san_rocco_tolve_restauro.jpg

 

 

 

 

«Si narra che la statua lignea di San Rocco fu abbandonata nelle campagne di Tolve dalle truppe francesi in ritirata nel XVI secolo - leggenda coerente sia con l’origine francese del Santo che con le guarigioni miracolose dalla peste che, nella realtà storica, venne diffusa proprio dalle truppe francesi.

Il crescendo del culto rocchiano è confermato dai registri dell’Archivio Parrocchiale di Tolve, dai quali si rileva come fra la fine del ‘600 e inizio del ‘700 il nome Rocco diventi il più diffuso nell’area.(…)

La salvaguardia e la conservazione del culto per il Santo viene tramandata e trasmessa nelle varie generazioni attraverso la processione annuale e il materiale dei pellegrini che lasciano in dono a San Rocco.

I fedeli dell’intera area dell’Alto Bradano e di tutta la Regione ogni anno, in due date separate si recano presso la città Santuario in segno di devozione a “Santi Rocco”».

Queste brevi note espunte dal sito istituzionale dedicato al “Patrimonio culturale intangibile della Regione Basilicata” (https://patrimonioculturale.regione.basilicata.it) possono risultare utili a comprendere -a quei quattro/cinque che ancora non lo sanno- il “peso” che il culto di San Rocco ha nel tessuto religioso e culturale di Tolve (Pz) e di tutta la Basilicata.

Nei giorni scorsi (per la precisione il 13 maggio) in tal senso si è registrato un evento di rimarchevole portata (anche per il modo peculiare in cui si è giunti al risultato), ovvero la presentazione ai fedeli dell’immagine sacra del Santo (cioè la “leggendaria” statua lignea), così come è stata restaurata. Un evento, come ci spiega il parroco della Basilica/Santuario, don Francesco Martoccia, che aveva tenuto in non poca apprensione i fedeli di Tolve.

«Dopo diversi mesi di restauro –afferma il parroco- è stata riconsegnata alla devozione dei fedeli l’immagine sacra di San Rocco. Qui nella basilica c’è stata la celebrazione della Santa messa e subito dopo un breve momento con la ditta Marinelli di Picerno -che ha realizzato il restauro- in cui è stato presentato ai fedeli l’intervento eseguito».

d - Entriamo maggiormente nel dettaglio.

r - E’ innanzitutto opportuno dire che, congiuntamente al restauratore Giuseppe Marinelli e alla dottoressa Barbara Improta della Soprintendenza (Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della Basilicata - ndr), dopo la scorsa festa patronale (settembre 2024), avevamo notato diverse lesioni, oltre a distaccamenti pittorici, presenti sulla statua di San Rocco. Nell’approfondire -togliendo la parte superficiale di pittura e stucco- è emersa una lesione molto importante nella parte posteriore e pertanto di è dovuti intervenire, in maniera anche abbastanza repentina, per consolidare la scultura e consegnarla ai posteri nello stato migliore possibile.

d - Tra l’altro, mi risulta si sia reso necessario addirittura una sorta di esame “clinico” sulla statua stessa.

r - Sì, grazie alla disponibilità del dottor Domenico Maroscia e della dottoressa Patrizia Grignetti, sono state effettuate anche delle vere e proprie radiografie, proprio perché i restauratori avevano bisogno di capire cosa ci fosse all’interno (eventuali vuoti, inserzioni di ferro) per poter poi intervenire sulle parti più danneggiate.

d - Com’è stato accolto dalla comunità questo piccolo-grande evento?

r - Beh, all’inizio non bene, dobbiamo essere sinceri (sorride).

d - Come mai?

r - Sa, quando si mettono le mani su una scultura così importante dal punto di vista storico, artistico e soprattutto devozionale, è normale che tra i fedeli, specie la gente semplice, ci sia un po’ di apprensione. Noi abbiamo voluto che il restauro fosse effettuato qui in basilica, a Tolve, proprio per permettere a tutti i devoti di visionare le varie fasi del lavoro.

d - Temevano si rompesse del tutto.

r - Sì, il timore c’era, però in quanto parroco so di aver messo la statua in ottime mani. Il restauratore Giuseppe Marinelli e il figlio Nicola, oltre a essere restauratori lucani affermati, sono delle persone molto competenti. Hanno fatto davvero un ottimo lavoro.

