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di Walter De Stradis

 

 

 

Quarantatreenne dai tratti ancora giovanili, l’occhialuto ingegnere (è stato presidente dell’Ordine a Matera) Gianluca Rospi, deputato dal 2018, ha trovato la collocazione congeniale in Forza Italia dal novembre scorso. Eletto -da indipendente- nei Cinque Stelle, era poi passato al Gruppo misto, all’interno del quale aveva dunque fondato la componente “Popolo Protagonista” (di area popolare); insieme ad altri deputati, ha successivamente dato vita al gruppo “Coraggio Italia”, un progetto che tuttavia -parole sue- si è “perso per strada”, portandolo quindi al suo definitivo passaggio al partito di Berlusconi. Un approdo che Rospi ha definito “naturale”, vista la cultura politica personale. I Cinque Stelle? «Per loro coniai “oligarchia” -termine che oggi torna sulla stampa a proposito di questioni internazionali legate a Putin- perché lì comandano e gestiscono quattro/cinque persone».  

d: Come giustifica la sua esistenza?

r: Devo innanzitutto ringraziare i miei, perché mi hanno consentito di arrivare fin qui; a cominciare dalla professione di ingegnere, che ha nel suo Dna la ricerca di soluzioni per migliorare la vita dei cittadini. E proprio questo spirito mi porta alla mia attuale esperienza in politica.

d: A proposito di “soluzioni”, una delle sue preoccupazioni attuali sembra essere la riforma del Catasto che –al di là della necessità di far emergere il “sommerso”- a suo dire comporterà un aumento di tasse, ai danni delle tasche del comune cittadino.

r: Certo, ma non lo dico solo io, è scritto nella relazione allegata alla legge delega presentata dal Governo, prevedendosi di spostare la tassazione dal lavoro alla casa. Un assurdo, perché la casa è un bene primario per tutti gli Italiani, anzi, l’unico bene per il ceto medio e per i poveri, che saranno gli unici a rimetterci (non certo i ricchi); aumentando anche l’Isee (come conseguenza), parecchie famiglie, che pagano meno sull’Università e asili nido, perderanno tutta questa serie di aiuti.

d: Lei è di Matera e fa parte della Commissione Trasporti: proprio poco fa (è giovedì – ndr), l’ex (?) assessore regionale Merra ha annunciato che, tramite la pubblicazione del decreto, il progetto della linea ferroviaria Ferrandina-Matera La Martella diventa “ufficiale”.

r: E’ stato approvato il progetto definitivo: ci sarà dunque la fase del progetto esecutivo e poi quella delle opere. Certo, dopo vent’anni, è un passo in avanti, e si spera –visto che l’opera è anche commissariata- che nei prossimi anni noi si riesca finalmente ad avere la Ferrovia a Matera. Ma ci sono anche altre opere di cui Governo, Anas e Ferrovie stanno valutando l’ampliamento e/o lo sviluppo: ad esempio la Taranto/Potenza/Battipaglia, un’opera (commissariata anche questa) che rientra nel Pnrr, che però erroneamente viene intesa come “Alta velocità”…

d: …appunto…

r: …NON SARA’ “Alta velocità”, ma sarà solo implementata e ammodernata in alcuni tratti.

d: Quindi conferma che la Basilicata NON sarà beneficiata dall’Alta velocità.

r: Sicuramente, ed è un errore, perché quella direttrice, Taranto/Potenza/Salerno poteva essere un ottimo collegamento ad Alta velocità col porto di Taranto e quello di Salerno.

d: Se questa cosa non si è fatta, qualcuno ha dormito. Magari dalle parti della Regione?

r: Queste dinamiche non dipendono solo dalle Regioni, ma anche da questioni europee e cose pregresse. Passare all’Alta velocità comporta infatti anni e anni di politiche che vanno in quella direzione. E comunque trasformare oggi quel tratto Taranto/Salerno in Alta velocità sarebbe difficoltoso perché significa creare un doppio binario, separato; ergo non colpevolizzerei la politica regionale attuale, ma forse più quella degli anni passati.

