- Scritto da Redazione
- Sabato, 03 Ottobre 2020 08:49
di Walter De Stradis
Cinquantotto anni compiuti qualche giorno fa, il dottor Sergio Manieri è il Direttore dell’Unità di Pediatria dell’ospedale San Carlo di Potenza, nonché il Presidente regionale della Società Italiana di Pediatria.
D: Come giustifica la sua esistenza?
R: Non la giustifico, l’accetto così com’è. Il mio percorso non è stato facile, provenendo da una famiglia numerosa e molto umile di Tursi e avendo perso mio padre in tenera età.
D: E’ stato difficile per lei crearsi una posizione qui in Basilicata, ove regnano i baronati e i vari figli di papà (e mammà)?
Io ho studiato a Pavia e inizialmente non volevo più tornare (poi mi convinse mia moglie), proprio a causa di questa realtà da lei descritta. Una realtà dove NON regna la meritocrazia. E quindi sì, è stato difficile, ma ho portato avanti un mio percorso senza aiuti o “spalleggiamenti” di sorta.
D: Ma la politica l’ha mai cercata?
Sì e l’ho anche fatta: sono stato segretario provinciale di Italia dei Valori e mi sono anche candidato alla Camera nel 2001. Ma non ne ho tratto vantaggi per la mia carriera, anzi il contrario, sono stato ostacolato: i miei progressi li ho fatti quando dalla politica mi ci sono allontanato.
D: Quindi la Politica CONTA nei corridoi dell’ospedale…
Siiii, conta però se fai parte della politica “vincente”, altrimenti ne sei ostacolato.
D: L’ex dg Barresi è andato via dal San Carlo dopo mille polemiche. Adesso c’è il Commissario Spera. Che aria tira dalle vostre parti?
Ma guardi che tutte le direzioni che si sono avvicendate al San Carlo hanno comportato poco in termini di “salti di qualità”. Nel senso che sono state attente più agli aspetti amministrativi, che non clinici. Non influenzano l’attività dell’ospedale perché a mio avviso la vedono come un aspetto marginale. Come diceva un mio amico «Il san Carlo è diventato una grossa macchina amministrativa con ANNESSA una dependance clinica».
D: E scusate se è poco.
L’aspetto clinico dovrebbe essere al centro.
D: Ma se non positivamente, un direttore generale può comunque influire negativamente…
Beh, in capo a loro c’è comunque la responsabilità della gestione e del controllo. E oggi certo non è facile governare 500 medici e 1500 infermieri (con l’allargamento agli altri presidi sanitari del territorio).
D: La scorsa settimana il senatore pentastellato Lomuti è tornato sulle “morti anomale” al San Carlo, che sarebbero avvenute in piena emergenza Covid. Il nostro sistema sanitario ha saputo o non ha saputo reggere il colpo del Virus?
E’ un discorso che va fatto in un ambito generale: attualmente nel Mondo ci sono 27 milioni di casi, con un milione di morti; in Italia ci sono 300mila casi, con 26mila morti. Ne consegue che il virus non era facilmente governabile allora, che non era “atteso”, ma anche oggi, che lo è: le variabili sono molte, come le “comorbilità”, ovvero le altre patologie che vengono aggravate dal Covid.
D: Siamo alle porte della “brutta stagione” in cui circoleranno vari tipi di influenza, a prescindere dal Coronavirus. Ci dobbiamo aspettare un panico generale ogni qual volta un bimbo starnutirà?
In effetti la situazione si complicherà: ci saranno centinaia, migliaia di virus recanti ognuno diverse problematiche e sarà quindi già difficile discernere una virosi generica da un’infezione da Coronavirus. Pertanto, mai come adesso è necessaria una straordinaria alleanza fra i vari stakeholders che si occupano dei bambini: famiglie, insegnanti e pediatri.
D: Le famiglie?
Dovranno capire che se un bimbo è raffreddato o ha la tosse, a scuola è meglio non mandarlo (se ha febbre è chiaro che non ci può andare).
D: Gli insegnanti?
Devono relazionarsi coi genitori col maggior garbo possibile, invitandoli a non portare a scuola bambini che tossiscono o starnutiscono in classe.
D: E i pediatri?
Con l’autorevolezza della loro competenza, devono spiegare ai genitori che i raffreddori in generale non sono pericolosi. Famiglie, insegnanti e pediatri sono ciascuno una maglia della catena, e questa regge solamente se ogni pezzo fa il suo dovere. E’ l’unico modo di contenere il panico e l’allarmismo generale.
D: Mi risulta che alcuni genitori non stanno mandando i figli a scuola per precauzione. E’ un atteggiamento comprensibile o è sbagliato in partenza?
Secondo me è comprensibile, perché non tutti i sistemi sono pronti. In Italia si è deciso di aprire, d’accordo, ma bisogna procedere con la massima cautela possibile, ecco perché è necessaria quella “alleanza” di cui le parlavo prima.
D: Quindi il discorso: “un bimbo positivo = scuola chiusa” è la cosa migliore?
Se c’è un positivo, a rigor di logica, significa che potenzialmente ce ne sono anche altri nell’istituto. Una volta individuatone uno, non dico che bisogna chiudere la scuola, ma fare immediatamente il tampone ai contatti e a tutto l’entourage.
D: Dal punto di vista psicologico le risulta che i bambini possano aver subito un qualche tipo di contraccolpo per non essere andati a scuola per tanti mesi?
La scuola è un momento di aggregazione sociale, ma non credo che il lockdown abbia causato degli scompensi psicologici particolari, a parte qualche caso selezionato. La conseguenza è stata invece una grande voglia generale di tornare in classe.
D: Ma è ACCERTATO che i bambini sono meno soggetti a contrarre il virus? No, perché si è letto tutto e il contrario di tutto.
