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Cari Contro-Lettori,

in un periodo in cui a “fioccare” dovrebbero essere le letterine a Babbo Natale vergate dai piccoli, sui giornali nevicano missive di adulti e genitori che lamentano, denunciano, segnalano, chiedono e propogono situazioni, fatti e atti relativi all'emergenza epidemiologica. Le logiche intrinseche agli eventi umani stessi vogliono -e ne siamo coscienti- che è sempre un errore “di calcolo” estrapolare per forza, con logica induttiva, conclusioni e assiomi generali da eventi minuti e perticolari; ma è altrettanto vero, che se si procedesse a una sorta di somma algebrica delle vive voci dei cittadini “X” (ovvero di quelli “comuni”), ne uscirebbe fuori un coro potente, vibrante, e anche piuttosto incazzato. Ed è ulteriormente vero che non possono essere sempre e solo i numeri (sempre che vengano “conteggiati”, comunicati, diffusi e trasferiti nella maniera corretta, ehm) a scattare la fotografia di una situazione. Fateci caso, a seconda di chi li analizza e li commenta, gli stessi indicatori e/o situazioni (vale per il lavoro, come per l'economia e persino per il Covid), possono avere una valenza positiva o negativa: basterebbe confrontare gli ultimi comunicati dei sindacati (sempre in ambito Covid) con quelli dell'assessore Leone o di altri deputati a usare la Voce (“del Padrone?”) istituzionale. E allora? E allora sono lettere come quelle della Mamma “X” lucana che ci ha scritto questa settimana a doverci/doverLI spingere a delle riflessioni finalmente “concrete”. Eh sì, perchè al di là del bailamme di cifre, grafici, documenti, botta(e) e risposta, è difficile che non ci/si/vi smuova dentro qualcosa, a leggere frasi del tipo «...noi fantomatici positivi ufficiosi ci controlliamo a vicenda la notte, assicurandoci di respirare e contando i giorni che ci separano da un tampone negativo… ovviamente “ufficiale”!».

Siamo a ridosso del periodo di Natale, ma ormai i Lucani non credono più alla Befana.

Walter De Stradis