- Redazione
- Categoria: Editoriale
- Sabato, 14 Settembre 2024 07:05
Cari Contro-Lettori,
questo trentunesimo anniversario della scomparsa di Elisa, ancora una volta, non è passato inosservato.
Monsignor Davide Carbonaro si è inginocchiato e ha pregato al cospetto della lapide della giovane potentina, uccisa da Danilo Restivo e le cui spoglie mortali furono poi ritrovate nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità. Per la famiglia Claps, si è trattato di un importante, primo passo nella nuova “gestione” della Chiesa potentina, ma non sufficiente: intervistato dal Tgr Basilicata, Gildo ha chiesto che venga rimossa la targa tributata all’enigmatico don Mimì. Quello sì, spiega, sarebbe un reale gesto di “distensione”.
Nel frattempo, dopo decenni di pantomime messe in scena a più livelli e in più contesti, che sembravano richiamare il titolo italiano di quel vecchio film con Vincent Price, “Oscar insanguinato” (“Theatre of Blood”, in inglese), ma di fronte alle quali i familiari di Elisa non sono stati certo distratti spettatori, sul versante “laico”, dopo l’intitolazione del larghetto situato a pochi metri da quei locali della chiesa teatro del misfatto, arriva un altro risultato concreto: l’inaugurazione, in Congo, di una sala d’aspetto dedicata alla giovane potentina, nonché il rafforzamento di un dispensario medico salesiano, tramite i fondi raccolti col progetto “Il cuore di Elisa nel cuore dell’Africa”. Come emerso da alcune pagine del suo diario, infatti, la giovane sognava di diventare medico e di aiutare il prossimo.
All’incontro celebrativo, svoltosi al Teatro “Stabile” di Potenza, erano presenti anche l’attore Gianmarco Saurino (che nella seguitissima fiction Rai interpretava Gildo), e il giornalista Pablo Trincia (il cui podcast sul caso aveva riscontrato una vasta eco), a dimostrazione che -quando vogliono- i mezzi di comunicazione, serie tv comprese, possono davvero fare la differenza nel pizzicare le coscienze, non sempre ben focalizzate, di spettatori e ascoltatori.
...Sperando che il teatro dell’assurdo, dell’arabesco e del grottesco, qui da noi vada in fallimento una volta per tutte.
Con tutto il rispetto per Vincent Price.
Walter De Stradis