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Cari Contro-Lettori,

siamo da sempre un Paese e (soprattutto) una regione di animali da pascolo. E qualcuno finalmente se n’è accorto. “La Transumanza’”, infatti, è da poco candidata a diventare patrimonio culturale immateriale dell’umanità Unesco. La richiesta è stata presentata ufficialmente in settimana a Parigi dall’Italia, Paese capofila insieme alla Grecia e all’Austria. A farlo sapere è il ministero delle Politiche agricole. La Transumanza rappresenta la migrazione stagionale delle greggi, delle mandrie e dei pastori che, insieme ai loro cani e ai loro cavalli, si spostano in differenti zone climatiche, percorrendo le vie semi-naturali dei tratturi. Del resto –hanno subito fatto notare quelli della Cia materana- la scelta del bue per lo stemma della Città di Matera non è casuale; questo animale, oltre ad essere tipico del territorio, indica come i materani siano allo stesso tempo un popolo di grandi lavoratori ed un popolo di gente mite. Proprio così, signori. Ma il discorso si può estendere tranquillamente a tutti i Lucani. Sparita gradualmente la pratica “bovina”, questa è stata pian piano sostituita da un’altra, assai più “pecoreccia”, ma simile. Negli anni, diversi “pastori” (ma, sostanzialmente, sempre gli stessi), messi(si) a capo di un oceanico gregge di pecore, pecorelle e pecoroni (i Lucani), lo hanno condotto dove meglio gli aggradava, con urla, versi animaleschi, qualche bastonata e qualche carota, attraverso i contorti e impervi (per gli altri) “tratturi” della politica. Confortati dal continuo belare o muggire alle loro spalle, a un certo punto (pur continuando a urlare i versi da pastore), hanno smesso di guardarsi indietro per controllare l’andazzo della mandriagregge. Finché, all’indomani del 4 marzo 2018, non hanno potuto fare a meno di voltarsi, accorgendosi che gran parte delle pecore e delle mucche non c’erano più. Com’è e come non è, adesso –a parti invertite- sono in molti (non tutti) fra questi pastori a vagare per la “land desolèt” (per dirla alla Gianni Pittella), in stato semi-confusionale, alla ricerca delle pecorelle perdute. Le ritroveranno? Si vedrà. Ironia della sorte, domani si cucina l’agnello.
Ma sempre attenti al Lupo.


Buona Pasqua a tutti.


Walter De Stradis