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di Walter De Stradis

 

 

 

Il cinquantacinquenne Luigi De Lorenzo, geometra dalla cravatta allacciata lenta e dal cipiglio simpatico, ha sulle spalle –ormai da tre mandati- un carico non da poco. E’ il primo cittadino di Aliano (il paese, in provincia di Matera, in cui lo scrittore e pittore Carlo Levi visse il suo periodo di confino) e che oggi si candida (nuovamente) a Capitale Italiana della Cultura per il 2024. Siamo a non molti chilometri da Matera, in realtà, già Capitale Europea nel 2019, ma la proposta di Aliano è sostenuta da numerose associazioni di livello nazionale e internazionale e dall’Unione dei comuni della montagna materana.

d: Sindaco, come giustifica la sua esistenza?

r: Aliano è sempre stata il punto di riferimento nella mia vita. E anche se non avevo mai pensato che un giorno avrei fatto il sindaco, nel 2011 alcuni amici mi convinsero che era mio dovere dare il mio contributo.

d: Lei è ormai al terzo mandato, ma oggi più che mai Aliano è nel “cuore” della Basilicata culturale: immagino che su di sé avverta una responsabilità non da poco.

r: Una grande responsabilità lo è sempre stata, e si riallaccia al lavoro fatto qui negli ultimi vent’anni, dalla nascita del Parco Letterario “Carlo Levi”. Nel 1998 la situazione era piuttosto precaria: la casa di Levi non era fruibile, il museo della Civiltà Contadina era stato colpito da un’ordinanza di sgombero; nel museo storico del Palazzo Caporale erano crollati i tetti. Noi siamo partiti da qui. Negli anni 2000 abbiamo gestito questa fase della sovvenzione globale, agendo sempre in prospettiva, tant’è che oggi possiamo parlare di “cose realizzate”. Con grandi sacrifici. Oggi il turista che viene ad Aliano può usufruire appieno tanto dei luoghi d’ispirazione letteraria del “Cristo si è fermato a Eboli”, quanto di tutta una rete importante.

d: Quindi, per chiarirci, il turista viene qui e trova sempre APERTI la casa del confino di Levi, il Museo della civiltà contadina…

r: Le strutture museali sono SEMPRE aperte (mattina e pomeriggio), tranne il lunedì, e sin dal 2000. Si parte dalla chiesa di san Luigi Gonzaga –un autentico contenitore di arte sacra (con opere di scuola caravaggesca, di Carlo Sellitto, e il presepe artistico di Franco Artese); per poi arrivare alla pinacoteca “Carlo Levi” nel Palazzo De Franchi; al museo dell’espressionismo astratto americano riferito a Paul Russotto (artista di origine alianese); alla casa-confino di Carlo Levi; al Museo della Civiltà Contadina; al Museo dei Calanchi (punto di partenza degli itinerari del Parco dei Calanchi). Ci sono inoltre tre nuovi contenitori che inaugureremo nei prossimi mesi.

d: Ma come mai nel 1998 c’era ancora quella situazione disastrosa?

r: Le iniziative culturali nel nome di Carlo Levi iniziarono subito dopo la morte (avvenuta nel 1975 -ndr). Poi, sì, c’è stata una quindicina d’anni di stasi, da cui si è usciti grazie a una nuova generazione politica che ha capito che Aliano sta a Carlo Levi come Carlo Levi sta ad Aliano. Una proporzione importante per il futuro della nostra comunità.

d: Diceva di tre nuovi contenitori culturali.

r: Si tratta del Museo della Maschera e del Carnevale di Aliano (che è diventato “Carnevale storico italiano” nel 2018); il Centro di accoglienza turistico, con il museo della fotografia (con opere di Cartier Bresson e Fosco Maraini) e il Museo delle maschere rivisitate dall’artista Nicola Toce; il nuovo Museo storico di Carlo Levi, che conterrà anche il patrimonio di Levi stesso e quello di Umberto Saba, acquistato dal Comune negli anni precedenti.

