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di Walter De Stradis

 

 

 

 

Osservando i bambini che, usciti di scuola, scambiano saluti col Sindaco all’ingresso del bar sede dell’intervista, viene da dare ragione a quanti sostengono (come accaduto in diverse puntate di questa rubrica) che la Basilicata PUO’ ripartire dai piccoli comuni. Tuttavia, come ci spiega il noto avvocato Francesco Antonio Auletta, al terzo mandato come primo cittadino di Garaguso (provincia di Matera), già Presidente della Comunità Montana “Medio Basento”, c’è prima da risolvere tutta una serie di problemi, non pochi dei quali sono anzitutto a livello di mentalità…politica.

d: Come giustifica la sua esistenza?

r: Intanto grazie per l’attenzione che rivolgete ai piccoli borghi: ci dà l’occasione per far sapere ai lettori come si vive in queste realtà. Per quanto mi riguarda, quella di rimanere a Garaguso è stata una scelta di vita, avendo avuto la possibilità di esercitare la professione di avvocato fuori regione. Poi, ahimè, la politica ti contagia, e iniziai da subito a frequentare le sezioni di partito, ove comunque si stava sempre dalla parte dei più deboli e dei bisognosi. Negli anni Ottanta qui ci fu un evento, la manifestazione per il metano (qui abbiamo una centrale), che coinvolse tutto il popolo garagusano e che lo segnò per sempre, anche caratterialmente. Oggi, però, la società è mutata e soprattutto nei giovani non c’è tanto interesse o volontà ad avvicinarsi alla politica.

d: La difficoltà nei piccoli centri oggi è proprio quella di aggregare dei giovani attorno a un’idea politica.

r: Sì, però, e l’ho detto spesso, non può soltanto un Comune o la politica portare una comunità all’unità, ma occorre un’opera di aggregazione anche da parte di altre “agenzie”. Quando alla diocesi di Tricarico era vescovo monsignor Ligorio, fu compiuto un studio sulle cinque “agenzie” e sulla corresponsabilità di queste: chiesa, enti pubblici, associazioni, famiglie e scuola. Solo se queste cinque “agenzie” collaborano, si ottiene una formazione (laica o religiosa che sia) volta a una coscienza pulita.

d: Ritiene che queste cinque “agenzie” siano latenti nel curriculum di molti di quei giovani che oggi – in Basilicata e non solo- sono amministratori e che sono entrati in politica dalla porta principale?

r: Ah, io credo proprio di sì! Oggi la politica non è più concepita per il bene comune. Il sacrificio? Dai, parliamoci chiaro, basti guardare quello che sta succedendo a livello europeo! Non c’è più l’obiettivo di stare dalla parte dei più bisognosi. Anche per quanto riguarda le infrastrutture. Basta guardare la viabilità nella provincia di Matera, nelle aree interne: da Terzo Mondo!

d: Tempo fa lei fece una provocazione: “ci adotti un’altra provincia, perché qui ci sentiamo abbandonati”.

r: Certo, una provocazione, ma non nell’interesse solo del mio comune, bensì delle aree interne, perché questa è la “porta” delle aree interne! All’epoca Barca fu consigliato molto male, facendo fermare le “aree interne” a Oliveto Lucano (partendo da Aliano), quando invece dovevano continuare fino a Tricarico e Grassano! Oggi quelle “aree interne”, da Oliveto ad Aliano, gestiscono 50milioni di euro; ciò che invece non gestiscono quei piccoli comuni come il nostro. Pensi che io, dall’inizio della mia esperienza, e cioè da quarant’anni, mi ero battuto per fare l’unione dei comuni, Oliveto, Calciano, Garaguso e Tricarico (l’ex comunità montana del Medio Basento). E ci ero riuscito!

d: E poi?

r: E poi, scellerati, scellerati, quelli di Tricarico, scellerati, sono andati in non so quale albergo a unirsi, parte di maggioranza e parte di minoranza, e hanno fatto venire il Commissario prefettizio. E quel paese, che io considero fra i migliori della regione (per cultura, sviluppo, patrimonio religioso etc.) è diventato di una povertà unica. Tricarico per noi è sempre stato un punto di riferimento, tant’è che oggi anche i Tricaricesi capiscono che lì, giù allo Scalo (di Garaguso, Grassano e Tricarico) andava fatta una succursale dell’Università. Quello Scalo è “baricentro” della Basilicata! Oggi iniziano a capire.

d: Dopo quarant’anni, lo hanno capito anche le istituzioni superiori?

r: Non lo capiscono, o meglio, non lo vogliono capire! Si figuri se –persone di Potenza, Matera o Avigliano- possono accettare la proposta di un sindaco di un paese con mille abitanti! E si perdono occasioni. Le faccio un esempio: l’altro giorno, proprio allo Scalo, abbiamo inaugurato un centro diocesano parrocchiale, comprensoriale (la diocesi di Tricarico parte da Missanello e arriva ad Aliano). Già Monsignor Delle Nocche aveva concepito lo Scalo come “centro”. Tutti gli altri, se lo sapevano, non hanno mai voluto investire. Oggi però si è presentata una grande occasione. Ciò accade quando almeno tre “agenzie” su cinque si mettono insieme: il sindaco di Garaguso, il vescovo Orofino e l’allora governatore De Filippo (col supporto di famiglie e associazioni). La Regione all’epoca capì e diede il suo piccolo contributo (la maggior parte dei fondi l’ha messa infatti il Vaticano). Oggi siamo tutti d’accordo sul progetto: creare in quel centro diocesano un laboratorio di idee per lo sviluppo. Ci sono 300 posti a sedere e contiene strutture per i bisognosi, per gli anziani, per i giovani tossicodipendenti e sta diventando una realtà. C’è tanto da lavorare, ma c’è bisogno dell’aiuto della Provincia e della Regione.

