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di Walter De Stradis

 

 

 

Su una parete della segreteria al centro medico Kos a Potenza, sono incollati diversi “post-it” con i suoi “aforismi”. Uno di questi recita: «Oltre alla cipolle che fanno piangere, bisognerebbe inventare quelle che fanno sorridere».

Settantatre anni portati in maniera invidiabile, occhi azzurrissimi, il dottor Giambattista D’Andrea –aviglianese di razza- è un noto pediatra del capoluogo, ma è stato anche giudice onorario al Tribunale dei Minori, nonché, in tema “vaccini”, Coordinatore Regionale della SIAIP (Società italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica).

Come si accennava in apertura, ha però un certa propensione letteraria (è già al secondo volume della sua raccolta di racconti e poesie, “AntoloGianni”) ed è un realizzatore seriale di presepi (in stile napoletano). L’ultimo di questi suoi allestimenti “tematici” (in un vano del suo appartamento, nel quale vengono invitati parenti e amici) è dedicato al vaccino anti Covid: i suoi re magi, zampognari e pastorelli indossano tutti la mascherina o esibiscono il green pass. E oltre alla capanna della Natività, c’è anche la nostrana, famosa, tenda del Qatar…

d: Come giustifica la sua esistenza?

r: Mi sono laureato a Bologna e facevo il medico generico a Cortina D’Ampezzo, ma a un certo punto ho preferito tornare nella mia terra, a cui sono legatissimo. Per me è un principio fondamentale che la sanità lucana sia affidata a LUCANI, perché spesso i “trapianti eterologhi” (ovvero fra soggetti che sono diversi - ndr) non attecchiscono. E spesso la Basilicata è stata terra di conquista.

d: Velatissimo riferimento alle nomine “napoletane” di Bardi...

r: Esattamente. Ci succhiano il sangue e se ne vanno, e noi siamo sempre più poveri. Non è un caso che io mi sia interessato molto all’istituzione della facoltà di medicina in Basilicata, a cui sta lavorando il dott. Maroscia e in merito alla quale anche il dottor Cannizzaro si era molto speso (era un suo pallino).

d: Uno dei suoi (tanti) pallini invece è quello di fare presepi “tematici”.

r: Una passione che nasce da mio nonno, aviglianese e ciabattino, che mi coinvolgeva sin da bambino. Dal canto mio, sono ormai quarantun anni (da quando è nato mio figlio, che ora lavora al Gemelli) che faccio presepi “a tema”. Ne feci uno sulla tragedia del ponte Morandi, con tanto di pupazzetti “morti” a terra, e ne ho fatto anche uno sui bimbi migranti scomparsi in mare.

d: Sempre drammatici?

r: Sempre “a tema”: nel mio presepe dello scorso anno c’erano soltanto animali in libertà, a significare la loro ri-conquista dello spazio vitale, sovente sottratto dall’Uomo, che invece in quel momento si trovava chiuso in casa.

d: E quest’anno il tema è la vaccinazione (e green pass annesso).

r: Io sono medico vaccinatore, ho cominciato nel 1980, sono stato un antesignano della vaccinazione contro il morbillo. Quest’anno per il presepe ho scelto questo tema, che è fondamentale: il vaccino è L’UNICO MODO per venir fuori dalla pandemia. Ci dobbiamo vaccinare tutti.

 

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d: Quindi lei propugna l’obbligo vaccinale.

r: Certo. Tuttavia so bene che è difficile convincere i No Vax.

d: Non si può certo generalizzare, ma lei che spiegazione si dà di certi atteggiamenti, sostenuti anche da persone di una certa levatura culturale, che facilmente scivolano nella teoria del complotto? Su cosa si regge in realtà il rifiuto del vaccino?

r: Nelle farmacie ci sono file di persone in attesa di fare il tampone, pur di non fare il vaccino. Credo che sia gente con delle idee ben precise, versata in tutta una cultura contraria alla vaccinazione, difficilissima da estirpare.

d: Un’avversione  “a prescindere”, insomma.

r: Sì, ma così come io non mi metto a dare dei consigli a un artigiano su come fare un tavolo di legno, allo stesso modo loro dovrebbero ASCOLTARE i suggerimenti di chi somministra vaccinazioni da una vita e sa che soltanto in questa maniera oggi ce la potremmo cavare.

d: L’avversione al vaccino è dunque spesso un’idiosincrasia, una fobia?

r: No. E’ una cosa che si è costruita negli anni ed è strutturata. Queste persone sono irriducibili: soltanto se vengono toccate direttamente dalla malattia -e neanche sempre- possono ravvedersi.

d: Siamo alla somministrazione delle Terze Dosi: il presidente della Regione sciorina numeri e primati sui social: lei che voto dà alla gestione dell’emergenza sanitaria in Basilicata?

r: Io mi sono fatto la terza vaccinazione da poco e ho notato un’organizzazione perfetta, l’Asp diretta dal dottor Bochicchio è all’altezza della situazione.

d: Però in tv abbiamo visto che a Matera hanno chiamato la polizia...

