- Antonella Sabia
- Categoria: Attualità
- Sabato, 23 Marzo 2024 07:02
A maggio saranno 25 anni a servizio della Chiesa. Questa settimana è Don Donato Lauriaa parlare, presentandoci laParrocchia "Maria SS. Immacolata" di Rione Cocuzzo, più comunemente conosciuto come Serpentone.
d - È un rione molto popoloso. Come è composta la comunità?
r - La realtà di Rione Cocuzzo, meglio ancora del territorio della Parrocchia Maria SS. Immacolata è costituita da una popolazione di oltre diecimila anime.Complessa e variegata è la composizione degli abitanti provenienti da varierealtà socioculturali, con annesso un territorio rurale che comprende attualmente lecontrade Gallitelloe Valle Paradiso.La gran parte degli abitanti risiede in quello che è comunemente definito “il Serpentone”, in massima parte famiglie monoreddito, altre vicinissime alla soglia di povertà, altre ancora con un alto indice di povertà, moltissime sono attualmente le famiglie formate essenzialmente da pensionati soli o con figli a carico senza lavoro o con lavori a tempo determinato, saltuari o addirittura ”a nero”.A fare da contrasto a questa realtà sono le cooperative che invece sono abitate da nuclei familiari più benestanti, ma nessuna, ma mio avviso, può definirsi “borghese” o “nobile” redditualmente.Il resto del quartiere è formato da famiglie anche giovani, la maggior parte di esse, però, con a carico figli unici.
d - Si è detto più volte in passato essere un rione “difficile”, è vero? Lo è stato/lo è ancora oggi?
r - Il Quartiere, fin dalla sua nascita, e ancora negli anni 80 e 90, per le sue grandi dimensioni e per le difficili condizioni di vita dei suoi abitanti, era definito il Bronx, un “quartieresimbolo” del degrado delle periferie della città.Le prime famigliearrivate nel rione ricordano di essersi trasferiti dal centro storico e dalla parte alta di Potenza, o dai paesini montuosi limitrofi in un quartiere ancora in via di costruzione,con un sistema fognario assente e una parziale e inadeguata illuminazione pubblica e dei bus e di altri servizi pubblici neanche l’ombra. Questo popolo di Rione Cocuzzo ha sempre lottato per migliorare le condizioni di vita del quartiere e uscire dall’isolamento e ha fatto sentire la sua voce verso le autorità amministrative e politiche dalle quali il più delle volte si è sentito abbandonato.Oggi tante cose sono notevolmente cambiate, i suoi abitanti, che hanno sviluppato un certo senso di orgogliosa appartenenza, sono attori fondamentali di un processo di rinnovamento e riqualificazione: hanno imparato a volergli bene e a prendersene cura, anche perché, per molto tempo, non c’è stato nessuno che lo facesse al posto loro.Sono presenti sul territorio le più importanti agenzie di servizi come la scuola, l’ufficio postale, la farmacia, il supermercato, molte attività commerciali e professionali e, ovviamente la Parrocchia, che in questi ultimi vent’anni ha avuto un ruolo dominante per il cambiamento culturale e sociale del Quartiere, compiendo un grande lavoro di aggregazione, soprattutto tra i giovani e diventando un punto di riferimento per tutte le famiglie del rione e per la città.L’attività parrocchiale al di là del suo specifico servizio ecclesiale e sacramentale, si concentra sulla cura del rione e sull’organizzazione di eventi culturali e religiosi aggregativi.Vorrei sottolineare che Parrocchia è innanzitutto chiamata ad educare, ma la grande tentazione di chi educa è l’ideale di perfezione che troppo spesso abbiamo in testa. Vorremmo studenti impegnati e diligenti, classi silenziose e partecipi, scuole pulite e ordinate, adulti dialoganti e disponibili. Ma le cose non vanno mai così, e allora ci lamentiamo.Noi pensiamo che la comunità è quel luogo dove tutto deve essere bello, dove tutto deve essere perfetto, senza macchia, che deve rispondere a tutti i nostri perché, ai nostri dubbi, dove niente e nessuno può sbagliare.La comunità è fragile, perché formata da uomini fragili.
d - La parrocchia che attività propone oltre a quelle strettamente legate alla religione? I cittadini partecipano alle attività?
r - Le attività sono molteplici e variegate e la gestione delle stesse è affidata agli animatori dell’Oratorio e a collaboratori adulti opportunamente preparati e responsabili.Laboratorio di Teatro, Coro ragazzi e adulti, attività sportive, laboratori di cucina e pasticceria, laboratori di taglio e cucito, centro estivo, gite e pellegrinaggi, Incontri culturali, Doposcuola con merenda. Le attività sono sempre accolte con grande favore soprattutto dalle famiglie dei bambini e ragazzi poiché vedono in esse una opportunità di crescita umana per i loro figli e di relazione e incontro per loro adulti. Se però facciamo un confronto con il passato, dobbiamo constatare una minore partecipazione numerica dovuta alle molteplici altre proposte che la città offre in ambiti diversi e, che prima, erano in un certo senso offerte solo dalle parrocchie.
d - Ci sono associazioni che gravitano intorno alla Parrocchia?
r - Stiamo cercando di progettare, di lavorare insieme alle altre associazioni del Quartiere come Auser, Gommalacca, Associazione Cocuzzo…anche perché solo dalla reciproca conoscenza e dalla stima gli uni per gli altri possono nascere collaborazione e sintonia.
vSi parla spesso di giovani che non frequentano le celebrazioni e le attività della chiesa, come è la situazione?