d: E lei cosa chiede a questi enti?

r: Eh! Cosa chiediamo! Grazie al presidente della Provincia di Matera –quello precedente, non l’attuale, Marrese- riuscimmo ad ottenere il progetto del terminal bus giù allo Scalo. Iniziarono i lavori, ma oggi sono BLOCCATI! E già questo è un primo dato che non depone bene, per la Provincia e per la Regione. E allora bisogna parlare chiaro: voi Regione, cosa volete fare di questo territorio? E ripeto, qui non si tratta soltanto di Garaguso, di Grassano o di Tricarico. La stessa collaboratrice del professor Umberto Veronesi, la dottoressa Fossa, venne nel mio ufficio, prese la cartina e mi fece notare che è QUI il centro della Basilicata. All’epoca il presidente della Regione era Bubbico, del mio stesso partito, e io l’invitai a prendere un caffè con la Fossa e il sottoscritto: rifiutò, perche per lui quella era “gente non credibile”. Tempo dopo, per ragioni professionali, mi ritrovai in una struttura sanitaria (ove bisognava fare degli accertamenti per una mia cliente che stava male) sita a Ginosa Marina, quando vidi una persona che mi salutava e che mi veniva incontro. Era la dottoressa Fossa: avevano realizzato lì la struttura che volevamo fare al nostro Scalo!!! Basti questo esempio.

d: Questo ci porta a spostare il discorso sul suo partito, il Pd. Quando lei parlava di “scollamento” fra politica e tessuto sociale, beh, il Partito Democratico è quello che forse sta pagando più di tutti questo gap. Non trova?

r: Da tempo, è ovvio. Quando si perde il collegamento con i più bisognosi, i più deboli…Vede, io sono di scuola socialista e con gli altri compagni socialisti, erano quelli, i valori. Oggi i Cinque Stelle parlano, ma noi all’epoca facevamo i convegni sul merito e il bisogno…

d: …oggi c’è addirittura un Ministero, del Merito…

r: Ripeto, “merito e bisogno”. Quella era la nostra missione.

d: E il Pd, “merito e bisogno” li ha persi per strada?

r: Sììì, a mio avviso sì. Ma non soltanto a livello nazionale, anche a livello locale.

d: In Basilicata qual è stato il punto di non ritorno?

r: C’è stato già da qualche anno, anche con la “gestione” di quelli del Pd. Molte volte si perde la bussola… mentre a livello provinciale, regionale, e anche comunale, bisogna fare delle scelte. C’è una graduatoria? Prima vengono i più bisognosi, a parità di merito. Se c’è un concorso, e c’è il figlio di un contadino meritevole, non bisogna privilegiare sempre e per forza il figlio del professionista o del potente.

d: Abbiamo parlato di “cinque agenzie”. Da quante di queste deve ricominciare il centrosinistra in Basilicata?

r: Da un dato fondamentale: chi ha avuto esperienze politiche in ruoli di potere, ha dato quel che ha dato, ma ora si deve mettere a disposizione degli altri, dei giovani, delle donne (soprattutto!), altrimenti non ne usciremo più. Perché la sinistra ha un senso autentico solo se è dalla parte dei più bisognosi e dei più meritevoli. Guardi, con questa guerra non sappiamo dove andremo finire e la Pandemia –mi creda- ha cambiato la gente a livello di mentalità. Lo vediamo nei nostri piccoli paesi e l’ho detto nel mio ultimo intervento nel partito: a parte il Lavoro, innanzitutto la Sanità! Abbiamo bisogno QUI di assistenti sociali, di psicologi, perché abbiamo diplomati che dalla mattina alla sera sono cambiati, non sono più come prima. Giovani che stavano per laurearsi e ora sono sbandati! E come facciamo?

d: Se potesse prendere il Presidente della Regione sottobraccio, confidenzialmente, cosa gli direbbe?

r: Gli direi: “Generà, l’ho invitata tante volte al mio paese! So che è stato ad Accettura, ma che poi se n’è andato per Gallipoli-Cognato! So che ha pure un capo di gabinetto originario di Garaguso (che –menomale- alla festa patronale viene ed è legato)! Venga qui a vedere come stiamo noi, qui nei piccoli paesi!”.

d: Fra cent’anni scoprono una targa a suo nome qui al Comune di Garaguso: cosa le piacerebbe ci fosse scritto?

r: Ciò che ho fatto scrivere sulla targa dedicata a Madre Teresa, posta all’ingresso del mio Comune: soprattutto onestà, trasparenza e stare sempre dalla parte dei più deboli.