Sì, i bambini sono meno suscettibili di contrarre il virus: quest’ultimo entra nell’organismo attraverso un recettore (“ingannandolo”), che si chiama “Ace 2”; nei bambini questo recettore funziona meno e quindi il virus ha meno possibilità di entrare. Poi è noto che nei piccoli c’è un’attività immunitaria in fermento, per cui il loro sistema è in grado di bloccare prima il virus. Inoltre i bambini non hanno “comorbilità”, non sono fumatori, non sono esposti allo smog etc.: tutti fattori che contano.
D: L’assessore regionale è proprio un suo collega, il pediatra Rocco Leone. Crede che la gestione della sanità in Basilicata possa aver beneficiato del fatto che il suo referente politico è un medico? O trattasi di un’occasione sprecata?
In generale essere un medico per un assessore alla sanità può essere un vantaggio, se uno lo mette a frutto.
D: Se potesse prenderlo sottobraccio cosa gli direbbe?
Di cercare un’alleanza più forte con i medici e di stimolarli con più vigore, perché sono loro il primo presidio contro il virus.
D: Perché, finora non l’ha fatto?
Ma no, guardi, gestire questa emergenza non è facile per nessuno. E poi le dinamiche infettive hanno un loro percorso, c’entrano poco i meriti della politica. Sarò più chiaro: indipendentemente da chi governa, l’epidemia ha un suo decorso, tende a salire, poi ha un suo acme e poi tende a scendere. Chi governa può decidere le dinamiche di distanziamento, l’apertura o la chiusura delle scuole, delle discoteche… e non ritengo che fino ad ora l’assessore alla sanità abbia commesso errori su queste questioni.
D: Pertanto, quando la Basilicata è stata a lungo Covid-Free era principalmente per “merito” della scarsa densità demografica e per il comportamento dei cittadini (e non già per le misure politiche locali e nazionali)?
Sì è così: al primo posto c’è la nostra densità abitativa. Non mi risulta inoltre che la Basilicata brulichi di discoteche. E poi i Lucani sono persone che –perlopiù- si attengono alle disposizioni.
D: E’ possibile stilare una pagella del nostro conterraneo Ministro della Salute? C’è chi Speranza lo ritiene “un fortunato” per l’alta carica acquisita (fino a qualche giorno prima per lui impensabile), mentre altri lo reputano “sfortunato” per essere divenuto Ministro della Salute nel peggiore momento storico possibile.
Una calamità naturale del genere avvantaggia sempre i politici, perché alla gente non resta che affidarsi a loro. Pertanto, basta andare in televisione e dire: «Se trovo qualcuno in giro…»
D: «… vengo col lanciafiamme!»
Bravo, e il gioco è fatto. Tenga presente che TUTTI i sindaci e i politici che hanno detto qualcosa del genere sono stati RIELETTI.
D: Compreso Cosma, il sindaco della sua Tursi, che minacciava di “rompere il muso” ai trasgressori.
Infatti. Tornando a Speranza, anche lui ha beneficiato di questo vantaggio implicito. Se potessi, gli chiederei di tutelare sempre le classi sociali più in difficoltà di fronte al sistema, di organizzare meglio la sanità, anche se –per la verità- questa è governata soprattutto a livello regionale. Anzi, questo è proprio un aspetto su cui occorrerebbe lavorare, per evitare disparità –che ci sono- tra le regioni.
D: Leggendo i giornali cosa l’ha fatta più arrabbiare: i politici (assessori potentini compresi) che hanno preso il bonus di 600 euro o i presunti “vip del tampone” che ci sarebbero stati a Potenza (a discapito dei sintomatici non ammanicati)?
Per quanto riguarda i bonus io credo che sia stato perlopiù un fatto pragmatico, banale: il commercialista che intravvede questa possibilità, legale, per il suo cliente e la mette in atto, senza troppe riflessioni. Perché secondo me nessun politico avrebbe chiesto quegli effimeri 600 euro senza valutare le possibili, disastrose, conseguenze.
D: E i presunti tamponi ai vip asintomatici?
Beh, in una regione dove siamo congenitamente abituati a farci raccomandare pure per fare prima l’esame del sangue…!!! Guardi, è proprio il popolo lucano che è fatto così. “Vip” o meno. Io dico sempre che per cambiare la Basilicata occorrerebbe “trapiantarvi” la provincia di Bergamo (dove vivevo con mia moglie). Non è una questione politica, ma di mentalità: lei cita i “Tamponi ai Vip”, ma io sono convinto che anche il più accanito “accusatore”, se ne avesse avuto l’occasione, ne avrebbe approfittato.
D: La canzone che la rappresenta?
“La Guerra di Piero”.
D: Il film?
“Taxi Driver”.
D: Il libro?
“Anna Karenina”.
D: Fra cent’anni al reparto pediatria del San Carlo scoprono una targa a suo nome. Cosa le piacerebbe ci fosse scritto?
«Al medico che ha fatto il suo dovere con passione».
D: In conclusione: ma non sarà che i politici lucani a volte fanno i bambini?
(Sorride) Ma se lei considera che molti di loro non hanno un mestiere, e che se non facessero la politica non saprebbero cos’altro fare…
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- Sabato, 26 Settembre 2020 08:52
di Walter De Stradis
Quarantacinque anni, postura e fisico taurini, Arnaldo Lomuti è vice presidente del gruppo Cinque Stelle al Senato. E’ originario di Venosa e di professione fa l’avvocato.
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- Mercoledì, 23 Settembre 2020 12:04
La Consigliera regionale di parità, Ivana Enrica Pipponzi, nell’ambito della sua attività di vigilanza e controllo sulla corretta applicazione della normativa sulla rappresentanza di genere nei consessi esecutivi, comunica di avere provveduto in data odierna ad inoltrare comunicazioni a tutti i neo Sindaci dei Comuni della provincia di Potenza e Matera sulle regole da seguire per una corretta composizione delle Giunte.
