DODICESIMOcurva

Dopo la roboante prestazione di ieri, solo la matematica separa il Potenza dalla Serie C.

Uno straordinario Potenza in versione 4.0 ha battuto un Picerno irriconoscibile, scialbo a tratti inesistente, che ha deluso lo stesso tecnico Arleo, che nel post partita ha affermato: “In campo la brutta copia dei miei giocatori”.
Un poker targato Bertolo, Siclari, Pepe e Di Senso ha reso tutto straordinariamente bello, sfatando il tabù che vedeva negli ultimi anni il Potenza mai vittorioso nelle “stracittadine”.
Prestazione superlativa dell’11 schierato da mister Ragno (tra le migliori della stagione), in una giornata in cui l’ha fatta da padrone, lo spettacolo incredibile offerto da uno stadio stracolmo degno di altre categorie. Una curva che non smette mai di impressionare, coinvolgendo e colorando ogni settore dello stadio, incitando la squadra e rendendo tutti orgogliosi della fede ai colori rossoblù. Colpo d’occhio incredibile, 7000 tra bandiere e sciarpe di carta e l’altisonante “Il dodicesimo siam noi”, a sottolineare, per chi non l’avesse ancora capito, una delle tante variabili di forza di questa stagione: il calore del pubblico.

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Una domenica del tutto perfetta, che rimarca la consapevolezza che più nessuno può fermare questa squadra che ora più che mai ha preso il volo. Ed è forse la cavalcata inarrestabile di Pierpaolo Di Senso, dopo aver siglato la sua rete prima del fischio finale, a mettere tutti d’accordo. Così come il gesto di estrema signorilità di Peppe Lolaico, applaudito al suo ingresso in campo questa volta tra gli avversari, che a sua volta a fine gara ha fatto un giro completo di campo a salutare quelli che fino a qualche anno fa erano i suoi tifosi, e continueranno a portarlo per sempre nel cuore come “capitano”.
Il Potenza Calcio dopo anni di dolori e amarezze oggi è tornato a far sentire la sua voce, anche a livello nazionale, con tutta la eco mediatica che ha interessato la società rossoblù. Grazie allo sport, grazie al calcio, anche Potenza città ha finalmente rialzato la testa, e non importa se è stato necessario l’avvento di un uomo come Salvatore Caiata, a cui bisogna dire solamente grazie per questa favola che è cominciata il 9 luglio scorso e porta tante firme. Del suo presidente, di giocatori straordinari che hanno sempre anteposto la filosofia della “squadra” a quella del singolo, talvolta hanno dovuto accomodarsi in panchina (o addirittura in tribuna), per poi ritornare in campo e dare tutto. Ma il merito più grande va sicuramente ad una speciale guida, quasi sempre nell’ombra, che ha avuto l’arduo compito di mantenere sempre l’equilibrio giusto, dentro e fuori dal campo. Nicola Ragno, un grande uomo prima che un allenatore vincente, che si sta prendendo dei piccoli momenti di rivincita su una vita che non sempre ci permettere di sorridere.

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