- Redazione
- Sabato, 26 Aprile 2025 07:46
Cari Contro-Lettori,
ogni qual volta muore un santo Padre, tutti i suoi figli si sentono soli e smarriti. La consapevolezza che- a stretto giro di posta- morto un Papa se ne fa sempre un altro, non giova ad alleviare il dolore e il senso di spaesamento che provano i fedeli -quelli veri- in quei giorni di “vacatio”. E questo accade al netto dei vari “vaticanisti” e “papisti” che sciorinano i loro “pro” e “contro” a proposito dell’illustre estinto, dagli schermi televisivi, dai social e più semplicemente al bar sotto i portici. I politici locali, dal canto loro, si affrettano a predisporre comunicati stampa non troppo dissimili -nello spirito- dai “coccodrilli” che sono già pronti da anni negli archivi di giornali e agenzie; presidenti di pro loco, grandi e piccole, di associazioni e comitati, più o meno di rilievo, pubblicano su Facebook e Instagram le loro foto “in compagnia” del compianto Pontefice (il più delle volte si tratta però di un veloce scatto, anche mosso, “rapito” in mezzo a una folla), con la segreta speranza che qualcuno le scambi per istantanee di udienze private; stampa e tv vanno alla ricerca di possibili connessioni tra il personaggio e la regione in cui lavorano (visite e incontri ufficiali, accenni, amicizie etc.); gli scaffali delle librerie e le rastrelliere degli autogrill si riempiono di volumi sul Papa da poco deceduto. Insomma, si mette in moto tutto un gioco delle parti, in cui ciascuno, legittimamente, ci mette nel suo; nondimeno, la scomparsa di un Santo Padre impone ogni volta -sempre e comunque- tutta una serie di riflessioni sulla messa in pratica -da parte di ciascuno- di quei valori che la figura del capo della Chiesa cattolica (e del Vaticano) è chiamato a rappresentare. Umanità, carità, comprensione, vicinanza, perdono, onestà, solidarietà, tolleranza: sono tutte questioni che la comunità, “percossa e attonita”, laica o credente, si ritrova comunque a dover ri-considerare, pur in tutto il bailamme socio-mediatico che accompagna un lutto di questa portata. Valutare cioè le opinioni e le azioni (o, a seconda dei punti di vista, anche le inazioni) di un Papa su determinati temi, è un esercizio che inevitabilmente spinge a specchiarci, nel nostro piccolo, in uno schermo sul quale scorrono le immagini delle NOSTRE idee, azioni e inazioni. E sono molti i politici lucani che – “coccodrilli” a parte- spesso e volentieri, nel corso degli ultimi anni, hanno citato le parole del Pontefice. Basta spulciare -qua e là- interviste e comunicati stampa per verificare la reiterazione di una pratica buona per tutte le stagioni. Rimane da sperare che questi giorni di “riflessione”, magari siano utili anche al germoglio, seppur solo interiore, di un qualche “mea culpa”. Che fa sempre bene allo spirito. Di tutti.
Walter De Stradis