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LO SPECIALISTA RISPONDE

 

Otto domande al direttore dell’Unità Operativa di Neurologia del San Carlo, il dr. Nicola Paciello

 

Chi è il neurologo e quali patologie tratta?

Il neurologo è uno specialista, da non confondere con lo psichiatra, perché cura le patologie organiche del cervello a cominciare da ictus cerebrale, sclerosi multipla, epilessia, malattia di Parkinson, le demenze e tutte le malattie del sistema nervoso periferico, quali le neuropatie, la sclerosi laterale amiotrofica, la miastenia gravis, oltre alle patologie neurodegenerative del cervello.

Quando è necessaria e in che cosa consiste la visita neurologica?

Qualora dovesse presentarsi qualunque sintomo inquadrabile come anomalia del sistema nervoso che può essere un disturbo della vista, una cefalea, una perdita di coscienza, un disturbo di forza di un braccio, un disturbo di sensibilità, un disturbo di equilibrio. La visita neurologica consiste in un’accurata anamnesi sulla storia clinica del paziente, perché molte malattie neurologiche possono avere un esordio molto insidioso, poi si effettua un esame obiettivo neurologico su tutti gli organi dipendenti dal sistema nervoso centrale, per valutare la coordinazione motoria, la forza, il linguaggio e le sensibilità profonde, i nervi cranici e i riflessi osteo-tendinei, cioè un esame molto approfondito sul paziente. In neurologia abbiamo un’unica grande fortuna, cioè che ad un’anomalia in una parte del sistema nervoso centrale corrisponde un segno clinico e un sintomo da parte del paziente.

Ci sono delle cause che sono scatenanti più di altre o sintomi che devono farci preoccupare maggiormente?

Sicuramente una difficoltà per esempio nel linguaggio, un disturbo di forza ad esordio acuto, una perdita di coscienza improvvisa sine materia, senza anomalie della pressione arteriosa, un’anomalia della marcia: sono dei sintomi che assolutamente ci devono mettere in allarme. Le cause scatenanti sono dipendenti dalla patologia che andiamo a trattare, cioè nell’ictus cerebrale, la pressione alta e il diabete sono dei fattori di rischio che possono condurre ad un fatto vascolare al cervello.

In medicina solitamente si parla molto di prevenzione, vale anche per la neurologia? In che modo si fa, esistono screening appositi?

Assolutamente sì, soprattutto per quanto riguarda le patologie cerebrovascolari, perché i fattori di rischio sono numerosi, per esempio un paziente che ha una fibrillazione atriale, quindi un anomalia del ritmo cardiaco della quale è a conoscenza, è un paziente ad elevato rischio cardio embolico, quindi di sviluppare la patologia vascolare. Così come un paziente forte fumatore, uno con diabete di lungo corso o ipercolesterolemia anche se solo familiare: tutti questi sono fattori di rischio che possono essere assolutamente modificati.

Un capitolo a parte va dedicato all’Alzheimer, rientrante tra le patologie trattate dalla neurologia.

Nel caso specifico dell’Azienda ospedaliera San Carlo, abbiamo un’unità di valutazione per l’Alzheimer a cui fanno capo sia neurologi, sia geriatri, sia psicologi: un team multidisciplinare proprio perché la patologia riveste più branche.

L’Alzheimer è una malattia degenerativa, c’è qualcosa che a oggi ancora non sappiamo e quali passi avanti si stanno facendo?

Sono stati fatti numerosi passi in avanti, poi noi abbiamo la fortuna di avere un nostro conterraneo, il dr. Marcello D’Amelio, che è stato ospite gradito a Pignola qualche mese fa in una manifestazione in cui anch’io ero partecipe, perché ha scoperto delle vie di trasmissione del sistema nervoso centrale che sono implicate nella genesi dell’Alzheimer. Quindi adesso sappiamo che l’Alzheimer non è più quello che consideravano una volta, cioè solo una patologia dell’adulto che va verso la senescenza, ma possono esserci anche esordi più precoci. La ricerca sta facendo numerosi passi in avanti, ci sono tutta una serie di farmaci come le cellule staminali e gli anticorpi monoclonali, alcuni di questi sono già in “fase due” di studio, quindi il futuro è aperto al miglioramento della cura di questi pazienti. Allo stato attuale abbiamo dei farmaci che possono andare a reintegrare un po’ la circuiteria colinergica che è deficitaria nell’Alzheimer, in qualche modo supplire alla funzione che viene persa. Chiaramente, più precoce è la diagnosi, più i farmaci hanno una loro efficacia reale di rallentare un po’ la storia naturale della malattia…Anche se la cura definitiva ancora non ce l’abbiamo.

Quali tecnologie vengono incontro alla Neurologia?

Abbiamo tre campi di utilizzo: le neuroimmagini, l’esame gold standard per il paziente, la risonanza magnetica dell’encefalo e del midollo spinale. Adesso abbiamo diverse tecniche della risonanza magnetica: in diffusione per vedere precocemente le lesioni ischemiche; la risonanza magnetica di perfusione; poi quella funzionale per vedere alcune anomalie, per esempio nella cura di tumori cerebrali per trovare circuiti implicati. Poi c’è tutto il discorso della Neurofisiopatologia, quindi l’Elettromiografia, l’Elettroencefalogramma; qui a Potenza abbiamo anche la possibilità di fare la video EEG con lo studio del sonno e i potenziali evocati. Poi c’è la parte relativa alla Neurosonologia, cioè l’Ecodoppler, l’Ecodoppler-transcranico, tutte indagini diagnostiche che noi possiamo effettuare qui al San Carlo. Abbiamo la fortuna di avere un’ottima Medicina Nucleare che ci aiuta con gli esami di Scintigrafia cerebrale, per esempio nella diagnosi della malattia di Parkinson, con traccianti per i recettori dopaminergici che si chiama “DaTscan”, un esame che conferma la genesi degenerativa della patologia. In questo momento abbiamo quindi numerosi macchinari in uso.

Cosa si sente di dire ai pazienti lucani che molto spesso scelgono di curarsi fuori?

Proprio negli ultimi tempi mi è capitato un esempio calzante: un paziente in cura da noi con una patologia estremamente complicata, ha scelto di richiedere un secondo parere fuori, e dopo essersi rivolto a un neurologo di un prestigioso ospedale lombardo (tra l’altro un mio collega, ci conosciamo e lavoriamo per protocolli condivisi), questo direttore gli ha consigliato di rimanere in cura presso la Neurologia della Basilicata, proprio perché ha riconosciuto il prestigio di questa eccellenza sul territorio. L’expertise che abbiamo è obiettivamente molto capace, e in Basilicata siamo in grado di fare diagnosi di pressoché tutte le patologie neurologiche. Chiaramente c’è poi un discorso legato alla genetica, con alcune patologie estremamente rare, che possono essere inquadrate attraverso esami diagnostici che al San Carlo non si fanno ancora, ma sono piccolissime fette della Neurologia.

(a cura di Antonella Sabia)