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Il presidente del Consiglio e presidente del Coordinamento Commissioni e Osservatori sul Contrasto della Criminalità organizzata: “Si tratta di due proposte di legge, nate in seno al Coordinamento per il contrasto alla criminalità organizzata da me presieduto”

Sono state protocollate dal presidente del Consiglio regionale della Basilicata e presidente del Coordinamento Commissioni e Osservatori sul Contrasto della Criminalità organizzata e promozione della legalità, in seno alle Assemblee legislative e delle province autonome, Carmine Cicala, due proposte di legge per il contrasto e la promozione della legalità.

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L’Associazione della Stampa e l’Ordine dei Giornalisti della Basilicata in una nota «esprimono solidarietà ai colleghi Roberto Marino e Leo Amato del Quotidiano del Sud insieme a una immutata fiducia nell’operato della Magistratura, in merito all’Ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Catanzaro, che ha disposto l’imputazione coatta per i colleghi giornalisti in relazione alle cronache della vicenda giudiziaria apertasi, anni fa, sulla morte di una donna avvenuta nel 2013 all’ospedale San Carlo di Potenza.

Il diritto di cronaca e di critica è un pilastro della democrazia. Non si fonda certo sul principio della infallibilità di giornali e giornalisti ai quali, qualora ritenuto necessario, si ha diritto di chiedere replica ed eventuali rettifiche. Ma non può neppure essere conculcato con lo strumento delle querele e dei veti. Né ci pare auspicabile la riproposizione di azioni giudiziarie a distanza di anni dai fatti accaduti.

L’Associazione della Stampa e l’Ordine dei Giornalisti della Basilicata, nel riaffermare il valore primario della libertà di stampa, che va sempre bilanciato con il rispetto della dignità delle persone, sono al fianco dei colleghi giornalisti diventati bersaglio di azioni giudiziarie per aver svolto il proprio lavoro dando conto di possibili condizionamenti nell’ambito della vicenda in oggetto.

Il diritto di cronaca e di critica può essere svolto avendo come unico faro guida i principi affermati dalla Costituzione e il diritto di ogni cittadino a essere informato sui fatti di pubblico interesse».

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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO LA SEGUENTE RICHIESTA DI RETTIFICA

 

 

 

In riferimento agli articoli pubblicati dalla Sua testata nelle date dell'11/7/2015 ("Giustizia e dintorni: arrivederci in autunno" di Ivan Russo), 23/3/2016  ("Caso San Carlo e dintorni. Troppe parentele in tribunale?" di Generoso Galina), 2/4/2016 ("Giustizia Chiacchierata. Il San Carlo, il Tribunale e ...le <Voci di Dentro>" di Ivan Russo), 7/5/2016 ("Il Giudice e la <controregistrazione>: la polemica non trova <serenità>" di Generoso Galina), 25/6/2016 ("Il caso San Carlo e la <controregistrazione> La verità non può più aspettare" di Ivan Russo), 9/7/2016 ("Il Giudice e il <caso San Carlo>: <Una situazione di stallo inaccettabile>" di Alessandro Singetta), 16/7/2016 ("<Che pasticcio al tribunale di Potenza!>" di Walter De Stradis), 30/7/2016 ("Tribunale di Potenza: aspettando Godot oppure settembre?" di Ivan Russo), 24/9/2016 ("Non abbandonate il caso Romaniello" di Maurizio Spera) e 16/3/2019, dal titolo "La replica dell'avvocato Singetta: <La mia un'opinione garantista, volta ad invocare chiarezza>" (pag. 6 dell'edizione cartacea, tuttora presente sul sito web di codesta testata), accogliendo la richiesta presente nei menzionati scritti di non abbandonare la vicenda e di attendere provvedimenti giudiziari, la sottoscritta Gerardina Romaniello, magistrato in servizio presso il Tribunale di Salerno, ad integrazione delle precedenti,  chiede che venga disposta la rettifica nei seguenti  termini.

La Procura della repubblica di Catanzaro, a seguito di ordinanza del G.I.P., ha esercitato l'azione penale nei confronti di Roberto Marino e Leo Amato del Quotidiano del Sud, in relazione ai reati di calunnia e di ricettazione, commessi in danno della scrivente e del dr. Fausto Saponara.

