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di Walter De Stradis

 

 

«Una piccola oasi orientale nella Basilicata sud occidentale», definisce così il suo paese Renato Iannibelli, Sindaco di San Costantino Albanese (Pz) e Presidente della Comunità del Parco Nazionale del Pollino. E’ consapevole di essere dunque il primo cittadino di un comune che consta di poco meno di 700 anime, ma che ha delle notevolissime e peculiari potenzialità turistiche, che torneranno sicuramente utili, alla sua comunità e all’economia regionale, in vista della tanto agognata “ripresa”.
D: Come giustifica la sua esistenza?
R: Ho dedicato la mia vita alla mia famiglia e al mio paese. Pur avendo avuto l’opportunità di andare a lavorare fuori, ho deciso di rimanere qui per cercare di fare qualcosa per la mia terra.
D: Oggi (9 maggio –ndr) è stata una bella domenica di cultura: è stato presentato il libro di Antonio Bellusci (“Cultura tradizionale a San Costantino Albanese” – SquiLibri), che era stato il “papàs” del paese una cinquantina d’anni fa. E’ la festa della Madonna, c’è tanta gente, e debbo dire che questa vivacità ci ha sorpreso.
R: La cultura è proprio uno dei punti di ripartenza di questo comune. Noi siamo di origine arbëreshë e abbiamo mantenuto nei secoli gli usi, i costumi, le tradizioni, la lingua e anche il rito greco-bizantino, come accennava lei, con tutta una ritualità particolare, stupenda. Abbiamo dunque delle potenzialità incredibili, grazie a uomini e donne di cultura (fra questi il prof. Nicola Scaldaferri, la dott.ssa Maddalena Scutari) e personaggi importanti come papàs Bellusci. Abbiamo poi tutta una serie di attrattori, come il museo della cultura arbëreshë, quello dell’arte sacra, la casa-parco…L’economia del paese punta molto sul turismo: il nostro territorio vanta ben otto strutture ricettive, tra agriturismi e ristoranti, che prima della Pandemia erano sempre strapieni e occorreva prenotare giorni prima. Il nostro è un paese molto attrattivo: non dimentichiamo “Il Volo dell’Aquila”, realizzato dalla Regione Basilicata e messo in funzione da noi sette anni fa; abbiamo il “Parco Avventura”, uno dei più grandi dell’Italia meridionale. Non voglio esagerare sui numeri, ma l’anno scorso, subito dopo la fase critica della pandemia, qui abbiamo avuto 30mila persone. E poi non c’è soltanto l’estate, ma anche la Madonna della Stella a maggio, e a ottobre puntiamo sul castagneto di proprietà del Comune, di 56 ettari. Nel periodo di Natale c’è poi il presepe in costume arbëreshë, organizzato dalla pro loco...
D: Molte delle cose a cui lei ha accennato finora sono state, inevitabilmente, condizionate dalla pandemia. Com’è cambiata la sua vita di sindaco, e quella dei suoi concittadini, da quando c’è questa emergenza?
R: Certo che il Covid ha inciso tantissimo sulla vita della comunità. Abbiamo avuto due periodi di contagio molto importanti, in autunno con sedici casi e a marzo/aprile con dieci. Debbo dire però che abbiamo saputo reagire subito, con screening in drive-in (col supporto dell’Usco di Senise) che ci ha consentito di avere subito un quadro preciso dei contagi. So che molta gente si è lamentata di come sono state svolte le operazioni da parte della Regione e dell’Asp, ma io devo dire che qui ho avuto tanta collaborazione. C’è stato un impegno incredibile dell’Usco di Senise, pronti a rispondere di notte e di giorno.
D: E in ambito vaccinazioni?
R: Siamo stati uno dei primi paesi a vaccinare gli over 80: siamo riusciti a contattarli tutti, creando un fondo vaccinale qui in Comune, ed è andato tutto per il meglio. Abbiamo poi costituito un piccolo servizio al municipio affinché la gente che non sa usare internet (o non ce l’ha, specie gli anziani), possa prenotarsi.
D: Alcuni suoi colleghi (ed è un po’ il leitmotiv di queste nostre interviste con i sindaci) lamentano problemi di comunicazione e interlocuzione col presidente della Regione, Vito Bardi. Quest’ultimo, forse raccogliendo le sollecitazioni apparse anche sul nostro giornale, ha dichiarato che si appresta a incontrarvi uno per uno, ma molti suoi colleghi lamentano comunque di non averci mai parlato o di non averlo mai conosciuto. E lei?
R: Sinceramente io non ho avuto modo di interagire con lui, ma ho potuto farlo con i componenti della giunta. Con Leone, Cupparo, Fanelli… con loro ho sempre avuto contatti diretti, e mi hanno sempre risposto, anche quando chiamavo in orari non congeniali. Forse sono stato fortunato, ma tutto quel disagio di cui le parla io non l’ho avuto, e qui la questione Covid è stata trattata in maniera ottimale.
