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di Walter De Stradis

 

 

 

 

A metà anni Settanta conduceva un programma radiofonico su una radio locale, e successivamente –anche grazie alla voce stentorea- le è stato spesso tributata una somiglianza con la celebre giornalista Carmen Lasorella. Dopo diverse esperienze politiche a livello comunale, Maria Di Lascio è sindaca di Lagonegro, provincia di Potenza, da poco più di un anno, dopo aver vinto le ultime elezioni con la lista “Insieme con Maria Di Lascio”, vicina all’attuale amministrazione regionale di centrodestra.

d: Come giustifica la sua esistenza?

r: Cercando di essere utile. Cercando proprio, cioè, di “giustificare” un’esistenza. Questo anno e poco più da sindaca, io e i miei consiglieri lo abbiamo passato “spostando le macerie”. Come sa, nel 2016 c’era stata una dichiarazione di dissesto e successivamente una gestione commissariale durata quasi due anni. E i commissari prefettizi sono bravissime persone che però non hanno il polso della situazione, e non fanno nulla al di là dell’ordinaria amministrazione. Ciò ha significato, per due anni, mancanza di progettualità e programmazione, nonché personale andato in pensione che non è stato sostituito.

d: Un problema che hanno anche molti altri comuni lucani. Lei a lungo ha gestito un ristorante a Lagonegro. Nel film “Quei bravi ragazzi” uno dei protagonisti afferma “si capiscono un sacco di cose guardando la gente mangiare”. Questa cosa le è tornata utile anche in politica?

r: Avendo a che fare con la clientela ho avuto modo di affinare l’empatia. Mi piace ascoltare e capire. Ho imparato a guardare le persone quando abbassano le difese, cosa che di solito avviene a tavola. Ed è il motivo per cui lei fa le interviste a pranzo. (risate)

d: A microfoni spenti mi ha detto che preferisce l’appellativo “sindaca”. Ha un suo fondamento affermare che oggi per una donna è comunque difficile entrare nell’agone politico (e trovare le “macerie”)?

r: La funzione della donna in politica è recente e non ancora stabile: per questo credo che –per ancora un altro po’ di anni- le quote rosa siano utili e necessarie. Tenga anche conto che abbiamo fallito l’elezione di una Presidente-Donna al Quirinale, quindi vuol dire che per certe cose non siamo ancora pronti. Quando una donna -sindaca o deputata che sia- entra in una stanza piena di dirigenti maschi, a loro appare ancora un elemento spurio, scomodo addirittura. Speriamo che le cose cambino presto.

d: A proposito di riunioni e di dirigenti (maschi), oggi (martedì – ndr) lei è reduce da una riunione coi vertici regionali, a proposito dell’ospedale di Lagonegro. Le ultime news?

r: Abbastanza positive: grazie alla vicinanza del consigliere Piro (di Lagonegro, e “Per Lagonegro”) e dell’assessore al ramo Leone, per fortuna una vicenda che sembrava ormai naufragata nel porto delle nebbie, in questi ultimi tre anni è stata riportata a sintesi. Tuttavia non siamo ancora nella fase “definitiva”. Oggi abbiamo sì un’idea un po’ più precisa, ma bisogna ancora lavorare per realizzare finalmente la ristrutturazione di un presidio VERO per quel territorio. Noi siamo la cerniera fra la Campania e la Calabria, in qualche modo distanti dai “centri di potere” (Potenza e Matera); il Lagonegrese è poi composto da piccoli paesi, spesso divisi da tendenze campanilistiche, e con la presenza “preponderante” di un comune molto importante come Lauria, ove c’è la situazione che ben conosciamo. Quindi serve davvero questo “punto di ascolto” regionale, per esigenze che non siano della sola Lauria, bensì di tutto il Lagonegrese (ove oggi ci sono anche altri “portavoce”). Adesso bisogna finalizzare.

d: Questi gli aspetti politici, ma se un suo concittadino la ferma per strada e le chiede dettagli pratici?

r: Ci sono dei punti fermi; un primo intervento di appalto si potrebbe concretizzare già dai primi giorni di maggio (il progetto esecutivo del nuovo padiglione dovrebbe essere presentato a giorni, validato dall’Asp, e quindi passare alla stazione appaltante della Regione per essere messo a bando). L’inizio dei lavori si potrebbe verificare dunque entro questo 2022.

d: Non le chiedo se Bardi era presente all’incontro, perché già so che era impegnato altrove.

r: Era impegnato, ma essendo la riunione al Dipartimento della Sanità, c’erano l’assessore, il Dirigente, il direttore della Sua-Rb, del San Carlo…mancava solo l’Asp, perché il nuovo dirigente è entrato in carica da pochissimo.

d: Il precedente direttore dell’ASP ha ricevuta una lettera di ringraziamento da parte di voi sindaci lucani: ma come sa, nei mesi precedenti c’erano state polemiche su un presunto “pressing” politico subito affinché se ne andasse.

r: Bochicchio è stato sempre vicino a noi sindaci e pronto all’ascolto. Non di meno credo che in certi ruoli –come in tutte le cose- ci sia bisogno di una rotazione. Ciò non toglie che era giusto tributare a Bochicchio il riconoscimento per il lavoro svolto, specie nei momenti più difficili del Covid. In certe cose la vicinanza istituzionale è importantissima: aver consentito di organizzare le sedute vaccinali nei paesi come i nostri è stato davvero cruciale.

d: Alcuni suoi collegi sindaci ritenevano però –e ci sono stati degli interventi pubblici- che sulle loro spalle fosse stata scaricata troppa responsabilità, specie nelle prime fasi della gestione dell’emergenza.