Quanto alla calunnia, secondo l'imputazione, i due, in concorso tra loro, con esposto verbalizzato presso la Procura della Repubblica di Potenza in data 17.3.2016, incolpavano falsamente la scrivente e il dr. Saponara, dei reati di diffamazione, calunnia e abuso d'ufficio ai danni di Iuele Giuseppe, nonché ai danni di organi aziendali ed istituzionali, con articoli dal contenuto diffamatorio e calunnioso.

Nello specifico, attraverso il predetto esposto e gli oltre cinquanta articoli diffamatori, incolpavano falsamente la scrivente e il dr. Saponara di un complotto fasullo, nonostante le misure cautelari applicate per la vicenda dell'exitus e nonostante le segnalazioni ad organi istituzionali; descrivevano falsamente la scrivente come subdola promotrice della carriera del marito, e le addebitavano ingiustamente, quale giudice del Tribunale di Potenza e di Iuele Giuseppe in particolare, di svolgere le sue funzioni con il vizio di un grave pregiudizio ai danni dell'imputato Iuele.

A titolo di prova, contestualmente all'esposto, depositavano copia di CD rom, che asserivano falsamente essere pervenuto pochi giorni prima, in forma anonima, presso la redazione di Potenza del Quotidiano del Sud; tale CD rom, in realtà, era stato da loro stessi confezionato in data 15/3/2016 apponendovi la registrazione, clandestinamente effettuata dalla giornalista Cavallo (con il concorso morale e materiale di Iuele Giuseppe), della conversazione dalla stessa avuta, nella data del 16/7/2014, con la scrivente ed il suo coniuge; tale registrazione, soprattutto, era stata dagli stessi imputati Amato e Marino manipolata e alterata, tagliandone preordinatamente le parti iniziale e finale, dalle quali emergeva la presenza e la voce di Iuele, ed il contributo di questi, in concorso con la giornalista Cavallo, nella captazione abusiva del colloquio tra Cavallo, la scrivente e il dr. Saponara e nella istigazione maliziosa da parte della giornalista Cavallo, diretta ad ottenere da parte della scrivente l'espressione di un giudizio personale su Iuele Giuseppe.

Quanto alla ricettazione, secondo l'imputazione, Marino e Amato, in concorso, ricevevano da Cavallo Giusi e Iuele Giuseppe il file audio registrato dalla predetta giornalista in data 16/7/2014, provento del delitto di cui agli artt. 167, 5 e 23 del D.lgs. 196/2003, in quanto contenente la registrazione, clandestinamente effettuata dalla predetta Cavallo (con il  concorso di Iuele Giuseppe), della conversazione dalla stessa avuta, in data 16.7.2014.

Tale condotta era posta in essere al fine di trarne profitto, ed in particolare:

- al fine di conseguire il delitto di cui calunnia e quello di diffamazione a mezzo stampa, ed incrementare così le vendite del Quotidiano del Sud – Edizione della Basilicata, mediante una campagna stampa scandalistica e violenta;

- al fine di trarne vantaggio nella causa civile presso il Tribunale di Potenza, che vedeva convenuti Amato e la sua testata per una richiesta di risarcimento danni avanzata contro di loro dal dr. Saponara, in ragione di una precedente campagna di stampa diffamatoria dallo stessa subita ad opera della medesima testata giornalistica: in tale procedimento, infatti, depositavano una trascrizione anonima, parziale ed infedele del file audio in esame, già utilizzato per la pubblicazione di ulteriori articoli lesivi dell'immagine del medico.

La presente rettifica si impone a tutela della propria immagine di magistrato, al servizio esclusivo dello Stato, atteso che codesta testata non ha verificato la veridicità in sé della notizia della consegna del cd-rom all'AG, sotto il profilo della completezza, non rivelando la verbalizzazione di un vero e proprio esposto da parte di Marino e, soprattutto, di Amato, gravato da pregressa azione risarcitoria e, dunque, portatore di un interesse personale alla diffusione di notizie calunniose e diffamatorie, onde trarne un ingiusto vantaggio processuale, ed ha invece riportato – in adesione fideistica agli intenti dei protagonisti del piano mediatico in danno di un magistrato - frasi asseritamente testuali della scrivente, deliberatamente avulse dal contesto, dolosamente interpretate in modo ingannevole, capzioso ed ostile, al fine principale di provocare l'intervento del C.S.M..