D: Si è letto che Bardi avrebbe voluto le dimissioni di Bochicchio, direttore dell’Asp, a seguito di alcune sbavature registratesi in quella prima giornata di vaccinazioni “libere” a Potenza. Alcuni sindaci lucani sono scesi in campo per sostenere lo stesso Bochicchio.
R: Posso ribadire che tutto ha funzionato. Il momento, certo, è complicato e nessuno sapeva nulla di questo Covid; pertanto, anche se delle difficoltà ci sono state, alla fine l’importante è che la macchina abbia tenuto. Quindi io dico: andiamo avanti, cerchiamo di mantenere le persone che hanno saputo lavorare. Le polemiche devono lasciare il tempo che trovano, anche perché a volte strumentalizzano. A mente fredda cerchiamo tutti di ragionare e di continuare a lavorare bene per la comunità.
D: Il suo momento più difficile?
R: E’ stato difficile all’inizio, quando registrammo il primo caso di Covid in paese. C’era tanta paura tra le persone e s’era creato un clima di allarmismo che a volte mi buttava addosso uno sconforto incredibile. Ma alla fine sono state poche le persone che non hanno capito la situazione, e molte di più quelle che mi hanno manifestato la loro stima. Forse si può dire che ne sono uscito più forte dal punto di vista caratteriale. In Comune ci sono stato sempre, dalla mattina alla sera (e tutti i cittadini possono testimoniarlo), a fare tracciamenti, ordinanze, un lavoro “full immersion”. Ma era necessario difendere il paese: all’ingresso abbiamo istituito un punto di controllo, e devo ringraziare tutti quelli che ci hanno dato una mano in questo (la protezione civile, la mia giunta). Siamo stati forse l’unica amministrazione che è andata a Potenza di frequente per prendere, oltre alle derrate alimentari, anche gel, guanti e mascherine. Abbiamo fatto una distribuzione capillare, casa per casa, riuscendo a reperire le mascherine anche quando non se ne trovavano.
D: Sindaco, lei ci sta facendo una delle narrazioni più positive –specie in riferimento ai rapporti con le strutture regionali- che abbiamo registrato finora. Glielo chiedo lo stesso: se potesse prendere Bardi sottobraccio, visto che non l’ha mai conosciuto, cosa gli direbbe?
R: Abbiamo avuto problemi seri, con molte persone che non si sono potute spostare e che hanno avuto problemi “di vicinanza”. Gli direi pertanto di stare più vicino ai sindaci, di conoscere meglio i sindaci, di conoscere le nostre realtà, di stare in mezzo a noi. Ovviamente, Covid permettendo, perché credo che questo sia stato un grosso problema per il governo regionale, che ha impedito di stare vicino ai sindaci e alle amministrazioni locali. Chiedo a Bardi di stare insieme a noi, di capire cosa progettiamo per il futuro, quali sono le vocazioni dei nostri territori. Ci sono dieci, venti “Basilicate”, non una sola: ci sono i territori vocati all’industria, quelli vocati all’agricoltura, al turismo etc. Chiedo pertanto a Bardi e alla sua giunta –anche in vista dei nuovi fondi in arrivo dall’Europa- di scegliere interventi mirati, di calarli sui territori. I sindaci conoscono bene le varie situazioni…
D: …e quindi per il suo comune…
R: …chiederei di puntare sul turismo. Dopo l’incredibile cassa di risonanza ottenuta da Matera, è giunto il tempo di puntare sui piccoli comuni, come il nostro, una piccola oasi orientale nella Basilicata sud occidentale. Mi spiego, uno che viene qui ed entra in chiesa, si chiede: dove sono? In Italia o in Grecia? Queste nostre incredibili potenzialità adesso vanno fatte conoscere all’estero. Io in generale un po’ di fiducia ce l’avrei, anche perché abbiamo assessori regionali che sono ben radicati e il territorio lucano lo conoscono bene. Smettiamola di essere pessimisti e di fare critiche fini a se stesse, ma pensiamo ad andare avanti e costruire. Dal Covid prima o poi usciremo… e insieme riusciremo ad andare avanti.
D: Il film che la rappresenta?
R: “Il Gladiatore”. Lo rivedo spessissimo, tanto che mia moglie ogni volta mi rimbrotta (ride).
D: Il libro?
R: “I tamburi della pioggia”, di Ismail Kadarè, un romanziere albanese.
D: La canzone?
R: “Quella carezza della sera”, dei New Trolls.
D: Immaginiamo che tra cent’anni scoprano una targa a suo nome su in Comune: cosa le piacerebbe ci fosse scritto?
R: «A Renato Iannibelli, per aver creduto nel suo paese».