- Scritto da Redazione
- Sabato, 10 Luglio 2021 09:30
di Walter De Stradis
Non vuol sentire parlare di atavica “sfortuna” dei Lucani, bensì di “rassegnazione”. Già solo dal punto di vista turistico, dice, la vicina Puglia ci dimostra, ad esempio, di avere un altro passo.
Parola di Andrea Bernardo, avvocato lucano residente a Bari, presidente (facente funzioni) di Anci Basilicata (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e sindaco (al terzo mandato) di Colobraro (Mt), paese che si porta misteriosamente dietro una fama, per così dire, “cabalistica”.
Per inciso, approvato il regolamento delle elezioni (essendo venuto meno in corsa il Presidente), il nuovo vertice Aci verrà eletto all’interno del direttivo, composto da 22 membri. La data della votazione è il 22 luglio.
d: Presidente, togliamoci subito il dente. Essere il sindaco di “quel paese” ha mai comportato per lei, magari anche in ambiti istituzionali, episodi o battute seccanti o inappropriate? La infastidisce quando qualcuno, come me in questo caso, tira fuori il discorso “sfortuna”?
r: C’è stato un momento in cui ‘sta storia della malasorte in effetti aveva stancato. Ma da qualche tempo in qua facciamo buon viso a cattivo gioco e, anzi, l’abbiamo saputa trasformare in una risorsa turistica, anche simpatica, con le notti “dei Rituali Magici” a Colobraro.
d: Ma da dove nasce questa nomea di paese che porterebbe sfortuna?
r: C’è chi dice si debba all’infelice frase di un nostro concittadino, che una volta avrebbe preconizzato la caduta di un lampadario (se così fosse, la “nominata” avrebbe però dovuto prendersela solo lui!); fonti più attendibili, invece, fanno risalire il tutto alle ricerche e alle pubblicazioni di Ernesto De Martino circa le fattucchiere e le “masciare”, che a quell’epoca c’erano a Colobraro.
d: Ma la ricerca di De Martino si riferisce a molti paesi lucani!
r: Sì, ma sulla copertina di “Sud e Magia” c’è la famosa foto di Pinna raffigurante una “masciara” di Colobraro, e allora…
d: Capisco. Passiamo ad altro. In riferimento alla questione della presidenza di Acquedotto Lucano, abbiamo appreso che c’è stato un “via vai” di sindaci dalle parti della Regione. Molti di loro avranno quindi incontrato Bardi; finalmente, visto e considerato che sui precedenti numeri di Controsenso, non pochi primi cittadini avevano lamentato questa mancata “conoscenza” col vertice della Regione.
r: Come sindaco, io non ho mai cercato il Presidente, ma in effetti, come Anci all’inizio abbiamo avuto delle difficoltà di interlocuzione. Con l’arrivo della Pandemia, però, i rapporti sono divenuti constanti, anche se non sempre facili, per tutta una serie di cose. Tuttavia la situazione con Anci è tranquilla, Bardi e assessori in questo momento “a domanda rispondono”. Il punto però è che non sempre soddisfano le nostre esigenze, ma in verità la stessa cosa spesso si verifica anche nel rapporto sindaci-cittadini. In questo caso noi sindaci siamo come i cittadini. Aggiungo che Bardi un mesetto fa ha inviato una richiesta d’incontro a tutti noi, quindi non capisco bene dove sia il problema: nel mio caso, come presidente facente funzioni di Anci, mi ha sempre ricevuto con celerità.
d: Diceva però “Il punto è che non sempre soddisfano le nostre esigenze”.
r: Ad esempio i sindaci dell’assemblea Egrib chiedevano che la Regione mettesse più risorse di bilancio, onde evitare l’aumento delle tariffe dell’acqua (ma in quel caso rispose l’assessore Rosa, che era presente). Oggi (lunedì) abbiamo un incontro con Fanelli e Musacchio per rivedere il discorso forestazione…A volte però accade che i nostri desiderata (per conto dei cittadini) si scontrino con risposte che parlano di un bilancio regionale che non ha risorse sufficienti…Non è facile. capisco anche la loro posizione.
d: In settimana la consigliera leghista Sileo parlava di difficoltà di bilancio pregresse, da far risalire alle precedenti gestioni. Ma quando un sindaco riceve dalla Regione un “arrangiatevi” come risposta “tecnica”, con quale spirito poi torna dai suoi concittadini?
r: Mah, il morale deve essere sempre alto, sennò è finita. Ad esempio, la delegata del Presidente per le attività culturali, che è proprio la Sileo, ci ha riferito che risorse per queste attività non ce ne sono. Come si torna in paese? Mah, sappiamo bene che in Regione dicono sempre così, ma poi qualcosina esce. Sa, si rivede il bilancio, e alla fine esce qualcosa per l’acqua, la cultura e sono certo anche per la forestazione. I sindaci come me, a quel punto, vanno anche loro a guardare nelle pieghe dei loro bilanci e se necessario aggiungono risorse, pur di tenere in piedi manifestazioni che danno un ritorno turistico molto importante.
d: “Colobraro paese della Magia”.
r: Quest’anno sarà tutti i venerdì d’agosto, nelle due principali piazze del centro storico.
d: Veniamo alla questione Pandemia. Alcuni sindaci lucani affermano di essersi dovuti sostituire al sistema sanitario regionale in molte, forse troppe cose.
r: Abbiamo fatto di tutto, ma non bisogna lamentarsi, perché è stato fatto con gioia.
d: Senza sofferenze di sorta, dunque?
r: Mah, la sofferenza è arrivata dopo, di pari passo con la stanchezza. E’ chiaro che nei piccoli comuni la situazione porta i sindaci a dover accentrare…e a qualcuno questa cosa piace pure, diciamocelo, perché “fidelizza”. (Sorride). Battute a parte, quando c’è stata sinergia tra il medico di medicina generale e il sindaco, i tracciamenti hanno funzionato molto bene. Anche grazie alle “segnalazioni” dei concittadini… è stato un tracciamento di altissimo livello. Sfido città come Potenza e Matera a…
d: Quindi lei dice: “E’vero, noi sindaci abbiamo fatto un lavoro speciale, ma solo noi potevamo farlo”.
r: Solo noi.
d: Quindi nessuno “scarica-barile” sui primi cittadini lucani?
r: Ma no. Il dg Esposito ha più volte chiarito che tutto spettava alla sanità pubblica, ma io dico che la sanità pubblica da sola non avrebbe potuto farcela. Ripeto, certi risultati sui tracciamenti li abbiamo potuti ottenere solo noi, nei nostri piccoli paesi (senza nulla togliere al grande lavoro fatto in realtà con ben altri numeri). Stessa cosa sui vaccini: sugli over 80 abbiamo raggiunto risultati ragguardevoli. Colgo l’occasione per chiedere a Esposito di poter vaccinare gli over 60 in ogni paese.
d: Il suo momento più difficile? Anche umanamente parlando?...
r: Non ce ne sono stati di particolari. So bene fin dall’inizio che il sindaco è “un uomo solo” (ma poi non è nemmeno tanto vero, fra consiglieri, uffici, sostenitori e quant’altro).
d: Se lei potesse prendere Bardi sottobraccio, cosa gli direbbe?
r: Ciò che avrei detto anche ai suoi predecessori: la dovete girare, questa regione. Temo che non ne abbiano granché consapevolezza. Io stesso, quando vengo invitato da qualche parte come Anci, per prima cosa mi faccio un giro. Un giro certo non basta, ma certe cose vanno capite. Le “Basilicate” sono molte. Colobraro è lontanissimo da Potenza, il suo capoluogo di provincia più vicino è Taranto; il capoluogo più vicino a Matera non è Potenza, bensì Bari...
d: Non è che chiedete di essere trasferiti in Puglia?
r: Assolutamente no, anzi, stiamo facendo in modo che siano i calabresi (nord del Cosentino) a chiedere di entrare in Basilicata…ma per amministrare questa regione bisogna CONOSCERLA. E poi, a Bardi e ai suoi chiederei un’altra cosa (che non piace a tutti i sindaci): le royalties, di qualsiasi segno siano (petrolio, Enea, discariche etc.), devono essere estese a TUTTO il territorio lucano.
d: Però un sindaco interessato dalle estrazioni –come già accennato- non sarebbe d’accordo, al pari di chi –per dirne una- si sorbisce già solo gli odori…
r: L’odore e il sapore hanno un prezzo? Ci sono altri vantaggi che hanno questi territori, e che conosciamo bene, no? Io poi non dico di “azzerare”…
d: … ma “sparti ricchezza” poi non diventa “povertà”?
r: No, bisogna individuare dei programmi importanti. Siamo tutti d’accordo sui dieci milioni di euro all’Unibas, no? Tra l’altro con Medicina è capace che diventeranno di più. Dopodiché dobbiamo però anche capire come far arrivare gli studenti di Colobraro all’Università. Guardi, noi abbiamo il FUAL (Fondo Unico Autonomie Lucani), che ha delle risorse palesemente insufficienti, e allora io dico: rimpinguiamo almeno questo. Ed evitiamo “figli e figliastri”, per favore. Come sa, si sono estese le royalties del petrolio a tutti i comuni della cintura, a seguito dell’iniziativa di un consigliere regionale di una parte, ma con questa “geometria variabile” secondo me non ne usciamo bene. Io sono contento di essere entrato nel Senisese, ma non è quello il punto. Se ci fosse qualcosa di più equo, a mio avviso sarebbe a vantaggio di tutti, come con i fondi europei: bandi, avvisi, partecipazioni e cosi via. Chi ne ha ben donde ne beneficia, chi no, sarà per la prossima volta.
d: Concludiamo. Il film che la rappresenta?
r: “Nuovo Cinema Paradiso” e “C’era una volta in America”.
d: Il libro?
r: “Sud e Magia” di De Martino.
d: La canzone?
r: Voglio citare le canzoni che ascolta mia figlia: tutte quelle di Achille Lauro.
d: Mettiamo che fra cent’anni scoprono una targa a suo nome al Comune: cosa le piacerebbe ci fosse scritto?
r: Non lo faranno mai (ride), ma se proprio dovesse essere: «Ti abbiamo voluto bene».
