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di Walter De Stradis

 

Ha una voce squillante, ma gentile, Marianna Iovanni, giovane sindaca pentastellata di Venosa, la bellissima città di Orazio. Accentuati dalla mascherina, l’espressività di alcuni sguardi -che hanno sottolineato diversi passaggi della conversazione- è stata una componente significativa di questa intervista, che potrete maggiormente apprezzare nella versione video in onda su Lucania Tv, a partire da sabato sera alle 20.  

D: Come giustifica la sua esistenza?

R: Il primo gruppo del Movimento Cinque Stelle di Venosa nacque nella campagna elettorale 2013. In quell’occasione fu eletto per la prima volta il consigliere Gianni Leggieri, poi riconfermato. Fra i cinque consiglieri d’opposizione eletti successivamente al Consiglio Comunale c’ero anch’io (nonché l’attuale vicesindaco, Zifarone, e l’assessore all’ambiente, Papa). Nel 2019 il gruppo ha espresso la volontà che fossi proprio io la candidata a sindaco. Ho deciso dopo averci pensato molto, perché -seppur dai banchi dell’opposizione- avevo bene inteso le difficoltà che avrei dovuto affrontare e gestire.

D: Era spaventata anche del fatto di essere una donna in un mondo affollato da lupi della politica, un mondo prettamente maschile?

R: Assolutamente no, anzi, come sa, noi siamo la “famigerata giunta rosa”, perché nel giro di 4-5 giorni abbiamo messo su l’esecutivo, senza neanche renderci conto che c’era un solo uomo, nella figura del vice sindaco. Ma per noi non era una cosa “premeditata”, bensì ordinaria, in quanto in maggioranza avevamo stabilito di dedicare alla politica le 24 ore della giornata e non il tempo che magari ci rimaneva: per fare questo è stato necessario mettere da parte i nostri impieghi.

D: Lei è dipendente del Ministero della Cultura.

R: Sì, sono assistente museale, con specializzazione in Beni Archeologici, conseguita a Matera. Mi occupavo professionalmente di patrimonio culturale e quest’ultimo è stato uno dei leitmotiv della mia candidatura. Il tutto è sfociato, nel dicembre 2019, nell’ambizioso progetto di candidare Venosa a Capitale Italiana della Cultura.

D: Una proposta che, com’era prevedibile, ha pagato un po’ lo scotto della precedente nomina di Matera a Capitale Europea...

R: Sì, sapevamo che la nostra prima “concorrente” sarebbe stata proprio Matera (sorride). Sapevamo che per la Commissione, all’indomani di Matera 2019, tenere conto di un’altra città lucana sarebbe stato davvero difficile...

D:...tuttavia Venosa rimane una città stupenda. Il che implica delle responsabilità. Pensa che amministrare un paese brutto sarebbe più agevole?

R: Non lo so. La mia città è bellissima e non riesco a vivere un secondo termine di paragone. Ne siamo talmente innamorati che siamo arrivati a dire alle regione e al Paese intero “Guardate che Venosa C’E’, ed è tutto questo”.

D: Oggi, giovedì 25 marzo, è il “Dantedì”, e noi siamo nella Città di Orazio.

R: Dante CITA Orazio. Chiama in causa l’“Orazio Satiro”, nel IV Canto dell’Inferno, e ci ricorda per l’ennesima volta quale grande “concittadino” ha partorito la nostra Terra natia. Per la giornata di oggi non abbiamo organizzato nulla, perché stiamo lavorando in stretta sintonia con l’Accademia delle Scienze, in vista di un incontro importante del settembre prossimo, nell’ambito delle Giornate Europee del Patrimonio.

D: Saltiamo di palo in frasca e parliamo di Pandemia, anch’essa un vero “girone dantesco”. Venosa, in particolare, è stata toccata dall’annosa questione dell’Ospedale, che è stato “svuotato” -mi corregga se sbaglio- in vista di una trasformazione in “Ospedale Covid”. Alla fine lo è diventato, ma per ospitare i “paucisintomatici” del virus. Qual è lo stato dell’arte della vicenda? Sono stati ripristinati strumentazioni e servizi inizialmente tolti?

R: Lei apre una ferita che non si è ancora rimarginata, e che non si rimarginerà fin quando la Regione non porterà il tutto allo status quo ante. Riassumo: nel marzo 2020, diciotto sindaci del Vulture-Alto Bradano (corrispondenti a oltre 90mila abitanti), scrissero al Presidente Bardi e all’assessore Leone affinché rivedessero le loro posizioni. Tenga conto che il Pod, il Presidio ospedaliero di Venosa, è una struttura fondamentale per tutto il territorio, in virtù di tutti i servizi erogati all’interno. Quella prima volta, nella prima fase della pandemia, non fu più necessario trasformare l’Ospedale, stante il calo di contagi e di ricoveri. Tuttavia nel novembre successivo, con l’inizio della seconda -e più cruenta- fase della Pandemia, l’Ospedale è stato praticamente smantellato per dar posto a ventiquattro posti letto per paucisintomatici o asintomatici privi di una qualsiasi rete familiare e che necessitavano comunque di attenzioni particolari. Ma perché proprio questo tipo di pazienti? Perché, per come è stato strutturato, quel Reparto Covid non ha le attrezzature necessarie per far fronte a un’eventuale emergenza. Sappiamo bene la profilassi di questo virus: all’improvviso si potrebbe avere un peggioramento così repentino, da rendere subito necessaria la terapia intensiva (il che renderebbe necessario il trasferimento del paziente verso strutture già attrezzate). Ed era sostanzialmente questa la nostra richiesta: “Scusate, se voi ritenete che le strutture di Potenza e Matera non possano accogliere tutti i ricoveri dei pazienti gravi, allora decongestionate altri reparti -Geratria etc.- e portateli qui da noi: avete attrezzati cento posti letto! Portateli al Pod, in modo tale da tenere vive, presenti e attive tutte le altre funzioni". Mi creda (sospira – ndr), noi siamo stati “braccio a braccio” con le famiglie dei dializzati. Nel Pod di Venosa il reparto dialisi ospitava ventidue pazienti del Vulture-Alto Bradano.

