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di Walter De Stradis

 

Pochi giorni prima che la faccenda del deposito unico di scorie tornasse a minacciare il sonno dei Lucani, era appena uscito un romanzo di fantapolitica intitolato “Il Papa Straniero” (Libria). L’autore? Un curioso personaggio lucano (nel senso buono): un settuagenario ingegnere edile, pratico di edificazione di ospedali (!), nonché autorevole appassionato ed esperto di musica Sudamericana (ha partecipato persino ad alcuni festival a Cuba), già autore di un preziosissimo saggio (“Alma Latina”) sui rapporti del Tango con la musica napoletana. Il suo nuovo romanzo prende le mosse dalla celeberrima “Rivolta di Scanzano”.

Beh, nella Basilicata del “napoletano” Bardi (e dei suoi dirigenti), delle “tarantelle”, degli “ultimi tanghi”, e delle “scorie”, era proprio il caso di invitarlo a pranzo.

D: Il suo è un “fazioso romanzo di tango e fantapolitica” (sottotitolo), con molti spunti sull’attualità: dalla situazione politica, allo “spettro” delle scorie (che ritorna ciclicamente), alla Pandemia. Il protagonista, questo “Papa Straniero”, è un professore di filosofia di ritorno in Basilicata, che in un 2019 "alternativo" vince le elezioni regionali, contrapposto a una colazione centrodestra-pentastellati. Le cose, nella realtà, sono andate diversamente...

R: Il mio “Papa straniero” è praticamente un Cincinnato, uno chiamato da fuori, che già nel 2003 aveva guidato la rivolta di Scanzano contro il deposito unico di scorie, e poi era andato a vivere in Argentina. Il centrosinistra, per arginare un tentativo di azzoppamento da parte di una certa magistratura, nel mio romanzo legata al centrodestra e ai Cinque Stelle, decide di richiamare questa figura autorevole, impermeabile a certe attenzioni dei giudici. E diventa Governatore.

D: E’ un po’ quello che lei sognava?

R: Certo, come diceva lei il romanzo è pieno di faziosità (sorride). Il protagonista è un Peronista, anche se in Italia è un insulto sanguinoso! Dal mio punto di vista invece il Peronismo è stata un’esperienza importante, per la sinistra in generale.

D: Noi abbiamo avuto un filosofo, e per di più nel centrosinistra, che è stato presidente (De Filippo): c’è qualche legame col suo personaggio?

R: No, nessun riferimento. Ma come in tutti i romanzi c’è qualcosa di autobiografico.

D: Ma secondo lei il centrosinistra, nel 2019 “reale”, ha perso le elezioni proprio perché mancava un personaggio forte e credibile come il suo “Papa Straniero”?

R: Il Centrosinistra ha pagato lo scotto di aver governato per quarant’anni la regione, diventando “Il partito della Ztl”, della “zona a traffico limitato”: ha abbandonato gli ultimi…e ne ha pagato pegno. Questa mia analisi è molto riassuntiva, ma nel libro si approfondisce.

D: A Bardi il centrosinistra contrappose Trerotola: secondo lei ci voleva un personaggio con maggiore esperienza?

R: Sì, io ho votato e appoggiato Trerotola, ma col senno di poi mi rendo conto che non era sufficiente e si sono pagati errori commessi in precedenza. Nel romanzo, tuttavia, io faccio una riflessione sulla crisi della Sinistra degli ultimi trent’anni, rea di aver inseguito la Destra sul suo terreno (pensi a Tony Blair).

D: Crede che in Basilicata sia possibile il “ritorno di fiamma” di una Sinistra, magari diversa, più concreta, meno dilaniata da lotte intestine?

R: Sì. Bisogna rifondare i partiti, ma sempre su basi ideologiche. Non possiamo andare appresso al “movimentismo”, ai partiti “liquidi”, al sovranismo…quando il cittadino medio dice “non sono di destra né di sinistra”, è una stronzata clamorosa. La peggiore. Le condizioni di lavoro di oggi, sono diventate uguali, o addirittura peggiori, a quelle di cento anni fa. Nel libro c’è una saga familiare: uno zio del protagonista è stato amico di Rocco Scotellaro, che ha guidato l’occupazione delle terre. Queste cose ce le siamo dimenticate.

D: Nel suo romanzo c’è anche un riferimento alla Pandemia.

