Centro storico: la Polizia di Stato ha deferito all’Autorità Giudiziaria due diciottenni per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente». In sostanza, insospettiti dalla pronta “fuitina” di due giovani (che, alla vista delle uniformi, da via Rosica sgattaiolavano in via IV Novembre), i poliziotti li hanno controllati e quindi trovati in possesso di droga (hashish) e di una mazzetta di soldi (550 euro). Un ormai “tipico” fatto “minuto” dei vicoli della parte vecchia di Potenza.

Che dire, questa giunta Guarente è anche sfortunata, i suoi annunci vengono uccellati il giorno dopo, dai crudi fatti.

Non è certo un caso, infatti, se sei minuti (e si sottolinea sei!) dopo il succitato comunicato della Polizia di Stato, ne sia arrivato un altro, particolarmente significativo, della Prefettura di Potenza: «Approvato il Piano coordinato di controllo del territorio della provincia di Potenza. Disposti, nella stessa riunione, servizi interforze “ad alto impatto” nel centro storico del capoluogo». E così apprendiamo che (tra le altre cose) per la Città di Potenza, il nuovo Piano coordinato di controllo del territorio potrà anche avvalersi delle importanti potenzialità offerte dalla tecnologia, grazie all’implementazione del sistema di videosorveglianza, con l’installazione di 22 nuove telecamere (11 nel centro urbano e 11 nelle contrade, che andranno a integrarsi con quelle già esistenti), per le quali il Ministero dell’Interno ha assicurato, proprio nei giorni scorsi, un finanziamento di € 250.000,00, nell’ambito del P.O.C. - Programma Operativo Il Prefetto Campanaro ha inoltre disposto, a partire dal questo fine settimana e con cadenza periodica, servizi interforze “ad alto impatto” nel centro storico, finalizzati al contrasto alla vendita a minori di bevande alcoliche e allo spaccio e al consumo di sostanze stupefacenti. Che dire, menomale che il Prefetto c’è. Sul versante politico-amministrativo, invece, prima di sparare candidature a caso, la Potenza “dei giovani” –da qui al 2024- merita un quantitativo di lavoro e di riflessioni, a 360 gradi, che si annuncia di proporzioni quantomeno “bibliche”.

E così sia.

Walter De Stradis

 

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Cari Contro-Lettori,

una volta, anche qui da noi, valeva il detto: “Chi ha pane non ha denti e chi ha denti non ha pane”.

Tuttavia, il Capoluogo di regione, sempre più povero, è riuscito a polverizzare anche questa antica verità, se è vero com’è vero che (grazie a un Protocollo d’intesa tra Caritas Diocesana di Potenza-Muro Lucano- Marsico Nuovo, l’Albo degli Odontoiatri e l’I.P.S.I.A “G. Giorgi” di Potenza), in tre mesi sono state donate quattro protesi dentarie a persone affette da “edentulia”. Si tratta, per l’appunto, della totale o parziale mancanza di denti. E la meritoria attività dei soggetti coinvolti ha reso drammaticamente palese che a Potenza oggi c’è chi non ha né pane, né denti. E non è una battuta.

Il dott. Veralli (presidente dell’Ordine degli Odontoiatri) ha infatti affrontato il tema dal punto di vista sanitario applicato al sociale, affermando: «Si tratta di un progetto generoso. La mancanza di denti è un handicap grave, basti pensare in primis al disagio psicologico di sorridere, oltre ai numerosi problemi afferenti alla masticazione. Questo progetto ha toccato le corde giuste per donare un sorriso e dignità alle persone in difficoltà. 4 protesi in 3 mesi sono un buon risultato, ma con il sostegno di Caritas, motore di questa iniziativa, confidiamo di poter estendere il numero di prestazioni».

E tutto questo paradossalmente accade, nella città dei senza denti e senza pane, proprio nel mentre un’indagine del Sole24 Ore ci dice che le tariffe delle mense scolastiche lucane sono le più alte d’Italia. Perché? Beh, perché a Potenza si pagano cifre esorbitanti per il servizio di ristorazione, il quale –può non c’entrare nulla o può c’entrare tutto, come sottolinea a pagina tre il solitamente arguto Mario Petrone- è da anni ormai affidato al privato in regime di prorogatio, in attesa che si allestisca finalmente un bando con tutti i crismi.

Nel mentre accogliamo con favore la notizia che Il Comune di Potenza ha varato nuovi interventi connessi alla realizzazione dei programmi di autonomia del Fondo ‘Dopo di Noi’, finalizzato alla realizzazione di progetti personalizzati di autonomia per persone con disabilità, non ci rimane che aggirarci, con tanti interrogativi che si arrovellano nella testa, in una città che appare sempre più sporca, degradata, con la pavimentazione del centro storico – per dirne una- rattoppata di catrame, mentre i sampietrini giacciono ammonticchiati agli angoli di vicoli e slarghi (foto a pagina 10).  