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- Sabato, 19 Settembre 2020 08:58
di Walter De Stradis
Essendo di professione avvocato, usa spesso la locuzione “carte alla mano”. Spigliata e decisa, Gerardina Sileo (per tutti “Dina”), cinquant’anni compiuti da poco, è consigliera regionale, eletta in quota Lega.
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- Sabato, 12 Settembre 2020 08:41
di Antonella Sabia
Nasce a Potenza nel 1936, e sin da bambino sente una grande attrazione verso la Fede. Padre Tarcisio Manta, ha però anche una grande passione per la pittura e il disegno, che lo porta a studiare all’Accademia di Brera e ad apprendere nuove tecniche artistiche relative a vetrate, mosaici, affreschi e sculture.
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- Sabato, 12 Settembre 2020 08:35
di Walter De Stradis
Dalle parole misurate, ma decise, traspare un’intelligenza appuntita. Cinquant’anni, mento forte e “R” arrotondata, tende tuttavia a far quadrare sempre i suoi ragionamenti. Deformazione professionale: Vito Pace è infatti il presidente del Consiglio Notarile Distrettuale di Potenza, Lagonegro, Melfi e Sala Consilina.
D: Come giustifica la sua esistenza?
R: Le potrà anche sembrare utopistico, ma spero, col mio contributo, di poter lasciare un mondo migliore di quello che ho trovato. Sa, ho appena compiuto cinquant’anni, e comincio a fare un bilancio, che finora credo sia perlopiù positivo.
D: Lei ha un cognome importante. Suo padre, Tuccino Pace, noto penalista, è stato deputato e consigliere regionale (e tra l’altro suo cugino, Vito Bardi, è presidente della Regione). Si è mai sentito un privilegiato?
R: No, perché i miei genitori, a me e mio fratello (Leonardo, avvocato – ndr) hanno sempre insegnato il valore dell’impegno. Mio padre diceva che bisogna essere “persone serie”, ovvero persone dotate di correttezza, affidabilità e onestà. Lui stesso, orfano in tenera età, era stato cresciuto dallo zio, il senatore Bardi (Francesco – ndr), aveva fatto i suoi sacrifici ed era stato avvocato penalista per quarant’anni: a casa nostra, specialmente a Filiano, la porta era sempre aperta e veniva data eguale attenzione tanto al contadino quanto alla persona importante. Con lo stesso garbo e la stessa disponibilità umana.
D: In queste interviste a volte torna l’argomento del muro di “potere” di alcune famiglie potentine e lucane.
R: No, guardi, è un luogo comune. Nella mia esperienza, personale e familiare, questa cosa non l’ho mai percepita. E’ chiaro che molte persone si avvicinano a te anche per il cognome che porti, ma questo può rivelarsi un boomerang, perché poi fanno i paragoni e magari concludono: “Non è come il padre”. Ne consegue che l’importante è essere sempre se stessi, nelle proprie peculiarità, e mantenere sempre dritta la barra dell’etica. Oggi che tutto è veloce e liquido, è fondamentale avere dentro di sé la consapevolezza di ciò che è negoziabile e di ciò che non lo è.
D: Il notaio, tra l’altro, è un presidio di legalità. Si dice, mi pare, “più notaio e meno avvocato…”, o qualcosa del genere.
R: La frase esatta è «Tanto più notaio, tanto meno giudice», perché la nostra è una funzione “anti-processuale”. Un buon notaio è tale nella misura in cui riesce a suggellare un accordo tra le parti che poi non sfoci in una lite. In Italia assai difficilmente un rogito notarile porta a una controversia: siamo dalle parti dello 0 %.
D: Il cittadino medio però spesso continua ad apostrofare il notaio come colui che guadagna un botto di soldi apponendo una semplice firma.
R: Altro luogo comune. In realtà, gran parte del denaro che viene dato al notaio serve a pagare le imposte, in quanto il professionista funge da sostituto d’imposta. Il notaio è un pubblico ufficiale e rappresenta lo Stato. Oggi, coi tempi che corrono, il cliente è molto attento (si chiedono preventivi anche ai notai), ma dev’essere messo al corrente che se al professionista dà 10, 8 sono per le imposte. Parliamo quindi di onorari assolutamente in linea con quelli degli altri professionisti.
D: Anche la vostra categoria, naturalmente, ha subito un contraccolpo col Covid.
R: Ne abbiamo risentito perché siamo il punto terminale della filiera: se si blocca tutto, se non si vendono più le case, se non si fanno più i mutui … è chiaro che anche il notaio non lavora. Anche noi, nel periodo più nero, ci siamo avvalsi della cassa integrazione per i nostri dipendenti, ma tenga presente che -in virtù della nostra legge istitutiva- noi siamo stati SEMPRE aperti, come i medici e la protezione civile. Dal testamento alla procura, per il cittadino bisognoso del nostro intervento ci siamo sempre stati. Magari con un collaboratore solo…
D: Quando legge di quei “privati”, che sono politici (parlamentari, assessori etc.), che hanno percepito il bonus di 600 euro… come reagisce?
R: Torniamo al discorso iniziale dei valori che ognuno ha dentro di sé. A me è francamente dispiaciuto che ciò sia accaduto, ma al tempo stesso non mi piace questa caccia alle streghe, trattandosi di una questione di opportunità e non già di legalità. Io personalmente quei soldi non li avrei chiesti, ma non me la sento di condannare né di sindacare. Inviterei però chi ha una funzione pubblica a porre una maggiore attenzione e a fare un’analisi di coscienza con se stessi. Occorre tornare al concetto greco di politica: Platone ci insegna che è un “ufficio”, che comporta una responsabilità verso la collettività. E quindi occorre domandarsi sempre se le proprie azioni siano in linea con la fiducia concessa dal cittadino.
D: L’anno scorso a un certo punto il suo nome era circolato come possibile candidato governatore del centrosinistra, in contrapposizione a suo cugino Vito Bardi. Cosa c’era di vero?
