- Redazione
- Sabato, 17 Maggio 2025 07:19
Cari Contro-Lettori,
C’è un filo rosso che attraversa le pagine di questo numero di Controsenso Basilicata. E non è l’insulsa e costosa “pista ciclabile” del Gallitello.
Dalle nostre parti il Giro d’Italia è passato, ma la fogna si romperà di nuovo, mentre la parata (delle cose turche) cresce e la città si ingorga. Una sequenza che, più che ciclistica, pare fantozziana. Ma è la fotografia nitida — e impietosa — di una regione che continua a confondere l’evento con la visione, la tappa/toppa con il progetto, la targa con il merito. Il tutto, il più delle volte, alle spalle dei cittadini.
Eppure, dentro questo quadro a tratti scoraggiante, si aprono spiragli di partecipazione e di cittadinanza attiva. I comitati di quartiere (per il momento solo “spontanei”), le mobilitazioni civiche, il fermento nelle scuole e nei territori raccontano una voglia di riscatto che merita attenzione e sostegno. Sono segnali che vanno raccolti non con paternalismo, o peggio ancora diffidenza, ma con responsabilità politica e visione amministrativa. Se qualcuno ne è ancora capace.
Le istituzioni locali devono oliare le rotelle delle loro inamovibili poltrone in pelle per tornare ad essere punto di riferimento, non soltanto nella gestione dell’ordinario, ma nella costruzione di un nuovo patto sociale con la comunità. Un patto che metta al centro i bisogni concreti delle persone: la mobilità, i servizi, il lavoro, la formazione, l’accesso alla cultura. Serve uscire dalla logica emergenziale da alluvionati della cosa pubblica per avviare percorsi strutturati e partecipati.
Eppure, ripetiamo, qualcosa si muove. Sotto il folklore (quello trito) e sopra le chiacchiere da praticoni politici (ritrite), tra le pieghe degli attivisti rionali (delusi dagli alfieri del cambiamento diventati profeti dello status quo) e dei giovani che tornano ai campi, sì, si intravede una Lucania che vuole contare, che pretende spazi, che chiede pane (soprattutto nel senso di rispetto) e non solo circo. Un territorio dove la cultura vera — quella che non chiede il permesso o il beneplacito ai notabili — si ostina a voler fiorire. Nonostante non manchi mai chi, scientemente, annaffia veleno.
La Basilicata merita di più. E questo “di più” va costruito con metodo, ascolto, trasparenza e soprattutto onestà intellettuale, quella che manca ai santoni “gasati” dal tuttappostismo. Lo dobbiamo ai giovani che restano, a chi ha scelto di tornare, a chi ogni giorno sceglie — con dignità e fatica — di credere ancora in questa terra. Ma non a chiacchiere.
Walter De Stradis