bardhi_macedonia.jpgCari Contro-Lettori,

chissà se il presidente della Regione Basilicata, il generale NapoLucano dal core ‘ngrato (secondo l’opinione dell’ex assessore Leone, quella “vigente” al momento di scrivere, almeno) nel vedere la trista (non è un refuso) partita di ieri sera (giovedì – ndr), abbia anche lui notato che nelle file della nazionale macedone c’era un certo “Bardhi”.
Sicuramente lo hanno notato i tifosi lucani, visto che il nome non sembra evocare in loro chissà quali fortune, delizie o orizzonti ...“Rosa” (a proposito, per cortesia, qualcuno iscriva i “Fratelli” a un qualche corso accelerato di “interpretazione delle vignette”, visto che quelle “a favore” -dell'ex pupillo bardiano o di chiunque altro- non ci risulta esistano ancora!!! Cioè, perlomeno le nostre).
Ciò detto, è probabile che il Governatore Generale, da buon partenopeo acquisito (e visto che al proprio “core” non si può mentire), sia –persino lui!- sapientemente e tatticamente ricorso a un qualche gesto apotropaico, che di solito interessa le parti meno nobili del corpo umano, onde esorcizzare i possibili, nefasti effetti di un cognome tanto tristamente (e non è un refuso) simile al suo.
Nefasti effetti che, in pura tradizione “bardiana” (con o senza “h”), OVVIAMENTE ci sono stati, con quel gol al 90 minuto (segnato da un altro macedone) che ha mandato a casa gli azzurri, assieme a tutte le speranze e i sogni di gloria degli italiani calciofili (ma forse anche di tutti gli altri, perché di questi tempi le buone notizie sono sempre benaccette, da qualunque settore provengano!). Ma, come si diceva, mai una gioia.
E magari -continuiamo a immaginare- staccatosi dalla poltrona (quella di casa, che avete capito) il Generalissimo avrà minimizzato in animo suo la brutta novella e si sarà seduto al suo computer quantistico di ultima generazione, utile e necessario non già a elaborati calcoli di matematica applicata o grafici sulla teoria delle stringhe, bensì sulla più stringente questioncella della “nuova” (ennesima) giunta da (ric)comporre.
Essì che quando sarà annunciata –col probabile patto siglato col dito mignolo, come si faceva noi da bambini, con Fratelli d’Italia- qualche lucano particolarmente sboccato e maligno potrebbe anche pensare che certa politica cambia le sue pedine quasi con la stessa frequenza con cui un cittadino normale (di quelli puliti) si cambia le mutande. E, probabilmente, con questa iperbole satirica non andrebbe tanto lontano, visto che qui da noi, in Basilicata, la politica sembra essere soltanto qualcosa di “intimo”, “da per loro” e i fatti stanno lì a urlarlo forte: con la Pandemia in ripresa, gli effetti della guerra sul rincaro energetico, gli agricoltori in piazza, i poveri in fila alle Caritas, e i giovani (e meno giovani) lucani che si accalcano sul predellino del treno, Lorsignori pensavano soltanto alla partita, quella che più interessa (e che non è certo Italia-Macedonia), bensì il reiterato gioco del “Levati tu, che mi devo mettere io”.
E allora, amici, gustiamoci tutti l’ennesima “Macedonia” del nostro chef pluristellato (ben tre), e che non se ne parli più (si fa per dire).
Tanto siamo, noi e loro (ma più noi) alla frutta. Walter De Stradis