Proprio il notorio impegno professionale ed il senso dello Stato dimostrati dalla scrivente nell'esercizio delle sue funzioni di GIP e Presidente del Tribunale del riesame di Potenza avrebbero imposto - prima di riportare frasi asseritamente della scrivente, manipolate negli intenti per fuorviare organi istituzionali e danneggiare ingiustamente un magistrato -  di verificare preliminarmente la genuinità della registrazione (risultata, invece, alterata con il taglio delle parti iniziali e finali, ove erano evincibili la preordinazione della captazione abusiva in funzione della presenza della scrivente al colloquio e il resoconto della Cavallo all'imputato Iuele), nonché l'attendibilità di tesi del tutto bizzarre, quali la consegna del cd-rom ad opera di un anonimo o quella del trafugamento della registrazione dagli archivi.

 

Gerardina Romaniello, magistrato

 

 

 

 

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"Il sottosegretario all'Editoria e vicepresidente dei senatori di Forza Italia Giuseppe MOLES dopo aver ricevuto l'ennesima lettera anonima contenente esplicite intimidazioni e minacce di morte, ha sporto denuncia presso le Autorità competenti; non è la prima volta che si verifica un accadimento di questo genere, in questo caso ancor più preoccupante perché imputato anche alla funzione di governo che sta svolgendo". Lo comunica il portavoce del Sottosegretario all'Editoria Giuseppe Moles.

 

 

"La mia solidarietà all'amico Giuseppe Moles, vittima di ripetute lettere anonime con intimidazioni e minacce di morte. Un uomo delle Istituzioni da sempre al servizio del Paese, che serve con disciplina e onore all'interno del Governo e che merita il massimo sostegno e la massima tutela da parte di tutti". Lo afferma in una nota il Presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi.

 

 

 

 

 

 

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Nei giorni scorsi sono stati emessi per la prima volta in provincia di Potenza, 3 provvedimenti di divieto di accesso ai locali pubblici da parte del  Questore di Potenza. Destinatari del provvedimento, tre cittadini domiciliati nel comune di Lavello (PZ) che, in pieno centro e in orario serale, hanno dato vita ad una rissa incuranti delle persone e delle famiglie in giro a quell’ora, dato il clima primaverile e la giornata festiva. Questi provvedimenti, unici nel loro genere in tutta la Provincia, - si legge in una nota della Questura del capoluogo lucano - inseriscono la Polizia di Stato di Potenza, con la Divisione Anticrimine che ha compiuto l’istruttoria, tra le prime d’Italia ad aver utilizzato questo strumento di prevenzione, che nel 2020 ha subito importanti modifiche che ne hanno ampliato la fattiva utilizzabilità in contesti di grave violenza urbana, simili a quelli verificatisi nel caso di specie. I soggetti colpiti da questi provvedimenti non potranno per un periodo che va da uno a due anni, a seconda delle rispettive condotte e gradi di pericolosità soggettiva, accedere ai locali pubblici (es. bar, ristoranti, pub, etc.) né portarsi e stazionare nelle immediate vicinanze di una delle vie più centrali del comune di Lavello.

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Nell’ambito del “Programma Cambia Terra” è stato stilato un protocollo d’intesa tra ActionAid International Italia Onlus e la Consigliera nazionale di parità, la Consigliera regionale di parità della Basilicata, la Consigliera regionale di parità della Calabria e la Consigliera regionale di parità della Puglia.