r: Non mi posso esprimere sulla situazione in quella città, ma su Potenza, ripeto, sono rimasto entusiasta, ed era di sabato, in presenza di una pletora di gente!

d: Torniamo alla facoltà di medicina, lei citava il dottor Maroscia, suo collega al KOS, ma se potesse dare un suo sommesso consiglio a chi se ne sta occupando ...?

r: Direi di scegliere come tutor le professionalità del posto; di non farsi abbindolare da quei professori universitari (di fuori) che magari non hanno mai posato le mani sull’addome di un ammalato. E’ chiaro comunque che abbiamo bisogno di alcune professionalità esterne, perché qui non tutto c’è. In Basilicata, ad esempio, abbiamo validissimi chirurghi pediatri (come il dottor Caiazzo, eccezionale), ma pensi che non c’è ancora la rianimazione pediatrica! E tocca rivolgersi a Napoli…L’anno scorso ho seguito centootto bambini col Covid, di questi uno solo ricoverato per una miocardite, un “bambino dalle mani rosse”. Mi ha dato l’ispirazione per un nuovo racconto da inserire nel mio prossimo “AntoloGianni”.

d: Il primo di questi suoi libricini parla di violenze sui minori.

r: Di bambini maltrattati. Ho anche fatto il giudice minorile per dieci anni e sono stato in Corte d’Appello per altrettanti, e ne ho viste di tutti i colori.

d: Si può tracciare un qualche bilancio sui maltrattamenti?

r: Direi che i nostri dati sono in linea con quelli nazionali…

d: Leggo che ha addirittura un master in “Investigazioni criminali per i delitti mostruosi”.

r: Sì, è attinente ai cosiddetti “baby killer”. Sono stato col professor Bruno e qualche anno fa lo feci venire a Potenza per un convegno.

d: In Basilicata non mi sembra ci sia una realtà in questo senso… o no?

r: (Silenzio). Queste situazioni ci sono dappertutto. Il termine “baby killer” si riferisce anche ai ragazzi di 16-17 anni. Comunque, la mia esperienza giudiziaria è ormai conclusa. Dopo vent’anni di indagini su situazioni patologiche -in famiglia, serie- ho detto basta, sono cose difficilmente digeribili.

d: Torniamo alla sanità e alla politica: l’assessore regionale al ramo, Leone, è un suo stimato collega pediatra. Che voto gli dà come politico?

r: Sui colleghi non mi esprimo mai. E non ho preso in considerazione la sua posizione politica.

d: Ma se potesse prendere Bardi sottobraccio, cosa gli direbbe?

r: Il presidente della Regione ha origini prossime alle mie, essendo di Filiano. Ergo, dovrebbe essere più “Filianese” e meno “Napoletano”.

d: Però Bardi stesso ha detto che questo tipo di discorsi (al pari di quelli relativi alle sue nomine “campane”) sono di cattivo gusto.

r: Ma secondo lei chi si può interessare con passione e con amore alla Basilicata??? Soltanto uno che ha il cuore qui!!! Prenda il San Carlo, ove ho lavorato fino al 1995: molti direttori venuti da fuori, dopo due o tre anni se ne sono andati, a scapito degli attuali! C’è stata insomma gente che è venuta qui per acquisire punteggio e poi è andata via, lasciando un vuoto. Se lei ricorda, ad esempio, in un’intervista al suo giornale in tempi non sospetti ebbi a dire –e fui facile profeta- che l’operazione “Bambin Gesù” sarebbe stata un fallimento. Ripeto: “i trapianti eterologhi” non funzionano!

d: Su uno dei suoi libri c’è questa intestazione “Ai miei bimbi tutte le caramelle del mondo”.

r: Alla fine della visita ai miei piccoli pazienti regalo sempre caramelle speciali, senza coloranti e senza conservanti. Sono molto felici e non piangono durante la visita, perché sanno che avranno questo “premio”.

d: … e la Basilicata di quale “caramella” avrebbe bisogno in questo momento?

r: Di una valorizzazione turistica. Potenza potrebbe essere promossa al pari di Matera, magari inventandosi (tipo Arezzo) dei weekend con mercatini particolari. Magari una volta al mese si potrebbe allestire una “Fiera del Giocattolo”.

d: La canzone che la rappresenta?

r: Una qualsiasi di Vasco Rossi, sono tutte belle. Di recente è comparso in una storia con Dylan Dog (io leggo anche molti fumetti).

Il film?

r: Ultimamente mia moglie mi ha fatto vedere un film su Leopardi (“Il giovane favoloso” - ndr), ed è stato un polmonazzo! (Risate)

d: Il Libro?

Consiglierei l’ultimo che ho letto: “Come torturavano nelle SS”. Oggi si parla tanto di fascismo, e allora è bene ricordarsi cos’è r: la mostruosità.

d: Fra cent’anni cosa vorrebbe fosse scritto sulla sua lapide?

r: La frase di prima, e l’ho anche già raccomandato ai miei figli: «Lascio ai miei bimbi tutte le caramelle del mondo».