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Ci hanno raccontato di una Potenza bellissima e nobile, di una città con la postura reale del capoluogo e degli anni belli in cui la moda era esibita con eleganza in una Via Pretoria che ha accolto anche i grandi nomi europei del settore acconciature. Enzo Pesarini e Annamaria Riviello, sono una coppia di parrucchieri, della “vecchia scuola” come hanno voluto definirsi, che quest’anno celebrano il 50esimo anno di attività. Con loro, abbiamo rivissuto una storia cittadina che ha molto da insegnarci anche oggi.


Il 2018 è un anno importante per voi. Perché?
Esattamente 50 anni fa, il 4 novembre 1968, aprivamo ufficialmente quella che è stata la nostra attività artigianale. La sede è sempre stata qui, nel locale in via Leonardo Da Vinci; sin da quando di fronte non c’erano palazzi, ma terra sulla quale ancora pascolavano gli animali, il nostro stabile era appena sorto.


Una passione ereditata dalle famiglie, quella per una professione che risulta essere di forte ispirazione artistica?
È vero, la nostra professione nasce dalla passione. Annamaria: “Non c’erano altri acconciatori in casa mia, mentre in quella di mio marito si, una coppia di zii, Amalia e Gianni. Avevo diciotto anni, quando ho iniziato, ero minorenne per il periodo, pertanto in seguito all’iscrizione alla Camera dell’Artigianato, mi assegnarono un tutore, una sorta di garante fi no ai 21 anni e da Carchio ho fatto il mio tirocinio. Eravamo anche iscritti al Cat (Confederazione Artistica e tecnica della Coiffure Italia) e a Potenza fondammo la Famiglia artistica, composta da tutti gli acconciatori del capoluogo. Il presidente era Gennarino Basentini, e del gruppo facevano parte tra gli altri Tanino Pergola, Gino Girelli, Pinuccio Lorusso, Flora Provvidente, Mario Cutro, Angela Galeati ed Enzino Ostuni. Grazie a questo, che era nella sostanza un gruppo di artisti, organizzammo delle interessanti manifestazioni, ospitate nel teatro Due Torri; si trattava di spettacoli veri e propri, vennero degli attori molto conosciuti tra cui i Tre Tre, Gianfranco D’Angelo, Gaspare e Zuzzurro. Parliamo degli anni a cavallo tra i ’70 e gli ’80.


Un mestiere dall’elevato spessore, dunque. Vi è capitato di pettinare dei personaggi famosi?
La nostra era una professione artistica e il lavoro molto prestigioso. Si vedevano in giro dei capolavori, via Pretoria ospitava donne bellissime che facevano dei defilé, imitando i volti della televisione come Iva Zanicchi e Orietta Berti. Le artiste, le cantanti erano promotrici di moda! Loro lanciavano gli stili e le tendenze e le nostre clienti ci chiedevano di riprodurre le stesse pettinature. Abbiamo avuto anche l’opportunità di far venire dei famosi parrucchieri da fuori, come José Villamore da Parigi, Cosedanti e Walter Palmieri da Roma, per citarne alcuni. Abbiamo pettinato artisti del circo Orfei, nel ’76 e tra le clienti famose, avevamo la Contessa d’Aragona, una donna di bellezza assoluta, di origine americana, bionda, alta così come la moglie dell’allora Prefetto. A Potenza, c’era davvero la nobiltà all’epoca, c’erano le contesse Ruffo e Solimena e il giudice Tranvaglio.


Com’era Potenza, in passato?
Era una città bella e vivibile, adesso sembra sprofondata nel degrado, condizione che ha di fatto sminuzzato anche il valore di un capoluogo. Abbiamo perso l’Upim, il 49° Battaglione Fanteria, l’Enel; ogni giorno un negozio viene chiuso e il centro storico è diventato un deserto. E poi è arrivata la crisi economica mondiale, che a nostro avviso è diretta conseguenza dell’introduzione del cambio dalla lira all’euro. Il costo della vita è raddoppiato mentre gli stipendi e le pensioni sono rimasti invariati. Questa è la causa essenziale del disastro; è mancato il lavoro e la città, logicamente, si è svuotata.


E sotto il profilo economico, che conseguenze ci sono state?
Prima il giro di clienti prevedeva che venissero ad acconciarsi una volta a settimana, ora una volta al mese. La gente non ce la fa, non arriva alla fi ne del mese e quindi risparmia, rinunciando a ciò che non ritiene necessario. Siamo poi messi in ginocchio dalle numerose tasse, essendo rispettosi delle leggi.


Mentre sotto quello professionale?
C’è un buon rapporto con i colleghi, la concorrenza è leale, ma i giovani non li conosciamo affatto, e loro non si ri-conoscono vicendevolmente perché lavorano per conto proprio, e non siamo, come categoria, più rappresentati, come accadeva per esempio dalla Famiglia artistica.


Quali sono i problemi più significativi, oggi?
La criticità più forte della zona in cui ci troviamo noi, è senz’altro l’assenza di parcheggio; in più da quando si sono irrigiditi gli street control, c’è sempre ansia nel lasciare la propria vettura per timore che vengano segnalate irregolarità. Si ha come la sensazione di insicurezza, infine, e quindi dopo le 19 le strade si svuotano, come se ci fosse un coprifuoco, per la crescita della delinquenza, della quale la cronaca ci riferisce ogni giorno. In più la illuminazione è scarsa. Vorremmo che chi di dovere garantisse delle soluzioni e ci tributasse maggiore attenzione.


Enzo Pesarini è artista a tutto tondo, oltre che acconciatore è anche musicista.

Accanto al mio lavoro, c’è un forte amore per la musica, nato sin da ragazzo quando, partecipando alle feste cantavo; improvvisamente e in età più adulta, ho avuto un’ispirazione nella scrittura dei testi e della musica. Ho prodotto un disco, diffuso anche nelle emittenti radio locali dal titolo “Le Mie Canzoni”, contenente 11 brani, scritti, musicati e cantati dal sottoscritto! Sono testi di denuncia sociale, ma c’è anche il tema religioso. Due canzoni, mi sono care, Vecchia Putenza mia, scritta in vernacolo potentino e “Un rimprovero dalla lira”. I testi sono indicativi delle condizioni reali che viviamo. La prima dice così: “Vecchia Putenza mia, t’hanno distrutta perché t’hanno cagnato la struttura, che nostalgia mi fa, erem quasi in serie A, cu’ pallone e cu’ sta città, mo’ solo traffico in quantità e soluzion nun ne dà. Questa è una realtà e nun se po’ negà. Via Pretoria già si sa, tutt’ ‘u strusce gern a fa; dicemmegnell’ a tu per tu, can u suldat’ nun gnè chiù. (…)gner’en tanta candinier, addu’ se vennia u vin bell e se girava a tarantell”! E l’altra, che è una considerazione amara de vecchio conio che recita così: “È da quando siamo andati in Europa, che appena se riesc’ a campà. Un giorno la lira mi disse, state attenti a non farvi fregà, era con me che si poteva campà, mentre l’euro vi porta a dannà. E ora voi, piangete, piangete, e non vi accorgete che gli italiani sono sempre gli stessi a farsi fare fessi; l’hanno pure detto Mazzini, Garibaldi e Verdi che sono pure tanto, ma tanto offesi…”

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