d - Ripropongo un po’ il tema ricorrente nelle nostre interviste a esponenti della chiesa: secondo lei c’è qualcosa da “restaurare” nel rapporto con la comunità dei fedeli, o va tutto bene da questo punto di vista?

r - Beh, c’è sempre da fare qualcosa in più. Noi siamo in linea con le indicazioni della Chiesa universale; seguiamo il magistero del Papa; abbiamo accolto con grande gioia l’elezione di Papa Leone XIV. E poi seguiamo la spiritualità liturgica, sempre. La Chiesa ci esorta alla conversione, al miglioramento, al cambiamento. Ma anche nella pietà popolare, nella devozione del popolo, c’è sempre da migliorare; innanzitutto nell’adesione al Signore, e poi nel seguire i modelli, belli, della fede cristiana che sono la Vergine Maria e appunto San Rocco e tutti i nostri Santi.

d - Quindi lei non registra alcun “scollamento”, come magari ci è stato riferito e registrato altrove (capoluogo compreso)? Si ritiene soddisfatto dell’affluenza dei fedeli e del loro rapporto con la chiesa locale?

r - Io credo che i nostri piccoli paesi lucani siano ancora delle “isole felici”, all’interno delle quali la maggior parte degli abitanti ancora si definisce “credente”, “cattolica” e anche abbastanza praticante. E’ chiaro che, dopo il Covid, anche confrontandomi con altri sacerdoti e parroci, abbiamo notato un leggero calo delle presenze; tuttavia le persone che frequentano, vivono in maniera intensa la Fede nei confronti del Signore e la devozione verso la Madonna e i Santi.

d - Il Santuario di San Rocco è una risorsa anche turistica. Non è certo un compito che spetta a lei, tuttavia le chiedo ugualmente se ritiene che sia sfruttata bene o se magari sarebbe lecito aspettarsi più gente a Tolve e/o una migliore proposta.

r - Noi stiamo lavorando tanto. Negli ultimi anni la parrocchia ha collaborato molto con la Soprintendenza, con l’Apt, con l’amministrazione comunale, con la Regione Basilicata, proprio nel tentativo di rilanciare la devozione popolare anche dal punto di vista turistico. Stiamo cercando di restaurare e adeguare le strutture del Santuario, onde poter accogliere i pellegrini in maniera sempre migliore. Ovviamente, la questione prettamente turistica non compete a me (dovendo curare la dimensione spirituale, religiosa), però ci sono altre componenti della comunità (diverse associazioni locali) che curano bene anche questo aspetto.

d - Tocchiamo il tema dello spopolamento e della povertà: se il tolvese medio oggi dovesse chiedere un “miracolo” a San Rocco, secondo lei quale sarebbe?

r - La gente chiede il lavoro, per poter restare in Basilicata, una terra che ama molto, ma tante volte si è costretti a emigrare perché mancano occupazione e servizi. Purtroppo anche io, in questi miei anni di sacerdozio, ho visto tanti giovani andare via per mancanza di lavoro, e forse il miracolo che chiedono davvero, per intercessione della Madonna, di San Rocco e di tutti i Santi, è proprio quello. Se c’è occupazione, c’è benessere e le famiglie possono restare nei nostri paesi e arrestare questo brutto spopolamento al quale stiamo assistendo.

d - E se potesse avere un dialogo franco con il presidente della Regione, cosa gli chiederebbe/suggerirebbe?

r - Innanzitutto lo ringraziamo per quel che sta facendo in questi anni. Io sento la Regione Basilicata vicina al territorio e anche questa amministrazione si sta impegnando per fare tutto il possibile. I miracoli, ovviamente, li può fare solo il Signore; noi uomini possiamo solo mettercela tutta per prodigarci sempre più per il bene comune.

d - Cosa ne pensa del nuovo Papa? Il fatto che sia americano rasserena alcuni, ma “preoccupa” altri, in tema di politica e equilibri internazionali.

r - Ritengo che lo Spirito Santo abbia mandato nuovamente il Papa giusto al momento giusto. Papa Leone XIV mi sembra un uomo di grande spiritualità; noi sacerdoti e comunità cristiana siamo fortemente emozionati perché ha ridato nuovamente centralità alla figura di Cristo e al messaggio evangelico. E poi sicuramente si adopererà per fermare queste guerre che stanno dilaniando l’umanità e per far sì che la pace possa sempre di più affermarsi sulla Terra.