Dopotutto, e vi rimando al meraviglioso intervento dello scrittore Lucio Tufano a pagina 5, questa è sempre meno la “Capitale” culturale, economica e sociale della regione, ed è sempre di più la Capitale del Servilismo. Un Servilismo che non serve (più) a nessuno, se non ai “Serviti” stessi.

Il che ci porta al concetto di Città “Self-Service”.

E buon appetito a tutti.

Walter De Stradis

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Cari Contro-Lettori,

archiviata la Festività di San Gerardo, si ritorna tutti, con un po’ di mal di testa e tanto mal di tasca, a riaffrontare i problemi della quotidianità. Dice il filosofo che noi ci incamminiamo verso la morte dal momento in cui nasciamo, e i pessimisti vedono il tutto come una lunga (chi più, chi meno), agonia. Se trasliamo il ragionamento all’agone politico, ci rendiamo conto che un governo, locale o nazionale che sia, poco importa, comincia a incamminarsi verso la propria morte non appena insediato, costellando il proprio percorso di vita di fatti, o non fatti, a seconda delle capacità e/o volontà di ognuno. E man mano che i giorni passano, nel microcosmo potentino, in luogo degli aromi di stagione che tardano a palesarsi, si comincia sempre più ad avvertire l’odore pesante, a tratti soffocante, di un’esperienza politica che, giorno per giorno, a falcate sempre più lunghe, si avvicina al proprio decesso naturale. Il percorso, accidentato e mai realmente al galoppo, dell’ultima amministrazione comunale, è –tuttora- anch’esso caratterizzato da fossi (ehm) come da fiori, da crepe come da aiuole, ma si fa sempre più palpabile la sensazione che alcune, molte questioni irrisolte o complicate le si voglia/possa “traghettare” –a mo’ di patate bollenti- al prossimo governo cittadino che germoglierà. Sarebbe interessante, in proposito, raccogliere i pareri dei residenti di via della Pineta (il cartello di chiusura dice "fino al 12/6", ma poi aggiunge un sinistro "fino a cessate esigenze"!) o di Corso Garibaldi (o di chiunque passi da quelle parti). In più, è fresca fresca la questioncella del sottopasso di Via Roma, inaugurato in pompa magna solo a febbraio scorso, che si allaga e viene chiuso a ogni pioggerella, e che ora richiede ulteriori lavori (pensarci prima no, ovviamente) e ulteriori costi (a proposito dei quali, leggerete a pagina tre le riflessioni del nostro arguto Marione Petrone). La faccenda in città è diventata una vera e propria barzelletta (oltretutto la battuta è stata servita su un piatto d’argento: il così battezzato “Terzo Comodo” in un battibaleno è diventato “Terzo Incomodo”). Da qui, la nostra vignetta che raffigura un volenteroso (?) sindaco Guarente che, alla prossima pioggerella, anch’egli in (o con) pompa magna, si spende in prima persona per aspirare l’acqua. Ci rendiamo conto che il buon Primo Cittadino –di suo- invece aspirava a qualcosa di diverso, magari a uno scranno futuro un po’ più in su, e ci rendiamo conto che –tornando al ragionamento esistenziale di cui sopra- stia già nasando gli afrori di una probabile sconfitta elettorale, talmente rapida da essere multabile con Autovelox, ma ugualmente già lo sentiamo lamentarsi a proposito della nostra vignetta: “Il progettista non sono io, i lavori li ha fatti fare FAL, con fondi PO FESR 2014 - 2020”. Quasi a parafrasare, in modalità autogol, “Don Giovanni”, la celebre canzone di Battisti, appartenente al periodo, anch’esso “filosofico”, col paroliere Panella: «L’artista non sono io/Sono il suo fumista/Rivesto quello che vuoi/Son l’attaccapanni».

Se -per assurdo!- così fosse (ma è notorio che il Comune ha avuto un ruolo importante nella vicenda), allora un po' tutti, in questa Amministrazione, dovrebbero essere perlomeno assai più cauti nel presenziare, in pompa magna, alle inaugurazioni, nell’intestarsi meriti e soprattutto nel rilasciare contestuali promesse e/o dichiarazioni di sorta. Anche perché (basta guardare le interviste realizzate da Lucania.Tv il giorno dell’inaugurazione), oltre all’attuale sindaco e vicesindaco, puntualmente poi ti spunta anche l’ex sindaco di turno (in questo caso Santarsiero) che, pur criticando l’esito finale, afferma “Il progettista originale sono io/sono io l’artista”. Che dire. Il silenzio, quello sì, è d’oro. E vale per tutti.

                                           Walter De Stradis

ROSSIELLO Right-Top in posizione n°2

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