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Cari Contro-Lettori,

a quanto riferisce Don Peppino Nolè, parroco di un quartiere potentino piuttosto complesso come Rione Lucania, Monsignor Baldelli, il presidente della POA (Pontifi cia Opera Assistenza, nata nel Dopoguerra, che forniva cibo alle parrocchie per sostenere le famiglie povere), soleva dire: «Io non mi permetto di parlare di Dio a una persona, se prima non mi accerto che ha mangiato». Se alla parola “Dio” sostituiamo “Politica” (oltretutto per alcuni sono quasi la stessa cosa), viene fuori che un ragionamento del genere dovrebbe essere fatto – sempre e comunque- da chi ci governa, specie quando va “in processione” dai “fedeli” a chiedere il “voto”. E siccome qui in Italia (e tanto più in Basilicata) siamo sempre –fra politiche, regionali, e primarie di sorta- in campagna elettorale, è bene che un certo tipo di “liturgia” cominci al più presto. Anche perché, i dati forniti dal presidente dell’Istat, Giorgio Alleva, nell’audizione sul Def, secondo i quali nel 2017 la condizione di povertà riguarderebbe circa 5 milioni di persone, l’8,3% della popolazione residente, in aumento rispetto al 7,9% del 2016 e al 3,9% del 2008, con un’accentuazione più marcata ed allarmante al Sud, secondo il segretario generale della Uil di Basilicata Carmine Vaccaro non ammettono distrazioni e rallentamenti nell’elaborazione del “Piano per gli Interventi e i Servizi sociali di Contrasto alla Povertà 2018-2020” affi dato alla “Rete regionale di protezione ed inclusione sociale” istituita lo scorso mese. Sempre l’Istat – aggiunge – registra che le famiglie dove non lavora nessuno sono 1,1 mln, pari al 6,9% (erano al 6,3% nel 2016 e al 4% nel 2008). Di queste, il 56,1% risiede nel Mezzogiorno. La quota di queste famiglie è decisamente più bassa al Nord: 2 su 100 rispetto alle 7 su 100 del Mezzogiorno. Dunque i capofamiglia senza lavoro sono raddoppiati in 10 anni. Occorre darsi da fare. E subito.

Walter De Stradis