- Redazione
- Sabato, 14 Giugno 2025 07:44
Cari Contro-Lettori,
è un mattino molto assolato a Fardella, piccolo comune lucano alle falde del Pollino. Provincia di Potenza. La gola è arsa e la bibita fresca presa al bancone del piccolo bar ha un che di miracoloso. Ma la notizia che in paese non ci sono più edicole è dura da mandare giù nel gargarozzo. La barista, a cui offriamo una copia del nostro giornale, lo sfoglia rapidamente con un misto di curiosità e nostalgia. Lo leggo dopo, dice, affaccendata. Un baffuto, anziano signore è seduto al tavolino con un cagnolone al guinzaglio che sonnecchia ai suoi piedi. Nel corso, un commesso (ma magari è il proprietario) del negozio di alimentari porta la spesa al domicilio di qualcuno, e scarpina veloce sotto il sole battente con tanto di giacca e farfallino. Non lo invidiamo, mentre posizionati all’ombra nei pressi della fontana, osserviamo le finestre di un negozio di giocattoli che non c’è più: dietro i vetri si scorgono ancora degli scaffali con la mercanzia. Ci dirigiamo più avanti, dalle parti della chiesa e della foresteria comunale: alcune signore non più giovani sono sedute sugli usci su piccole sedie. Il disco di fuoco picchia e ci invitano a sedere con loro o addirittura al posto loro. Cacchio se è bella, la Basilicata. A un certo punto scorgiamo una vecchissima porta in legno, sbarrata con delle assi. Sopra c’è una vecchia insegna: “Farmacia”. Una targa posta di fianco recita “1828”. L’immaginazione accaldata galoppa: chissà dietro quella porta cosa è rimasto, magari come nel negozio di giocattoli. In realtà ci mettiamo poco a scoprire che l’edificio, all’interno, è mangiato dalla vegetazione sotto un tetto di cielo. Uno spicchio di una giornata come tante a Fardella, questo ci è concesso vedere. Ma è questa la Basilicata poetica e “resiliente”? O invece, piuttosto, è la Basilicata dimenticata dalla politica e abbandonata a se stessa? Non lo sappiamo, davvero. Vorremmo chiederlo a una di quelle vecchiette sedute sull’uscio. Non sappiamo come attaccare, ma è una di loro a toglierci dall’imbarazzo: oggi è proprio una bella giornata, ci dice. E basta. E allora, dubbi amletici a parte, spunta prepotente una certezza: abbiamo ancora molto da imparare, dai nostri piccoli paesi.
Walter De Stradis