“Nello specifico - dichiara la Consigliera regionale di parità, Ivana Pipponzi (nella foto) - nell’ambito del protocollo d'intesa il compito delle consigliere di parità (pubblici ufficiali ai sensi del d.lgs 198/06) sarà finalizzato a prevenire e contrastare, sul territorio dell’arco ionico, le discriminazioni di genere e la violenza e le molestie sessuali sul lavoro, attraverso azioni di sensibilizzazione (azione prioritaria 7), e azioni di protezione e assistenza (azione prioritaria 9) contro le discriminazioni di genere, così come prevede il Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura a al caporalato del MLPS, grazie anche ai Protocolli di Intesa sottoscritti con l’I.N.L. e con gli Ispettorati territoriali. Nel contempo parteciperanno a proposte di miglioramento per l’accesso alla partecipazione delle donne EUMC impiegate in agricoltura, attraverso pareri di modifica, integrazione o istituzione di atti necessari alla prevenzione e al contrasto della violenza sulle donne, pre-condizione di accesso all’esercizio dei diritti di cittadinanza europea”.

“Il protocollo di intesa – aggiunge - ha l’obiettivo specifico di accrescere la capacità delle Istituzioni di adottare strumenti di governance collaborativa che migliorino la partecipazione alla vita democratica delle lavoratrici comunitarie mobili in 5 paesi dell’Unione Europea, mediante un percorso di capacity building realizzato da ActionAid e l’adozione da parte dei Comuni dei Patti di collaborazione per l’amministrazione condivisa dei beni comuni finalizzati alla sperimentazione di risposte di welfare di comunità ai diritti delle donne impiegate in agricoltura”.

ActionAid International Italia Onlus, organizzazione indipendente dedita alla lotta contro la povertà e l’ingiustizia sociale in Italia e nel mondo (presente in 43 paesi dove gestisce progetti finalizzati al rispetto dei diritti delle persone e delle comunità) si occuperà - nell’ambito del Protocollo- di realizzare sul territorio dell’arco ionico percorsi formativi, laboratori di comunità, spazi di co-progettazione di servizi pubblici di welfare di comunità, avviando quei servizi definiti dai piani di intervento locale di prevenzione e contrasto.

 

 

 

 

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E’ passato un anno esatto da quel giorno infame (2 aprile), da quando cioè, la telefonata di un amico ci strappò dal sonnolento languire casalingo di un pomeriggio da lockdown.

Erano sostanzialmente ancora i primi tempi della Pandemia, quando c’erano gli ultimi irriducibili e indefessi –sempre i soliti- propugnatori “social” della “potentinità” che invitavano a intonare “San Gerardo…” a una certa ora dal balcone. La laconica, fredda telefonata di quel pomeriggio in un unico istante azzittì non solo tutte le amenità residue, canore o meno, ma anche le ultime inconfessate speranze che si stesse tutti vivendo in un (brutto) sogno, una sorta di ir-realtà che, in uno dei mattini seguenti, si sarebbe sciolta come neve al sole.

Ma così non fu.

A distanza di un anno lo sappiamo bene tutti, ma quel “Guarda che Antonio è morto” risuonò nelle orecchie come un colpo di pistola a distanza ravvicinata, riversandoci addosso come lava bollente tutta la concretezza di una tragedia che ci avrebbe scorticato la schiena –e sta continuando a farlo- con delle unghie di strega. Lo stordimento, si sa, in certi casi annebbia la mente, ma il vero dolore, quello senza appello, senza consolazione, arrivò nei giorni seguenti, quando la ragione ratificò il fatto che Astronik forse veramente morto di Covid. E che se ne fosse andato, veramente, dopo aver aspettato per giorni –alla sua maniera, mai scomposta- un tampone che infine gli fu praticato, quando ormai della sua situazione s’era accorta anche la stampa.

Se il destino, come suol dirsi, ha un certo senso dell’umorismo, quella volta ha voluto raccontarci una barzelletta sarcastica che non fa ridere, o magari ha voluto tratteggiare una di quelle vignette amare, che pungolano la pazienza: se ne andava a quel modo un giornalista (altro che “blogger”, come si ostineranno sempre a scrivere i quotidiani, anche quelli che smaccatamente copiavano i suoi articoli apparsi su questo giornale e poi riversati sul suo blog) che i ritardi, i disservizi, le angosce dei potentini le aveva sempre denunciate.