D: Dove sono ora questi pazienti?

R: Vengono "scarrozzati" dal loro comune verso Rionero e vivono in una situazione davvero critica. Qualcuno potrà dire: “Cosa vuoi che sia Venosa-Rionero!?”. Andiamoglielo a dire al dializzato di Genzano che deve fare quei chilometri in più!

D: Quindi il suo messaggio a Bardi e a Leone oggi qual è?

R: Il nostro consigliere Gianni Leggieri ha fatto sì che venisse approvata una mozione con la quale s’impegna la giunta regionale a ripristinare il Pod così com’era prima di essere smantellato (per far posto a quei ventiquattro letti per asintomatici). Ci uniamo tutti a quell’appello. E guardi, a fine Pandemia, quando a fine anno saremo tutti vaccinati, io non potrò più tener calmi i miei concittadini: loro si risentiranno se qualcosa non sarà cambiato. In quanto Istituzione, con senso di responsabilità, io ho evitato fino alla fine che i miei concittadini scendessero in piazza per una mobilitazione generale, perché l’abbiamo paventata questa situazione, ma a nessuno è importato. Pertanto, a fine Pandemia, se la situazione non sarà rientrata, farò appello all’intera comunità.

D: Una specie di rivolta?

R: No (Sorride), pacifica. Una rivolta pacifica. Una legittima protesta.

D: Quanti sono attualmente i pazienti Covid nell’Ospedale?

R: Anche in base all’organico presente in servizio, lì sono in grado di ospitarne fino a ventiquattro. Ma il punto è questo: per ventiquattro posti per pazienti asintomatici è stato smantellato l’ambulatorio di dialisi (e lì erano già in ventidue) e in più gli altri servizi...molti ambulatori sono stati spostati nella sede di via Pasquale Di Chirico che, per quanto sia stata attrezzata, non risponde alle caratteristiche specifiche che dovrebbero avere! Abbiamo un Distretto di Igiene Sanitaria che funziona benissimo (il fiore all’occhiello della regione), ma io vedo che la fila delle mamme per vaccinare i bambini è chilometrica! Abbiamo bisogno che gli ambulatori tornino nella struttura ospedaliera ben attrezzata!

D: E quindi se potesse prendere Bardi sottobraccio, a tu per tu, cosa gli direbbe?

R: (La sindaca mi guarda senza parlare).

D: Lo sguardo è già eloquente.

R: Non è iniziata molto bene con il Governatore. Non c’è nulla di personale, ma se dovessi fare un excursus di questi due anni, ricordo bene che il primo “conflitto” politico con la giunta regionale avvenne -ad agosto 2019- in occasione del “mancato”, per l’ennesima volta, accordo per il Capodanno Rai. La comunità venosina si vide nuovamente sfilare sotto il naso l’occasione dell’importante vetrina. E poi, nel marzo successivo ci fu la questione del Pod, la più cocente. Oltre ai pazienti in dialisi, le metto sul piatto le situazioni più drammatiche, a partire dalla perdita del Neuropsichiatra infantile. Si rende conto di cosa vuol dire per le famiglie del Vulture-Alto Bradano? Ma perché questo territorio deve rimanere inascoltato??? Qui si parla di servizi sanitari!!! Di diritti acquisiti nel tempo! L’ospedale di Venosa, che ha una grande storia, nel giro di poco tempo si è visto esautorato di tanti servizi e oggi, oltre alla Pandemia, paghiamo pure lo scotto di un ulteriore taglio di prestazioni sanitarie. E la cosa fa male, veramente.

D: Chiudiamo, tornando alla Cultura. Questa è anche la città natia di Gesualdo da Venosa, citato persino da Franco Battiato in una sua canzone. Come mai, e ho verificato di persona, in paese dischi con i suoi madrigali non se ne trovano?

R: E’ vero. Non ancora. Ma la figura che lei mi propone è controversa: è un genio, che deve il suo estro alla sua sofferenza interiore, ma è anche un uomo del suo tempo... lo stesso Battiato, nella canzone che lei cita, afferma che uccise la sua sposa, anche se dice “ma poco importa, perché la sua musica risuona dolce come una rosa”. Beh, insomma! ... capisce bene che questa è a dir poco...

D:...una "semplificazione".

R: Persino per un artista profondo come Battiato!

D: Si vede che doveva fare la rima.

R: (Ride) Diciamo così. Guardi, per noi è un vanto che un genio della musica sia venosino, e nel nostro Dossier (quello per la Capitale) demmo a lui un grande spazio, ma -attenzione- alla sua musica, e questa è una differenza sottile. ....

D: E quindi i cd li troveremo o no?

R: Spero di sì. Attendiamo la fine di questo maledetto periodo, prima di poter fare annunci.

D: Il libro che la rappresenta?

R: “La Cultura a picco”, di Fabrizio Polacco.

D: Il film?

R: “I Ponti di Madison County”, di Clint Eastwood.

D: La canzone?

R: Baglioni tutta la vita.

D: Fra cent’anni cosa vorrebbe fosse scritto sulla sua lapide?

R: Questa domanda mi lascia... senza parole. lasciamo ai posteri la decisione.