R: Nulla, era una leggenda metropolitana. Lei sa che per tradizione la mia è una famiglia di sinistra socialista, e anche lo stesso Vito Bardi è un socialista liberale, individuato da Forza Italia in quell’area lì. Io ho sempre seguito e partecipo alla politica locale e sono iscritto, da sempre, al Pd di Filiano. Detto questo, attualmente non è mia intenzione spendermi nella politica più “diretta”.
D: Quindi non è vero che ci furono approcci? Neanche una telefonata?
R: No. C’è da parte mia una sensibilità politica, ma non si è mai parlato di quella possibilità. E’ stata un’invenzione giornalistica.
D: Ma se gliel’avessero chiesto per davvero?
R: Avrei detto di no, perché in questa stagione della mia vita sono molto impegnato nella professione e ho una bambina piccola.
D: Ma per il futuro non esclude nulla, giusto?
R: Esattamente. In prospettiva vedremo.
D: E’ facile per me farle la domanda, ma è ancora più facile per lei darmi una risposta, ma la pregherei lo stesso di essere il più possibile obiettivo: che governatore è stato, finora, suo cugino Vito Bardi?
R: Guardi, bisogna comunque dargli atto di un grande sacrificio personale, perché lui era appena andato in pensione da Generale di Corpo d’Armata della Guardia di Finanza, sta bene in salute, ha la famiglia sistemata…, insomma, poteva veramente godersi questa sua stagione di vita. E invece ha voluto dare, anzi ri-dare qualcosa alla sua comunità di origine. Torniamo alla concezione greca della politica: “ho dimostrato il mio valore nella mia attività professionale, ora voglio fare qualcosa per gli altri”. Il suo è stato un gesto nobile. E’ chiaro che lui ha scontato la grande difficoltà di essere “non contestualizzato”, perché ha sempre vissuto fuori dalla nostra terra (principalmente a Roma e a Napoli). A Filiano ci veniva a passare le vacanze … quindi, ripeto, la sua prima difficoltà è stata quella di “contestualizzarsi”, di conoscere bene i problemi di questa regione, ma anche le cose e soprattutto LE PERSONE (perché, sa, poi sono in molti a salire sul carro del vincitore). Io dico che ce la sta mettendo tutta, e vedo che piano piano va sempre meglio. Comincia a essere calato nei problemi, ad approcciarli in modo corretto e a darsi delle priorità importanti. Bisogna dargli tempo.
D: Senza neanche un “però”?
R: E’ troppo presto.
D: Insisto: non gli tirerebbe l’orecchio proprio su nulla?
R: Vorrei che si costruisse una squadra più forte.
D: Parla della giunta?
R: No, della SUA squadra. Di chi gli sta più vicino. (silenzio)
D: E cosa ne pensa sulla “napoletanizzazione” dei dirigenti regionali?
R: No, guardi, quello è giusto e legittimo… è normale che si cerchino persone di fiducia, e lui le ha pescate dall’area in cui viveva. Un capo di gabinetto, un direttore dell’ufficio legislativo… devono essere persone di sua diretta emanazione.
D: Di solito in queste interviste domando “Cosa chiederebbe al Governatore se potesse prenderlo sottobraccio”? Ma lei probabilmente sottobraccio lo prende per davvero.
R: Gli direi ciò che gli dico sempre: «Punta sullo sviluppo». A partire dalle infrastrutture: è INDEGNO che nel 2020 abbiamo quel tipo di strade per andare a Salerno o in Puglia. C’è poi il DRAMMA della disoccupazione: occorre fare in modo che le intelligenze di questa terra non vadano via, ma con i fatti, non a chiacchiere. Ecco, la Facoltà di Medicina –d’intesa con il Ministro della Salute- è un grande risultato, di cui bisogna dargli atto.
D: Da notaio residente a Potenza, quale atto farebbe firmare al sindaco Guarente al cospetto dei cittadini?
R: Pur riconoscendo anche a lui un grande impegno profuso, gli direi tuttavia che la buona gestione è condizione necessaria, ma non sufficiente. A un sindaco è chiesta anche visione e progettualità. E io non ho ancora capito quale progetto di sviluppo vi sia per la città di Potenza.
D: Cosa la fa più incazzare del capoluogo lucano?
R: E’ una città rassegnata e non ce lo possiamo permettere. Matera ha fatto il salto, mettendo a reddito le proprie peculiarità, ma anche noi abbiamo le nostre, centomila, risorse: un gran bel centro storico, un circondario ricchissimo (i castelli federiciani del Vulture-Melfese, i Laghi di Monticchio, le pitture rupestri a Filiano). Ripeto: non vedo progettualità.
D: Il libro che la rappresenta?
R: Direi tutta la raccolta poetica di Attilio Bertolucci.
D: Il film?
R: “La Grande Bellezza”, di Paolo Sorrentino.
D: La canzone?
R: “La Storia” di Francesco De Gregori.
D: Fra cent’anni cosa vorrebbe fosse scritto sulla sua lapide?
R: Prendo a prestito l’epitaffio di Kant: «Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me».
- Scritto da Redazione
- Sabato, 05 Settembre 2020 08:38
I "TAGLI INTELLIGENTI" DI TORE SPARMIA
Cari amici di Tore, innanzitutto ben trovati.
«Nel colpevole silenzio delle Istituzioni locali (Regione e Comuni) continua la desertificazione del nostro territorio da parte degli Istituti bancari».
E’ quanto afferma la Segreteria Regionale di Basilicata di FISAC CGIL (Federazione Italiana Sindacale Assicurazioni Credito), secondo la quale «Dopo le chiusure degli sportelli del Gruppo Intesa, delle circa 15 agenzie di UBI e Bper già realizzate nel corso dell’ultimo anno (quest’ultima il 23 ottobre prossimo chiuderà anche la filiale del centro storico di Potenza), le prossime chiusure già annunciate di 7 sportelli di Banca Popolare di Bari, si attendono per il primo quadrimestre 2021 ulteriori chiusure nell’operazione di «spartizione» di UBI da parte di Banca Intesa e Bper.
