editoriale2010

Cari Contro-Lettori,


è ufficiale: siamo alla follia di massa. L’altro giorno, sugli ormai luciferini social, è apparso un post di un notissimo editore nazionale che reclamizzava l’uscita in edicola, di lì a breve, di una collana di cd dedicati al jazz moderno. Il primo vagito nella solita lista dei commenti (che ci si aspetterebbe di carattere “tecnico”), è stato quello di un signore che –parola più, parola meno- così se ne usciva: «Bastardi! Quanti soldi ci volete spillare ancora?!». Gli ha fatto prontamente eco un degno “collega”: «Questi non sanno cosa significano 9 euro (il costo del cd- ndr) al giorno d’oggi!», e via con una sequela di “valutazioni”, da parte di altri utenti (che evidentemente “dimenticavano” che l’acquisto di un disco non è certo obbligatorio!), sulle precarie condizioni economiche degli Italiani e sulle relative colpe, che sembrano attribuibili ormai a chiunque. Qualche giorno dopo, stessa storia: sempre un editore nazionale reclamizzava l’uscita di un cofanetto di dvd dedicato a Fantozzi, completo di una statuetta del noto personaggio di Paolo Villaggio. Anche qui commenti sdegnosi preventivi -«Vogliamo conoscere il criterio con cui sono stati selezionati i film!!!» (manco fosse un appalto nazionale)- e spiazzanti dietrologie di sorta sull’iniziativa. Si dirà, su certe piattaforme c’è molto di peggio, ed è verissimo: ma la sete di sangue del cittadino, alimentata dal qualunquismo imperante, dalle campagne di odio dilaganti, dall’accanito svilimento delle professioni e di chiunque non sia un quisque de populo qualsiasi, ha raggiunto livelli preoccupanti. “Opinionisti” d’accatto dei social –che a volte addirittura si spacciano con disinvoltura per giornalisti o scrittori- dispensano stille dorate di saggezza e di sdegno, insultando, offendendo e diffamando con allegra spensieratezza. Occorre un giro di vite, prima che certe questioni “digitali” innescate nel virtuale comincino a risolversi nel reale e “a mano”. In un clima del genere è facile alimentare la sete di sangue a cui si accennava. La querelle sul Capodanno Rai –anche se innescata su sentimenti comprensibili - è diventata ormai più che stucchevole: ci si scanna e ci si accapiglia –a livello politico (ci sono le Regionali, occhio), sociale e “social”- su questa o quella location lucana, sottovalutando che finora (a parte i risultati estemporanei) la pur importante trovata non sembra aver cambiato chissà cosa, e soprattutto facendo passare sottotraccia questioni ben più urgenti, manifestatesi con vigore anche negli ultimi giorni (sanità, petrolio e ambiente, sicurezza sul lavoro, mortalità stradale). C’è quindi un clamoroso bisogno di porre dei paletti (di frassino) all’epidemia di vampirismo, che trasforma i cittadini in zombie affamati, a vantaggio di chi, al contrario, magari sul cellulare ci sta poco, ma sa fare bene “i Conti”. La partita è lunga, e non perdiamo di vista il pallone.

Walter De Stradis