editoriale0906

Cari Contro-Lettori,

questa è una storia potentina di qualche anno fa, che ha per protagonisti Tanino & Cenzino. Il primo, zazzeruto e dal fascino mediterraneo, era il sindaco del capoluogo, di estrazione Dc (ma sostenuto dal centrosinistra); il secondo, calvo e baffuto, era il suo ultimo, vero consigliere d’opposizione rimasto (o almeno così si definiva lui), militante storico del MSI. Al di là degli scontri, spesso dialetticamente violenti, in consiglio comunale, i due amavano coltivare un originale rapportino, fatto di ostinata coerenza (ma forse anche di sottaciuta goliardia). Di primo mattino, quando Cenzino già si trovava al Comune in piazza Sedile, Tanino arrivava e lo cercava al di là del vetro, poi vi bussava sopra con le nocche; a quel punto, portando alla bocca indice e pollice congiunti, faceva il segno inequivocabile del caffè. Cenzino rispondeva “a tono”, sollevando il mento e “radendolo” a mano tesa: "no grazie, non ne voglio". Anni addietro, ai tempi del Post-Terremoto, diverse volte era accaduto più o meno lo stesso. Cenzino si trovava nella stanza di Tanino per discutere di questo o quello, quando improvvisamente entrava qualcuno che quasi minacciava il sindaco: stasera devi venirti a mangiare il baccalà a casa mia, hai sempre rifiutato e se non vieni manchi di rispetto a me e alla mia famiglia! Messo con le spalle al muro, a Tanino non rimaneva che rispondere: "Va bene, ma può venire anche Cenzino?" Ottenuta risposta affermativa dal cittadino (che poi se ne andava richiudendo la porta), il sindaco proponeva dunque al baffuto oppositore di andarci insieme in auto. "No. Vai prima tu. Dopo un’ora ci vado io". Era la non negoziabile condizione posta da Cenzino. Attenzione -ma in effetti si capisce bene- questa è tutt’altro che una storia di “odio” politico (scia chimica che oggi nell’aria si respira a pieni polmoni). Infatti, a distanza di molti anni, Tanino e Cenzino (certamente due maschere del folklore cittadino, ma che fra loro non facevano “la commedia”), anche se ancora animati da idee diverse, spesso si ritrovano, uno nella sede dell’associazione dell’altro, per scambiarsi reciprocamente gli inviti ai rispettivi eventi organizzati. Perché vi raccontiamo questa storia? Non lo sappiamo. Forse perché ci rimanda a un certo tipo di politica che (pur con i suoi difetti ed errori storici di sorta), conservava un senso di ostinata lealtà, quasi romantica, pur nello scontro irriducibile di divergenze e contrasti. Meglio un leale muro contro muro che un muro di gomma. E oggi, ahinoi, tocca rimbalzarci spesso.


Walter De Stradis

 

NB. La foto è del grande fotografo PINO MUSI, tratta dal suo libro “Maschere e Persone”(1983, 10/17 Cooperativa Editrice)