r - Come Parrocchia abbiamo concluso a gennaio una indagine sui “GIOVANI e la FEDE in UNA SOCIETÀ PLURICULTURALE E MULTIRELIGIOSA” su un campione di più di 1000 giovani dai 14 ai 28 anni.Avremo modo nei prossimi mesi di fare una più attenta riflessione su questa indagine. Per il momento posso dire che i giovani non si pongono “contro”, ma stanno imparando a vivere “senza” il Dio presentato dal Vangelo e “senza” la Chiesa.Stiamo vivendo un cambiamento d’epoca in cui la fede è ormai marginale e i cristiani sono una minoranza.
d - Caritas parrocchiale - Quante e che tipologia di famiglieassistete?
r - La povertà continua a mordere, come confermano i recenti dati Istat secondo i quali "la povertà conferma sostanzialmente i massimi storici toccati nel 2020, anno d'inizio della pandemia". Una condizione difficile, che incide sulla vita dicentinaia di famiglie del quartiere e della città sempre più in affanno nell’arrivare a fine del mese e a provvedere, in maniera autosufficiente, alle cosiddette spese fisse, quelle che in famiglia non mancano proprio mai. Ed è su questo fronte che l’azione della Caritas parrocchiale e si è fatta da qualche anno più intesa e concreta. Da una parte con la distribuzione di pacchi alimentari, dall’altra sostenendo in maniera totale o parziale il pagamento diretto di bollette, affitti e, a volte, rate di mutuo.Nel nostro territorio parrocchiale non ci sono i poveri di strada, quelli cioè che siamo abituati a incontrare davanti alle chiese, nelle zone centrali delle grandi città o in quelle ad alta frequentazione turistica. Qui i poveri si mimetizzano nel tessuto sociale, gente apparentemente normale ma tutti con un equilibrio economico molto fragile e in molti casi con entrate legate alla giornata.
d - Intervenite anche in qualche altro modo?
r - Certo, non c’è solo l’aiuto materiale, è indispensabile puntare anche sull’aspetto educativo. Spesso ho a che fare con persone che, come diciamo da queste parti “ci provano”! Gente cioè che bussa alle porte della chiesa con un approccio da bancomat provando a mettere in piedi l’ennesimo tentativo di ottenere qualcosa. Persone che in realtà non vivono un bisogno impellente, cui è giunta voce che “la parrocchia aiuta” e che quindi provano a vedere se è possibile rimediare qualcosa. Ma la cosa che più mi colpisce è che alcuni di quelli che aiutiamo, potrebbero tranquillamente farcela da soli e non lo fanno, o perché non hanno voglia oppure perché spendono il denaro per futili motivi.Altra povertà è quella della solitudine degli anziani, molti dei quali vivono lontano dai propri figli, emigrati per necessità in altre città del nord o, addirittura, in altre nazioni. Il nostro intento è quello di creare quei legami che in qualche misura in un grande quartiere come questo vengono meno. Su diecimila abitanti, numerosi sono gli ultraottantenni. Per questa fascia d’età dovremmo impegnarci molto di più a fare rete con altre associazioni presenti sul territorio e che da anni offrono loro sostegno e iniziative formative, culturali e ricreative.
d - Vita nel quartiere - Quali sono i principali problemi che icittadini lamentano?
Adesso passano tantissime macchine e, in alcune ore della giornata, sembra un circuito di corsa per le auto. Corrono vicino alle palazzine, rischiando di investire qualcuno. In realtà̀ è già̀ successo più volte. Sarebbero auspicabili dei rallentatori e una maggiore presenza delle forze di polizia nelle ore di punta. Occorrerebbe illuminare maggiormente alcune zone del quartiere, così da renderle più vivibili e sicure, riparare le strade periferiche del quartiere e avere più cura del verde pubblico.
Ovviamente in ogni cosa ci si aspetta dalla popolazione un maggior senso civico.
d - Nei prossimi mesi i potentini saranno chiamati a scegliere il loro primo cittadino.Se lei fosse sindaco…
r - Nella nostra città ci sarebbero davvero tantissime cose da fare e francamente io non riesco ad individuarne la priorità, né a riassumere in tre punti assegnando un ordine d’importanza. Sono forse le scuole meno prioritarie degli asili nido? Sono forse la viabilità o i trasporti d’importanza secondaria rispetto alla esigenza di una sanità che possa mettere i nostri eccellenti professionisti nelle condizioni di declinare le proprie capacità in una struttura che lo consenta? Non sarebbe forse prioritario lavorare a un progetto che possa guardare oltre il proprio naso, sulla gestione degli spazi pubblici della nostra città?Ho sempre creduto che la nostra città viva da decenni una crisi di sistema orizzontale e verticale. I cittadini si avviluppano sempre di più dentro una critica sterile ed improduttiva, volta al lamento incline al sentito dire e priva di quel senso civico, di quella passione che muove le comunità che hanno la consapevolezza di esserlo. L’uso che si fa dei social certo poi non aiuta.La cosiddetta “classe dirigente”, quando si muove, lo fa senza mai riuscire a mettere a segno ancheUN SOLOprogetto condividendone i contenuti e il fine, bravi come siamo a dare priorità alle nostre ambizioni personali e politiche ancorché all’interesse collettivo. Potrei solo dirvi che occorrerebbe ricominciare da zero: dall’imparare l’importanza fondamentale nelle nostre vite quotidiane del ruolo delle Istituzioni per saper discernere a chi farle incarnare. Almeno proviamo ad insegnarlo ai nostri figli!