A distanza di un anno, l’assenza di Antonio Nicastro sulle pagine di questo giornale è evidente in maniera tangibile, come se ogni settimana questo periodico uscisse con una pagina recante un grosso buco o un grande rettangolo privo di carta.

Ma Antonio manca terribilmente a tutta la Città, a tutti quelli a cui aveva dato voce, ma anche a quelli (praticamente tutti) che lo conoscevano solo come quel gran signore, vestito con una polo e un paio di pantaloni larghi, che si occupava, cuore grande e capa tosta, di sport cittadino, di tematiche sociali, di ambiente, di attivismo e volontariato.

Potenza, nel dare anima e corpo a uno come Astronik (senza contare Palmiro, Sabia a molti altri come loro), ne gettò via lo stampo, come dicono gli Americani.

Ma il suo esempio di un giornalismo pulito, concreto, ostinato, non sarà dimenticato, e si confida che Ordine dei Giornalisti e Assostampa vogliano, presto o tardi, accogliere l’invito di istituire un evento o premio giornalistico -rivolto ai giovani- intitolato alla sua Memoria.

Walter De Stradis

 

 

 

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"Consideriamo deprecabili e assolutamente da condannare sempre tutti i gesti vili e minatori che ledono la democrazia e la libertà. Arrivare a sparare sulle auto del Consigliere Regionale Francesco Piro (nella foto - ndr), a cui esprimiamo tutta la nostra vicinanza e solidarietà, è un segnale troppo violento su cui non si può rimanere zitti. Auspicando che questa fase di instabilità sociale termini presto e che si possa ritornare a un dialogo tra politica e cittadini, nessuno deve mai avere bisogno di queste esternazioni per protestare, perchè non appartengono al popolo lucano. Confidiamo che, con la denuncia che il collega Piro ha già fatto, le forze dell'ordine possano individuare chi ha commesso l’ignobile azione.
Lo dichiarano i Consiglieri Regionali del Gruppo Italia Viva, Luca Braia e Mario Polese.
Il consigliere di Forza Italia aveva infatti denunciato su Facebook: "Lagonegro, 6 febbraio 2021. Questa notte, intorno alle 4.10 , le mie  auto , parcheggiate difronte il cancello della mia abitazione, sono state “colpite” da diversi colpi di pistola. Ho sporto prontamente denuncia".

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di Antonella Sabia

 

A pochi giorni dall’inizio del nuovo anno, le strade lucane si rivelano ancora una volta molto pericolose. Diversi gli incidenti che sono accaduti nella prima decade del mese, il più grave lo scorso 3 gennaio, sulla tangenziale che collega Piani del Mattino con la Potenza-Melfi, teatro di una tragedia familiare in cui hanno perso la vita madre e figlio. Era una fredda domenica mattina, e a bordo di una Fiat 16 si stavano dirigendo presso Filiano, dove la donna da anni svolgeva la professione medica. Stando alle prime ricostruzioni dei fatti, sarebbe stato il fondale ghiacciato a causare l’incidente, ma sono in corso delle indagini per stabilire con precisione la dinamica dell’incidente.

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“Sono tante le iniziative organizzate dall’ufficio della consiglierà di parità per la ‘Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza degli uomini sulle donne’. Fra queste ricordo in particolare il convegno giuridico su ‘Violenza di genere: fenomenologia, contrasto e protezione delle vittime’, che ha visto la partecipazione di oltre 250 avvocati lucani e di numerosi magistrati, ed il Contest Fotografico ‘Donne e Smart – Working’, un video-racconto frutto di un progetto promosso ispirato all'attuale situazione di emergenza che le donne lavoratrici stanno vivendo in questo delicato momento. Anche così si ricordano le donne, spesso relegate a casa in smart working ed impegnate con la didattica a distanza dei figli”. È quanto afferma la consigliera di parità Ivana Pipponzi. A suo parere “dobbiamo però essere consapevoli che si deve parlare di violenza di genere e molestie sessuali tutto l’anno, come facciamo noi consigliere di parità. Noi lo facciamo ogni giorno: ascoltando le donne che vengono nei nostri uffici a parlarci di violenza o molestie sui luoghi di lavoro; contrastando stereotipi e pregiudizi, nell'ambito dell'azione istituzionale antidiscriminatoria, anche quali pubblici ufficiali; sostenendo il lavoro dei Centri antiviolenza (Cav), punti di riferimento importantissimi per tante donne”. 