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- Sabato, 03 Luglio 2021 09:36
di Antonella Sabia
Sul territorio da 65 anni, l'AVIS comunale di Potenza sostiene da sempre chi più ha bisogno, occupandosi nello specifico della fidelizzazione dei donatori, e della promozione delle donazioni attraverso eventi, partnership con altre associazioni sportive ed ETS, presenziando in tutte le attività con striscioni e locandine, gonfiabili e gadget. Attività che seppur in modalità differente, non si sono affatto fermate in questi ultimi due anni di pandemia, in cui l'AVIS Potenza è riuscita a mantenere numeri alti, diventando un esempio positivo in tutta Italia.
Da marzo è in carica il nuovo direttivo composto da 16 consiglieri, che ha confermato alla presidenza Anthony Clementi: 6 persone riconfermate, tanti nuovi giovani, e una grande maggioranza di donne. È anche questa la forza della sezione comunale di Potenza, cercare di avvicinare quanti più giovani possibile, coinvolgendoli nelle attività, favorendo il ricambio generazionale: “proiettare nel futuro l’associazione, senza dimenticare la storia”. Ci hanno accolto con queste parole in sede, in Via Volontari del Sangue (non a caso) due veterani dell'Associazione, accompagnati da due ragazze che oggi sono parte attiva del direttivo, e che presso questi uffici hanno svolto il servizio civile, per fare il punto sulle nuove iniziative, i progetti dell'AVIS Potenza, e sulla nuova campagna estiva di donazione. Infatti, come ogni anno, d'estate, si ripropone il problema della carenza di sangue, a causa delle partenze ma anche delle temperature alte e i conseguenti cali di pressione, che scoraggiano i donatori. È per questo che l'AVIS Potenza invita a donare prima delle ferie, perché il bisogno di sangue non va in vacanza. A proposito delle emergenze, che solitamente sono a momenti, ci hanno detto che proprio in occasione del G20 che si è tenuto a Matera negli scorsi giorni, vi è stata una richiesta maggiore di sangue per sopperire ad una eventuale emergenza, vista l'affluenza di persone di ogni parte del mondo.
In generale, la raccolta del sangue si svolge attraverso la chiamata al donatore per le donazioni programmate, mentre quando si palesa l'urgenza di sangue, piastrine e plasma, comunicate dall’ospedale o dall’AVIS regionale, ci si attiva per contattare i donatori compatibili. L'AVIS Potenza è presente anche nei territori limitrofi, attraverso l'emoteca si raggiungono i comuni in cui non c’è una sede, tra questi Pignola, Brindisi di Montagna e la novità di questi giorni sarà l'arrivo per la prima volta ad Abriola, in collaborazione con l’Avis regionale che mette a disposizione un dottore, un infermiere e la stessa emoteca
Altra iniziativa lodevole sposata dall'AVIS Potenza, è l'esame per la ricerca della proteina SPIKE della Sars Cov 2, promosso dall'Ospedale San Carlo. Si tratta di un servizio dedicato esclusivamente ai donatori che abbiano già completato il ciclo vaccinale o che abbiano contratto il virus, che potranno scegliere di fare contestualmente alla donazione, previo consenso.
Durante la chiacchierata con i membri dell'Associazione, ci hanno raccontato anche delle iniziative che si svolgevano all'interno delle scuole, ma che si sono interrotte a causa della pandemia: “Normalmente, riteniamo che per sviluppare la cultura della donazione si debba avere il riscontro da parte della popolazione più giovane. Si può donare ovviamente dai 18 anni in poi, ma non disdegniamo di andare a fare promozione anche nelle scuole elementari e medie, perché è fondamentale partire dalle giovani generazioni per far comprendere l’importanza della donazione, e attraverso loro sensibilizzare le famiglie”, hanno detto. L'Avis comunale di Potenza conta oggi all’incirca 2000 persone iscritte nella banca dati, bilanciate tra uomini e donne, che ovviamente donano con diversa frequenza.
Un aspetto molto importante emerso durante l'incontro, il ruolo dei giovani che si sono avvicinati all'AVIS prima come donatori, poi facendo domanda per il servizio civile: “Questi ragazzi hanno capito il vero senso del volontariato in particolare della nostra associazione, poiché siamo l’ente principale in Italia delegato dallo Stato per la donazione del sangue, non è un caso se ci sono oltre 1.300.000 donatori in tutta Italia”, ci ha riferito uno dei consiglieri.
Proprio per dare voce a questi giovani, all'incontro erano presenti le due ragazze ex servizio civile, oggi membri del direttivo, e due nuovi ragazzi che da un mese prestano servizio all'AVIS Potenza.
“Ci siamo avvicinate all’Avis quando avevamo 18 anni, proprio in seguito ad un incontro avvenuto a scuola, abbiamo cercato di continuare questo percorso poiché sentiamo molto la necessità di poter aiutare gli altri con piccole cose. Abbiamo potuto toccare con mano cosa significa essere in emergenza, solo stando dentro ti rendi conto dell’effettiva gravità della mancanza di sangue, in particolare quanto ti trovi di fronte a frigoriferi vuoti. L’errore spesso è quello di pensare che tanto a noi non serve, ma purtroppo tutti siamo vulnerabili. Stando qui si creano dei legami duraturi, inoltre sotto il profilo professionale abbiamo acquisito tantissime capacità e nozioni che possono essere spendibili anche altrove nel mondo del lavoro, è un’esperienza che ti arricchisce in toto. Il messaggio forte che vogliamo mandare ai giovani, come noi, è quello di avvicinarsi al mondo AVIS, e di donare. L’associazione è aperta a qualsiasi ragazzo che voglia partecipare, stiamo cercando infatti di rimettere in piedi il progetto Giovani AVIS, e provare a coinvolgere tanti volontari per riorganizzare le attività di promozione”, hanno detto Erika e Ilaria.
Anche Domenico e Riccardo arrivano in AVIS già da donatori, il loro anno di Servizio Civile è iniziato da poco più di mese ma le aspettative sono tante: “Pur conoscendo l’ambiente, non conoscevamo la macchina organizzativa e solidale dell’Avis. In così poco tempo abbiamo compreso quanto possa essere importante l'AVIS nella vita quotidiana sia come singolo, che anche per la comunità. Sarebbe fondamentale far capire che la donazione è sì un atto volontario, ma che può aiutare davvero gli altri, e malauguratamente un giorno potrebbe servire anche a noi stessi”, hanno concluso.
- Scritto da Redazione
- Sabato, 03 Luglio 2021 09:30
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di Walter De Stradis
Trentasei anni a ottobre, eletta tre anni fa al soglio comunale di Genzano di Lucania (Pz) con la lista Unione Democratica, Viviana Cervellino preferisce la declinazione al maschile dell’ufficio che rappresenta (pertanto, “sindaco”) e sorride a margine delle sue risposte più secche e “decise”: non un modo per chiedere indulgenza, ma un sigillo, come per dire “Così è, se vi pare”.
d: Come giustifica la sua esistenza?
r: Con il caso. Sono sindaco da tre anni (dopo essere stata vice per cinque) per una pura casualità. Il tutto è accaduto in seguito ad alcuni incontri, occasionali, con la politica lucana, che poi hanno portato a stravolgere la mia vita e che, tornata definitivamente da Roma, mi hanno reso un’emigrata “di rientro”.
d: Nei suoi piani cosa c’era invece?
r: Tutt’altro. Pensavo avrei fatto il magistrato.
d: E invece oggi fa il sindaco, una categoria che sovente si trova dall’altro lato del tavolo dell’interrogatorio.
(ride) Esatto. E infatti da quando sono un amministratore ho rivisto i miei interessi e ho del tutto cambiato idea.
d: Prima di lei abbiamo incontrato il sindaco del limitrofo comune di Banzi, Pasquale Caffio, che abbiamo appreso essere stato suo compagno di scuola. Entrambi giovani sindaci (ma non siete gli unici in Basilicata), costretti a interfacciarsi con la sfida più difficile da immaginare, anzi imprevedibile: la Pandemia.
r: E’ come se avessimo tutti vissuto un momento in cui la nostra programmazione politica sul territorio è stata sospesa e stravolta. Ci siamo ritrovati, nell’ultimo anno e mezzo, a essere autorità sanitarie locali e basta. Una funzione che durante il mandato di un sindaco solitamente è marginale. E’ una vicenda che mi ha colpito molto emotivamente, perché ho potuto toccare TUTTE le fragilità sociali della mia comunità.
d: Sono venute tutte a galla.
r: In maniera quasi brutale, sbattendoti in faccia una situazione molto più difficile di quella che si possa immaginare.
d: In che senso?
r: Abbiamo tutti compreso solo in un secondo momento che il Covid è SOPRATTUTTO una questione sociale. Non abbiamo capito subito che molte famiglie ormai hanno una precarietà esistenziale, che a sua volta, con gli isolamenti prolungati e la sospensione dei lavori precari (gli unici che sovente si hanno) ha portato a uno squilibrio sociale fortissimo. Siamo dunque di fronte a una dicotomia: chi ha una stabilità economica e affettiva, e chi non ce l’ha.