R: Sì, ho immaginato che il mio presidente della Regione l’avesse in qualche modo preannunciata a “Otto e Mezzo”. Si è smantellata la Sanità da quando sono arrivati i “Bocconiani”, che hanno cercato di “economizzarla”. Si tratta di un diritto inalienabile del cittadino che non si può sottoporre a verifiche economiche (“se non ce la facciamo, l’ospedale lo chiudiamo”). Non è possibile. Io sono un ingegnere edile che si è occupato anche di ospedali…

D: … e in Basilicata c’è stata la “telenovela” degli ospedali del Qatar. Ma che giudizio dà della gestione della Pandemia in generale?

R: Negativo, come a livello nazionale, peraltro. Ma non direi che è una questione di politici…quanto di mettere in atto le cose che si decidono. Adesso c’è la faccenda delle “raccomandazioni per vaccinarsi”, un male tipicamente italiano. La “ragione sociale” della sinistra è quella di emancipare la gente, e la mia ricetta (quella del Psi, da cui vengo) è ancora quella di coniugare il merito con il bisogno. Negli ultimi tempi si è esasperato il primo, e si è abbandonato il secondo.

D: Ma il suo “Papa Straniero” cosa direbbe a Bardi se potesse prenderlo sotto braccio?

R: Beh, una delle accuse che gli vengono mosse è di aver “campanizzato” la Basilicata. Io credo che in regione ci siano intelligenze che possano sostituire altre figure nei ruoli dirigenziali, ma probabilmente non si fidava di ciò che aveva trovato. Ci vuole maggiore attenzione, come sul problema delle scorie: il Governatore del mio romanzo indice un referendum per la secessione dall’Italia (sorride).

D: Beh, un po’ troppo, mi pare.

R: Sì (sorride), ma nel romanzo lui aveva un conflitto…

D: Ma Bardi cosa dovrebbe fare per mettere una volta per tutte un tappo a una storia che –nonostante la rivolta di Sacanzano- periodicamente torna a tormentarci?

R: L’unica soluzione è quella di contrastare nel merito le argomentazioni tecniche, andando oltre il semplice “Nimby” (“non a casa mia”), che tutte le regioni potrebbero opporre. Noi abbiamo ad esempio la questione della sismicità, che automaticamente dovrebbe escluderci dal discorso. Agricoltura e turismo li possono vantare tutti, quindi occorrerebbe essere più precisi e chiamare della gente in grado di contestare le argomentazioni, possibilmente in maniera leggibile e intellegibile dalle popolazioni.

D: Lei ha citato la “campanizzazione” della Basilicata, ma lei è anche un esperto di musica napoletana e ha scritto anche un saggio (“Alma Latina”), in cui la raffronta con quella Sudamericana. Il suo ultimo è poi un libro “con la colonna sonora”, essendovi citate molte canzoni che hanno a che fare col Tango, il suo genere d’elezione. Che differenza c’è fra il Tango e la “Tarantella” che si balla oggi in Basilicata?

R: (Risate) Difficile a dirsi! Io sono un “tanguero” (e non un “tanghero”!) e da tempo ho scoperto la dimensione esistenziale di questo ballo. Un grande italo-argentino, Ernesto Sabato, diceva che il Napoletano che balla la Tarantella lo fa per divertirsi, l’Argentino che balla il Tango lo fa per riflettere sulla sorte umana che normalmente è grigia.

D: La canzone che la rappresenta?

R: “Volver”: il tema dell’eterno ritorno, di chi non vuole tornare per paura, ma che sa che è l’unica maniera per ritrovare se stesso.

D: Il film?

R: Ovviamente “Ultimo Tango a Parigi”.

D: Il libro?

R: Lo cito negativamente: “Il Tango” di Borges. Nel mio romanzo lo dico, lui è un mostro sacro della letteratura argentina che guai a toccarlo, ma del Tango ha dato un’immagine sbagliata. E imputa pure agli Italiani di averlo stravolto. Ingiustamente.  

D: Se dovesse dare il titolo di un Tango alla Basilicata di oggi?

R: C’è una milonga che si chiama “No hay Tierra como la mia”. “Non c’è terra come la mia”. Nella formazione del protagonista del mio romanzo un ruolo importante è giocato poi da un personaggio del Tango realmente esistito, il bandoneonista José “Pepe” Libertella, nato a Calvera (provincia di Potenza) nel 1933, emigrato a Buenos Aires quando aveva meno di un anno, e morto a Parigi nel 2004, alla vigilia di un concerto con il suo “Sexteto Mayor”. Soprattutto grazie a lui è iniziata la rinascita del tango a partire dai primi anni ‘80. Adesso sto scrivendo la sua biografia, contenuta in parte e in forma romanzata in questo libro.