d: La Merra –prima dell’azzeramento della giunta- aveva annunciato novità anche sulla Potenza-Foggia.

r: Anche lì si è in fase progettuale, non esecutiva, e c’è lo studio di fattibilità. Mi auguro che si faccia presto, perché quella è un’altra direttrice fondamentale. Come dico spesso, noi dobbiamo cercare di collegare la Basilicata ai porti pugliesi (Bari e Taranto) e non già a quelli del Tirreno, perché verremmo sicuramente schiacciati e considerati come “periferie” (in questo caso di Napoli). Se ragioniamo di “macroarea” o di “macroregione”, discorsi che mi vedono favorevole, quella nostra d’elezione dovrebbe essere col Salento, l’aera di Bari e la Calabria: in questo modo noi Lucani diventeremmo “centrali”, confermandoci come il retro-porto naturale di Taranto, e potendone sfruttare appieno le potenzialità.  

d: A proposito di “potenzialità”, oggi dobbiamo giocarci al meglio la partita del Pnrr. Già alcuni sindaci lucani lamentavano carenze di personale (fra pensionamenti e impossibilità/difficoltà nel fare nuove assunzioni), specie in riferimento a chi dovrebbe occuparsi dei vari bandi. Al Nord, come al solito, sarebbero meglio attrezzati.

r: A mio avviso il Pnrr PUO’ funzionare. Noi avremo una quantità enorme di miliardi in arrivo dall’Europa, dieci volte più di prima. E già prima avevamo difficoltà a spendere quei soldi, figuriamoci ora! Come si fa? L’assunzione del personale all’interno dei Comuni da sola non è la soluzione per tutto: qui bisogna lavorare sul partenariato pubblico-privato, coinvolgendo i professionisti e gli imprenditori della società civile per farci fare i progetti e aiutarci a svilupparli. Oggi infatti il problema non è fare i progetti, ma saperli gestire.

d: Lei propone di “coinvolgere la società civile”, ma se guardiano ad altri esempi, come Matera 2019 (e anche lì sono arrivati tanti soldi), ritiene che ciò sia avvenuto? A sentire gli intellettuali locali, non proprio. Cosa ci ha insegnato, e cosa ci ha lasciato, quella esperienza?

r: Ci ha insegnato che quando la società civile ci crede, un progetto va avanti. Sappiamo tutti che Matera 2019 inizialmente non nasce dalla politica, bensì da una serie di associazioni culturali, riferibili a tutta la Basilicata. Dal punto di vista politico, Matera 2019 è stata sì un successo, ma avrebbe potuto essere ancora più efficace. Non è stato così perché la politica stessa si è messa d’intralcio.

d: La politica locale?

r: Sì, l’ha bloccata, se pensiamo che a Matera non si è creato un teatro, che potesse anche “dialogare” con lo “Stabile” di Potenza, l’unico che c’è al momento. Un assurdo per una Capitale della Cultura. C’è stata mancanza di visione. Matera dovrebbe diventare il volano per il quale il turista viene in città, per poi girare attraverso TUTTA la Regione (il Pollino, Maratea, Melfi, Pietrapertosa, Castelmezzano, la Costa Jonica...). La politica è riuscita bene nel creare il turismo e il “brand” relativo, ma non ha creato sinergie col resto del territorio. La Basilicata è TUTTA bella, e tempo fa io lanciai la sfida di “Città Basilicata”, ma l’hanno colta in pochi. Ciò che mi è dispiaciuto, inoltre, è che molte di quelle associazioni non sono state coinvolte nella programmazione del “dopo 2019”.  

d: Uno degli argomenti più ricorrenti è quello dei rincari energetici. La Basilicata è terra di petrolio, che prima o poi finirà. Come vede il futuro energetico di questa regione?

