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clikka sulla foto e guarda l'intervista andata in onda su LUCANIA TV

 

di Walter De Stradis

 

 

Afferma di non amare i trucchi, sia quelli che si usano per imbellettarsi sia quelli che si utilizzano nelle conversazioni.

Ed è infatti molto diretta, Francesca Nolè, classe 1985, una delle poche, anzi ultime pallavoliste di livello nazionale a essere emerse dalla nostra città.

Dopo quasi vent’anni in serie B, passati giocando in Basilicata, Campania e Puglia, oggi è schiacciatrice della Pm Asci Potenza, squadra di volley femminile che milita nel Campionato Nazionale di primo livello – Serie C pugliese, impegnata, con molte aspettative, nei play out.

“Sorella d’arte” (o viceversa: il fratello è Angelo Raffaele Nolè, bomber del Francavilla calcio), di professione odontotecnica, una volta adeguatamente edotta sulla totale assenza di competenza sportiva del suo intervistatore, si è tuttavia prestata di buon grado alla solita conversazione “a tutto campo” che caratterizza queste chiacchierate.

D: Come giustifica la sua esistenza?

R: Cercando di vivere con serenità e felicità, qualsiasi cosa la vita mi presenti. Ho potuto godermi lo sport a 360 gradi, e mi ha formato sia fisicamente sia mentalmente, dandomi quella “cazzimma” in più per affrontare anche le situazioni sgradevoli.

D: Lei ha avuto una carriera importante, e adesso è di nuovo a Potenza, in serie C, “per scelta”.

R: Giocare a Potenza è sempre stato uno dei miei pallini, perché sono il tipo di sportiva legata ai propri colori. E credo che la nostra città debba sfruttare il più possibile ciò che si crea nello sport.

D: Mi costringe a entrare subito nel vivo. Ci sono state polemiche, in questi mesi di restrizioni e chiusure, rivolte alla politica, rea di non aver sostenuto adeguatamente le realtà sportive in questo momento di difficoltà.

R: In verità è una realtà che si è sempre presentata. Molte sono state le società costrette al fallimento, nonostante l’aiuto economico di alcuni piccoli imprenditori che, fortunatamente, ci sono sempre stati. Il discorso però si sposta sulle strutture, e appunto sulla politica, che dovrebbe fare e dare qualcosa in più affinché in una città che non ha grandi scenari si possa sfruttare almeno quello sportivo. Potrebbe derivarne visibilità, ma anche un contributo a ristoranti e alberghi, ospitando ogni settimana squadre di fuori. Si potrebbe portarli in giro per la Basilicata, e non limitarsi a Potenza, col suo centro storico che ha le sue pecche e con i suoi palazzetti dello sport che hanno anch’essi le loro pecche. Guardi, io ho trentasei anni, e a Potenza ho giocato per molti anni (sia a livello nazionale sia nei settori giovanili), e mi sono resa conto che la città, di suo, risponde, se ci sono le partite di volley o di basket.

D: Cioè il pubblico fa sentire la sua presenza.

R: E’ così.

D: Quest’anno -se non ci fosse stato il Covid- Potenza avrebbe dovuto essere, fattivamente parlando, “Capitale Europea dello Sport”. Secondo lei non saremmo stati comunque pronti?

R: Secondo me no.

D: Cosa manca?

R: In parte le strutture. Sono tornata qui dopo cinque anni, e mi ritrovo alla “Caizzo” –struttura gestita a livello comunale- dove mi piove negli spogliatoi, la caldaia ogni settimana si blocca, e ci sono buchi nel campo, perché la pavimentazione non viene ripristinata da anni. Anzi, posso dire con certezza da una ventina.

D: E ci si è messa di mezzo pure la Pandemia.

R: Sì, perché all’inizio abbiamo avuto –comprensibili- difficoltà con le sanificazioni, ma sono state giustamente date priorità a cose come disinfestazioni (ci hanno rifatto il piano doccia) e altre piccole accortezze avvenute nell’immediato.

D: Passiamo per un attimo a questioni di costume. Non si placano le polemiche sulla partita della nazionale cantanti e sulla denuncia di Aurora Leone, che sarebbe stata esclusa in malo modo dal tavolo dei calciatori. Come sempre, in questi casi, ci sono le varie versioni e anche querele in partenza. Lei che idea si è fatta?

