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di Antonella Sabia

 

 

 

C

ome di consueto, affidiamo alle parole dell’arcivescovo di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, l’augurio di speranza, per prepararci ad un Santo Natale e all’arrivo di un nuovo anno.

d - Che anno è stato, per lei, il 2023?

r - Si sono succeduti tanti eventi, personalmente, la conclusione del mio mandato pastorale come vescovo. Ho compiuto l’11 febbraio, 25 anni, di cui 6 vissuti nella diocesi di Tricarico, 13 a Matera, per poi giungere a Potenza. C’è stata poi nuova attenzione per il caso della famiglia Claps; abbiamo cercato un dialogo e speriamo in un futuro di poter essere più aperti e approfonditi a questo dialogo.

d - Mi ha anticipato, negli ultimi mesi grazie all’attenzione mediatica tra serie tv e podcast, la vicenda della nostra concittadina è tornata agli onori della cronaca, e Potenza ha avuto nuovamente i riflettori puntati, anche relativamente alla riapertura “silenziosa” della Chiesa della Trinità. Qual è la lettura da parte sua di quanto è successo?

r - Un dialogo con la famiglia c’era, eravamo convenuti all’apertura della chiesa, alla celebrazione delle messe. Forse poi a causa di un fraintendimento dall’una e dall’altra parte… In occasione del Natale ho scritto anche una lettera, indirizzata alla comunità per il tramite della stampa, in cui emerge da parte mia una possibilità di riconciliazione con la famiglia Claps, poiché crediamo molto nel dialogo.

d - Da parte sua, si sente di aver sbagliato in qualcosa?

r - Umanamente sono tante le cose che possono accadere, chi non sbaglia? Nessuno porta con se la ragione assoluta, tantomeno è in torto assoluto. Dico sempre, se eventuali difficoltà ci sono state nelle comunicazioni, possiamo recuperare.

d - Pensando a Filomena, una madre a cui da trent’anni è stato privato di festeggiare il Natale con la propria figlia, quale augurio si sente di rivolgerle?

r - Dal primo momento che ci siamo incontrati e conosciuti, ho sempre mostrato attenzione e delicatezza nei confronti di questa donna, madre che si è vista privata di una figlia in un modo così. Perciò dico: attenzione umana prima di tutto, poi espressione anche di una carità che si fa viva quando c’è una forte presenza di dolore. Sarebbe fondamentale, per questo, trovare un modo per riprendere un dialogo, che ci permetta di arrivare a una convenzione di intenti.

d - Allargando invece lo sguardo oltre i confini, continuano guerre tra grandi paesi o conflitti storici che si riaccendono, che affliggono il mondo intero. Seppur lontani minano spesso quel sentimento di speranza che in fondo tutti i nutriamo. Con quali occhi dobbiamo guardare al futuro?

r - Anzitutto dobbiamo sperare che queste persone vivano in pace con se stessi, bisogna recuperare in ogni uomo la pace interiore perché quando un essere è in pace, a sua volta genera pace. I conflitti nascono nel momento in cui l’uomo non è più così somigliante a Dio, ma vuole prevaricare i diritti dell’altro, scalfire la giustizia. Mancando diritto e giustizia non ci può essere pace. Allora va il richiamo agli uomini di potere, che devono decidere e tener conto del popolo, perché non ci siano morti innocenti, dall’una e dall’altra parte. Mi auguro che ci sia una maggiore consapevolezza da parte di tutti, una ricomposizione di pace personale e che ci siano delle riflessioni fondate sulla giustizia, ma aperte a un incontro di misericordia e amore nei confronti del prossimo.

d - Due mesi fa ha annunciato le dimissioni, rimettendo il suo mandato nelle mani del Papa: cosa si augura per il futuro di questa Arcidiocesi?

r - Compiuti gli anni stabiliti dal Codice di diritto canonico, quindi 75 anni, essendo nato nel 1948, ho rimesso il mandato nelle mani del Santo Padre, Udine e Potenza attendono ancora il nuovo mandato. Penso che sia fondamentale la continuità, ma anche l’innovazione che ognuno porta con sé, come capacità di responsabilità e di esperienza illuminata a dare il meglio di se stessi per servire la Chiesa, supplire a tutti i bisogni che possono esserci.

d - In chiusura, vogliamo rivolgere un augurio per queste festività natalizie alla comunità e anche un messaggio di speranza per l’anno che verrà?

r - Si recuperi l’umanità. Potenza ha un potenziale non indifferente, per cui bisogna assumersi tutte le dovute responsabilità, ognuno nel settore in cui è specializzato, nessuno deve fare delle deleghe rispetto alle proprie responsabilità. In secondo luogo, siamo chiamati a esercitare, tra qualche mese, un grande potere come popolo, le elezioni politiche: al di là dei partiti, la speranza è che la politica diventi un impegno per quegli uomini capaci di servire la comunità, e non di servirsi della comunità. Paolo VI parlava di “Servizio alto della Carità”.

Pertanto l’auspicio per la nostra città, e per tutta la regione, è quello che chi verrà eletto in forma democratica, si assuma delle responsabilità, prenda a cuore le sorti di questa comunità, di una regione che per 25 anni ho conosciuto, potuto sperimentare tutto il suo fascino e tutte le sue ricchezze. E ancora l’auspicio è che si possa lavorare a una progettualità intuitiva e lungimirante, non a forme di sussistenza “a pioggia” per accontentare la gente, ma offrire una linea dedicata particolarmente ai giovani affinché non si sentano più costretti ad abbandonare questa terra. Lì dove si mettono le radici, c’è humus per tutta la vita. E il Lucano, è Lucano per la sua forte identità, umanità e ricchezza interiore.