d: Lei sta parlando anche delle famose “zone grigie”…
r: … che col Covid sono diventate NERISSIME. Ci sono anziani che non hanno nessuno che si prenda cura di loro: qui ci sono stati dei decessi, parliamo di persone sole che avevano i parenti tutti lontani da Genzano. E in quei momenti noi istituzioni non siamo stati solamente autorità sanitarie, ma anche parenti, a tutti gli effetti. Queste sono realtà che ti porti dentro a lungo.
d: C’è stato un momento in cui si è sentita particolarmente sola come sindaco?
r: Quando Genzano è stata zona rossa per una settimana: una ferita gravissima per questa comunità, non perché non vi fosse una situazione sanitaria da gestire e perimetrare, ma perché non c’è stata alcuna condivisione istituzionale. E qui viene fuori la solitudine del sindaco.
d: Questa è una realtà che hanno denunciato molti suoi colleghi nel corso delle nostre interviste. Ritiene tuttavia che le difficoltà di interlocuzione con Bardi e la Regione siano una cosa fisiologica, ovvero giustificabile, in un momento del genere?
r: Io ritengo invece che proprio in una fase come questa il dialogo doveva essere rafforzato. E’ una situazione che –è vero- ci ha trovato tutti spiazzati, e quindi una certa “comprensione istituzionale” la concedo; tuttavia l’ “empatia” -con i cittadini e con chi ha deciso di governare- un politico la deve avere sempre. E in quest’ultimo anno questa “empatia” coi cittadini è mancata.
d: E con voi sindaci? Voglio dire, capita che dalla Regione qualcuno alzi il telefono e vi chieda se avete bisogno di qualcosa?
r: Io ho sentito il presidente Bardi solo una volta. Non credo abbia dialoghi più frequenti con gli altri sindaci. Il mese scorso ha chiesto a tutti i primi cittadini di incontrarci: spero che accada presto, anche per consolidare quello che è un rapporto istituzionale… “inevitabile”, da parte di entrambi.
d: Se potesse prendere il Generale sottobraccio, cosa gli direbbe?
r: Di aprirsi ai Lucani.
d: Si riferisce alle polemiche sui dirigenti campani?
r: Non è solo un problema di dirigenti: è ANCHE un problema di dirigenti. La Basilicata esprime professionalità che non sono seconde a nessuno. Lo “spoils system” in politica è fisiologico, ma ciò che è sbagliato è mortificare le professionalità lucane. E’ sbagliato dire loro di farsi da parte, in virtù di una logica politica tutta “romana”. Guardi, ciò che mi ha colpito è proprio questo: mentre prima c’era una logica di politica locale “lucana”, beh, oggi la Basilicata si è spostata a Roma.
d: Ha magari dei rapporti con alcuni assessori della giunta regionale? Alcuni sindaci affermano che sia l’unica carta che rimane da giocarsi, a questo punto…
r: Anche in virtù di una vicinanza territoriale, ritengo che l’assessore Merra sia una donna presente, quantomeno non “resistente” alle fisiologiche richieste di un sindaco e di un territorio. Ho incontrato varie volte l’assessore Cupparo e gli riconosco una vivacità politica capace di animare anche il dibattito stesso. Con i restanti assessori non ho avuto molti rapporti.
d: Per quanto riguarda Genzano quali sono le “fisiologiche richieste di un sindaco e di un territorio”?
r: L’Alto Bradano è innanzitutto un’area interna, e in questa definizione si porta dentro tutti i suoi bisogni e le necessità. Bisognava approfondire questo tema e non è stato fatto, così come condividere le strategie di sviluppo per questi territori. Guardi, il nostro progetto di area interna è stato pure ratificato dalla Regione Basilicata, ma una mera ratifica non basta, serve invece una condivisione e soprattutto una reale voglia di arricchire questa programmazione, anche alla luce di ciò che sta avvenendo in Italia (ove si guarda proprio a questo tipo di territori). Per questo noi ci aspettavamo un’interlocuzione maggiore. Sul Recovery Fund, per esempio, i sindaci non sono stati ascoltati, quando noi tutti –scevri da condizionamenti politici- avremmo potuto portare il punto di vista dei territori. Non ci si può limitare a chiedere a un sindaco, in piena Pandemia, di fare delle considerazioni tramite email o Pec, ma serve il dialogo, il confronto, serve anche girare per i territori. Io non so Bardi quali e quanti comuni lucani ha visitato finora, ma mi sarebbe molto piaciuto se fosse venuto in Alto Bradano.
d: Intanto lei, giovane donna “tosta” -e si vede- si ritrova a essere sindaco in un territorio notoriamente …“tosto”.
r: Sì.
d: E ha avuto qualche timore particolare?
r: Per mia fortuna –perché in altri contesti te la fanno pesare eccome- non ho mai avuto problemi con la questione “di genere”; mentre la giovane età, sì, a volte ti costringe a dover dimostrare di saper fare di più. Ma è anche uno sprone. Io vengo dalla politica, che è esperienza, è gavetta ed è anche “gradualità” negli incarichi che si vanno a ricoprire.
d: Questa corsa di alcuni “giovani” a voler ottenere tutto e subito in politica…
r: Porta all’incapacità e alla manifesta inesperienza.
d: Però lei non esclude ulteriori passi nel suo futuro…
r: No, perché siamo fatti anche di sogni, ed è giusto che sia così. I ruoli istituzionali sono fatti soprattutto di impegno e quindi è giusto accompagnarli anche con una certa dose di ambizione.
d: Lei voleva fare il magistrato: per qualche secondo le chiedo di vestire i panni di un giudice e di assolvere la Basilicata per un qualche suo aspetto, e di condannarla per qualche altro…
r: La assolvo per la questione “relazioni corte”: in questa fase di Pandemia ho imparato quanto sia importate e quanto sia bello avere rapporti nella concezione più positiva del termine. E’ forse la ricchezza dei piccoli territori.
Condanno invece i Lucani per la poca presa di coscienza di se stessi, del territorio e del periodo che stiamo vivendo. Abbiamo tutti vissuto una precedente stagione politica in cui i Lucani scendevano in piazza molto frequentemente e anche giustamente; adesso li vedo tutti rassegnati. Il cambiamento promesso non c’è stato, e ora c’è la rassegnazione.
d: In quale maniera Genzano si appresta ad aprire le sue porte ai turisti per questa estate?
r: L’Alto Bradano è un territorio… “tosto” sì, ma di per sé molto ospitale, con una bellezza paesaggistica unica nel suo genere. Mettiamo anche a disposizione tutti i nostri beni monumentali, rendendoli fruibili, a cominciare dal castello di Monteserico, un maniero federiciano, ove ospiteremo una mostra internazionale con artisti iraniani. Con gli altri comuni mettiamo a sistema una visione in cui è tutto un territorio, e non le singole municipalità, a parlare.
d: Il film che la rappresenta?
r: (Ride). Purtroppo “Il Padrino 1”…
d: Adesso deve chiarire, però. (risate)
r: Perché è un film che rappresenta bene i vizi tutti italiani.
d: La canzone?
r: “Creep” dei Radiohead.
d: Il Libro?
r: “Il piacere” di Gabriele D’Annunzio.
d: Se un giorno scoprissero una targa a suo nome al municipio di Genzano -visto che è stata anche la prima donna sindaco-, cosa le piacerebbe ci fosse scritto?
r: «La prima donna sindaco».
(Intervista realizzata il 23/06/2021)
- Scritto da Redazione
- Sabato, 26 Giugno 2021 09:23
di Antonella Sabia
Di povertà nella nostra regione se ne parla da anni, e con la pandemia le criticità si sono inasprite, oltre ad essere aumentate. Abbiamo contattato Marina Buoncristiano, voce della Caritas Diocesana di Potenza - Muro Lucano - Marsico Nuovo con cui abbiamo commentato i dati sulla povertà diramati dalla CGIL, e riportati in un articolo nello scorso numero di Controsenso («Povertà, in Basilicata quadro desolante: la regione torna a otto anni fa. Incremento del 7,6% tra il 2019 e il 2020 (dati Istat)»).
d: L’indicatore torna sui livelli del 2012, cancellando ben otto anni di faticosa riduzione. È quanto affermano il segretario generale Cgil Basilicata, Angelo Summa e il direttore scientifico del centro studi Ires Cgil, Ettore Achilli.
Questi dati trovano riscontro nel vostro lavoro quotidiano ?
r: Abbiamo pubblicato a maggio il nostro report, i dati ahimè sono quelli, probabilmente noi siamo scesi più nel dettaglio. Mi preme dire che questa emergenza sanitaria ha definitivamente tolto quel velo che copriva le vulnerabilità della regione già da anni. Di che cosa ci stiamo stupendo? Bisogna concordare con quanto dicono Summa e Achilli, è necessario che la regione cominci a riflettere e pensare in maniera differente, ma questo principio valeva già nel 2018, 2017 ecc.
d: La pandemia è stata la cosiddetta goccia che ha fatto traboccare il vaso.
r: Questa emergenza ha messo a nudo delle grandissime lacune che sono ormai diventate endemiche in Basilicata. È stata una vera apocalisse perché inaspettata e ha coinvolto il mondo. A memoria, non mi pare però che la Basilicata brillasse per occupazione, qualità della vita, welfare, infrastrutture, politiche del lavoro e abitative, politiche sociali serie: mi sembra che ci siamo sempre posizionati negli ultimissimi posti della classifica. Già sapevamo di vivere borderline, è chiaro che una crisi svela e scopre queste vulnerabilità e sfociano quindi in una emergenza sociale. Abbiamo presentato il report, il 21 maggio, al presidente Bardi e ai sindaci dei comuni, perché la politica è chiamata a dare risposte e ad assumersi responsabilità, deve necessariamente cominciare a cambiare passo, per uscire definitivamente dalla cultura assistenzialistica che ci connota da anni.
