fotodigiulianobrancati.jpg

foto di Giuliano Brancati

 

 

Cari Contro-Lettori,

quel giorno, Giuliano, che sin da piccolo, da dietro i vetri, aveva testimoniato il tormento del padre di Elisa consumarsi per anni, in quel silenzioso e personalissimo avanti-e-indietro -dal tabacchino che gestiva, al palazzo di fronte- lo rincorse per salutarlo, poiché il signor Antonio aveva deciso di chiudere il suo esercizio.

Per il giovane potentino, residente a Montereale e aspirante film-maker, quello era -anche per lui, silenzioso e personalissimo- il segno di un’epoca che in qualche modo si chiudeva. E volle testimoniarlo con questa foto, quella di un uomo, Antonio, sempre lui, che attraversa un ponte, tornandosene a casa una volta per tutte, e portando via con sé le domande (e chissà, magari anche le risposte che si era dato), che con dignità stoica aveva custodito nel proprio tacere.

Oggi Giuliano, che di cognome fa Brancati, il film-maker lo fa di professione, e ha da poco rimesso mani (ma anche cuore, cervello e una discreta dose di attributi, leggi alla voce “coraggio”) al docu-film sul caso Claps (o meglio, “su Elisa Claps”, come tiene a precisare) che aveva già proiettato qui a Potenza nel 2016.

“Cruciverbaschemalibero – Elisa Claps segreto di Stato”, che torna visibile su internet il 17 ottobre, è dunque frutto del lavoro d’inchiesta e di ricerca durato oltre due anni, a cavallo tra il 2010 e il 2012; un progetto Hara produzioni, distribuito da Sofra Multimedia con le musiche originali di un artista lucano, Enrico Condelli.

Come ci spiega meglio a pagina 7, Giuliano ha inteso, con le sue interviste “stradali” e gli spezzoni di filmati (una sorta di rassegna stampa della memoria collettiva) cuciti insieme con l’ago della poesia e il filo dell’inchiesta, poggiare una mano sul ventre caldo (o meno) della sensibilità potentina. Il fine ultimo è quello di poterci guardare tutti in uno specchio e dare finalmente un volto a quell’immagine di noi stessi, non sempre a fuoco, che ci viene restituita. I suoi segmenti filmici, Giuliano (che in quella tabaccheria aveva comprato sia i quaderni di scuola sia le sigarette, mentre il signor Claps cercava di riempire le caselle di uno “schema libero” e complicatissimo, che andava ben oltre il numero della Settimana Enigmistica aperta sul suo bancone) li chiama “semi di verità”. Proprio come quei reperti, ci spiega, che in tempi più che sospetti, filtrati da una qualche “apertura” di quel maledetto Sottotetto, si sarebbero posati sul ventre di Elisa (ma forse su quello di tutti noi), che lì giaceva nel suo sonno eterno.

Così come eterno e incessante deve essere il cammino su quel simbolico ponte: pochi metri di congiunzione tra due luoghi che non sempre, però, paiono poi così vicini.

Verità e Giustizia.

Walter De Stradis