editoriale3006

Cari Contro-Lettori,

secondo la Treccani il termine “primato” significa «l’essere primo, l’essere superiore a ogni altro sotto un determinato aspetto o per quanto riguarda un particolare campo di studî o di attività». Quel che è giusto è giusto: la regione Basilicata, quando non è proprio “prima”, riesce tuttavia a ben piazzarsi. Basta dare un’occhiata ad alcune recenti “hit parade” (della sfortuna, ovviamente). Secondo l’Istat, in ambito povertà nella nostra regione si è passati dal 21,2 % della famiglie (nel 2016) al 21,8 % (nel 2017). “I Lucani tornano a essere indigenti” -titolava Il Quotidiano del Sud – “Situazione peggiore rispetto allo scorso anno: regione 4a tra le più povere d’Italia”. Altro, giro, altra corsa. Venghino, signori. (A quanto pare siamo nei “dischi caldi” anche in qualche altra superclassifica) «In Basilicata ad esempio per le liste di attesa – ha fatto sapere l’esponente di Leu Giannino Romaniello, che ha commentato i recenti dati Censis- abbiamo una media di giorni pari a 57, stiamo meglio solo della Campania, Calabria, Puglia e Sicilia, persino il Molise sta meglio di noi; per non parlare della percentuale dei cittadini che hanno rinunciato a curarsi». Ma non finisce qui, come diceva Corrado alla Corrida. Ironia della sorte, a parte il casino scoppiato in ambito trasporti pubblici, in settimana è arrivata pure la notizia che –secondo un’indagine che ha riguardato i mezzi pesanti in generale- in Basilicata gli autobus coinvolti in un incidente stradale nel 2016 sono stati 19 (nella provincia di Potenza si registra il +30%), con un aumento rispetto all’anno precedente del 18,8% (dati Istat diffusi dal centro Ricerche Continental). Non ci facciamo mancare niente. Che dire. Questi sono i nostri “primati” (plurale di “primato”). Da non confondersi con i “primati” (plurale di “primate”), che –sempre secondo la Treccani- sono coloro che «per prestigio, censo, autorità e sim. occupano una posizione preminente nella vita sociale e politica di un paese, una città»; ma anche –ahinoi- gli esemplari dell’ «Ordine di mammiferi euterî cui appartengono le scimmie e le proscimmie». E anche l’uomo. Si potrebbe andare tutti quanti allo zoo comunale (e non solo - ndr)…, cantava Jannacci.

Walter De Stradis