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- Sabato, 05 Settembre 2020 08:33
di Walter De Stradis
A Potenza il suo è un cognome importante: il padre Vito, pezzo grosso del Pd, è stato consigliere regionale e i suoi zii sono noti costruttori. Per questi motivi, ci confessa, da sempre si sente rimbrottare: “Ma proprio tu parli???”. E invece il giovane Francesco Giuzio, consigliere comunale di Basilicata Possibile, di cose da dire ne ha tante.
D: Come giustifica la sua esistenza?
R: Di lavoro faccio l’allenatore. Sono specializzato in “video analisi”: guardo gli avversari e costruisco strategie. Finora sono stato match analyst al Potenza (allenatore Giacomarro), poi sono stato alla Turris e al Poggibonsi, ma la mia esperienza più lunga è stata quella di vice-allenatore al Picerno.
D: E quand'era al Picerno lei fece la famosa esultanza per la vittoria contro il Potenza, che poi le è costata degli insulti sui social.
R: Sì, mi sono macchiato di esultanza (sorride).
D: Un “peccato originale” che lei ha scontato anche al momento di entrare in politica.
R: E a quanto pare sarà sempre così. Anche oggi (mercoledì 1 settembre – ndr) che è uscita la notizia della decisione, in primo grado, della retrocessione del Picerno in Serie D, mi sono arrivati dei messaggi particolari: tra questi un video che unisce la mia “famosa” esultanza di allora (in cui dicevo «Cos’è successo???») con la Sora Lella dei film di Verdone che risponde «… che te la piji ‘nder culo!».
D: (risate) Vabè, ma questa è simpatica!
R: Assolutamente sì, noi Potentini abbiamo un senso dell’umorismo a volte fenomenale. Quando non scade nell’offesa…
D: Quante querele ha fatto?
R: Più che altro alla Polizia ho segnalato le minacce che ho ricevuto, perché comunque ti creano inquietudine: su diverse che ne ricevi, magari quasi tutte sono solo “a parole”, ma può anche capitare quello che per strada ti aggredisce per davvero.
D: Si è mai pentito di aver fatto quell’esultanza?
R: No, perché non era mirata a offendere qualcuno, ma solo a manifestare l’incredulità per aver battuto una squadra in quel momento fortissima. Tra l’altro, mi erano piovuti insulti per tutto il tempo, e io non sono stato professionale nel reagire, ma –ripeto- non intendevo offendere.
D: E ora, per il momento, c’è questa retrocessione.
R: Spiace moltissimo, perché so e immagino il lavoro e il sudore che è stato versato. Vedremo, ma per il momento lascia interdetti e dispiaciuti scoprire che tutto può essere andato in fumo per il comportamento di qualcuno. Tuttavia, se è così che è andata, è giusto che si paghi. In generale, credo che il Calcio –non solo quello locale- abbia bisogno di darsi una vera ripulita.
D: E invece se dovesse dare una “ripulita” alla Città…da cosa partirebbe?
R: In senso “materiale”, credo sia sotto gli occhi di tutti che la Città non viva il suo momento di massimo splendore a livello di decoro urbano, di pulizia e di cura degli spazi comuni. A livello “metaforico”, mi piacerebbe non tanto ripulirla, quanto bonificarla da tutte quelle spinte xenofobe ed egoistiche.
D: Potenza è una città un po’ razzista?
R: Razzista no, ma classista sì. E’ una città che tende a escludere, più che a includere, ma non mi riferisco solo a questioni di colore della pelle, ma anche ai disabili, ad esempio, ai pedoni… Vado nel pratico: questa è una città, che se non hai la macchina, sei fregato. Non sei nessuno. Se vai a piedi o in bicicletta, hai grosse difficoltà. Hai una disabilità, vai alla stazione per prendere l’autobus? Non c’è la rampa. Cammini sul marciapiedi? Ti trovi il lampione che te lo “spacca” a metà. Vuoi andare sul ponte di Montereale? Non c’è spazio per la carrozzina. Potenza la definirei una città “escludente”. Ma c’è di più.
D: Cosa?
R: I centri di Potere. Che non hanno porte propriamente “girevoli”.
D: Nonostante gli avvicendamenti politici?
R: E’ proprio quello il segno del Potere: quando le radici sono così profonde, non importa chi arriva al vertice. Certi interessi sono ampli e trasversali. Un esempio pratico è la vicenda del dg Barresi: messo lì al San Carlo da Pittella/Franconi… pur con tutto il “cambiamento” politico che c’è stato nel frattempo, c’è voluto il Tar per mandarlo via. A Potenza poi c’è una vera e propria “elite” formatasi con Colombo, e c’è tutta una classe politica che ne è derivata, per la quale c’è sempre un vestito buono per tutte le stagioni.
D: Quali sono i gangli del Potere potentino più inossidabili?
R: Ci sono grossi interessi in sanità, ma anche nei rifiuti. E poi c’è una lobby dei costruttori, quelli che hanno dato a Potenza il volto che ha.
D: La “Potenza del cemento”, insomma. Tuttavia anche i suoi zii sono noti costruttori!
R: Sì, ma posso dire con orgoglio che loro non hanno mai costruito un palazzo con più di tre piani. Insomma, se fossero stati i miei parenti a fare il Serpentone, non ne sarei certo andato fiero.
D: Quest’estate, a livello comunale, ha tenuto banco la questione dei due assessori (Padula e Guma), che hanno percepito il bonus Inps, pur in presenza di una cospicua indennità assessorile.