d: Nell’ottica della presentazione della candidatura di Aliano a “Capitale Italiana della Cultura 2024” (e in attesa di sapere se verrete inclusi nella “shortlist” dei comuni papabili) siete carrozzati più che bene; ma non temete che il precedente di Matera (già Capitale Europea della Cultura nel 2019), possa rivelarsi un “handicap”? Insomma, qualcuno potrebbe pensare che questa regione “ha già avuto”…

r: Potrebbe in effetti essere un deterrente, ma quella di Aliano non è una candidatura isolata, bensì del territorio, della montagna materana, della Val d’Agri, del Metapontino: insomma, è in rappresentanza di TUTTI i piccoli borghi della Basilicata. Vede, per fare Cultura in un piccolo centro bisogna crederci molto di più che in una città, anche lucana, perché ogni cosa che nasce viene dal basso e nessuno ti regala niente. Aliano era già stata candidata a Capitale Italiana della Cultura nel 2016 (quando la nomina andò a Palermo), ma il dossier che approntammo per quell’occasione lo abbiamo poi TOTALMENTE messo in pratica e realizzato. Pertanto, questa nuova, ulteriore candidatura deve servirci come “linea guida” per le cose da fare: nel 2024 arriveremo preparati e onoreremo questo dossier. A PRESCINDERE de come vada a finire.

d: Mi spiega però –all’atto pratico- COME e SE la Cultura ha portato benefici, economici e di sviluppo, al suo paese? SONO nate nuove attività in questi anni? La qualità della vita E’ effettivamente migliorata?

r: So bene che molti dicono: “Con la Cultura non si mangia”. E noi invece possiamo dimostrare il contrario. Quand’è nato il “Parco Letterario Carlo Levi” non c’era nessun ristorante: oggi ce ne sono tre, importanti a livello regionale, con oltre 25mila coperti all’anno. Oggi abbiamo delle “residenze d’epoca” importanti, il borgo-albergo comunale (utilizzato principalmente per laboratori e i vari festival che facciamo, quali “La Luna e i Calanchi”). Solo il Festival di paesologia porta ogni volta in paese quindicimila presenze (in un borgo con ormai meno di novecento abitanti). Sono poi nate attività artigianali, negozi che vendono prodotti del nostro territorio, e anche i bar si sono adeguati al turismo.

d: E dunque cosa manca, oggi, ad Aliano?

r: Direi che non manca nulla. C’è la questione di far sì che i giovani non debbano andare via, e su questo stiamo lavorando molto bene, e confidiamo che continuino a nascere attività economiche.

d: Lei prima ha detto “nessuno ti regala niente”. I rapporti con la Regione come sono stati e come sono adesso? Si è capito appieno il “messaggio” che sta arrivando da Aliano?

r: La Regione ha sostenuto sempre le nostre attività culturali e anche infrastrutturali; segno che ha capito, capirà o sta capendo che anche in un piccolo borgo si può fare cultura, turismo, e risultare ospitali in un panorama nazionale e internazionale.

d: Mi pare che Aliano sia stato uno dei primi –pochi per la verità- paesi visitati dal Presidente della Regione, Vito Bardi.

r: Sì, credo che siamo stati proprio i primi, in occasione de “La Luna e i Calanchi”. Con lui ci siamo intrattenuti parecchio, abbiamo visitato i luoghi e ci siamo confrontati. Spero che questo dialogo possa continuare, anche nell’ottica di una Candidatura che –come dicevo- è in rappresentanza di tutta la Regione.

d: Molti dei suoi colleghi -in questo giro di interviste tra i sindaci- hanno lamentato alcune difficoltà di interlocuzioni col Governatore, specie nelle fasi più calde della Pandemia. Lei ha trovato sempre una porta aperta in Regione e qualcuno che rispondeva al telefono?

