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Cari Contro-Lettori,

 

viene lecito domandarsi se, al momento di distribuire mascherine, non ci sia anche qualcuno che voglia approfittare della confusione generale per distribuire pure qualche bavaglio. Il quesito satirico è tutt’altro che peregrino se si pensa, ad esempio, che in una deliberazione del direttore generale del San Carlo di Potenza, piuttosto criptica per la verità, si è dato mandato a un avvocato napoletano (come il dg) di valutare azioni legali, a seguito della pubblicazione di alcuni articoli (ritenuti evidentemente lesivi dell’immagine dell’Azienda) relativi alla gestione dei pazienti Covid-19.

I quotidiani menzionati sono solo in quattro (“La Gazzetta del Mezzogiorno”, “La Nuova”, “Il Quotidiano del Sud”, “Basilicata 24”), con l’aggiunta della pagina facebook della CGIL Basilicata.

Che dire.

Premesso che a tutti, ma proprio a tutti (stampa compresa) sta a cuore la serenità –mai come in questo momento- degli operatori del più importante ospedale regionale, dal lider maximo all’ultimo degli EROICI soldati di fanteria, questa storia ha solo due possibili finali.

Nel primo, quello meno auspicabile (anche per le tasche dei lucani, visto che al termine del giudizio l’avvocato napoletano lo si dovrà pagare con soldi pubblici) si finirà in tribunale. In quel caso, la vicenda, con prevedibile esito (e infatti non manca anche chi, fra i chiamati in causa -giornalisti e non- aspetta con ansia il momento di farsi due risate in aula) terminerà fra qualche anno (probabilmente una decina, se si va in ambito civile), quando chi ha avviato le azioni legali se ne starà tranquillamente a lavorare (glielo auguriamo) ormai in un’altra città. Nella seconda eventualità, l’avvocato napoletano stesso (possibile?) o la dirigenza del San Carlo (quando? come?) valuterà che, dopotutto, non è il caso di agire in giudizio.

Vada come vada (al momento di andare in stampa non ci sono novità), quel che per il momento è sicuro (anche se Barresi nega di voler imbavagliare, ma semplicemente di voler tutelare l'azienda e chi ci lavora) è quell’inevitabile senso di inquietudine, anche in alcuni tra i più duri di pelle, marchiato nell’animo di coloro che –tutti i giorni- sono chiamati a scrivere di questi tempi FOLLI, in molti casi esponendosi in prima persona (non solo a livello intellettuale o giudiziario), assai spesso, come in questi periodi di magra economico-finanziaria, a titolo gratuito o quasi (al contrario di chi lo stipendione pubblico assicurato CE L’HA). Qualcuno, forse malconsigliato, evidentemente ignora (e se lo sa, a questo punto se ne infischia) che molti, troppi dei giornalisti lucani lavorano tra un’udienza e l’altra, dividendosi fra gli scritti da pubblicare sul loro giornale e la preparazione (non di rado insieme a coraggiosi e disinteressati avvocati che, grazie a Dio, lavorano a titolo gratuito… LORO) di difese che pur vanno scritte, anche in presenza di azioni legali sovente ASSURDE, TEMERARIE E INTIMIDATORIE.

A questo punto, pertanto, non si sa cosa è peggio, il fare una querela o il semplice adombrarla. E che si faccia un passo indietro (come invocato da alcuni) o meno, il brutto precedente rimane. In ogni caso, siamo di fronte a un palese ingrigirsi del clima istituzionale e amministrativo lucano. Un pallore che non si scorgeva da tempo. E mentre rilanciamo il nostro apprezzamento per tutti coloro che ovunque nel Paese lavorano faccia a faccia col nemico in questa nuova guerra mondiale, con in mano mezzi e materiale di casermaggio che non sempre sono “ottimi e abbondanti”, fermiamoci anche a riflettere su parole come MERITO e RESPONSABILITÀ ai piani alti (su cui invita a soffermarsi anche Carmen Lasorella nell’intervista che leggerete all’interno), e auguriamoci che lo faccia anche chi prende (o dovrebbe prendere) le decisioni, lì su al "ministero della guerra", anche in merito a chi mettere, o a chi togliere, da determinate postazioni.

Walter De Stradis