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Cari Contro-Lettori,

la politica locale coglie la sua più fedele risorsa

(il disinteresse della gente, che a volte si

tramuta in un drammatico e poco nobile laissez

faire) proprio nella sua più scavata debolezza,

ovvero l’inconcludenza e la non incidenza

nella vita reale dei cittadini lucani. Il Palazzo

è –oggi più che mai- talmente distante dalla

vita della gente comune, che in pochi davvero

si curano di cosa accada lì dentro, come se

si trattasse di una malattia terminale senza

speranza, o –peggio ancora- di una qualche

intossicazione (di potere) che riguarda solo

un nugolo di personaggi in giacca e cravatta

che se ne dicono e se ne fanno di tutti i colori.

Non bisogna certo generalizzare, ma quando

menti più nobili e penne più argute discettano

e scrivono di “rassegnazione atavica dei

Lucani” probabilmente si riferiscono proprio

a questo. A quei (pochi) lettori di giornali

(purtroppo) poco interessa –a parte forse

un’amara ilarità iniziale- se un (ex) assessore

(e medico) raccomanda a una malcapitata

collega di curarsi a base di gargarismi fallici

o se un consigliere regionale di maggioranza

si riserva pubblicamente di usare gli scritti del

Presidente del Consiglio alla stregua di carta

igienica canina. Sono abituati, assuefatti al

peggio del peggio, e il peggio del peggio sta per

l’appunto accadendo, nella stanchezza e nello

sconforto generale. Allo stesso modo, i lettori

–come scrivevamo già sul numero scorsosono

poco disposti a scervellarsi per decifrare

algoritmi e calcoli di matematica applicata

che riguardano il bilancio di Potenza, tanto

si è sempre e comunque in emergenza (non

importa quale sindaco “del cambiamento” si

voti, a quanto pare), e si ritorna punto e a capo.

Su alcune, poche cose, però, i lucani/elettori

non sono ancora disposti a delegare/sorvolare,

per quanto grande (ed è immensa) possa

essere la loro rassegnazione. Una di queste è

la sicurezza dei luoghi in cui si abita e si vive.

Ed è bastato raccogliere alcune segnalazioni/

lamentele per rendersi conto (qualora

verifi cate dagli organi preposti) che in alcune

delle zone “parallele”, o “alternative” alla

centralissimi via Pretoria, nel centro storico

del capoluogo di regione, quella che fi nora

è stata sempre considerata come “movida

notturna” giovanile, potrebbe cominciare a

indurire i propri tratti somatici con l’età.

Chiesa di Santa Lucia, Vico Marolda, Vico

Giagni, Vico Bonaventura,Vico Atella, Largo

Rosica, Via Rosica così via, a leggere i nomi

di queste zone uno dietro l’altro sembra di

scorrere i quadrati di uno strano Monopoli,

ma da quelle parti alcuni temono possa

cementarsi un Monopolio del malcostume,

della maleducazione e forse anche del male e

basta, se la preoccupazione manifestataci circa

movimenti poco chiari dovesse trovare un

reale riscontro nelle eventuali verifi che di chi

di dovere. Sono alla luce del sole, però, taluni

obbrobri di discutibile opportunità, presenti in

questi vicoli caratteristici della parte vecchia

del Capoluogo (che vuole diventare sempre

più attrattiva turistica), che prendono la

forma magari di un qualche “mausoleo” di

indubbia bruttezza che restringe il passaggio,

o di una recinzione/rattoppo di fortuna che

non esorcizzerebbe il rischio caduta notturna

di qualche (non certo sporadico) giovane o

meno giovane col tasso alcolemico un po’ alto.

Senza contare –e rimagono tranquillamente

lì, nonostante le foto uscite sui giornali

(compreso il nostro)- i “sampietrini vaganti”

(qualcuno prima o poi se li porterà a casa come

fermacarte) e le voragini di Porta Salza e di

altre zone del Centro.

Eppure dovrebbe essere chiaro che sulla

sicurezza non c’è buco di bilancio che tenga.

Walter De Stradis