r: Non ho mai avuto difficoltà, e quando ho posto problemi seri mi è sempre stata prestata attenzione, anche se magari si sono usati toni un po’ più alti e si è riscontrata qualche oggettiva difficoltà. Ma sono convinto che se c’è sempre un dialogo, andare avanti si può.

d: Se oggi potesse prendere Bardi sottobraccio cosa gli direbbe?

r: Di seguire con molta più attenzione i piccoli comuni, che sono l’anello debole di una regione, in cui certe difficoltà comunque ci sono, e oggi in Pandemia ancora di più. Gli direi di investire sempre più su Cultura e Turismo: una reale possibilità per molti paesi e per quei sindaci che –non solo ad Aliano- stanno mettendo in campo iniziative con grandissimi sacrifici.

d: Veniamo al dossier sulla candidatura di Aliano a Capitale Italiana della Cultura 2024: può riassumerci i principi cardine del documento? Cosa c’è di diverso rispetto al dossier precedente?

r: Il tema portante è sempre l’attrattività turistica a grandi livelli. Ci sono progetti importanti per completare e connettere il sistema museale di Aliano, magari con un nuovo contenitore culturale, che oggi manca, e che potrebbe unire la grande archeologa lucana, dall’area metapontina a quella della aree interne, degli Enotri. Vogliamo inoltre che il premio letterario “Carlo Levi” diventi un punto di riferimento anche internazionale. C’è poi in ballo la grande musica del Mediterraneo, gli allestimenti scenografici del borgo, l’abbellimento del borgo stesso (sono in itinere finanziamenti importanti). Soprattutto, come dicevo, l’obiettivo è quello di far restare i giovani nelle nostre comunità, offrendo loro opportunità, ma facendo capire il significato del concetto di “appartenenza”. Il dossier aspira poi alle grandi mostre relative ai Calanchi, ma si estende anche all’agricoltura e all’enogastronomia.

d: In tutto questo, al di là del dossier, c’è da incastrare il discorso del Pnrr, una grande occasione che non va sprecata.

r: Direi che su quello stiamo lavorando bene. Ci siamo fatto trovare pronti già al primo bando della Regione, circa l’edilizia residenziale pubblica (che fortunatamente ci vede primi in graduatoria). Un altro bando finanziatoci dal Dipartimento Ambiente (500mila euro) è quello sulle aree verdi dell’abitato.

d: Stiamo parlando di Cultura come sviluppo. La figura di Carlo Levi, che caratterizza la vostra offerta culturale e turistica, pone comunque una difficile sfida: da un lato, mettere a frutto questa risorsa; dall’altro, cercare di evitare accuse di “levismo”, termine critico, inteso in senso negativo da quegli intellettuali che ritengono che la nostra terra debba allontanarsi dai cliché del sottosviluppo e da un immaginario ritenuto obsoleto.

r: Carlo Levi è stato esiliato qui dal settembre del 1935 al maggio del 1936, poco meno di un anno. Ha lasciato tuttavia una grande eredità a TUTTA la regione: aldilà della polemica di cui parla lei, molte cose che poi sono accadute qui sono avvenute sulla sua scia: la venuta di Olivetti, di De Martino, di Cartier-Bresson, di Pasolini… Se Matera oggi è patrimonio mondiale dell’Unesco, lo si deve legittimamente anche a Levi e a quello che fatto a livello politico (il suo libro-denuncia smosse le coscienze a livello nazionale).

d: Il libro che la rappresenta? (Ovviamente, al di là di “Cristo si è fermato a Eboli”).

r: Posta così, è una domanda difficile (sorride). Direi “Il Diario di Anna Frank”.

d: Il film?

r: “La vita è bella”, di Benigni.

d: La canzone?

r: Eh… “E sono ancora qua” di Vasco Rossi. Che ne dice? (ride)

d: Mettiamo che fra cent’anni scoprano una targa a suo nome su in Municipio: cosa le piacerebbe ci fosse scritto?

r: Targhe e busti non mi interessano. Mi piacerebbe essere ricordato per l’impegno dato per la comunità.