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di Walter De Stradis

 

Settant’anni, occhi chiarissimi, viso rotondo e bonario, il dottor Nicola “Nico” Grande è il Presidente (carica annuale) del Club LIONS “Potenza Host”, il primo e più longevo fra quelli presenti nel capoluogo lucano (gli altri sono il “Potenza Pretoria” e il “Potenza Duomo”, presieduti rispettivamente da Rocco D’Amato e Michele De Bonis).

Ginecologo del San Carlo in pensione, oggi medico legale per l’Inps, il Nostro ebbe anche una fugace esperienza politica, candidandosi una ventina d’anni fa alle regionali con Forza Italia.

Il dottor Grande, prima di ogni cosa, tiene a precisare che come “immagine” del particolare momento vissuto dal Pianeta, il “Governatore” del Club (a livello di distretto meridionale) Antonio Marte ha scelto la ginestra, simbolo di resilienza, che è un misto di resistenza e di pazienza in tempo di Covid.

D: Come giustifica la sua esistenza?

R: Ho cominciato da subito a leggere, a nove anni, nella biblioteca di mio zio, maestro elementare. Da allora non ho perso questo vizio: mi interesso, oltre che di ginecologia e di ostetricia, di psicologia e sociologia, di qualsiasi cosa abbia a che fare con la mente e con l’esistenza.

D: Il vostro Club fu il primo “Lions” a nascere a Potenza. Come e perché vi aderì?

R: A Potenza il nostro club nacque nel 1957. Io vi aderii ventitré anni fa perché mi piaceva la sua filosofia. I Lions (traducendo dall’inglese: “Libertà, Intelligenza a salvaguardia della propria Nazione” – ndr), in generale, nacquero da un interrogativo: che cosa accadrebbe se ognuno di noi si svegliasse una mattina e decidesse di migliorare il mondo? E (se lo domandava nel 1917 il fondatore Melvin Jones), che cosa riusciremmo a fare se ci mettessimo tutti in rete? La risposta è: niente sarebbe impossibile.

D: La vostra “Dichiarazione di Missione” in effetti è: «Dare modo ai volontari di servire le loro comunità, rispondere ai bisogni umanitari, promuovere la pace e favorire la comprensione internazionale attraverso i Lions club».

R: Noi siamo “donatori di tempo”, a titolo gratuito, sottraendo momenti alla nostra poltrona, ai nostri cari, alla nostra casa.

D: Come si entra nel Club? Si fa domanda? Quali meriti bisogna avere? Bisogna appartenere a qualche categoria sociale particolare?

R: Affatto. Quest’anno ho già fatto entrare sei persone, che hanno manifestato un cuore puro e una volontà a servire (il nostro motto è “we serve”). La “com-passione” è il valore fondante della nostra missione. Noi non chiamiamo nessuno, accogliamo persone che si propongono, umilmente (e sottolineo umilmente) per fare cose utili alla comunità.

D: Avete mai rifiutato qualcuno?

R: Mm, no.

D: Quindi prendete tutti?

R: No. Facciamo prima un colloquio, e quelli che manifestano un cuore puro... noi li prendiamo.

D: Un “cuore puro”? Mica facile stabilirlo così.

R: Sono loro stessi che a volte, dopo un po’, se ne vanno, anche come “insalutati ospiti”, perché non dimostrano una reale volontà di impegnarsi. E’ successo.

D: Mandati via?

R: Mandati via mai.

D: Ci sono operai che fanno parte del vostro club?

R: Certo. Così come i medici e gli avvocati.

D: Dottore, io la sto provocando un po’, perché –come di certo saprà- a volte si sente dire che realtà come i Lions sono “l’anticamera” della Massoneria.

R: Questo è totalmente falso. Tuttavia, nella misura in cui i Lions vengono associati a quella parte della Massoneria che fa speculazioni logiche e filosofiche (dopotutto era massone anche un certo Giordano Bruno)… insomma, in quell’ambito, noi accettiamo tutti quelli che fanno Cultura. Invece la Massoneria che intende lei è ben altro. Noi siamo degli umili servitori che “spengono il proprio ego” per essere utili agli altri. Se invece vuoi essere “protagonista” non fai niente di buono.

D: Quindi è capace comunque che qualche massone faccia parte del Lions.

R: Questo non lo so.

D: I vostri elenchi sono pubblici.

R: E trasparenti.

D: Non si infrange la privacy se si dice che uno fa parte dei Lions (risate).

R: No, tant’è vero che le ho appena dato dei documenti i cui i nomi ci sono.

D: Tuttavia qualche “complottista” con la vostra “Dichiarazione della Visione” ci andrebbe a nozze: «ESSERE IL LEADER MONDIALE nel servizio comunitario e umanitario».

R: Noi siamo la prima organizzazione non governativa al mondo: 48mila club, un milione e mezzo di affiliati. Doniamo milioni di dollari… Ci sono cinque aree tematiche: la vista; l’ambiente; il cancro pediatrico; la fame nel mondo e il diabete.

D: Mi interesserebbe sapere cosa avete fatto su Potenza.

R: Per quanto riguarda il discorso femminicidio, operiamo in sinergia con la Consigliera di parità e la Presidente del Crpo. Il Governo ha messo a disposizione un numero (il 1522), per le denunce di stalking etc, e noi lo abbiamo apposto su due panchine rosse (una santa Maria e una nel parco Mondo).