“Nell’emergenza Covid sono aumentate le richieste di aiuto da parte delle vittime di violenza domestica – aggiunge la consigliera di parità -, come, pure, molte donne sono state costrette a dimettersi per la difficoltà di conciliare vita e lavoro (lo smart working si è dimostrato per tante donne l’ennesima tagliola e fardello), fenomeno strettamente legato alla violenza di genere se si pensa all’importanza dell’autonomia economica per affrancarsi dal compagno violento. Secondo l’Istat durante il lockdown sono arrivate oltre cinquemila chiamate al numero antiviolenza 1522, il 73% in più rispetto allo stesso periodo del 2019. Tanto che in tutte le iniziative in cui viene apposta la panchina rossa, richiedo l’apposizione di una targa con l’indicazione del numero antiviolenza 1522 e del Cav Telefono Donna. Numeri che dimostrano quanto sia urgente applicare fino in fondo le nostre leggi, ma anche formare in maniera specifica le operatrici e gli operatori che per primi entrano in contatto con chi cerca scampo dalla violenza maschile”. 

Per Ivana Pipponzi “le forze dell'ordine, i medici, gli operatori sanitari, gli insegnanti, gli psicologi devono avere gli strumenti per riconoscere una situazione di pericolo e agire tempestivamente. È cruciale sostenere i Centri antiviolenza e le Case rifugio, impegnate nel compito di accogliere, sostenere e tutelare chi cerca aiuto e chi decide di denunciare, donne che hanno necessità di uno spazio sicuro e accogliente dove poter riprendere in mano la vita e uscire da situazioni ad alto rischio. La violenza di genere è considerata dalla Convenzione di Istambul la più grande forma di discriminazione di genere. Circa ogni 3 giorni muore una donna per mano di un uomo che, nell’80 per cento dei casi, ha le sue chiavi di casa (perciò muore per mano del marito, ex marito, fidanzato ex fidanzato, compagno ex compagno)”. 

“Dai dati nazionali – prosegue la consigliera di parità -, ma anche regionali si comprende come la violenza di genere, lo stalking, la violenza domestica, violenza economica ed il femminicidio, sia un fenomeno strutturale della società che affonda le radici nella persistente disparità tra uomo e donna. È un fenomeno trasversale; ancora poco punito o non perfettamente punito, sommerso - poco conosciuto / riconosciuto dalle vittime: solo 3 donne su 10 riconosce di essere vittima di violenza, tanto che solo il 5% delle vittime si rivolge ad un centro antiviolenza). Pochissime e pochissimi avvocati conoscono le misure in favore delle vittime di violenza di genere: parlo dei congedi lavorativi, ai sensi dell’art. 24 del d. lgs. 80/2015 che dà la possibilità di ottenere 90 giorni di congedo – su 3 anni – per svolgere un percorso di protezione certificato. È un congedo retribuito, con contribuzione figurativa e trasferimento della sede lavorativa, possibile per lavoratrici dipendenti, autonome, del settore domestico, collaboratrici. In Italia nel 2017 sono pervenute solo 154 domande (1 dalla Basilicata, sostenuta dal mio ufficio). Voglio ricordare anche la possibilità di chiedere ed ottenere permessi di soggiorno per richiedenti asilo se si documenta la violenza di genere nel proprio paese (solo 34 domande nel 2017). Strettamente connesso è il fenomeno della vittimizzazione secondaria, che induce la donna a sentirsi colpevole e giudicata perciò, a non denunciare. Ancora, la violenza assistita, quella che subiscono i familiari / congiunti delle vittime. È pertanto centrale – conclude Pipponzi - continuare a informare e sensibilizzare la collettività, contribuendo, come di recente ricordato anche dal presidente Mattarella, a formare la cultura paritaria di genere, fondamentale per la crescita valoriale della società”.

fonte https://www.regione.basilicata.it/giunta/site/giunta/detail.jsp?otype=1012&id=3070824&value=regione

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