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Cari Contro-Lettori,

 

esattamente novant’anni fa (l’11 marzo 1931, ed è strano che non se ne sia parlato), scompariva il regista Friedrich Murnau, noto soprattutto per aver diretto l’immortale (è proprio il caso di dirlo) capolavoro dell’espressionismo tedesco “Nosferatu”, film muto ispirato al “Dracula” di Bram Stoker, e che l’anno prossimo compirà cent’anni. Dicevamo che è strano che la ricorrenza sia stata toccato poco o nulla dai media, soprattutto perché il film del regista tedesco narra sostanzialmente di un’epidemia (il Conte Orlok porta in città non solo il vampirismo, ma anche la peste) e -fra le miriadi di letture fornite dai critici- c’è chi ritiene che il film probabilmente annunci/denunci/ incarni l'ingiustificata paura del “diverso”, maturata a quei tempi di cambiamenti politico-sociali, nei confronti di colui che viene da una terra lontana e misteriosa ed è visto come portatore di morte. Difficile non pensare alle inquietudini sociali e internazionali relative soprattutto alle prime fasi dell’odierna Pandemia, in cui tra l’altro si è parlato con insistenza di una relazione tra Covid e pipistrelli! (Lo stesso romanzo originale dello scrittore irlandese Stoker da alcuni è fatto rientrare nel novero dell’ “Imperial Gothic”, ovvero di quella narrativa Vittoriana di fine ‘800 che affrontava, in parte paventandole, le conseguenze di quelle che oggi chiameremmo “globalizzazione”).

Pertanto, il discorso sembra oggi meta-narrativo, ma la questione pandemia – al di qua dello schermo- specie in questo momento in cui le sale cinematografiche sono chiuse, non è facilmente risolvibile -come nei vecchi film e romanzi dell’orrore- con una punta d‘aglio e un paletto di frassino. Contro gli annessi e connessi del virus (l’unico, vero “invasore”) ci vorrebbe invece una punta d’orgoglio in più e pure qualche “paletto” (da mettere, all’occorrenza, in prossimità dell’“esuberanza” inconcludente di alcuni dei nostri rappresentanti, specie se locali: leggi all'interno l'interessante intervento di Nino D'Agostino). Intanto, mentre andiamo in stampa, si annuncia una Pasqua in totale zona “rossa”, mentre dilaga l’emorragia economica, una chiazza di sangue vivo che si allarga sempre più sul nostro tappeto sociale, in un contesto di “anemie” amministrative e di politici esangui, evanescenti come spettri o come la nebbia in cui sapeva mutarsi il conte Dracula/Orlok (specie quando si tratta di favellare su alcune polemicucce, vedi concorsi Arpab ed altre amenità del genere).

Walter De Stradis