d: In quell’occasione quali risposte siete riusciti ad ottenere dalle istituzioni?
r: Il governatore ci ha ascoltato con attenzione, ha fatto un intervento di apertura dialogante, ma poi è andato via, i sindaci invece hanno tirato fuori quelli che sono i problemi reali con i quali loro impattano nel quotidiano, tant’è che ci siamo ridati un appuntamento per mettere insieme un documento da presentare in Regione. Non possiamo più procrastinare e far finta di nulla, dobbiamo assolutamente riflettere sulla condizione in cui versiamo e mettere in campo delle azioni politiche che consentano alla Basilicata di uscire da questo gap, ovviamente non possiamo pensare che accadano miracoli, ci vorranno anni ma bisognerà pur cominciare.
d: Voi toccate con mano i problemi quotidiani delle famiglie, quali consigli sentite di dare alla politica?
r: Inizierei intanto dicendo che il 97% delle richieste di aiuto che sono pervenute alla rete delle Caritas in diocesi sono tutte da persone italiane. Inoltre eravamo abituati a vedere donne venire a chiedere aiuto, stavolta il 54% dei richiedenti erano uomini. Chi sono? Piccoli imprenditori, padri di famiglia che avevano contratti a termine che non sono stati rinnovati, padri monoreddito che si sono ritrovati in cassa integrazione e poi abbiamo tutta quella fetta di popolazione che viveva al limite, svolgendo lavoro nero e si è ritrovata a non avere più nulla: questo è sicuramente uno dei temi di cui discutere. Quando parliamo di politiche industriali, ultimamente si nomina spesso il caso Stellantis, ma non possiamo pensare che una singola azienda sia il paracadute della regione Basilicata, bisogna cominciare a ragionare su politiche industriali diversificate, ammesso che la regione Basilicata sia a vocazione industriale.
d: Si parla molto di questo PNRR, in che modo potrebbe coinvolgervi e soprattutto correre in aiuto delle famiglie?
r: Intanto abbiamo una rete infrastrutturale ridicola, chiunque voglia fare impresa nella nostra terra, parte già con un segno meno, perché penalizzato dalla mancanza di una rete materiale e immateriale, capace di rendere quella impresa competitiva. Bisognerà poi creare i presupposti giusti perché un giovane rimanga nella sua terra, creando un habitat che consenta una vita non dico agiata, ma normale. Perché un giovane dovrebbe rimanere a vivere in un piccolo comune della Basilicata se è collegato male, ha difficoltà con Internet, la popolazione rimasta è in età geriatrica e i servizi sono assenti? Si tratta di una situazione critica che non scopriamo oggi: 11mila persone in meno in un anno significa che sono spariti due/tre comuni nella nostra regione, il trend medio era di meno 6/7000 persone l’anno, nel saldo tra decessi e nuovi nati. Proprio in relazione a questo, in Basilicata mancano anche delle politiche attive per la famiglia, mancano gli asili nido, il lavoro delle donne è pressoché inesistente, un tema che raramente viene toccato.
d: Questa pandemia ha contribuito ad acuire il problema, se pensiamo alle difficoltà di conciliare lo Smart Working, i figli e la casa.
r: Sono state tra le più penalizzate, è molto complicato lavorare da casa. In generale anche il tema delle politiche abitative andrebbe rivisto, consentirebbe di sostenere le famiglie. Sottolineo poi gli inesistenti servizi alla persona, e i servizi sociali che danno risposte desuete.
d: Dalle istituzioni è stato sottolineato più volte, in particolare in questo periodo, il fondamentale supporto delle associazioni nel dare risposte ai cittadini, che i Comuni da soli non avrebbero potuto dare.
r: È il prodotto di politiche miopi di tanti e tanti anni. Le risposte che sono state date durante il periodo dell’emergenza sono state perlopiù materiali, pacchi viveri, buoni spesa, ma una persona non è la sua pancia. Una famiglia vive anche di altro, deve pagare un canone di locazione, il mutuo, le bollette, la benzina, ma se vengono meno i presupposti come si fa? Bisogna avere una visione del futuro, solamente strutturando alleanze territoriali, aprendo tavoli di confronto. Della nostra regione Basilicata, tanto amata, cosa ne vogliamo fare? Un territorio a vocazione industriale, agricola o turistica?
d: Forse è ora il momento giusto per deciderlo, visto che verranno stanziati dei soldi per questo.
r: Certo, non perché una cosa esclude l’altra, ma perché bisognerà decidere su cosa investire, per poi dare risposte alle famiglie, al lavoro, all’anziano, solo così si cambiano le cose. Lo ripeto e non temo smentite, in termini di povertà assoluta e relativa, la Basilicata rientrava sempre tra i primi posti.
d: Rifacendoci all'articolo della Cgil, ci sono dei territori in cui purtroppo lì dove non arriva la politica, si rischia di cadere nelle mani della criminalità organizzata. Questo in Basilicata sembra accadere meno, ma è un fenomeno che si avverte?
r: Don Marcello Cozzi da anni sta denunciando infiltrazioni in Basilicata nelle sue interviste. Chi ha il denaro prova a dare risposte che lo Stato a livello locale non arriva a dare. Le infiltrazioni malavitose agiscono dove esistono sacche di povertà, ma anche questa è una cosa nota e antica come l’uomo. Per avere contezza della povertà basterebbe farsi un giro nelle sale gioco, nei tabacchini o nei bar dove ci sono le slot!! Bisogna che ci si fermi un attimo a riflettere, e chi ha le mani in pasta - sindacati, la rete delle Caritas, i comuni e il terzo settore - si riunisca intorno ad un tavolo e partorisca un’idea comune, perché si tratta delle nostre vite: Homo faber fortunae suae!
- Scritto da Redazione
- Sabato, 26 Giugno 2021 09:21
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di Walter De Stradis
Quando nel marzo del 2020 i primi vagiti della Pandemia si fecero seriamente preoccupanti, un giovane sindaco della provincia di Potenza eletto solo pochi mesi prima, fece parlare di sé per l’invidiabile presenza di spirito mostrata. Paquale Caffio, oggi trentaseienne, di professione imprenditore agricolo, in poco tempo chiamò a raccolta tutte le sarte, ma anche le mamme e le nonne del suo paese, Banzi, e in poco tempo riuscì a dotare gli adulti della mascherina protettiva che, all’epoca, altrove tutti cercavano come il santo Graal. Lo abbiamo incontrato al ristorante “Matisse”, sito nella zona industriale della limitrofa Genzano di Lucania.
d: Come giustifica la sua esistenza?
r: E’ una domanda che mi pongo spesso anch’io. Direi con la decisione, presa subito dopo la Maturità, di rimanere qui, immaginandovi già un futuro. Sono rimasto a Banzi, mi sono inventato un lavoro, ma ho sempre agito anche nel sociale (per diversi anni sono stato nel direttivo della Pro Loco). Già capogruppo in Consiglio con Nicola Vertone, il mio predecessore, dal 2019 sono sindaco, in continuità con quel progetto politico, con la piccola ambizione di poter cambiare qualcosa nelle sorti della nostra Terra.
d: Tuttavia è facile immaginare che finora il suo mandato sia stato per lo più caratterizzato e condizionato dall’incombenza del Covid…
r: Nel marzo 2020, in corrispondenza dei primi contagi in zona e delle prime chiusure, ero sindaco da pochi mesi. Non è stato facile. Ce l’abbiamo messa tutta, ma in effetti l’azione amministrativa in sé ha subito uno stop, essendo tutti assorbiti dalla Pandemia.
d: Lei si è ritrovato quindi giovane sindaco di una piccola realtà che sicuramente (come chiunque nel Mondo) in quei primi momenti aveva molta paura…
r: Certo, la comunità era disorientata, cercava in me delle risposte, ma anche una guida, e dire alla gente di stare in casa all’inizio non era cosa da poco. Ma capimmo subito che non si poteva vacillare.
d: C’è stato un momento in cui è stato lei ad avere paura?
r: Sì. Quando sono scoppiati i primi focolai in zona. Ho temuto che la situazione potesse sfuggirci di mano, ma così non è stato, anche grazie alla fattiva collaborazione della gente. Ora lo posso dire: siamo riusciti a isolare ogni singolo caso di contagio.
d: Ritiene anche lei, come ci hanno riferito alcuni suoi colleghi, di essersi in qualche modo dovuto sostituire al servizio sanitario regionale?
r: Sì. E’ chiaro che si era in emergenza e nessuno di noi era preparato, pertanto se il sistema sanitario non è andato in tilt, ci è mancato davvero poco. Soprattutto nella prima fase ci siamo dovuti occupare un po’ di tutto, dai tracciamenti al far rispettare le ordinanze, al dare supporto agli uffici di igiene che erano in carenza di personale. C’è da dire che con noi la gente riusciva magari ad aprirsi più facilmente, e quindi nei tracciamenti siamo stati più certosini e puntuali, rispetto a una semplice telefonata di un ufficio Asp. Conoscendo bene il territorio e le persone, siamo stati in grado anche di individuare situazioni “sospette” e isolarle prima che il virus potesse allargarsi.
d: Ma tutto questo, in una situazione del genere, secondo lei è stato “fisiologico”, oppure a voi sindaci è stata comunque passata una patata bollente con troppa disinvoltura?
r: Direi che è stata una cosa obbligata, per poter sopperire in quel momento ai deficit del sistema.
d: Ma lei come valuta l’operato della Regione nell’azione di contenimento dell’emergenza pandemica?