R: L’esempio plastico di come a volte ci si perde in un bicchiere d’acqua: si è trattato di percepire 600 miseri euro, che ora rischiano di interrompere un percorso politico appena iniziato! Io credo che se ci avessero riflettuto a dovere, se ne sarebbero ben guardate dal richiederli. Ora non resta loro che dimettersi. Restituire i soldi non basterebbe, c’è un problema di credibilità.
D: Peggio la Padula che ha rivendicato il diritto ad avvalersi di quei soldi o la Guma che è in silenzio totale?
No, guardi… io ho chiesto le dimissioni della Padula, non tanto per i 600 euro, ma proprio per le cose che ha detto! Le trovo offensive nei confronti di chi vive per davvero della sola partita Iva! Trovo sia un grave autogol l’aver parlato di “fiera dell’ipocrisia”. Per tale motivo, Marika Padula deve dimettersi immediatamente. Su Patrizia Guma ho ancora qualche riserva, perché prima vorrei sentire ciò che ha da dire.
D: Anche i consiglieri comunali che hanno beneficiato del bonus –pur guadagnando molto meno di un assessore- dovrebbero dimettersi?
R: Io penso di sì. E tenga conto che chi fa parte dei monogruppi arriva a prendere 1.057 euro al mese: non sono pochi. In ogni caso, a mio modo di vedere, la cartina al tornasole potrebbe essere quanto uno dichiara di reddito all'anno.
D: Lei quanto arriva a prendere in un mese?
R: Dipende dal numero di commissioni. Nel gruppo siamo in tre, e quindi diciamo che a me toccano 24 commissioni settimanali e quindi arrivo a prendere 5/600 euro al mese. Se sostituisco i miei colleghi posso arrivare anch’io a prendere il massimo. Tenga presente che noi di Basilicata Possibile diamo un contributo fisso al partito che è di 200 euro al mese, che vanno a finire in un fondo per sostenere le attività del partito stesso. Per agosto –mese di pause- percepirò 150 euro, ma ne darò comunque 200 al partito. Il concetto è che il nostro va fatto come fosse un lavoro, ma NON E’ un lavoro.
D: Lei è consigliere d’opposizione, ma io le chiedo di parlarmi della cosa MIGLIORE fatta dalla giunta Guarente.
R: (Ci pensa in silenzio) Non è facile. Ecco, direi l’aver richiesto l’anticipazione di liquidità alla Cassa Depositi e Prestiti per consentire al Comune di pagare i debiti che aveva nei confronti dei cittadini e delle imprese. E’ sempre una grana votare una cosa di bilancio per l’opposizione, ma noi l’abbiamo fatto, compattamente. E’ brutto scoprire che un imprenditore è fallito… e avanzava soldi dalla pubblica amministrazione!
D: Adesso le posso chiedere la cosa PEGGIORE fatta dalla giunta Guarente.
R: Senz’ombra di dubbio ciò che è successo la scorsa estate sul Basento. In quel caso c’è stata una vera e propria abdicazione della legalità. Il progetto partiva con la vecchia amministrazione (ma la nuova non è poi intervenuta!) e diceva tutto e niente, lasciando alle associazioni culturali la possibilità di insediarsi sul Basento e di fare le loro cose. Io l’ho denunciato in tutte le sedi, non solo politiche: c’erano associazioni che si mettevano a fare scontrini per migliaia di euro ogni sera! Io l’ho chiamata la “ciambotta del Basento”, perché sono convinto che su quella faccenda –in cui molte regole sono saltate- c’è chi ha preso voti. E pensi che poi ci siamo ritrovati con un chiosco attaccato –con la musica a palla alle tre di notte!- al centro di recupero da dipendenze per alcol e droga, con ragazzi in cura che non potevano riposare. In un caso del genere mi sarei aspettato l’intervento del Comune! Tutto l’abusivismo che c’era si è fermato in seguito alle mie denunce. Dopo qualche mese, inoltre, abbiamo appreso di una fogna che scaricava nel Basento… proprio lì dove c’erano state tutte quelle persone a mangiare e bere.
D: Sua madre è medico di medicina generale: in piena emergenza Covid, lei denunciò i ritardi che proprio sua madre aveva dovuto subire nella somministrazione del tampone e nella comunicazione dei risultati. Poco fa lei ha parlato di Potenti: nell’inchiesta sulla morte di Astronik, sarebbe emerso –a quanto riportava la stampa- anche un elenco di “vip del tampone”.
R: Guardi, tra un paio d’ore abbiamo consiglio comunale (mercoledì 1 settembre – ndr) proprio sulla questione contagi. Doveva venire Bardi, ma sarà sostituito dall’assessore Fanelli: già questo la dice lunga sull’attenzione che ci viene prestata dal Governatore. Comunque, a mio avviso è chiaro che qualcosa non ha funzionato. E’ sotto gli occhi di tutti che persone senza sintomi hanno avuto subito il tampone, mentre altre hanno dovuto implorare, addirittura inginocchiarsi. E’ chiaro che ci sono delle responsabilità, a diversi livelli, ma le confesso che sono un tantino sfiduciato… e temo che, a proposito dei “colpevoli”, non ne leggeremo mai il nome.
D: Se potesse prendere Bardi sottobraccio cosa gli direbbe?
R: Che ha avuto un mandato, col quale gli è stato chiesto di cambiare marcia, dopo trent’anni. E invece lui sta riuscendo in una cosa che nessuno aveva fatto: scontentare tutti.
D: E a Guarente?
R: Di accelerare, soprattutto sui quei punti del suo programma che erano in comune col nostro: barriere architettoniche, pulizia della città… renderla a misura d’uomo. Anche lui deve tenere da conto che ha ricevuto un mandato di rottura col passato.
D: Il libro che la rappresenta?
R: “La Storia Infinita”.
D: Il film?
R: “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto”.
D: La canzone?
R: “Don Chisciotte” di Guccini.
D: Fra cent’anni cosa vorrebbe fosse scritto sulla sua lapide?
R: «Si è sforzato di fare qualcosa di buono».