R: E’ stata comunque una vicenda di cattivo gusto: non è possibile che accada ancora, nel 2021, che una donna venga esclusa da un tavolo, che sia di calciatori o di personaggi famosi o di qualsiasi altra cosa. Non è tollerabile. Ho apprezzato infatti i gesti di coloro che erano presenti e hanno preso le distanze. Certe cose non dovrebbero esistere.

D: Neanche nel caso, come qualcun altro ritiene, il fatto sia avvenuto a un livello puramente goliardico?

R: No. Credo che certe lotte per i diritti delle donne siano state combattute anni fa, e oggi è assurdo dover rivivere certe cose.

D: Lei si è mai sentita discriminata? E’ a conoscenza di situazioni simili?

R: Per mia fortuna no. Anzi, noi sportive, quando siamo tutte insieme, siamo sempre bene accolte! (Sorride)

D: E se improvvisamente si siede un uomo al vostro tavolo?

R: (Risate) Lo accogliamo… magari con una battuta, o con una risata.

D: A livello locale, invece, c’è stata questa zuffa giovanile in centro storico, tutta al femminile…

R: Ehhh. E’ terrificante. I diritti sono una cosa, sì ok, ma mantenere la femminilità è un’altra. Noi donne abbiamo uno stile differente rispetto all’uomo, ma buttarsi nelle risse e alzare le mani appartiene innanzitutto agli animali…

D: Ma questo episodio è sintomatico di cosa secondo lei? E’ cambiata la città, sono cambiati i tempi, sono cambiate le famiglie…

R: Oggi in famiglia i coniugi sono costretti a lavorare entrambi, e quindi si ha poco tempo e pazienza per controllare, gestire ed educare adeguatamente i propri figli. Le dirò di più, sono sempre stata contraria alla presenza dei genitori agli allenamenti dei minori. Con loro in palestra, i bambini fanno ciò che vogliono, vanno in bagno, si distraggono, perché sanno che tanto non succede nulla. L’ho visto con i miei occhi, quella volta che mi invitarono ad allenarmi con le bambine. Ricordo invece che mio padre mi dava “la ritirata” alle 11 di sera, e se non tornavo per quell’ora si metteva in macchina e girava per tutta Potenza.

R: D: In questi vent’anni in cui lei ha fatto un po’ andata e ritorno, quali cambiamenti ha visto nella sua città?

La mia città la vedo sempre piatta. Al di là di chi governa, destra o sinistra… guardi, proprio quest’anno, in occasione di quel titolo così importante a cui lei accennava, mi sarebbe piaciuto vederli al lavoro sulle strutture, e invece poco o niente. Dice: «Stiamo lavorando per renderla pulita». Ok, ma io vedo sempre la stessa realtà. Dice: «Stiamo lavorando sull’asfalto delle strade», ma io non osservo miglioramenti reali.

D: La politica cittadina l’ha mai contattata per chiederle, che so, un parere…

R: Sì, mi sono trovata in riunioni in cui ho esposto le stesse cose che ho detto a lei…

D: E le hanno mai chiesto di candidarsi?

R: Mmm. E’ capitato, dai. (Sorride)

D: Lei sa che ci sono polemiche sulla effettiva “presenza” sul territorio, ma anche nel Palazzo, del Presidente della Regione, Bardi: se potesse prenderlo sottobraccio lei cosa gli direbbe?

R: Che, lui per primo, dovrebbe finalmente imparare ad amare la nostra terra. Perché solo così può starci veramente vicino e aiutarci. Chi sfugge alle situazioni e non è presente, non può ascoltare e affrontare le difficoltà del nostro territorio.

D: Lei gioca in una squadra che nasce in seno alla Polizia Municipale. Qual è il suo rapporto con i vigili urbani di Potenza? La multano spesso –con un pizzico di malizia- o magari la “graziano”?

R: (risate) Purtroppo non ho mai avuto “grazie”, anzi… Tuttavia, per fortuna, quando indosso la tuta…sono un pochino più “protetta”, specie se si tratta di uomini

D: Perché, le donne sono un po’più “rivali”?

R: Bravo! Tocca stare attente! (Ride)

D: Il libro che la rappresenta?

R: Non leggo. Il mio tempo libero lo dedico tutto per aggiornarmi sul design, la mia grande passione.

D: La canzone?

R: Prima di ogni partita ascolto “Grande amore” de Il Volo. E le mie compagne mi prendono in giro, perché è una canzone moscia, ma a me dà la carica!

D: Il film?

R: “La ricerca della felicità” di Muccino.

D: Fra cent’anni cosa vorrebbe fosse scritto sulla sua lapide?

R: “Una grande sportiva”.