r: Nella prima fase si è andati molto “a braccio”, e la situazione ha retto grazie ai sindaci, che conoscono capillarmente i loro territori e sono riusciti a “tamponare” diverse situazioni. Lo si è visto anche nella prima fase della campagna vaccinale: a noi sindaci è stato chiesto di occuparci della vaccinazione degli ultra 80enni, perchè forse non si avevano gli strumenti adatti per far fronte a quella necessità. Ed è stata una situazione che ha destabilizzato me, come credo anche gli altri colleghi, perché di solito un sindaco si occupa di tutt’altro, e non di vaccini. Ma ci siamo riusciti in maniera egregia: Banzi è stato uno dei primi comuni a vaccinare gli ultra 80enni, riuscendo a organizzare il tutto in maniera fluida e rapida. Tant’è che una sera Bardi mi telefonò per complimentarsi.
d: E’ stata l’unica volta in cui ha parlato con lui?
r: In realtà sì.
d: E ritiene sia un po’ poco, o magari è normale?
r: L’ho incontrato di sfuggita altre volte nel corso di eventi istituzionali, ma non ci ho mai parlato. E’ stato lui, qualche tempo fa, a far pervenire a noi sindaci una email, nella quale affermava di volerci incontrare uno per uno e di confermare una disponibilità per l'incontro. Io mi sono detto disponibile, ma…
d: …c’è anche chi dice che non è strettamente necessario avere a che fare col Presidente, ma basta conoscere o rapportarsi con qualche suo assessore…
r: Non ne sarei così sicuro. Gli assessori sono importanti, ma credo che un Presidente di regione DEBBA interfacciarsi con le realtà locali e con coloro che ne sono espressione.
d: Quindi lei aspetta di incontrarlo.
r: Sì, ma alla mia adesione alla sua richiesta, tuttavia non è mai arrivata risposta.
d: E se potesse prenderlo sottobraccio cosa gli direbbe?
r: Bella domanda. Le cose sono tante. Gli parlerei del calo demografico, spaventoso, di cui risentono in particolare i piccoli comuni, e della fuga dei giovani.
d: E cosa potrebbe fare un Presidente?
r: Creare le condizioni, i presupposti affinché i nostri ragazzi assumano una certa dose di coraggio. La nostra Terra ha tanto da esprimere, ma manca la consapevolezza che un lavoro lo si può anche inventare.
d: Quindi manca un po’ di coraggio anche nei lucani stessi?
r: Mmm. Forse sì. Ma è chiaro che le istituzioni devono fare la loro parte.
d: Magari già a partire dalle nomine in Regione…viste le polemiche sui famosi campani (e non) nominati da Bardi. O invece contano solo i risultati?
r: Sì, ma un lucano potrebbe anche risentirsene. Credo che qui in Basilicata ce ne siano tanti in grado di mettere a disposizione la propria professionalità. Ce ne sono poi molti altri in giro per il mondo: basterebbe rintracciarli e offrire loro posti di responsabilità qui da noi.
d: Gestione della Pandemia a parte, lei per quale risultato conseguito vorrebbe essere ricordato?
r: L’essere in continuità con la precedente amministrazione ci ha in qualche modo agevolato nella programmazione a lungo termine. L’incontro col Ministro Barca del 2014 ci permise di aprire un discorso sulle aree interne che oggi vede i primi frutti. Di concerto con le altre amministrazioni dell’area, abbiamo candidato alcuni importanti progetti che vanno a incrementare una serie di servizi che mancano forse anche a livello regionale. Fra questi il progetto “Dopo di Noi”, una struttura che si occupa di persone affette da gravi disabilità. E’ notizia di qualche giorno fa che il tutto ci è stato finanziato. Ripeto: era una realtà assente a livello regionale, che finora spingeva le persone a rivolgersi fuori regione.
d: Ho letto inoltre che siete stati destinatari del più grosso finanziamento della storia di Banzi.
r: Sì, riguarda la sistemazione idrogeologica del versante “Grotte di Notargiacomo”, prossime alle “Fons Bandusiae”, le celebri fonti decantate da Orazio. Per diversi anni l’accesso era impraticabile a causa di un distacco franoso, il che non ha permesso ai turisti di recarvisi. Era un cruccio che avevo da tanto tempo e sono riuscito a ottenere un importante finanziamento per poter ripristinare la viabilità.
d: Banzi ha molto da dare dal punto di vista storico e culturale. Cosa bolle in pentola per quest’estate?
r: La Pandemia ci ha a lungo bloccati e –amministrativamente parlando- è molto demoralizzante. Tuttavia non ci arrendiamo. Stiamo scaldando i motori: da poco abbiamo riaperto il museo multimediale e stiamo mettendo a punto un programma di eventi musicali e culturali. Il nostro è anche un turismo “di rientro”, e stiamo lavorando anche su questo.
d: Lei è un imprenditore agricolo e produce uva da vino. Che “vino” è questa Basilicata?
r: Dico sempre che l’Aglianico del Vulture rispecchia perfettamente l’anima dei lucani: un vino molto spesso, di grandi contenuti, di grande sapidità. Non rappresenta la Basilicata di adesso, ma sicuramente il carattere atavico di chi la abita.
d: Il film che la rappresenta?
r: Visto che abbiamo parlato di vino, direi “Un’ottima annata”, con Russell Crowe.
d: La canzone?
r: Ce ne sarebbero troppe da citare.
d: Il Libro?
r: Forse “Storie di coraggio”, di Oscar Farinetti. Parla di piccoli imprenditori che hanno fatto scelte di vita legate ai loro territori di appartenenza.
d: Fra cent’anni scoprono una targa a suo nome su al Comune: cosa le piacerebbe ci fosse scritto?
r: Spero mi venga riconosciuta la capacità di aver lasciato al mio comune qualcosa di bello, di importante, e soprattutto di duraturo.
- Scritto da Redazione
- Sabato, 19 Giugno 2021 09:11
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di Walter De Stradis
A guardare il dinamico Pasquale Tucciariello, educatore, insegnante, giornalista e anche politico di stanza a Rionero in Vulture, ben si comprende perché sovente si senta dire: «I Settanta di oggi sono i nuovi Cinquanta». Tanto più che il Nostro, presidente del Centro Studi Leone XIII, da qualche tempo è anche il coordinatore regionale della Federazione Popolare dei DC. Che non è cosa da poco, visto che detta Federazione si propone di unire sotto un’unica egida tutti coloro che si definiscono “della Democrazia Cristiana”.
d: Come giustifica la sua esistenza?
r: Camminando con Cristo al mio fianco. Il nostro obiettivo comune dovrebbe essere proprio quello di dare un senso alla nostra esistenza. Sono del parere che una famiglia sia composta da padre, madre e figli. Sono cose “tradizionali”? Proprio così, e vanno riempite di contenuti, giorno dopo giorno.
d: Lei dice di “parlare ai giovani”: mi spiegava a microfoni spenti che uno degli scopi dei Centri Studi Leone XIII (presenti a Rionero, Matera, Roma e fra poco Trieste- ndr) è proprio quello di dire ai giovani di FARE politica.
r: Paolo VI diceva che la politica è la più alta forma di Carità umana. Fede e Speranza non bastano, ci vuole la Carità, per entrare a contatto con la gente. Di qui la Politica, che significa aiutare chi ha bisogno, ma anche chi non ha bisogno.
d: Pertanto, il messaggio rivolto ai giovani di “fare politica” non significa necessariamente CANDIDARSI. Cosa che invece sembra essere il “trend” attuale, specie degli improvvisati…
r: Devono fare scuola politica. Per questo i giovani che vengono da noi fanno formazione, orientamento (io sono un orientatore specializzato dell’Unibas). E dare forma alla mente non significa indottrinamento, ma costruire insieme i saperi e dare delle risposte.
d: Come coordinatore regionale della Federazione dei Dc ha avuto un incontro con Vito Bardi. Mi consenta la battuta: è già abbastanza fortunato, perché pare che nemmeno tutti i sindaci, per dirne una, abbiano avuto questa possibilità. Dal resoconto che lei stesso ha scritto, si evince che lei ha fatto notare al Governatore il voto che gli avete dato alle ultime elezioni, al quale però non sarebbe seguito un adeguato “coinvolgimento”. Tradotto: volevate anche voi Dc una qualche “postazione”?
r: Assolutamente no. Io parlavo solo di “programma”. A Bardi ho presentato la nostra agenda politica: Monticchio, il Crob, Stellantis, la superstrada, la ferrovia, la trans-collinare di Matera, il centro di geodesia spaziale…
d: Che impressione ha avuto del Presidente?
r: Ottima, ottima. Per me è una persona perbene e seria. E gli abbiamo assicurato che non vogliamo postazioni.
d: Ma gli avete rinnovato il sostegno.
r: Gli ho fatto presente che, specie in riferimento all’agenda di cui sopra, noi vogliamo cambiamenti significativi nella politica regionale.
d: Perché finora…
r: … non li abbiamo visti. Prenda la forestazione: non le sarà sfuggito che ogni anno vengono spesi circa 50 milioni di euro per circa 4.800 operai forestali (senza contare il Consorzio di Bonifica, che ha cento dipendenti, che sono stati cinque mesi senza stipendio).
d: Lei dice: la Basilicata a questo punto dovrebbe essere un “giardino”, tipo Svizzera.
r: Anche di più. 50 milioni di euro, 4.800 operai distribuiti sul territorio regionale… ne consegue che dovrebbero esserci fiori e pulizia dappertutto.
d: E dov’è che il meccanismo s’è inceppato?
r: Il controllo, la direzione… sembra che si diano soldi alle persone per farle vivacchiare, ma non è così che si fanno le cose…
d: Sa che i forestali si arrabbieranno a leggere le sue parole?
r: E cosa mi interessa? Lei lavora, c’è un editore che la paga, a cui interessa che lei svolga bene il suo lavoro e porti a casa il risultato; a scuola era la stessa cosa, c’era un piano di lavoro, un programma, il preside controllava…
d: E quindi lei cosa farebbe?