r: Dobbiamo essere bravi a sfruttare le risorse energetiche a disposizione, senza far danno all’ambiente. Anche perché oltre al petrolio e all’acqua, l’ambiente è la nostra vera risorsa. Potremmo puntare, inoltre, sull’energia rinnovabile, a creare ad esempio un centro di sperimentazione per l’idrogeno. Le rinnovabili pongono però un problema sul loro accumulo, e quindi dobbiamo utilizzare anche il gas; e poi è necessario sfatare anche un altro mito: è opportuno oggi più che mai tornare a fare ricerca sul nucleare di NUOVA generazione. Esisterebbero delle valide tecnologie capaci di bypassare definitivamente il problema delle scorie.

d: Quando si parla di scorie viene sempre in mente il pericolo di una nuova Scanzano...

r: Credo che ormai si sia chiarito. Seguii personalmente la questione in qualità di presidente dell’Ordine degli ingegneri, anzi, in quella stessa occasione stilammo un documento nel quale si ribadiva che la Basilicata per le sue caratteristiche geo-morfologiche NON era adatta ad ospitare scorie. Scanzano, in qualità di territorio sismico e soggetto a frana NON E’ certo il sito più idoneo. Certo, può non sembrare carino dire che le scorie devono andare altrove (chessò, a Torino), ma tant’è (una soluzione deve pur essere trovata) e comunque, chi si prende l’onere delle scorie deve necessariamente ottenere dei ristori.

d: E la Basilicata secondo lei, parlando di ristori scaturenti dal petrolio, ha avuto tutto quello che si aspettava e/o meritava?

r: Noi abbiamo avuto tante risorse, forse ne avremmo potute avere di più (gli accordi stipulati a livello centrale forse ci hanno un po’ penalizzato) e da impiegare certamente meglio di così. Pensi ai tanti borghi lucani che alle volte di tutti questi soldi non sanno nemmeno cosa farsene. Sarebbe stato meglio impiegare quei fondi per la creazione delle infrastrutture che mancano. Distribuire le royalties a TUTTI i comuni? Non sono per la distribuzione a “pioggia” dei soldi, quanto per il loro impiego.

d: Veniamo alla scelta di Bardi di nominare -in ruoli apicali- professionalità provenienti dal di fuori della Regione …

r: Non è tanto una questione di provenienza geografica, ma di modo di lavorare. Le capacità in Basilicata ci sono senz’altro, ma la scelta iniziale di Bardi forse è legata alla volontà di introdurre persone “scollegate” dal territorio, in questa regione ove per molti anni c’è stata solo una forza politica. Oggi, con l’azzeramento della Giunta (l’intervista si è svolta di Giovedì –ndr), bisogna ripartire con uno slancio in più.

d: Sì, ma da COSA ripartire? Questi due/tre anni di governo sono sembrati più che altro “interlocutori”.

r: Premesso che ha fatto bene ad azzerare la giunta con la volontà di mettere TUTTE persone nuove, direi che qualcosa di buono in questi anni è stato fatto. Si è cercato comunque di fare pulizia (anche se è brutto dirlo così), di rinnovare alcuni uffici e alcune situazioni incancrenite, anche se forse è stato fatto poco (e in questo lei ha ragione). Oggi c’è bisogno di un cambio di passo. Di persone nuove. Forza Italia ha dato alcuni nomi e speriamo che gli altri partiti facciano altrettanto.

d: Insisto, al di là dei nomi: da COSA bisogna ripartire?

r: Dal dialogo con il territorio e con tutte le fasce sociali, con coloro che io definisco la “parte operativa”, gli imprenditori, gli artigiani, quelli che si scontrano giorno dopo giorno con la durezza della realtà locale.

d: Se potesse prendere sotto braccio Bardi, confidenzialmente, cosa gli direbbe?

r: Di prendersi una settimana per girare con me tutti i borghi della regione e parlare non con i sindaci, ma con la gente che in quelle zone vive.

d: La canzone che la rappresenta?

r: “Così celeste” di Zucchero.

d: Il film?

r: “C’era una volta il West” di Sergio Leone.

d: Il libro?

r: “Ventimila leghe sotto i mari”

d: Tra cent’anni cosa vorrebbe fosse scritto sulla sua lapide?

r: “Era un uomo del popolo”.