pranzoTRAMUTOLI.JPGLa sua fronte sembra costantemente rigata da una qualche rifl essione seria, e il tono di voce è basso e misurato, ma di tanto in tanto il suo sguardo si distende e i suoi occhi sorridono. Il professor Valerio Tramutoli, docente presso la Scuola di Ingegneria all’Unibas, già propostosi come governatore alle ultime regionali, è ora il candidato sindaco di Potenza per “Basilicata Possibile”.

Come giustifica la sua esistenza?
È una grande domanda. Cerco di vivere in maniera corretta, e ciò per me vuol dire cercare di non essere indifferente rispetto a quello che accade intorno a me e a chi sta peggio di me.


Quando è maturato in lei di spendersi in prima persona e mettendoci la faccia?
Non sono un civico, in quanto ho sempre partecipato alla vita politica, mostrando il mio impegno ogni qual volta venivo interpellato per le mie competenze. Grazie alle persone che mi hanno sostenuto e, in base a una lunga discussione, si è capito che era il caso di avviare un’azione di testimonianza e di esprimere delle candidature un po’ più forti che dessero l’idea di provare davvero a cambiare questa realtà. Mi sono reso disponibile anche perché questa regione non si può più guardare. Il copione è lo stesso: «I miei figli vivono fuori: non so se andarmene pure io»…, gli studenti con i quali sono solito confrontarmi mi confessano, quasi quotidianamente, di voler abbandonare la loro terra al termine degli studi. È una situazione inaccettabile e c’è da fare. Perciò, candidandomi alle regionali, dicevo sempre che non mi bastavano i voti per fare il consigliere (come anche adesso). Non era una richiesta velleitaria, malcontento alla mano, e il risultato non è stato comunque negativo.


Qual è la prima cosa da scardinare, il muro di gomma da valicare affinché la Basilicata in primis, e poi Potenza, possano effettivamente cambiare?
L’avvitamento su se stessa da parte della politica, cioè il fatto che a un certo punto, e oramai sono circa vent’anni, chi si occupava di politica -compresi i partiti che, in base all’articolo 49 della Costituzione dovrebbero fare da tramite tra i cittadini e chi governa- ha deciso di non avere più bisogno dei cittadini stessi, chiudendosi nelle segrete stanze. Una situazione come questa ha determinato un completo sfascio, anche perché non c’è più partecipazione.


Durante la campagna elettorale per le regionali, e attualmente per le comunali,ha avuto modo di incontrare un pubblico piuttosto eterogeneo.

La prima cosa che mi hanno detto è stato un grazie, specialmente da parte di coloro che sono tornati a votare, i giovani e quelli del cosiddetto “popolo senza partito”. Durante il mio cammino elettorale ho scoperto cose di cui nessuno parla, come la camorra e lo strozzinaggio degli agricoltori nel Metapontino, piegati dai soldi che non arrivano. Sono stato davanti all’indotto Fiat, all’ingesso degli operai, e ho incontrato il loro sguardo stanco, e ciò dimostra che in Basilicata anche chi lavora non sta bene, poiché si tratta sempre di una occupazione sotto schiaffo, o sottopagata.


Al di là del suo risultato personale alle regionali (in cui era candidato governatore), si aspettava la vittoria del centrodestra a trazione leghista?
Beh, un po’ anche sì, ma in fondo è così: quando non semini non raccogli. Quando la sinistra ha abbandonato il campo dei suoi valori per introiettare quelli della destra, è chiaro che rispetto alla copia la gente ha preferito l’originale. Il problema è che non esiste più una reale discussione politica: dunque non c’è da sorprendersi se poi si vota in base a degli slogan, anziché approfondire.


Adesso la Lega vuol fare di un sol boccone anche il comune di Potenza. Qual è l’antidoto di Tramutoli?
In generale le alleanze per battere la destra, cosa che ho già affermato in passato anche ai tavoli del centrosinistra, devono fondarsi sui valori di riferimento, oltre che su persone credibili e capaci di interpretarli. Ecco, l’antidoto del centro sinistra sarebbe stato quello di tirare un lungo respiro per poi andare dritto verso il rinnovamento, ed è una cosa possibile a mio parere, visto che all’interno del Pd ci sono tantissime persone competenti che magari in questo momento mal sopportano di essere inseriti in una visione così verticistica del partito. Per non far vincere la destra sarebbe bastato questo, ossia decidere insieme di ritornare ai punti fermi della Costituzione, dell’antifascismo o dell’antirazzismo per essere nuovamente creduti dalla gente.