r: Innanzitutto formerei gli operai, formerei delle maestranze motivate. Non a caso io ho già parlato di una necessaria “forte motivazione al lavoro”.
d: Se fossero assunti in pianta stabile potrebbe essere questa una “forte motivazione al lavoro”?
r: Certamente sì.
d: C’è chi teme però il contrario.
r: Ma no, questa precarietà danneggia. Oggi si lavora, domani non si sa… ci pagano, non ci pagano…
d: Ma secondo lei la Regione i soldi ce li ha per stabilizzarli tutti?
r: I cinquanta milioni ci sono, e li spendono da decenni. E la Basilicata è sporca. Guardi le strade per venire a Monticchio. Non è possibile avere a disposizione 4.800 persone e poi riscontrare questi risultati.
d: Se non erro nella vostra agenda c’è anche il ripristino della funivia di Monticchio.
r: Bardi è rimasto sorpreso della richiesta, ma anche possibilista.
d: Se la ricordava, lui, la funivia?
r: Non saprei, sono passati più di quarant’anni (la funivia non c’è più dal 1979). Ma forse sì, perché lui ha settant’anni ed è uomo della zona: il papà era il presidente del Tribunale e i Bardi sono una famiglia molto stimata da queste parti. Anche da me.
d: Quindi a Bardi è piaciuta l’idea.
r: A quanto pare molto. Solo che in Regione c’è poi bisogno di qualcuno che si metta a lavorare sulla cosa, perché ho l’impressione che manchi proprio chi materialmente possa occuparsi dei problemi.
d: Forse non è ritenuto un problema primario.
r: Ma no, è che non siamo abituati al lavoro.
d: Ma materialmente, cosa comporterebbe il ripristino del servizio?
r: Basta prendere carta e penna: se si mettono insieme tre bracci della funivia (Monticchio-Monte Vulture; Melfi-Monte Vulture; Rionero/Atella-Monte Vulture), significherebbe, per dirne una, portare ogni anno 50mila persone in più da queste parti. Calcoli un biglietto di dieci euro a persona, aggiunga gli zeri, e si renderà conto che i 30/40 milioni necessari all’opera verrebbero ammortizzati in pochissimo tempo.
d: Con Bardi avete parlato anche del parco del Vulture…
r: Sì, ho detto al Presidente che bisogna nominare il presidente (sorride) e smetterla con questa manfrina. I sindaci si sono comportati male, anzi, malissimo, ma adesso la Regione deve darsi una mossa (oggi, mercoledì, c’è un incontro apposito in commissione). E’ tempo di nominare almeno uno dei due tecnici che sono stati identificati, entrambi persone di valore.
d: Parliamo anche del Crob: è chiaro che voi siete contro ogni tipo di delocalizzazione o depotenziamento, ma lei è stato anche critico con l’attuale dirigenza. La sua posizione è quella di un cambio di passo, perché?
r: TUTTI gli ospedali devono cambiare passo. Il Crob, visto che me lo chiede, deve cambiare la governance, che deve essere molto più rispedente alle necessità di un istituto di ricerca: che sia veramente tale e che soprattutto abbia medici che non se ne scappano. I medici di valore vanno trattenuti.
d: Più in generale: come ha retto il “Sistema Basilicata” (politico e sanitario) allo tsunami del Covid?
r: Oggi la Basilicata è la prima per rapporto vaccini-popolazione.
d: Quindi tutto ok.
r: Adesso, ma prima no. Bardi ha corretto il tiro. Guardi, se una critica va fatta, è all’assessore alla sanità, non a tutto il sistema.
d: Quale sarebbe questa critica?
r: Io non lo ritengo in grado di fare l’assessore alla sanità. E’ un ottimo medico, ma è un pessimo assessore. Lo sanno anche le pietre, dico un’ovvietà.
d: Sarà ovvio per lei. Qual è l’errore più grosso che gli imputa?
r: Non aver capito per tempo che le persone avevano bisogno di essere avvicinate e assistite, subito. I tamponi dovevano essere fatti subito.
d: Ma non era magari anche un problema nazionale, di carenza di tamponi?
r: Un politico deve guardare lontano, non fermarsi all’oggi. Deve intuire ciò che accadrà di lì a breve.
d: Quindi lei vedrebbe bene un rimpasto in giunta?
r: Certo, sì. Non solo per la sanità. Devono mettersi in testa che la Basilicata deve e può farcela. C’è molto lavoro da fare, anche perché in cassa arrivano tantissimi soldi.
d: E adesso ne arriveranno ancora di più.
r: 196 miliardi e mezzo non sono pochi. Bisogna cambiare passo, cambiare la governance, negli ospedali, al consorzio di bonifica…
d: Sta facendo quasi un discorso da “rottamatore”.
r: La Basilicata ha bisogno di andare avanti.
d: E sulla faccenda di tutti quei “campani” chiamati da Bardi, come si pone?
r: Questo è stato un errore suo. Può anche non essere un problema se ci sono i risultati, ma è comunque una sconfitta per noi lucani. Non ci sono dirigenti adeguati in Basilicata? Io credo che ci siano, e se anche non ci sono, si formano.
d: Mi dice una cosa buona della Basilicata?
r: Innanzitutto Bardi. Sono innamorato di Bardi? Della sua serietà. E di Presidenti ne ho conosciuti tanti…non mi faccia fare nomi...
d: Però diceva che finora i risultati…
r: …forse non dipendono tanto da lui…
d: …ma se avesse potuto parlargli confidenzialmente, piuttosto che ufficialmente, cosa gli avrebbe detto?
r: «Caro Presidente, cosa pensa di aver realizzato in questi due anni? Se me lo scrive in tre o quattro punti, ne prendo coscienza. Ritiene davvero di aver apportato un cambiamento significativo nella società lucana? Vorrei sapere quale».
d: Però ha fiducia lo stesso.
r: Sì, perché è una persona seria.
d: Allora cosa dovrebbe fare?
r: Chiamare a rapporto i suoi assessori, o la sua maggioranza, e dire: «Sentite, o ci diamo una mossa, o me ne vado. O ve ne andate a casa voi. Il mio è un cognome rispettato in Basilicata e io non posso fare brutte figure col mio popolo».
d: Come vede il futuro, da qui a dieci anni, della Basilicata?
r: Sono fiducioso. Il mio mentore Enzo Cervellino, grande cattolico e democristiano, diceva: «La politica viaggia sulle gambe degli uomini». Ergo, mettiamo gli uomini giusti. Altrimenti rimarremo così come siamo, anzi peggio.
d: Il film che la rappresenta?
r: Il film che feci io, scritto e prodotto nel 1991, “Quinto Orazio”.
d: Il libro (non mi dica uno dei suoi)?
r: Trovo che i libri di Giuseppe Lupo siano grande letteratura.
d: La canzone?
r: Mi piacciono i Pooh.
d: Fra cent’anni cosa vorrebbe fosse scritto sulla sua lapide?
r: L’epigrafe di Kant: «Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me».
- Scritto da Redazione
- Venerdì, 18 Giugno 2021 13:16
di Antonella Sabia
Si potrebbe fare ancora tanto, ma il Parco Baden Powell, si candida ad essere il più completo in città, un parco a misura di bambino, con tanti spazi pensati per giovani e meno giovani, aree dedicate allo sport, allo studio ma anche a semplici momenti di relax.
L'ultima novità, in ordine temporale, è la nuova area giochi inaugurata in settimana in occasione del 20° compleanno di Marisol Lavanga, la giovanissima atleta potentina scomparsa prematuramente due anni fa. Un'area completamente dedicata ai più piccoli con scivoli, altalene (di cui una per disabili, la prima in provincia di Potenza, donata due anni fa al parco) e altri giochi voluta fortemente dall'ETS Marisol Lavanga, e realizzata dalla Cooperativa Venere (che gestisce il parco), anche grazie al sostegno di tanti cittadini che hanno partecipato ad una lotteria finalizzata alla creazione di quest'area giochi.
E per l'occasione, nel Parco si sono incontrate tutte le associazioni cittadine di cui Marisol era parte integrante e che hanno contribuito alla sua crescita: gli Scout, il CSI Potenza e l'Asci Volley Potenza, che come un segno del destino, oggi vivono e insistono con le loro attività proprio nel Parco Baden Powell, portando nel cuore in ogni momento Marisol, che continua a vivere nella tenacia di papà Mimmo, nella dolcezza di mamma Moon e nel sorriso del fratello Anjun. Un dolore senza confini, quello della famiglia, che ormai da due anni con il loro impegno costante nel mondo dell'associazionismo e del volontariato hanno cercato di metabolizzare, realizzando tantissimi progetti a favore della comunità.
A presenziare l'evento, i presidenti delle Province di Potenza e Matera, Rocco Guarino e Piero Marrese, concordi sull'esempio di vita di questa famiglia, a cui il destino ha tolto tanto, ma che con gesti tangibili continua a regalare vita alle generazioni future. A sostenere la sinergia tra associazioni e Istituzioni, anche l'assessore Fernando Picerno, in rappresentanza del Comune, che ha sottolineato il ruolo fondamentale delle associazioni, senza le quali anche durante la pandemia, non sarebbe stato possibile dare risposte concrete alla richieste di aiuto dei cittadini.
La Presidente della Cooperativa Venere, Carmela Di Carlo, ha parlato di un luogo di socialità sostenibile, invitando le istituzioni a non far mancare mai il loro sostegno, ma soprattutto i cittadini ad averne cura, rispettare e preservare questo regalo che la Cooperativa ha fatto alla città, ai bambini e alle famiglie. E con la presidente abbiamo fatto inoltre una panoramica delle altre attività del Parco.