- Scritto da Redazione
- Sabato, 01 Agosto 2020 09:07
di Antonella Sabia
Se ne parla da anni, ma solo nei prossimi giorni diventerà realtà. Il protocollo d’intesa per l’istituzione di un corso di laurea in Medicina in Basilicata, fra Regione Basilicata, Unibas, Ministero dell’Università e della Ricerca e Ministero della Salute sarà firmato il 5 agosto a Roma. Questo progetto, presentato lunedì in una conferenza stampa, prenderà il via nell’anno accademico 2021-2022 con una dotazione iniziale di 60 posti. Si tratta di una occasione fondamentale di crescita per la nostra regione, che da sempre è schiava della fuga dei cervelli, e della migrazione universitaria verso regioni del Centro-Nord. Non solo, istituire una Facoltà di Medicina significa anche investire nella Ricerca e la possibilità di raggiungere sempre più eccellenze nei due poli ospedali regionali più grandi (San Carlo e Madonna delle Grazie) e nell’IIRCS Crob di Rionero.
- Scritto da Redazione
- Sabato, 01 Agosto 2020 09:05
di Walter De Stradis
Una volta tanto è stato l’intervistatore a dover “schivare” gli sguardi curiosi e “indagatori” (tipici di una classica deformazione professionale) dell’intervistato. Quest’ultimo, infatti, è Canio Pepe (nessuna parentela col senatore), imprenditore potentino (originario di Vaglio) attivo in diversi settori, ma noto soprattutto per essere concessionario di “Cesare Ragazzi Laboratories” e per occuparsi di altre attività inerenti l’estetica… e i capelli.
L’altro, lo scrivente, è un pelato conclamato.
D: Come giustifica la sua esistenza?
R: Sono imprenditore dal 1991. Tutto nacque perché un mio amico, ancorché ventenne, aveva un serio problema di calvizie. Pertanto era andato a colloquio da Cesare Ragazzi a Bologna, e contestualmente aveva captato la possibilità di aprire un centro qui da noi. Io aderii con entusiasmo alla sua idea e aprimmo subito a Potenza, nel ’91, per poi subito allargarci a Bari, Cosenza e Foggia. Da Salerno in giù eravamo gli unici al Sud.
D: Per inciso, il suo amico risolse il problema di capelli?
R: Sì, ancora oggi porta l’epitesi (la famosa protesi brevettata da Cesare Ragazzi, da qualche anno riconosciuta come dispositivo medico - ndr).
D: “Cesare Ragazzi” –locuzione che indica il prodotto, ma anche il personaggio- è entrato nell’immaginario nazional-popolare… ma a quanto pare anche i costi, però.
R: E’ vero, l’epitesi costa perché è costituita da trentasei passaggi ed è un prodotto fatto interamente in Italia, con design e lavoratori italiani. E’ un lavoro su misura, personalizzato. Ecco perché costa molto. E’ una questione di qualità. E poi c’è tutto il discorso della “gestione”, che ne garantisce la durata.
D: Ci sono però alcuni aspetti più “sociali” da valutare, come quello attinente alle donne colpite da alopecia da chemioterapia. In questi casi, com’è noto, la perdita dei capelli in seguito a un tumore ha anche un impatto psicologico notevole nonché –appunto- sociale.
R: E infatti il fondo inglese che anni fa ha rilevato l’azienda Cesare Ragazzi Laboratories, ristrutturandola e ampliandola, ha investito molto dal punto di vista medico-universitario. E quindi c’è stato un recente studio, promosso da Salute Donna Onlus, che in collaborazione con l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano ha valutato l’impatto psicologico del nostro sistema protesico “CNC” (“capelli naturali a contatto”), in pazienti con recidiva di carcinoma della mammella e alopecia recidivante indotta da chemioterapia. Hanno verificato che il livello di soddisfazione per chi utilizza la nostra protesi –invece che la solita parrucca- è molto alto. Si tratta, in poche parole, di non dare “un volto” al tumore. Abbiamo insomma percepito di poter essere d’aiuto a chi soffre e di poter alleviare il contraccolpo psicologico derivante dalla perdita dei capelli.
D: Com’è stato intraprendere questo tipo di attività a Potenza, una città in cui è sempre difficile fare impresa e che a volte sembra refrattaria alle novità? Quali sono gli ostacoli che incontra chi ha un progetto innovativo?
R: Io farei un discorso inverso: ho l’impressione chi qui da noi a volte si pensi che l’imprenditore lo possono fare tutti. Il Covid ci ha ulteriormente dimostrato che così non è e che ci vuole un minimo di capacità economica di partenza (sennò in momenti del genere i dipendenti come li paghi?).
D: Questo però vale dappertutto.
R: A maggior ragione da noi, perché ci sono i maledetti numeri (come “utenza” siamo in pochi) a complicare le cose. Ecco perché noi facemmo da subito un discorso interregionale. Ma dimostrammo, al contempo, che i clienti a Potenza si possono “importare”.
D: Si dice anche che l’imprenditoria lucana non possa fare a meno della politica.
R: Dal canto nostro abbiamo sempre avuto la fortuna di poter essere “uomini liberi”, anche perché, soprattutto all’inizio, prima di Internet, eravamo gli unici nel nostro settore. Tuttavia, in fase di presentazione di alcuni progetti, con la politica ci devi avere a che fare per forza: devi comunque interagire con la Regione, aspettare che loro vadano in Commissione…e ,beh, si sa, le tempistiche sono quelle che sono, ma è un problema nazionale. Devo dire, inoltre, che io esperienze negative con la politica non ne ho avute. Torniamo al discorso accennato: se PRIMA metti a posto i documenti (pareri preventivi etc.), e solo POI operi, vedrai che le cose non dovrai farle due volte.
D: Il contraccolpo del Covid è stato pesante per l’imprenditoria lucana.
