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Cari Contro-Lettori,
in questi giorni trascorsi in attesa
di fumate bianco/nere, è andato in
alta rotazione sui social un vecchio
video di Carlo Verdone, irresistibile
nei panni di padre Severino, che
racconta un suo aneddoto, avente
appunto a che fare con la nomina
di un nuovo Pontefice. Per scacciare i
curiosi ammucchiatisi dietro la porta del
conclave -racconta Severino/Verdone- a
un certo punto si vede costretto a minacciarli
di scomunica, ma di fronte all’esito
pressoché nullo della sua azione, annuncia
che farà portare via col carro attrezzi tutte
le auto in divieto che si trovano in piazza
San Pietro. A quel punto -praticamente
all’unisono-i curiosi si dileguano. L’amara
conclusione di padre Severino? In Italia
la scomunica ormai non spaventa più nessuno,
il carro attrezzi sì.
La buttiamo sulla farsa, ma in realtà qui
si tratta di parlare di un problema serio,
figlio senz’altro del mondo che è mutato,
della scarsa incidenza dei valori di un
tempo e di fenomeni complessi che hanno
come nefasta filiazione la questione dell’
“emergenza educativa”, che è tornata -e
veniamo alle cose nostrane- anche questa
settimana nelle parole di un parroco
di quartiere, quale Don Federico della
comunità salesiana di Don Bosco. È evidente
che le istituzioni assieme alle famiglie
sono man mano chiamati a
una sempre maggiore presa di
coscienza in tal senso. Ciò lo
scrivevamo già alcune settimane
fa, ma dalle parole di don
Federico è emerso -ancora una
volta- anche quello che è il nodo
all’altro capo del pettine: gli anziani
sempre più soli. Alcuni di
loro (ce lo dicono le statistiche),
ovvero coloro che ne hanno la
possibilità, raggiungono i loro
figli e nipoti nell’esodo che dissangua la
Lucania; coloro che NON ne hanno la
possibilità, spesso e volentieri, rimangono
al chiuso e al buio delle loro case, privi di
assistenza, di compagnia (soprattutto nel
caso di vedove e vedove), urgenti di una
parola di conforto, di amore, di contatto
umano. A tal proposito, anni fa ci capitò di
parlare con esponenti delle forze dell’ordine
che fecero cenno ai loro interventi atti
a impedire tentativi di suicidio tra le mura
domestiche. E se questo accade nel Capoluogo
di Regione, si può solo immaginare
la situazione nei piccoli paesi e nelle aree
interne.
La chiesa, le parrocchie, le associazioni
(poche) fanno quello che possono, ma l’inestimabile
patrimonio (di valori, cultura,
amore, tradizioni e racconti) rappresentato
da questa -sempre più consistente- fetta
di popolazione lucana, andrebbe salvaguardato
il più possibile.
Walter De Stradis