CENTRO ESTIVO – Ha preso il via il 14 giugno “Parcondirondello Village”, non un classico centro estivo per bambini, ma un contenitore di attività che possa aiutarli anche ad imparare qualcosa. Alle attività ludiche, infatti la novità di quest'anno è il progetto “Happy English”, con lo scopo di stimolare i ragazzi all’apprendimento della lingua inglese affiancando alla lezione tradizionale una serie di attività ricreative, il tutto sotto la guida di docenti qualificati. Altra novità, la “STREET ART”, le "discipline di strada", una forma di espressione artistica molto popolare tra i giovani d'oggi: Parkour, Break Dance, Giocoleria, Spray Art e Music Hip Hop.
AULA STUDIO ALL'APERTO – Pensato per chi anche nelle giornate calde deve studiare, #ApertaMENTE è il luogo ideale in cui disporre della tranquillità necessaria. Lo spazio prevede 22 posti, e a disposizione dei ragazzi anche connessione Wi-Fi per poter utilizzare pc e tablet. Il progetto è in collaborazione con l’associazione ESN SuiGeneris Basilicata.
AREA SPORT – Grazie alla presenza quotidiana nel parco di associazioni sportive, sono tante le manifestazioni che si svolgono all'interno del parco, e che spaziano dal basket alla pallavolo, dal tennistavolo al taichi. È possibile inoltre fare richiesta di apposita area per svolgere altre attività nei vari spazi del parco.
ARENA MARISOL – Sempre dedicato alla giovanissima pallavolista, la scorsa estate è stato inaugurato il campo da Beach Volley, intorno al quale sono stati piantanti un mandorlo e 19 piantine di lavanda. L'arena è attualmente gestita dalla società Asci Volley Potenza.
MERCATO SOTTO LE STELLE – La prima edizione della coinvolgente kermesse enogastronomica si è aggiudicata nelle scorse settimane il Premio Eventi Potentini per la categoria ENOGASTRONOMIA 2020. Un evento svolto in piena sicurezza, all'insegna di buon cibo e ottima musica, che sulla scia del grande successo ottenuto lo scorso anno, è in procinto di ripartire con un nuovo cartellone di eventi musicali ed enogastronomici.
- Scritto da Redazione
- Sabato, 12 Giugno 2021 09:22
foto Esposito
di Antonella Sabia
Manca davvero poco all’inaugurazione ufficiale del “Parco dei Comuni”, area verde nel quartiere residenziale di Parco Aurora. Per la data ufficiale, presumibilmente nel prossimo mese di luglio, bisognerà attendere la posa in opera delle ultime mattonelle di ceramica sulla pavimentazione, che andranno a creare una sorta di grande Gioco dell’oca. Si tratta di un percorso che, oltre al suo carattere ludico, assumerà un grande valore culturale, alla scoperta dei 131 comuni lucani. È quanto ci ha riferito il Sindaco di Potenza, Mario Guarente, nel presentarci questo nuovo e grande spazio di aggregazione che verrà donato alla città, dove ci si potrà incontrare, fare passeggiare, allenarsi, lasciare liberi i bambini nell’area giochi, un parco inclusivo, pronto ad accogliere tutti.
“In questo grande Gioco dell’Oca, ognuna delle 131 mattonelle di ceramica raffigura un simbolo, una caratteristica di ogni Comune della Basilicata. All’inaugurazione intendiamo invitare tutti i sindaci della regione perché attraverso la realizzazione di questo parco, si vuole creare un forte collante tra la città di Potenza, e tutti i comuni della Basilicata, per dimostrare ancora una volta di essere una regione coesa”, ha affermato il Sindaco Guarente.
Per la città di Potenza, il simbolo scelto per la mattonella è il Ponte Musmeci, opera dal valore innegabile, che sembra dare il benvenuto a chi arriva e un caloroso arrivederci, quando si va via.
Dopo decenni di abbandono e periodi di stalli bucratici, a cui si è aggiunta la pandemia che ha di fatto rallentato i cantieri, i lavori del Parco dei Comuni si avviano alla conclusione e finalmente verrà restituita ai cittadini una grande area di svago e di consapevolezza dell’identità regionale.
“Con questo piccolo gesto, il Comune di Potenza vuole valorizzare e fare da vetrina per quanto di bello c’è in ogni angolo della regione. È un modo per esercitare il ruolo di città capoluogo e contestualmente valorizzare tutti i territori”, ha concluso Guarente.
- Scritto da Redazione
- Sabato, 12 Giugno 2021 09:18
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di Walter De Stradis
Di professione è dirigente dell’Enel, con una particolare esperienza nel recupero crediti. Maria Anna Falvella, nata a Napoli 49 anni fa, ma di origini calvellesi, dice che questa perizia le è tornata molto utile non appena diventata sindaco (preferisce la declinazione al maschile «per rispetto all’istituzione in sè») di Calvello. Nonostante ricopra questo ruolo dal 2017 (e in uno dei paesi “del petrolio”, con sette pozzi, per giunta), afferma di aver potuto svolgere il ruolo in condizioni “normali” soltanto per sei mesi, fra risanamento dei conti prima, e Pandemia dopo.
d: Come giustifica la sua esistenza?
r: Dovremmo chiederlo a Dio (sorride). In riferimento alla mia esperienza da sindaco, non la giustifico, la vivo. Posso dirle che la mia amministrazione qui a Calvello è l’esperienza più difficile dal Dopoguerra. Forse solo il Post-Terremoto ha registrato difficoltà simili alle nostre. I primi due anni sono stati dedicati al recupero di una situazione finanziaria molto complicata, e per di più in cinque anni avremo meno della metà delle royalties petrolifere che si sono gestite in passato. Non sarà facile.
d: Pandemia a parte, cos’altro ha influito su questa situazione?
r: Ci sono stati anni in cui Calvello ha potuto gestire 4/5 milioni di royalties, mentre io nel primo anno di mandato ne ho ereditati 1,6. E ciò a causa della famosa questione dello sversamento al Cova e del conseguente blocco. Poi ci sono stati due anni in cui le royalties erano in media di circa 2,5 milioni di euro, ma questo è durato poco. Quest’anno (e credo anche l’anno prossimo, con la “fermata”), avremo meno di 1,5 milioni. E credo che questo sarà l’andamento medio in regione. Non ci aspetta un decennio molto florido (fra un “brand” in constante calo e le difficoltà produttive dei pozzi).
d: Tuttavia già immagino il disappunto di un qualche altro sindaco lucano, non beneficiato dalle royalties del petrolio, che leggendo questa intervista dice: «Ma come, si lamentano loro, che comunque i milioni li prendono???».
r: E infatti noi non ci lamentiamo, per carità. Ma è chiaro che se si è costruito un “modello” -che è anche un modello di servizi alla comunità- che richiede una spesa di quasi un milione di euro l’anno, con un milione e quattro (tutto compreso) a disposizione, diventa meno “comodo” che in passato.
d: E’ come dire che uno abituato a un alto tenore di vita, poi lo deve anche mantenere.
r: Non è solo una questione di tenore di vita, ma anche di aspettative del territorio. Guardi, se tu ricevi delle royalties è perché stai compensando un problema che probabilmente avrai, e quindi quei soldi servono anche a garantire una continuità per il futuro, oltre che costruire un avvenire “al di là del petrolio”. E non è facile.
d: Infatti si legge spesso del cosiddetto “Modello Calvello”, ovvero del paese che farebbe un uso virtuoso delle royalites, con le opere pubbliche, i bandi, la card per le famiglie… ma è tutto rose e fiori oppure…
r: …ripeto, un prezzo scuramente lo pagheremo, perché sennò non esisterebbero le royalties. Anche la vita degli uffici comunali non è facile: noi abbiamo gli stessi limiti di spesa (derivanti dal patto di stabilità) che hanno gli altri, ma ci troviamo con una mole di lavoro sicuramente più impegnativa. Dalle concessioni alla gestione dei bandi, i nostri uffici sono oberati e tutto ciò implica anche dei contratti esterni “di sostegno” che certo gratis non sono. La gestione del petrolio è molto complessa e non dimentichiamo che studi internazionali, dal 1985 in poi, si sono concentrati sulla cosiddetta “Maledizione delle risorse primarie”. La Val D’Agri e la Basilicata sono un caso di studio in questo senso: la presenza di grandi risorse primarie “cannibalizza” il resto dei settori.
d: Cioè i giovani vogliono andare tutti a lavorare nell’indotto del petrolio.
r: Ma oggi più che mai non può essere l’obiettivo esclusivo dei ragazzi: nel piano triennale degli investimenti di Eni (attenzione, non “ventennale”), si parla di “transizione energetica”. Ne deriva che il petrolio oggi c’è, ma sarà sempre meno incisivo e tocca da subito immaginare qualcosa di diverso. Ma è molto difficile, se per vent’anni siamo cresciuti con la mentalità e l’obiettivo di “quel posto” nell’indotto. E per di più, qui altre aziende che possano dar lavoro ai nostri laureati non ce ne sono: da qui l’ esodo. Per questo bisogna pensare a un futuro “oltre il petrolio”, che è praticamente un presente.
d: In ogni caso mi sembra di capire che, per il momento, i Calvellesi sono contenti della presenza del petrolio.
r: Al contrario, sono molto delusi. Questa chimera del posto di lavoro non si mai è verificata, tanto più per Calvello che è “dall’altro lato” della montagna ed è stato sempre sacrificato.
d: Quanti Calvellesi lavorano nel petrolio?
r: Pochissimi. L’ho sempre fatto presente, tanto a Eni quanto alla Regione.
