- Redazione
- Categoria: Editoriale
- Venerdì, 21 Giugno 2024 07:41
foto Esposito
Cari Contro-Lettori,
le ultimissime fasi della campagna elettorale
per l’elezione del nuovo sindaco di Potenza,
comprese quelle relative al ballottaggio, sono
state una plastica rappresentazione dei tempi
che cambiano.
Avvenute quasi esclusivamente via web,
si sono divise tra video in stile La Ricotta,
l’uso libero e reiterato di intercalari critici
potentini, e rappresentazioni arcadiche e
bucoliche, allestite e sceneggiate alle porte
del Capoluogo.
Insomma, tra sketch e kitch, si è visto davvero
di tutto.
Senza contare le accuse reciproche dibattute
e argomentate in pieno stile “social”, come si
conviene al giorno d’oggi.
Ai Potentini, ora, l’ardua sentenza, anche se a
pesare sule sorti della -più che mai “singolar”-
tenzone potrebbero essere, ancora una volta,
gli incalliti astensionisti da ombrellone (ai
quali andrebbe spiegato una
volta per tutte che non ha senso
votare al primo turno se poi, in
presenza del puntuale, previsto
e prevedibile ballottaggio, si
opta per sdraio e cruciverba) e
quelli che se ne stanno lì a fare
calcoli quantistici sulle possibili
conseguenze, a loro favorevoli o
meno, di alcuni apparentamenti
apocrifi , interrogandosi se
a benefi ciarne, alla fi n fi ne,
saranno solo gli apparentati
stessi, o meno.
Ne consegue, insomma, che gli
orientamenti di voto (e di non
voto) -stante la natura stessa
del ballottaggio, così come
regolamentato- potrebbero
dipendere da sensazioni, pulsioni e
rivendicazioni che poco o nulla hanno a che
fare con la propria personale “visione” della
cosa pubblica che ciascun potentino dovrebbe
avere. Qualunque questa sia.
Questa città, a prescindere da chi la
governerà, ha invece un bisogno smodato dei
suoi cittadini, non solo dei votanti, ma anche
delle associazioni, dei comitati e persino
dei crocicchi vari che germogliano per via
Pretoria (e il tutto va fatto con criterio e
fermezza: spiace ricordare quel portavoce
rionale che, di fronte alle rimostranze del
politico a proposito delle sue affermazioni
riportate sul nostro giornale, si rimangiò tutto,
dando la colpa all’articolista e al titolista).
Non c’è bisogno di chiedere al Cern di
Ginevra, per rendersi conto che i cittadini
devono fare massa critica.
Diventare invece, ogni volta, critici di massa,
a buoi puntualmente scappati dalla stalla, non
serve a nessuno.
Walter De Stradis