R: Il problema è sempre strutturale. Perché i famosi prestiti garantiti…beh, quei soldi poi finiscono, perché coprono i mesi che non si è fatturato: ma se ci sarà un “ritorno” del virus in autunno, molte attività non ce la faranno proprio. Come dicevo, la “catena” innestata dagli imprenditori “improvvisasti” (quelli senza soldi) può rivelarsi, essa per prima, un danno, in cui vengono “mangiati” parenti (che spesso sborsano soldi), fornitori e altri imprenditori. Altro aspetto: durante il lockdown, alcune spese per utenze e/o tasse varie andavano azzerate, come se quei mesi non fossero esistiti. Se durante la chiusura forzata uno non ha costi, anche in presenza di entrate zero, il danno non è poi così grosso. Sono scelte che avrebbe dovuto fare il Governo. E che dovrà fare nel caso tutto ricominci.
D: Senza contare la “tempistica” sulle erogazioni delle casse integrazioni.
R: Un vero dramma, sì. Ci sono dipendenti miei che finora hanno preso solo la prima quota. Ogni volta bisogna rifare la richiesta, che deve essere approvata… e noi siamo ancora fermi alla prima, di tre erogazioni.
D: Anche sulla questione prestiti, ci sono state lamentele circa i ritardi.
R: … per chi li aspetta è un problema, perché per un imprenditore i tempi sono tutto.
D: Da cittadino lucano, qual è stato il momento peggiore?
R: Per chi fa impresa, la clausura forzata è un arresto domiciliare a tutti gli effetti. E poi, da cittadino, mi lasci dire che alcuni disservizi della sanità lucana ci hanno psicologicamente distrutti. Le troppe “precauzioni” nelle strutture pubbliche in questi casi possono essere foriere di eventi negativi, far aspettare troppo le persone può rivelarsi un errore. Ed è successo.
D: La Regione fa vanto di aver saputo contenere il virus.
R: Beh, i numeri danno ragione. Sono stati attenti. Certo, i “vantaggi” geografici e demografici della nostra regione hanno avuto il loro peso, ma anche il contributo di alcuni sindaci “sceriffi” è stato importante. Anche se i metodi magari non erano ortodossi.
D: Anche il "commissario" Bardi” l’ha convinta?
R: Mmm, … non in tutto. Ma, come dicevo, i numeri gli danno ragione.
D: Se potesse prendere lui (o Guarente) sotto braccio, cosa gli direbbe?
R: Di fare ciò che è stato programmato. Faccio un esempio: dietro la mia attività in via Cavour a Potenza, c’è tutto un terreno che, nonostante i progetti di otto anni fa, tale è rimasto. E io all’epoca ci spesi dei soldi. C’è sempre chi si oppone agli ascensori oppure a questo o a quello, mentre io dico: fate ciò che avevate programmato, poi tutto si può aggiustare. E invece si sta sempre a zero. La cosa peggiore è il non fare: è li che ci si gioca la credibilità.
D: Presto (si spera) ci saranno si soldi del Recovery Fund. I politici lucani sapranno cogliere l’occasione?
R: E’ un discorso sempre nazionale, ma a Bardi e Guarente direi di prendere persone capaci e dare loro tempi e obiettivi. E’ l’occasione per portare a termine le cose programmate.
D: I dirigenti pubblici andrebbero pagati a risultato?
R: In parte sì, anche perché a volte si mettono contro il politico di turno, solo perché non è della loro stessa “parrocchia”. E certi “picci” sono un dramma per il cittadino.
D: A livello nazionale sono diversi i personaggi famosi che portano la vostra protesi, cioè “i capelli di Cesare Ragazzi”, no?
R: (Silenzio) Sui clienti non le dico nulla.
D: Mettiamola così: se vede uno in televisione, riconosce la protesi?
R: Beh, dopo trent’anni di questo lavoro… Per esempio, ho sentito varie “ipotesi”, ma a mio avviso Conte si è fatto un intervento di "autotrapianto": lo riconosco perché è un altro servizio, di natura diversa, di cui mi occupo da sempre. Per quanto riguarda l’epitesi di Cesare Ragazzi, beh, io me ne accorgo quando non c’è una gestione “ottimale” …
D: … cioè la manutenzione.
R: Esatto. Se uno si cura ed è attento, la protesi non si nota proprio. Dalle nostre parti, invece, ci sono alcuni che si vede da un chilometro…
D: Fra i suoi clienti locali ci sono anche politici? Gira voce che...
R: (Silenzio)
D: Non voglio certo i nomi.
R: E ci mancherebbe.
D: Vabè, ho capito. A livello personale, cosa le trasmise Cesare Ragazzi?
R: L’entusiasmo e il fatto che imprenditori non ci si improvvisa.
D: La canzone che la rappresenta?
R: Bonnie Tyler, “Total eclipse of the heart”.
D: Il film?
R: “The Fighter”.
D: Il Libro?
R: “Va’ dove ti porta il cuore” di Susanna Tamaro e “L’Illusione di Sapere” di Massimo Piattelli Palmarini.
D: Fra cent’anni cosa vorrebbe fosse scritto sulla sua lapide?
R: «E’ stato un buon papà». Sulla famiglia ho investito molto.
D: Ma, a lei, cos’è che le provoca “un diavolo per capello”?
R: (Ride). Guardi, negli anni, i nostri politici ci hanno distrutto. E’ un dato di fatto. Le infrastrutture, le nostre strade, sono pietose: già andare a Matera è una pena. Per cogliere quel poco che c’è stato lì, io avrei istituito un pullman da Potenza ogni mezzora e ai tour operator avrei “imposto” almeno un giorno di soggiorno nel capoluogo. La politica in questi decenni ci ha resi schiavi, ma anche loro, i politici, se ci pensa, sono rimasti orfani di loro stessi, in quanto i LORO figli, loro per primi, hanno lasciato questa Terra. E per questo, magari anche in presenza di tanti soldi, a mio avviso non hanno più niente.