Bartolomeo Telesca

Lunedì hanno ripreso a suonare le campanelle in quasi tutte le scuole della Basilicata. L’occasione ci è sembrata giusta per scambiare quattro chiacchiere con Bartolomeo Telesca, proprietario della libreria Ermes dal 1999, nel locale del Parcheggio Uno, nei pressi di via Zara, dove si effettua servizio di vendita di libri scolastici nuovi e usati.


Da qualche anno il suo impegno è raddoppiato…
Sì, ho rilevato nel 2012 la libreria Mondadori nel centro storico, chi mi ha preceduto non riusciva più a gestirla. La situazione era abbastanza catastrofica. È risaputo che in Italia, e nello specifico nel Sud Italia, si legge poco.


A Potenza che situazione c’è?
C’è stato un calo negli ultimi anni, questo è fuori discussione. Siamo costretti a inventarci di tutto per mantenere le vendite in un range dignitoso, per poterci permettere di mantenere dei dipendenti. La clientela di Ermes è ormai storica, dal bambino all’adulto; per Mondadori il discorso è differente, è un’attività che negli ultimi due anni ha visto cambiare l’utente, la clientela è aumentata: inoltre vengono quei clienti che hanno ricevuto delle promozioni dai gestori telefonici.


È cominciata da una settimana la scuola, avverte delle differenze con il passare degli anni?
La scolastica sta diventando negli anni sempre più dura. La scontistica degli editori si è abbassata notevolmente, c’è gente che ci ha rimproverato -in maniera bonaria- che su Amazon facilmente si seleziona classe, lista e i libri arrivano a casa, anche se quando un libro è in ristampa bisogna aspettare. La politica dei siti on-line è diversa, interessa schedare il cliente, capire in base ai suoi acquisti qual è la direzione di consumo di una famiglia.


Trattiamo spesso il tema povertà, molto presente in città. Quanto funziona il servizio di vendita/acquisto libri usati?
La politica dell’usato negli ultimi anni è in crescita, e mi permetto di dire che viene gestita bene nel nostro caso. Io prendo un libro e lo vendo allo sconto del 40%, come avviene in Italia sull’usato. I libri che acquisto dai clienti vengono codificati, e se non venduti, tornano al legittimo proprietario. Inoltre noi paghiamo il cliente, e non diamo buoni spesa come accade altrove. Dietro l’usato, c’è un mondo che non si conosce. Bisogna redigere un registro sull’usato acquisito e venduto su cui si paga l’IVA per la rivendita. Spero di poter cominciare presto il servizio anche per la provincia, magari a partire dall’anno prossimo.


Essere commercianti a Potenza: un commento su tre temi “scottanti” come tasse, raccolta differenziata e trasporti. Quanto incidono sul suo lavoro e che differenze rileva nelle due zone (Don Bosco e Centro Storico-ndr)?
Sono pro differenziata, è giusto. Per quanto riguarda la Ermes, mi hanno messo un cassettone che divido con un altro esercizio commerciale, puntualmente viene riempito oltre la soglia e siamo costretti a lasciarlo aperto. Succede che qualcuno ci butta altro, e spesso non viene raccolto. In questo caso è un problema di educazione dei potentini, ed è un altro discorso. Quello che paghiamo sicuramente è eccessivo per un motivo molto semplice (cifre oltre i 3000 euro all’anno per i rifiuti, per Ermes): io vendo carta e quello che butto è quasi esclusivamente carta, un po’ di plastica perche facciamo le copertine. La carta però viene riciclata, mi sembra assurdo che noi paghiamo per conferire un bene che poi viene venduto.


Nel centro?
C’è un carretto che passa, mentre per questo locale vado alla piattaforma.


E sui trasporti? I clienti lamentano di non poter raggiungere le sedi?
I punti in cui operiamo fondamentalmente sono serviti bene. Qui, chi viene in macchina, parcheggia gratuitamente. In Centro, siamo riempiti di scale mobili, perché non usarle? Non accetto solo di avere troppe difficoltà di scarico, quella volta che tocca a me commerciante salire con i pacchi. Ermes è un posto di passaggio che permette ampio parcheggio nelle vicinanze.


Ci avviamo alle conclusioni, cosa manca alla città secondo lei?
Mancano negozi in centro, la gente va via perché i costi sono spropositati, e per i primi mesi bisogna lavorare solo per pagare i fitti e le tasse, prima di mettere qualcosa in tasca. Dobbiamo cambiare per primi noi potentini, però, e più in generale noi Italiani che abbiamo decretato la chiusura dei negozi. Io sono dell’idea di comprare in città, non compro quasi mai su internet, soprattutto se le differenze di prezzo riguardano pochi euro. Ci lamentiamo che a Potenza non c’è nulla, è una città morta, quando in realtà ci sono eventi tutti i giorni. Non c’è nulla di quello che piace a te? Proponi! Solo quando ognuno fa il suo, allora si può dire ciò che va e non va.