Lei quindi sarebbe stato disposto a farsi supportare dal Pd.
Assolutamente sì, ma solo con un programma di rottura rispetto al passato e con candidati credibili, vale a dire non pezzi di partito, ma persone impegnate nel sociale e nella vita di tutti i giorni, ossia uomini e donne che, mettendoci la faccia, allo stesso tempo si impegnavano anche a non perderla.


La notizia di questi giorni è che De Luca non si ricandida come sindaco. Secondo lei ciò spariglia le carte, o rende più facile il suo tentativo?
Un po’ le spariglia, dall’altro il modo in cui questa candidatura è stata prima negata, poi riproposta, poi nuovamente negata (fornendo un assist al centrosinistra, che lo stesso De Luca aveva negato di voler appoggiare), un po’ ci aiuta, poiché fa capire alla gente cosa è diventata la politica oggi. De Luca è indubbiamente una persona perbene, tuttavia è stato trascinato, suo malgrado, in questi balletti che certo non fanno onore alla politica.


Sui giornali e in tv si parla della Andretta come della “candidata del centro sinistra”. E Tramutoli che cos’è?
Il problema è proprio la parola sinistra e l’equivoco che le si è generato intorno, poiché c’è qualcuno che se n’è appropriato senza saperne neanche il significato. È di sinistra un partito che rimanda indietro gli immigrati il Libia dicendo che lì è un porto sicuro? Che li lascia morire in mezzo al mare? Tutto questo non appartiene certo alla sinistra, compresa l’idea dell’autonomia differenziata, così come non appartiene alla sinistra questa gestione ambientale, dato che gli ultimi fatti non fanno altro che dimostrare che l’Eni qui ha fatto sempre ciò che ha voluto. Insomma cosa c’entra il centrosinistra con la sinistra?


...Dunque il candidato della sinistra è Tramutoli?
Sì, ma non solo della sinistra. Tramutoli è il candidato di tutti coloro che credono che i principi costituzionali hanno ancora un valore per tutti gli Italiani, per il mondo cattolico e per quello socialista. L’obiettivo è quello di dare eguali diritti a tutti i cittadini del Sud, specialmente in Basilicata, a Potenza, ove questi stessi diritti sono totalmente negati.


Faccio il cattivo: «Tramutoli si è candidato prima Presidente della Regione, ora Sindaco di Potenza. Insomma, la poltrona la vuole per forza».
Ebbene sì, sono divorato da questa insana ambizione! (ride, ndr). In realtà la seconda candidatura nasce dalla necessità di tenere insieme questo movimento che si è creato. Potrà anche essere un segno di debolezza quello di non avere altri candidati sindaci, ma purtroppo è mancato il tempo. Nelle assemblee che abbiamo tenuto c’erano almeno altre venti persone più preparate di me, ma non avrebbero avuto le stesse capacità di traino e di coesione che avevo io in quel momento; dunque è stata una scelta determinata dalle circostanze, ma prometto che lavoreremo per creare delle alternative.


Ci sarà una sola lista a sostenerla?
No, stiamo lavorando almeno a due liste.


Ha già pensato, laddove dovesse essere eletto, a una rosa di assessori?
No, lo decideremo insieme agli altri esponenti di Basilicata Possibile, tenendo conto delle competenze di ciascuno, oltre che della credibilità.


Qual è la “Potenza Possibile”? Quali le sue priorità?
La prima cosa è restituire un governo a questa città, cosa che non ha mai avuto. Pensiamo a una serie di progetti come il piano regolatore degli anni ‘70 che prevedeva un bel parco lungo il vallone Santa Lucia, che non è stato mai realizzato, ai collegamenti previsti dalla parte più periferica della città, ossia la stazione, al centro storico, che poi sono stato interrotti. Bisogna tornare ad avere finalmente una visione della città che vuole essere realmente una città, che non segue gli interessi spiccioli (o meno spiccioli) di singoli cittadini o di grosse organizzazioni imprenditoriali. Si definisce città una realtà che vanta dei trasporti decenti fino a tarda sera e che non costringano i giovani a fare l’autostop per tornare nelle contrade, che abbia una florida attività culturale e che stia dalla parte degli ultimi, ossia che non volti la testa dall’altro lato in presenza dei poveri, dei più deboli e dei portatori di handicap. Ci vogliono quattro soldi per rendere abitabile questa realtà e far sì che sia meno cattiva e indifferente.