d: In effetti c’è sempre stata questa anomalia: da un lato il suo comune pare essere il secondo –dopo Viggiano- per i soldi che riceve dal petrolio, dall’altro lei ha sempre denunciato di non essere coinvolta nelle decisioni importanti.
r: Non io particolarmente. Come gli altri miei colleghi interessati dalle estrazioni, ho sempre scritto chiedendo di essere coinvolti, non solo nelle scelte finanziarie, ma soprattutto in quelle strategiche, cioè sulle azioni da porre in essere con questi accordi per garantire un futuro oltre il petrolio. Pensi che quando ci fu il progetto EpiBas –ovvero l’indagine epidemiologica ambientale- la popolazione di Calvello non fu considerata nella sorveglianza attiva. Un’assurdità!
d: Ma com’è possibile una cosa del genere?
r: Eh. L’indagine epidemiologica fu impostata considerando solo il Centro oli come epicentro dell’area, tracciando un raggio che –guarda caso- arrivava al confine con la Campania, perché forse la questione era gestire l’indagine al di là dei confini della Basilicata. Calvello e Marsico Nuovo in ogni caso erano rimasti fuori. Facemmo tutta una serie di interventi per fare considerare come “epicentri” anche i pozzi di petrolio, pensi un po’. (sorride) Poi il progetto generale è comunque naufragato, con l’intervenuto cambiamento politico ai vertici della Regione.
d: E oggi come giudica il rinnovo degli accordi con le compagnie sulle concessioni petrolifere?
r: A parte ciò che è stato ufficializzato dalle delibere, noi sindaci non ne abbiamo avuto una visione completa. Abbiamo chiesto incontri a Bardi e a Cupparo, perché in primis non si può decidere senza coinvolgere i territori interessati, e in secundis noi abbiamo molta paura di accordi che possano essere solo “finanziari”.
d: Quindi voi sindaci nel dettaglio non conoscete l’accordo?
r: No. Noi sindaci, a parte Viggiano, abbiamo sottoscritto una lettera con la quale chiediamo di essere convocati.
d: Perché “a parte Viggiano”?
r: Loro non hanno inteso firmarla, ma sono assolutamente allineati sulle esigenze. Credo che la cosa del rinnovo degli accordi non sia stata gestita correttamente dal punto di vista “diplomatico”. Con tutte le attenuanti immaginabili (“prassi” modificate dalla Pandemia etc.), non può comunque non esserci un dialogo interno al territorio. La Regione può organizzare tutti i “tavoli ufficiali” che vuole con le compagnie, ma la questione vera è che tipo di istanze porta, o meno, su quegli stessi tavoli.
d: Voi sindaci faceste un incontro con la Regione nell’autunno del 2019 per proporre delle cose…
r: …due minuti a testa. Doveva essere la “prima fase” di un confronto. Un avvio…
d: …ma si è rivelata una “falsa partenza”?
r: Già, ma ora speriamo di ripartire perché vanno dati contenuti reali a quegli accordi. Ma se si continua a ragionare in termini di “soldi a pioggia” e di interventi non mirati, alla fin fine avremo ben poco. Com’è stato finora.
d: La storia del rifare mille volte i marciapiedi…
r: Su questo non sarei così tranchant. Calvello è un paese curato, e certo non si è curato da solo. Col nostro clima le strade si rovinano facilmente. E poi c’è la questione sicurezza stradale che va ben oltre il petrolio.
d: La vostra proposta a quel famoso tavolo autunnale?
r: Lavorare moltissimo sulla cultura digitale dei ragazzi. Immaginiamo un campus d’intesa con le aziende, e crediamo molto nel ritorno dei nostri giovani che oggi lavorano fuori, anche grazie alle opportunità offerte dal lavoro a distanza (Calvello ha la banda ultralarga). Ma prima occorre un salto culturale.
d: Facciamo un breve passaggio sulla Pandemia. Anche in merito alla gestione dell’emergenza, alcuni sindaci lucani hanno lamentato difficoltà di “comunicazione” col governo Bardi: ordinanze arrivate prima ai giornali, indicazioni sulla chiusura delle scuole giunte di notte…
r: Sì, queste difficoltà ci sono state per tutti, il dialogo con la Regione non è stato facile. Io aspettavo le ordinanze la notte, per decidere cosa fare il giorno dopo…sul gruppo whatsapp dell’Anci noi sindaci non facevamo che confrontarci.
d: C’è che dice però, che in stato “di guerra”, ciò possa anche essere fisiologico.
r: Può darsi che sia così. Infatti non voglio addossare colpe, perché non dev’essere facile far quadrare tutto. Non è quella la cosa più grave.
d: E qual è allora?
r: E’ proprio la difficoltà di confrontarci, in generale, su tutto.
d: Ma Bardi ha scritto ai sindaci affermando di volerli incontrare uno per uno.
r: Io l’ho incontrato in situazioni ufficiali ed è una persona molto garbata. La questione non è personale, ovviamente. E’ la costanza del dialogo che manca… con due o cinque minuti di udienza ciascuno, beh, non si va molto lontano, in ambito scuola, sanità…
d: E quindi se potesse prendere Bardi sottobraccio cosa gli direbbe?
r: Di viaggiare di più per i territori. Il problema però è che sono venute meno le sezioni di partito nei paesi. Occorre trovare degli spazi che ripristinino le occasioni di confronto di una volta.
d: Il film che la rappresenta?
r: Non l’ho ancora trovato (ride), penso che ci sia materiale per fare una fiction, sulla mia vita! C’è sempre quale novità…
d: La canzone?
r: “Grazie Roma”. Ho vissuto nella Capitale tanti anni e sono romanista sfegatata.
d: Il libro?
r: “La casa degli spiriti” di Isabel Allende.
d: Mettiamo che fra cent’anni scoprono una targa a suo nome al Comune: cosa le piacerebbe ci fosse scritto?
r: «Ha sognato, malgrado tutto».
- Scritto da Redazione
- Venerdì, 11 Giugno 2021 13:25
di Antonella Sabia
2900 pazienti trattati, con una degenza media di 8,5 giorni. È questo il numero dei ricoveri nella Stroke Unit dell’ospedale San Carlo di Potenza, istituita 10 anni fa e dedita alla cura dei pazienti con malattie cerebrovascolari di tipo ischemico.
A presentare il report, il Dr Antonio Matera, responsabile della Stroke Unit il quale ha sottolineato che l’ictus cerebrale è la prima causa di morte nelle donne e terza negli uomini, è inoltre seconda causa di demenza e di disabilità.“Abbiamo fatto tutto quello che era necessario per assicurare ai pazienti la migliore assistenza possibile. Parliamo di una struttura semi intensiva con 8 posti letti, con un gruppo multidisciplinare che ha il compito principale di curare l’ictus cerebrale. I risultati migliori li abbiamo ottenuti attraverso la trombolisi di 160 pazienti, riducendola disabilità nel 50% dei casi. Il passo successivo sarà quello di investire sulla neurologia interventistica, assicurando ai pazienti interventi di trombectomia e trombo aspirazione”. Relativamente al periodo pandemico ci ha riferito che “è emerso che si sono ridotti del 30% i ricoveri per cerebrovasculopatia acuta, in particolare le persone con un deficit neurologico lieve, per il timore di contagiarsi, spesso hanno rinunciato a contattare il 118 e di conseguenza hanno evitato il ricovero, con la conseguenza di complicanze più serie”.
Di fondamentale importanza, vi è poi la cosiddetta prevenzione secondaria, per evitare che l’ictus si ripresenti, e un ruolo centrale viene svolto dall’Associazione A.L.I.Ce Basilicata, che supporta le attività di reparto, con operazioni di divulgazione, formazione e informazione. “A.L.I.Ce Basilicata nasce quasi in concomitanza con la Stroke Unit,- ha affermato il Presidente, dr. Luca Onofrio Scappatura -perché ci rendemmo conto nella nostra esperienza lavorativa quotidiana, che la popolazione necessitava di essere edotta rispetto i fattori di rischio, il trattamento e la gestione dei pazienti affetti da ictus cerebrale”.
In occasione del decennale di attività della Stroke Unit, A.L.I.Ce Basilicata ha donato due monitor multiparametricidi ultima generazione al reparto, per una migliore gestione della fase acuta dell’ictus.
“In Basilicata sono colpite, in media, da questa malattia 4 persone al giorno con costi socio-economici elevatissimi sia per le famiglie che per il sistema sanitario nazionale. A tutt’oggi l’ictus cerebrale è considerata una patologia incurabile e ineluttabile. Tuttavia, l’uso di farmaci specifici immediatamente dopo l’esordio dei sintomi può salvare i soggetti colpiti, oltre che ridurre le disabilità gravi”, ha concluso il dr. Scappatura.
Presente alla conferenza il dg del San Carlo, ing. Giuseppe Spera che ha ringraziato il dr. Matera e la sua equipe, riconoscendo una funzione essenziale della Stroke Unit per l’intero territorio regionale, ma anche un nuovo punto di partenza. Allo stesso tempo ha sottolineato il ruolo centrale svolto dalle associazioni, che rendono tutto meno arido e distante dalla realtà.
All’ing. Spera abbiamo chiesto qual è la situazione della ripresa delle attività ordinarie: “Dalla fine della scorsa estate, abbiamo rimesso in piedi tutte le agende e riattivato i percorsi ambulatoriali e chirurgici. Quello che ci ha rallentato in questo momento non è tanto la disponibilità di posti o prestazioni, quanto il fatto che spesso il timore del contagio ha ridotto le presenze e le prenotazioni. Mi auguro che si riprenda presto a vigilare sul proprio stato di salute che è essenziale per non avere danni maggiori. Negli ultimi giorni ho notato un’intensificazione di prenotazioni, e quindi dovremmo essere bravi a regolare questa ondata con una maggiore disponibilità”.