Per quanto attiene al cancro pediatrico, abbiamo portato dei doni all’Hospice di Lauria e interveniamo anche quando una famiglia non può pagare il biglietto per Roma o Milano (per le cure extra-regione di un figlio). Abbiamo inoltre avviato il progetto “Martina”, per far conoscere ai giovani quali sono le lesioni pre-cancerose.

Abbiamo donato un presepe gigante alla parrocchia di Bucaletto. Alla fondazione dei non vedenti abbiamo dato una mano, così come al Banco Alimentare.

In ambito diabete, fino al pre-covid, siamo andati nelle scuole per gli screening.

A breve pianteremo degli alberi in città. Organizziamo inoltre un premio –un corrispettivo economico- per le migliori tesi di laurea.

D: Ricevete contributi pubblici?

R: Si potrebbe verificare aderendo al Terzo Settore, ma questo è in itinere, dobbiamo ancora decidere. In quel caso ci sarebbe il discorso del 5 per mille

D: Ritiene che aderire ai Lions possa essere, per qualcuno, un trampolino di lancio per la politica? Qualche politico è mai venuto a cercare il vostro appoggio?

R: Parlo a titolo personale: no. Quest’anno ho anche avuto modo di chiarire che io sono super-partes e che sono (non a parole) il “Presidente di tutti”. Ho colloquiato col sindaco Guarente per il discorso panchine, ma se si tratta di discutere opere di bene, lo stesso farei con la sinistra. Sono in ottimi rapporti col vescovo Ligorio.

D: Non è un mistero che qualche consigliere comunale è membro del Lions.

R: Non c’è nessuna forma di “comparaggio” o altro. Chi mi conosce lo sa: a Potenza ho servito, con queste mani, per settant’anni.

D: C’è una cerimonia particolare quando uno entra?

R: C’è un cerimoniale, con una nostra preghiera. C’è il suono di una campana (una vibrazione del nostro cuore che ci richiama all’ordine), poi si ascolta l’inno nazionale, dopodiché si leggono gli intenti da rispettare. Ma il nostro valore principale è la Libertà.

D: Come accennava, lei mi ha fornito questa rivista (“108 Ya”, che è anche il nome del distretto a cui appartiene il Club Potenza Host e che comprende Campania, Basilicata e Calabria - ndr), al cui indice leggo “Opportunità in tempo di Covid”.

R: A livello internazionale sono stati stanziati milioni di dollari.

D: E a Potenza?

R: Entro un mese distribuiremo degli opuscoli a proposito di virus, vaccini e tutto, nell’intento di portarli nelle scuole (e in seconda battuta nelle famiglie).

D: Il suo momento più difficile durante questa pandemia?

R: Ho perso uno zio, a Torino, a cui ero legatissimo.

D: Lei è medico: perché la Sanità, ovunque, si è fatta trovare così impreparata?

R: Perché ci crediamo onnipotenti. Questo Covid ci ha dato tre lezioni fondamentali:

L’individualismo sfrenato non serve a niente: bisogna essere tutti solidali. non c’è una gerarchia fra esseri umani.

L’Io e la Natura sono una cosa sola, ma noi abbiamo espropriato la Terra fino al punto di non ritorno.

Abbiamo passato questo secolo a erigere muri e fili spinati per tenere fuori gli “intrusi”: ora l’intruso e tra noi. Come la mettiamo?

D: La Basilicata come ha gestito la Pandemia finora?

R: Tentando di fare il possibile. Io ho degli amici anestesisti che hanno visto la morte in faccia e qualcuno di loro è stato fra la vita e la morte. L’impegno dei medici è stato totale: io stesso vengo appena dal lavoro, dove ho incontrato dodici persone che vengono da fuori…

D: Il governo regionale come si sta comportando?

R: Le ho detto che io la politica non la faccio entrare…

D: Mi risponda da cittadino.

R: Vedo che i vaccini stanno arrivando, che i medici sono stati vaccinati…

D: Ma se potesse prendere Bardi sottobraccio cosa gli direbbe?

R: Di fare le cose nel modo migliore possibile, con un impegno totale.

D: Dottore lei ha questo faccione buono… su, mi dica una cosa cattiva. S’incazzi.

R: Mi creda, io le mie battaglie politiche le ho fatte, e quindi di cose da dirle ne terrei eccome. Ma ho deciso di fare dell’etica la mia strada maestra, anche per i trascorsi che ho avuto con mio padre, morto a cinquantasei anni dopo una serie di infarti: la Cultura si forma col dolore. A quindici anni avevo già finito tutta la biblioteca di mio zio. Credo nella Cultura, nella Compassione e nel prossimo, e ci credo veramente. Quindi, può dirmi quello che vuole, ma io sono così. I politici? Sono sempre “double-face”: è la Politica che lo esige. Io ci sono stato dentro.

D: La Politica esige un po’ di doppiezza.

R: No, la politica É doppiezza. A me lo fecero capire chiaramente: «Con te non possiamo fare molto: non hai scheletri negli armadi, quindi sei fuori gioco».

D: Il film che la rappresenta?

R: “Braveheart – Cuore Impavido” di Mel Gibson

D: Il libro?

R: “I Fratelli Karamazov”.

D: La canzone?

R: “Uè Marì”, la canzone del mio amore con mia moglie, che si chiama, appunto, Maria.

D: Fra cent’anni al Club scoprono una targa a suo nome. Cosa le piacerebbe ci fosse scritto?

R: «Visse con lealtà e senso dell’amicizia».

D: La domanda più delicata, l’ho tenuta per ultimo: il miglior direttore generale del San Carlo?

R: Cannizzaro.