Perché “cattiva”?
Perché è cattiveria barricare le persone in casa, quando potresti rendergli la vita più semplice con piccoli interventi. Qui non c’è più la vita del quartiere, del pianerottolo. Sono tutti spaventati da questo martellamento sull’insicurezza.


Quindi secondo lei non c’è un problema sicurezza a Potenza?
Sì che c’è, abbiamo bisogno di un numero maggiore di vigili, anche fuori orario, ma non certo per colpire i giovani che stanno in giro per strada (perché non hanno che fare), ma semplicemente per dare l’idea di una città con delle regole ben precise da rispettare.


Lei è un professore universitario. Secondo lei quale esame non ha passato De Luca e in quale invece ha preso la sufficienza?
La gestione di De Luca a me è sembrata ordinaria amministrazione. È mancata una visione e un progetto reale per questa città, anche perché rispetto a cinque anni fa non ci sono stati dei reali cambiamenti: il centro storico si sta svuotando, i giovani non hanno luoghi di aggregazione, di discussione, dei posti dove fare musica, teatro, o semplicemente dei locali pubblici in cui incontrarsi per parlare di politica. Se dovessi essere eletto cercherò di recuperare tutti i contenitori vuoti della città per renderli pubblici, ma senza richiedere un pagamento. Questo discorso vale sia per le strutture pubbliche sia per i locali privati, anche perché il decoro della città prevale su tutto.


...Ciò significa riportare gli uffici in Centro?
Certo, anche se questa operazione non deve torturare i cittadini. Bisogna rendere accessibile il centro storico, rendendo i trasporti pubblici efficienti e ristabilendo la gratuità dei parcheggi in prossimità delle scale mobili, a cominciare da quelli in viale dell’Unicef, la vera porta d’accesso alla città. Solo a quel punto, si potrà pensare di chiudere il centro storico, trasformandolo in un luogo in cui non solo si fanno spese, ma in cui succedono cose.


E le rotonde di Verderuolo che hanno creato tante polemiche?
Mi sembrano comunque un segno di progresso. Certo, magari si potevano fare meglio.


Quando si parla con i candidati sindaci viene fuori sempre il discorso del lavoro. Secondo lei è realmente una facoltà del Primo Cittadino quella di riuscire a creare occupazione?
Credo che la capacità di creare occupazione dipenda molto dai fatti che si verificano all’interno della città. La cosa più semplice da fare al momento è quella di investire subito sugli Eco Bonus e sui Sisma Bonus, visto che viviamo in una regione sismica, dunque prevenzione significa creare un indotto occupazionale di dimensioni importanti, incoraggiando la gente e ristrutturare le case. Intorno alla transizione verso l’elettrico, inoltre, si metterà in movimento anche il mercato del solare, che in questo momento è fermo, e le imprese di tecnologie avanzate. Noi possiamo diventare una smart city. Per quanto riguarda l’industria culturale, infine, faremo in modo che sia il Comune ad operare da provider dei fondi, cioè quello che li cerca, e non le associazioni (che pur dovranno essere coinvolte) in competizione tra di loro per piccoli progetti. E poi, possibile che nessuno si ricordi che siamo una città universitaria?Faremo di Potenza una città giardino, con delle piste ciclabili e tanto altro, insomma, un posto bello in cui vivere.


Il libro che la rappresenta?
“Povera gente” di Dostoevskij, lo consiglio a tutti.


Il film?
“W l’Italia”, di Michele Placido.


La canzone?
“Povera Patria” di Battiato.


Tra cent’anni, cosa vorrebbe fosse scritto sulla sua lapide?
Ci penseranno le mie figlie, ma mi piace pensare di non essere stato tra gli indifferenti