r: E’ inevitabile. Sarebbe stato bello avere un Sistema Sanitario perfettamente funzionante, ma purtroppo non è stato così, anzi si sono viste delle crepe enormi. Penso alla mancanza cronica di medici: ne approfitto per rivolgere un appello affinché si abolisca il numero chiuso alle Facoltà di medicina. I medici mancano come il pane; e quelli che ci sono spesso hanno dimostrato di non essere adeguati ai nuovi metodi –magari anche per età- e in questa situazione i cittadini hanno trovato un riscontro nei sindaci. In una prima fase ci siamo sentiti TUTTI abbandonati, perché non avevamo ben chiaro cosa e a chi chiedere, poi man mano le cose sono migliorate -anche grazie all’intervento dell’esercito- e allo stato attuale a Lagonegro abbiamo vaccinato, con le tre dosi, più di mille cittadini!

d: Ma se dovesse prendere Bardi sottobraccio cosa gli direbbe?

r: Che i Lucani sono capaci e competenti e che qualche dirigente LUCANO nei posti chiave è indispensabile. Nominiamo i Lucani! Io comunque apprezzo molto il Presidente, davvero, mi piace il suo piglio e il suo modo di trattare le vicende senza “aggredirle”.

d: E quando c’era un altro Presidente, il lauriota Pittella, ritiene che il Lagonegrese avesse più attenzione rispetto a oggi?

r: Ne aveva di meno, perché Pittella non poteva dare l’idea di “privilegiare” il suo territorio di provenienza.

d: E quindi oggi Bardi…

r: …ci sta dando più attenzione. Proprio perché non ha quell’impedimento che aveva il suo predecessore.

d: Qualche settimana fa c’è stato quell’episodio relativo a un comunicato stampa di alcuni consiglieri regionali di centrodestra, che sembrava stigmatizzare (ma i firmatari smentiscono) il “lungo periodo di assenza” di Pittella, che però aveva avuto problemi di salute...

r: No, non credo ci fosse alcun riferimento a lui, anche perché quel comunicato l’hanno siglato persone che stimano Pittella.

d: "Stimano Pittella"???

r: Sì, alcuni di loro lo conoscono molto bene, e al di lù della politica, come uomo lo stimano pure. Guardi, io stessa –che non sono del suo partito- devo riconoscere che Lagonegro deve molto a Pittella, che da Presidente della Regione ci ha garantito (così come ad altri comuni) quel contributo economico utile a uscire dal dissesto.

d: E oggi invece Lagonegro di cosa avrebbe bisogno?

r: Di tutto. C’è bisogno di personale per non rimanere fuori da tutto ciò che passerà dal discorso Pnrr.

d: Pare ci sia un problema di norme nazionali circa le “quote” di personale che si può assumere.

r: E’ stato fatto il famoso “concorsone” per 2800 addetti: Lagonegro è in graduatoria e ha diritto a UNA unità, che dovrebbe essere a carico del Governo, ma questa unità ancora non ce l’abbiamo. Le persone che si sono presentate al concorso sono state la metà e comunque nessuno ha indicato Lagonegro. E quindi io oggi mi chiedo: come può gareggiare, il nostro comune, sui tavoli dei fondi del Pnrr, avendo UNA sola persona all’Ufficio Tecnico?

d: Il segretario comunale ce l’avete?

r: Lo perderò tra un mese. Ha fatto un’altra scelta. E non ho la responsabile finanziaria (quella amministrativa, gentilmente, si è presa in carico l’interim). L’appello va dunque lanciato anche alla Regione, che dovrebbe farsi da tramite per le esigenze dei comuni: in quell’Ente hanno meno vincoli, quindi potrebbero prendere del personale e trasferirlo ai comuni che hanno bisogno, in maniera quasi “diretta”. Ma è soprattutto il Governo che deve metterci in condizione di affrontare i tavoli del Pnrr, altrimenti vinceranno sempre i comuni del Nord, che il personale adeguato ce l’hanno eccome.

d: E su quale tema del Pnrr Lagonegro deve essere particolarmente presente?

r: Sulla sua vocazione, che è prevalentemente quella dei servizi (ospedale, tribunale, scuole), anche nell’ottica della vicinanza della più “commerciale” Lauria, che ha la Zes. A Lagonegro c’è il Centro nazionale delle ricerche geologiche, che oggi si trova nell’ex carcere, e c’è comunque la questione turistica (abbiamo l’unica montagna innevata fino ad aprile, ma dal 2015 siamo senza seggiovia)... ma ripeto, se non ci sono i tecnici che progettano e che mi consentono di “entrare” nei bandi, noi resteremo ai margini, e non possiamo. Senza contare che oggi ci sono questioni importanti come quelle dei rifiuti; dei giovani che emigrano (perdiamo 120-130 persone l’anno e anche per questo i concorsi pubblici ci vogliono); e –naturalmente- la preoccupante situazione di San Sago, ovvero la minaccia incombente che un depuratore di rifiuti speciali possa riprendere le attività vicino al fiume Noce. Ma almeno in questo caso, siamo uniti oltre i campanilismi, e tutti i comuni interessati stano portando avanti una battaglia –FUORI dalla politica- perché le regioni Basilicata e Calabria scongiurino questa eventualità.

d: La canzone che la rappresenta?

r: “Blowing in the wind” di Bob Dylan.

d: Il Libro?

r: “Una stanza tutta per sè” di Virginia Wolf.

d: Il film?

r: Ce ne sarebbero troppi…

d: Mettiamo che fra cent’anni scoprano una targa a suo nome al comune di Lagonegro: cosa le piacerebbe ci fosse scritto?

r: «Per aver riedificato, dopo aver tolto le macerie».